Don Curzio Nitoglia. Deporre Il Papa? Veri Problemi E False Soluzioni.
17 Dicembre 2020
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, visto l’interesse e il dibattito – che ancora dura, a giorni dalla pubblicazione – dell’articolo relativo al libro di don Curzio Nitoglia, vi offriamo alla riflessione e alla discussione un estratto finale del libro stesso, che abbiamo ricevuto su delega di don Curzio Nitoglia stesso. Buona lettura.
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Veri problemi e false soluzioni
Prologo. Nell’esaminare la possibilità di far dichiarare giuridicamente il Papa eretico e di farlo deporre dal Concilio imperfetto, siamo partiti dalla tesi di alcuni cattedratici a riposo, che di fronte al “caso Bergoglio”, soprattutto a partire dalla Esortazione apostolica Amoris laetitia (19 marzo 2016), hanno raccolto firme e lanciato petizioni per far deporre papa Francesco e far nominare un altro Papa.
Nel corso dello studio di questo tema abbiamo visto che il problema era già stato affrontato in maniera teologicamente più acuta sin dal 1964 soprattutto da tre autori: l’Abbé Georges de Nantes, il dottor Arnaldo Xavier Vidigal da Silveira e padre Guérard des Lauriers, ma che pure il loro tentativo era sfociato in una via senza uscita.
Riassumo brevemente le loro tesi per aiutare il lettore a giungere ad una conclusione ragionevole sulla situazione attuale nell’ambiente ecclesiale e a prendere la strada giusta, in vista della soluzione teorica e pratica di questo problema pungente.
L’Abbé de Nantes (1964). L’Abbé Georges de Nantes sollevò per primo la questione del “Papa eretico e deposto ipso facto”: il Papa può cadere in eresia e deve essere deposto, non dal Concilio, che è inferiore a lui, ma da lui stesso, in modo che dopo essere stato ammonito della sua eterodossia o cambia opinione, si corregge e pone fine al problema; oppure continua pertinacemente a sostenere l’eresia di cui è stato ammonito e allora, ammettendo, praticamente ed implicitamente, di essere eretico deporrebbe se stesso.
Questa prima ipotesi dell’Abbé Georges de Nantes e soprattutto la sua conclusione (“il Papa che depone se stesso”) non è poi tanto peregrina come potrebbe apparire ad un primo e sommario sguardo.
Infatti secondo don Piero Ballerini, “ammesso e non concesso” che il Papa cada in un errore contrario alla fede, dovrebbe essere ammonito e corretto (non giuridicamente e penalmente, ma teoricamente o professoralmente[1]) e dopo due ammonizioni, se si ostinasse nell’errore, si dichiarerebbe da se stesso eretico e decaduto dal Pontificato, però tutto ciò deve essere opera non di giurisdizione bensì di carità (P. Ballerini, De Potestate ecclesiastica Summorum Pontificum et Conciliorum generalium, cit., cap. 9, nn. 3–8; cap. 15, n. 21)[2].
L’Abbé de Nantes, nell’esporre la sua tesi, si fondava su un libro, molto ben documentato e teologicamente profondo, del valente teologo Paul Viollet (L’infallibilité du Pape et le Syllabus, cit.), che a sua volta citava, oltre al Ballerini, anche numerosi altri teologi della scuola domenicana dal XVI al XVIII secolo (Torquemanda, Bañez, Billuart), oltre ai classici dell’Ecclesiologia post–tridentina: i gesuiti Bellarmino e Suarez e il domenicano Tommaso de Vio detto il Gaetano.
Egli ribadì, così, che Paolo VI era eretico e propose la sua ipotesi, che ricalca soprattutto quella esposta dal Ballerini nel XVIII secolo, aggiornandola alla luce del dogma del Primato di giurisdizione del Papa, definito dal Concilio Vaticano I (1869/1870), secondo cui solo il Papa in quanto tale – impegnando l’infallibilità mediante un intervento dogmatico in materia di fede e di morale, che definisce e obbliga a credere – può correggere se stesso, ossia una precedente opinione papale pastorale (sua o di altri precedenti Pontefici), non infallibile ed erronea o materialmente ereticale (CRC, n. 69, giugno 1973, p. 10).
Per quanto riguarda la teoria della “auto–deposizione del Papa” vi è un’interessante spiegazione del tema fatta del professor Valerio Gigliotti nel menzionato libro diretto da Cyrille Dounot, La déposition du Pape hérétique, al 2° capitolo, La chute du Pape: entre renonciation et déposition (pp. 57–67). Il Gigliotti (che insegna Storia del Diritto medievale e moderno alla Università di Torino) innanzitutto paragona e distingue (cit., p. 59) la rinuncia del Papa al Pontificato (esponendo i vari casi di dimissioni date da un Papa nel corso della storia della Chiesa, sino all’ultimo esempio di Benedetto XVI nel 2013), la quale è lecita e ammessa dalla dottrina della Chiesa, che l’ha ribadita anche nel CIC del 1983 (can. 332, § 2). Poi parla (pp. 59–60) della deposizione del Papa da parte dell’Episcopato/Cardinalato, che – soprattutto dopo la definizione dogmatica del Concilio Vaticano I sul Primato di giurisdizione del Papa – non è ammissibile, quindi riprende e ribadisce la validità e obbligatorietà dell’adagio Prima Sedes a nemine judicatur.
In séguito il Gigliotti paragona la rinunzia del Papa al Pontificato ad una sorta di “auto–deposizione” (cit., p. 60). Infatti se nessuno può giudicare la Prima Sede, allora l’unica via d’uscita da un’eventuale situazione di eresia materiale del Papa, sarebbe la conscientia criminis del Pontefice stesso, che accortosi (dopo essere stato consigliato e ammonito caritatevolmente) della sua posizione ereticale deciderebbe di rinunciare al Pontificato (cit., p. 61). Quindi, non peregrinamente il de Nantes parlava di “auto–deposizione” di Paolo VI.
Tuttavia, la monizione fatta nel 1973 a Paolo VI dall’Abbé de Nantes rimase senza risposta. L’Abbé de Nantes concluse, troppo frettolosamente, che la “non–risposta” di papa Montini equivaleva alla sua abdicazione e deposizione (CRC, n. 69, giugno 1973, p. 12), ma nessun Vescovo avente giurisdizione né alcun Cardinale lo seguì nella sua ipotesi, che rimase praticamente “lettera morta”.
Arnaldo Xavier Vidigal da Silveira (1970). Un secondo autore, il dottor Arnaldo Xavier Vidigal da Silveira, molto ben formato in questioni di Ecclesiologia e di Diritto, per risolvere il problema pungente che si presentava alla mente dei cattolici fedeli con il Concilio Vaticano II (1962–1965) e con la promulgazione della Nuova Messa (1969), nel 1970 fece una distinzione secondo cui il Papa caduto in eresia conserverebbe la giurisdizione in maniera precaria, radicalmente o potenzialmente, nella misura in cui essa è necessaria per il bene comune della Chiesa (La Nouvelle Messe de Paul VI: Qu’en penser?, cit., p. 275). In tal caso sarebbe Gesù a mantenerlo nella sua giurisdizione pontificia e non la Chiesa, il Concilio imperfetto o l’Episcopato (ibid., p. 276).
Questa distinzione, accennata rapidamente dal da Silveira nel 1970, riguardo al Papa caduto in eresia che conserverebbe la giurisdizione potenzialmente, virtualmente o materialmente, nella misura in cui essa è necessaria per il bene comune della Chiesa, ma non in atto o formalmente, diverrà (1978/1981) il cavallo di battaglia di un terzo autore (padre Guérard des Lauriers), che la esaminerà e la svolgerà in lungo e in largo nella sua “Tesi” detta “di Cassiciacum”.
Michel–Louis Guerard des Lauriers (1979–1981), “Lumen Gentium”, la “collegialità episcopale” e la deposizione del Papa. Il terzo autore di notevole spessore teologico che ha affrontato il problema dell’autorità papale dopo la promulgazione del Concilio Vaticano II (1965) e della Nuova Messa (1969) è Padre Michel–Louis Guérard des Lauriers nei Cahiers de Cassiciacum (1979–1981).
Egli aveva capito la difficoltà presentata dalla deposizione del Papa eretico, alla quale sia l’Abbé de Nantes che il dottor da Silveira avevano dovuto aggiungere delle sottodistinzioni (come abbiamo visto sopra), per evitare lo scoglio del Conciliarismo.
È molto interessante la costatazione che fanno i professori Nicolas Warembourg (che insegna Storia del Diritto alla Sorbona di Parigi) e Cyrille Dounot (professore di Storia del Diritto all’Università di Clermont) nel libro La déposition du Pape hérétique al capitolo 11° (Pontife et Souverain. L’inextricable souverainité pontificale) quando scrivono (pp. 216–217) che la soluzione al problema insolvibile della deposizione del Papa sembrerebbe venire oggi dalla dottrina sulla “Collegialità episcopale” della Costituzione Lumen Gentium (§ 22) del Concilio Vaticano II. Infatti essi rimarcano (citando il libro del padre benedettino dom P. De Wooghth, Les pouvoirs du Concile et l’autorité du Pape au Concile de Costance. Le décret «Haec Sancta Synodus» du 6 avril 1415, Parigi, Cerf, 1965) che la Costituzione Lumen Gentium fa anche (quoque) del Collegio dei Vescovi il “Soggetto abituale del potere supremo su tutta la Chiesa, con e sotto il Pontefice Romano”. Questa teoria, che è semi–conciliarista, è passata anche nel nuovo CIC del 1983 (can. 336 e 337). I due Autori concludono, fondandosi sul De Wooghth, che “emerge, così l’ipotesi canonica di un Concilio che possa deporre un Papa eretico (o costatare la sua ‘auto–deposizione’), procedendo alla nomina di un nuovo Papa, che ratificherebbe o riceverebbe liberamente l’atto collegiale di deposizione del Papa eretico, precedentemente posto dal Concilio. Se i Padri Conciliari non hanno pensato assolutamente a questa possibilità, resta tuttavia il fatto che hanno reso l’ipotesi del Papa eretico deposto o deponendo meno incongrua e più probabile. La circostanza di un’azione veramente collegiale indipendente dal Papa, nella sua realizzazione iniziale [deporre il Papa ritenuto eretico, ndr], ma ratificata a posteriori [dal nuovo Papa eletto dal Concilio, ndr], potrebbe essere quella di una costatazione della decadenza dal Papato del Pontefice eretico”.
Questa ammissione della novità della dottrina di Lumen Gentium rispetto alla dottrina tradizionale della Chiesa sulla non giudicabilità e non deponibilità del Papa da parte del Concilio, ci dimostra che la dottrina del Vaticano II è in rottura e non in continuità con la Tradizione della Chiesa[3].
Addirittura alcuni teologi (tra cui Aidan Nichols[4]) propongono una revisione del nuovo CIC in questo senso, che renderebbe possibile la condanna giuridica e la deposizione del Papa ritenuto eretico, mentre il CIC del 1983 mantiene il principio secondo cui “la Prima Sede non può essere giudicata penalmente da nessuna autorità umana”.
Perciò, per dichiarare che Paolo VI aveva perso l’autorità papale, padre Guérard des Lauriers ha abbandonato totalmente la via ipotetica del Papa eretico, ma ha percorso una via analoga alla distinzione fatta dal dottor da Silveira sul Papa caduto in eresia, che mantiene una giurisdizione solo virtualmente o in potenza per il bene comune della Chiesa.
Per giungere a questa conclusione il padre domenicano si fondava a) sulla constatazione della volontà oggettiva di Paolo VI di non perseguire il bene comune della Chiesa (promulgazione del Novus Ordo Missae, 1969), finalità che è l’essenza di ogni autorità, mancando la quale finalità del bene comune decadrebbe anche l’autorità stessa; b) sugli errori riscontrati nella Dichiarazione Dignitatis humanae personae, promulgata nel 1965 da Paolo VI, la quale secondo il teologo domenicano francese avrebbe dovuto essere infallibile (per il solo fatto di essere stata presentata come “divinamente Rivelata”) ed invece ha fallito, quindi da essa egli fa derivare il fatto che papa Montini non fosse Papa formalmente o in atto, ma solo materialmente o in potenza.
Padre Guérard des Lauriers, a differenza del dottor da Silveira, ha speso l’ultima parte della sua vita (1978–1989) ad approfondire la questione del “Papato materiale/formale”, tesi che il teologo brasiliano aveva trattato solo en passant. Il domenicano francese, dopo aver esplorato ed esposto la sua Tesi del materialiter/formaliter, riteneva di dover fondare ogni conclusione pratica su di essa e di attendere che il Papa solo in potenza o materialiter si convertisse e diventasse Papa in atto o formaliter, ma… Paolo VI è morto senza abiurare i suoi errori e senza passare dalla potenza (Papato materiale) all’atto (Papato formale). Questo, come abbiamo visto, è il “tallone d’Achille” della sua Tesi teologica, la quale oramai si basa sul cadavere di Paolo VI.
Quindi la catena ininterrotta della successione apostolica e petrina, stando alla “Tesi di Cassiciacum”, si sarebbe spezzata con la morte di Paolo VI e perdurerebbe ancora oggi in tale interruzione con papa Bergoglio (poiché nessuno dei “Papi conciliari” dal 1979 sino ad oggi ha corretto gli errori del Vaticano II), il che è contrario alla fede cattolica, la quale ci fa recitare nel Credo niceno: “Credo la Chiesa… apostolica”.
Come si vede, anche malgrado la distinzione materialiter/formaliter, non si tratta più di Sede vacante o interregno tra un Papa morto (Giovanni XXIII, † 3 giugno 1963) ed uno eligendo (Cardinal Montini, 21 giugno 1963), ma di Papato interrottosi alla morte di Paolo VI (6 agosto 1978), senza più successione apostolica a partire da San Pietro (Giovanni Paolo I, eletto il 26 agosto 1978, sarebbe – strettamente parlando secondo la “Tesi di Cassiciacum” – non il successore di Pietro dopo Paolo VI, ma il successore del cadavere di Paolo VI, solo potenzialmente o materialmente e non formalmente Papa), ossia saremmo in una situazione di “Chiesa vacante”, di cessazione della “Nuova ed Eterna Alleanza”, il che è contrario alla promessa di Gesù: “Le porte dell’inferno non prevarranno contro Essa” e “Io sarò con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”.
Epilogo delle tre tesi teologiche. Risulta evidente che l’opinione del “Papa eretico deposto o deponendo”, come pure la Tesi del “Papato materialiter”, siano soltanto ipotesi congetturali e soprattutto prive di uno sbocco pratico, sotto pena di cadere nell’eresia conciliarista o nella interruzione dell’Apostolicità della Chiesa di Cristo.
Perciò, alla fine di tanto lavorio teologico si resta con un pugno di mosche in mano, arenandosi in un nulla di fatto alla morte di Paolo VI: fine della Apostolicità della Chiesa.
Uno scacco finale. Il professor Dounot nel suo libro La déposition du Pape hérétique, al capitolo 7°, Paul VI hérétique? La deposition du Pape dans le discours traditionaliste (p.164), conclude così: “Dopo aver letto gli scritti degli Autori favorevoli alla deposizione del Papa ritenuto eretico, si constata uno scacco finale. Qualsiasi sia la via intrapresa per arrivare alla soluzione del problema, nessuna di esse è praticamente realizzabile. L’unica via percorribile sembra quella della visione soprannaturale, in cui le anime dei fedeli aspettano l’intervento della Onnipotenza divina. La teoria della deposizione di papa Paolo VI durante il suo Pontificato (la chiusura del Concilio Vaticano II nel 1965 e la promulgazione della Nuova Messa nel 1969), ha mostrato i suoi limiti e la sua incapacità pratica di giungere ad una soluzione. Essa resta un’ipotesi molto difficile da mettere in pratica. […] Si capisce che umanamente la situazione è inestricabile. Bisogna attendere che la divina Provvidenza, in un modo o in un altro, indichi la strada che permetta di uscire dall’impasse”.
False soluzioni. Oggi si ripropongono alcune soluzioni (le più acute delle quali ricalcano le tre tesi suesposte) di fronte alla situazione disastrosa in cui versa l’ambiente ecclesiale, specialmente durante il Pontificato di Francesco.
Infatti mentre bisognerebbe a) conservare un sano equilibrio, senza rinnegare i princìpi della Fede ed inoltre b) non tacere davanti ad eventuali errori contro la Fede e i Costumi dei superiori, purtroppo ai nostri giorni 1) c’è chi ripropone la teoria conciliarista e vorrebbe far deporre il Papa, in quanto eretico, dall’Episcopato; 2) c’è chi asserisce che bisogna accettare i Decreti del Concilio Vaticano II obbligatoriamente anche se sono solamente pastorali, come pure l’insegnamento puramente “esortativo” di Francesco (cfr. Esortazione Amoris laetitia, 19 marzo 2016); 3) infine, Deo gratias, c’è anche chi afferma la vera Dottrina cattolica, evitando i due errori per eccesso (Servilismo) e per difetto (Conciliarismo/fine Apostolicità) come i due burroni, che stanno a destra e a sinistra della vetta di una montagna, sulla quale si trova la vera soluzione “in medio et in culmine altitudinis et non mediocritatis / nel giusto mezzo di altezza e non di mediocrità” (R. Garrigou–Lagrange, De Revelatione, Roma, Ferrari, 1918).
La SOPPORTAZIONE, quindi, non è l’unico rimedio. Infatti San Tommaso d’Aquino insegna che “il cattivo prelato può essere CORRETTO – PRIVATAMENTE E DOTTORALMENTE, ma NON AUTORITATIVAMENTE E GIURISDIZIONALMENTE – dall’inferiore che ricorre al superiore denunciandolo, e se non ha un superiore umano [come nel caso del Papa, ndr], ricorra a Dio affinché lo corregga o lo tolga dalla faccia della terra” (IV Sent., dist. 19, q. 2, a. 2, qcl. 3, ad 2).
Francesco de facto “governa” praticamente, inoltre è Papa de jure o gli spetta il “titolo” di Papa; ma “l’esercizio” di tale Autorità è difettoso (applicazione del Vaticano II e delle riforme da esso scaturite).
Certamente è necessario evitare l’errore (per eccesso di “obbedienza” indiscreta) che porta all’appiattimento o al Servilismo dei fedeli, dei Vescovi e dei Cardinali nei confronti di un Papa, che oltrepassa i suoi poteri, i quali sono limitati dal Diritto e dalla Rivelazione divini. Il Profeta li chiama “cani muti incapaci di abbaiare” (Is., LVI, 10). In questo caso è lecito e doveroso ammonire il Papa dell’errore o dell’abuso di potere che sta compiendo e abbaiare quali Domini canes (come fece San Paolo con San Pietro ad Antiochia, Gal., II, 11–14; At., XV, 13–21)[5] e guardare in faccia la triste realtà senza nascondere la testa nella sabbia come fa lo struzzo o giudicare autoritativamente e giurisdizionalmente il Papa, il che equivarrebbe a negare praticamente il Primato di Giurisdizione del Papa e sarebbe pertanto almeno materialmente eretico.
Come scriveva il Gaetano (Apologia de comparata auctoritate Papae et Concilii, Roma, Angelicum ed. Pollet, 1936, p. 112 ss.), citando il De regimine principum dell’angelico (lib. I, cap. V–VI), il rimedio ad un male così grande come “un Papa scellerato” è la preghiera e il ricorso all’onnipotente assistenza divina su Pietro, che Gesù ha promesso solennemente. Infatti il Dottore Comune insegna che normalmente i più propensi a rivoltarsi contro il tiranno temporale sono i “discoli”, mentre le persone giudiziose riescono a pazientare finché è possibile e solo come extrema ratio ricorrono alla “rivolta” contro il tiranno temporale. Quindi, il Cajetanus, conclude che se occorre aver molta pazienza con il tiranno temporale e solo eccezionalmente si può ricorrere alla rivolta armata e al tirannicidio, nel caso del Papa indegno o “criminale spirituale” (V. Mondello, La Dottrina del Gaetano sul Romano Pontefice, cit, p. 65) non solo non è mai lecito il “papicidio” e la rivolta armata, ma neppure la sua deposizione da parte del Concilio, che è inferiore al Pontefice Romano e quindi non lo può inquisire giuridicamente e deporre. Quindi si deve invitare a pregare per il “Pontefice scellerato affinché Dio gli apra gli occhi o glieli “chiuda”. Per cui è lecito recitare l’Oremus “pro Pontifice nostro Francisco…”, come nominarlo al Canone della Messa affinché Dio provveda alla sua persona nel modo che Egli ritiene migliore (non siamo noi a dover suggerire a Dio quale esso sia), senza invalidare la Messa (don Minutella) o cadere nel peccato di “Eresia e Scisma capitale” (Sedevacantismo).
Per quanto riguarda il dovere di non obbedire a ordini illeciti, anche se fossero dati dal Papa, sempre Valerio Gigliotti nel libro diretto da C. Dounot, La déposition du Pape hérétique, al 2° capitolo, La chute du Pape: entre renonciation et déposition, scrive (p. 63) che il Cardinal Hostiensis Enrico da Susa[6] nella Summa Aurea (lib. III, cap. 8, par. 4), nel XIII secolo, seguendo San Tommaso d’Aquino, “ammette la possibilità di riprendere pubblicamente il Papa, a certe condizioni ben definite, pur riaffermando con forza il principio inderogabile Prima Sedes a nemine judicatur”. Si tratta, come abbiamo visto, di una correzione o ammonizione fraterna, professorale, dottrinale (come quella di San Paolo verso San Pietro ad Antiochia), ma non di un giudizio penale, giurisdizionale e giuridico portato sul Papa che non ha superiori umani, per cui, conclude il Gigliotti: “Si può solo pregare Dio per il Papa che errasse nella fede e chieder alla Chiesa celeste o trionfante di intercedere per lui, poiché né l’Imperatore, né il Clero (Episcopato/Cardinalato e Sacerdozio), né i fedeli hanno il potere superiore al Papa in modo di poterlo giudicare canonicamente. Quindi l’anima del Papa si trova solo nelle sue stesse mani e, se dovesse ostinarsi nell’errore senza poter essere giudicato canonicamente e deposto da nessuna autorità umana e se morisse in questo stato, cadrebbe sotto il severo giudizio di Dio, che solamente può giudicare penalmente il Papa essendo a lui superiore” (V. Gigliotti, cit., p. 64).
E adesso? Lo stato in cui si trova la Gerarchia cattolica oggi non lascia ben sperare. Il male prodotto dal Vaticano II e dal Novus Ordo Missae (eventi apocalittici e tragici, che non hanno pari nella storia della Chiesa) è talmente profondo, universale e inferamente preternaturale che solo Dio con la sua Onnipotenza può mettervi rimedio. Capiamo che di fronte allo scandalo pubblico dato dai Papi conciliari ci si senta scossi, indignati e anche smarriti, ma non bisognerebbe sorpassare il limite consentito dalla sana teologia e dal buon senso, come volle fare Lutero durante la decadenza ecclesiastica rinascimentale. In certis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas. Tuttavia, data la situazione estremamente grave e confusa in cui ci troviamo (“hanno colpito il pastore e il gregge si è disperso”), occorre avere anche molta comprensione verso coloro che – in buona fede – per difendere la Fede cattolica dall’aggressione modernista, “peccano” per eccesso o per difetto.
In quest’ora di agonia dell’ambiente ecclesiale – prodotta dall’azione diabolica, che si è servita della giudeo/massoneria quale del suo strumento principale, come quando Gesù nel Getsemani, il Giovedì Santo, disse ai Giudei che erano venuti a prenderlo: “Questa è L’ORA VOSTRA [del Giudaismo rabbinico/talmudico, ndr] e DEL POTERE DELLE TENEBRE [le forze infernali, ndr]” (Lc., XXII, 53) – cui seguirà immancabilmente la sua Risurrezione gloriosa e trionfante (come avvenne dopo la Passione e Morte di Gesù, di cui la Chiesa è la continuazione nella storia)[7] occorre 1) mantenere la Dottrina sempre insegnata dalla Chiesa e 2) evitare gli errori a) per difetto (Conciliarismo), che diminuiscono l’autorità del Primato papale; b) per eccesso (Servilismo), che ritengono il Papa sempre infallibile anche quando rinuncia all’assistenza infallibile dello Spirito Santo, non definendo dogmaticamente e non obbligando a credere per la salvezza dell’anima (come è avvenuto nel Concilio Vaticano II); infine 3) oggi bisogna continuare a fare ciò che la Chiesa ha sempre fatto (S. Vincenzo da Lerino, Commonitorium, III, 15) evitando di sbandare “a destra” o “a sinistra.
Il Proverbio popolare recita “Chi alle mani e chi al petto, solo Dio non ha difetto!”, ossia ogni creatura ha difetti in un posto o in un altro, solamente Dio ne è assolutamente libero. Gesù ci ha detto “Chi è senza colpa, scagli la prima pietra”. Non si può pretendere di vedere chiaro a mezzanotte. Lo stesso Gesù predisse ai suoi Apostoli di camminare sino a che c’era ancora Lui e quindi la Luce, poiché sarebbero venute le Tenebre (Crocifissione) e quando si cammina al buio si inciampa facilmente. Gli stessi Apostoli inciamparono e fuggirono tutti “collegialmente”; a fortiori possiamo inciampare noi adesso che è “l’ora del potere delle tenebre”, onde non ci si deve scandalizzare davanti alle incertezze e divergenze di opinioni, ma occorrerebbe far fronte comune (ognuno restando fedele a se stesso e alla sua identità, ma senza reputarsi infallibile ed impeccabile) contro il nemico reale della Chiesa, il neo–modernismo. La situazione odierna, in campo spirituale, è analoga a quella vissuta in Italia, in campo politico, nell’8 settembre 1943: il re è fuggito, i generali si sono dileguati e i poveri soldati lasciati in balìa di se stessi sono stati inviati al macello. Non ci sembra che sarebbe stato opportuno sparare sui soldati e i civili che, allora, furono vittime del loro re; non spariamoci addosso oggi: il fuoco amico è il più pericoloso.
Noi fedeli, Sacerdoti e quella parte dell’Episcopato/Cardinalato che ha mantenuto la Fede possiamo soltanto AMMONIRE PRIVATAMENTE senza GIUDICARE GIURISDIZIONALMENTE, pregare e far penitenza, insegnare la sana Dottrina e le retta Morale, amministrare e ricevere i Sacramenti senza illuderci di poter, umanamente, rimettere in piedi un mondo e un ambiente ecclesiale che sono diventati peggio di Sodoma e Gomorra. Non è questo un lavoro che possano svolgere le forze della natura umana, ma esso richiede l’intervento di Dio. Exsurge Domine! A noi resta la pazienza, “a Dio la vendetta” (Deut., XXXII, 35 e 41), ma la vendetta di Dio sarà tremenda (“Rex tremendae majestatis”).
[1] Come fece San Paolo con San Pietro ad Antiochia: “Ho resistito pubblicamente in faccia a Pietro poiché era reprensibile” (Gal., II, 11-14).
[2] Cfr. T. Facchini, Il Papato principio di unità e Pietro Ballerini di Verona, cit., pp. 126-128.
[3] Cfr. B. Gherardini, bibliografia cit.
[4] Conferenza intitolata Ecumenical lesson from the recent crisis in the Roman magisterium, 17 agosto 2017, nel Congresso della Società ecumenica inglese presso il Ripon College di Cuddesdon. Cfr. http://www.catholicherald.co.uk/news/2017/08/18/leaqding-theologian-change-canon-law-to-correcta-papal-errors/.
[5] Secondo il Torquemada Pietro ad Antiochia non definì alcuna Dottrina intorno alle osservanze giudaiche e non peccò contro la Fede, ma errò quanto al modo di agire, commettendo un peccato veniale di fragilità di “rispetto umano” o timor mundanus; essendo confermato in Grazia non poteva peccare mortalmente e neppure venialmente di proposito deliberato (cfr. S. Tommaso d’Aquino, S. Th. I-II, q. 103, a. 4). Inoltre le parole di San Paolo (Gal. II, 11-14) non indicano uno spirito di ribellione a Pietro, ma di correzione fraterna poiché “Petrus reprehensibilis erat” ed accettò la correzione fraterna di Paolo (cfr. Torquemada, Summa de Ecclesia, II, 98, f. 235; S. Tommaso d’Aquino, Ad Galatas, cap. III, lect. 7-8).
[6] Enrico Bartolomei, detto Henricus de Seguisio, fu un Decretalista nato a Susa (Torino) e morto il 25 ottobre 1271. Studiò Diritto civile a Bologna, fu docente di Diritto civile e religioso a Parigi, poi Vescovo di Sisteron, Arcivescovo di Embrun, nel 1261 Cardinale e Vescovo di Ostia; scrisse la Summa decretalium detta Aurea (sulle Decretali di papa Gregorio IX) attorno al 1250. Per la sua vasta conoscenza del Diritto civile ed ecclesiastico viene nominato comunemente Monarcha utriusque juris. Cfr. Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1949, II vol. coll. 914-915, voce “Bartolomei Enrico” a cura di A. Rota.
[7] Cfr. Rom. XII, 4-6; I Cor. XII, 12-27; Ef. IV, 4.
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Tag: deporre il papa?, nitoglia
Categoria: Generale
Il vero problema è 1 e solo: (scusate se mi dilungo, ma sono passaggi che vanno spiegati bene)
Da sempre un Papà eretico sarebbe stato deposto immediatamente, come anche un Cardinale, vescovo, sacerdote, diacono. L’eresia manifesta comporta la perdita dell’ufficio immediata. L’eresia manifesta è quell’eresia che ormai è di dominio pubblico o che lo diventerà facilmente in breve tempo, a prescindere dalla notifica o meno.
Nel 1983 è stata introdotto un cavillo che modifica la perdita dell’Ufficio, cioè che continuare a esercitare l’ufficio nonostante si è scomunicati per eresia è sacrilego, ma lecito.
Cioè possono continuare a esercitare impunemente finché non gli arriva la notifica. (questa clausola è stata introdotta nel 1983, prima non c’era)
Ora, il problema è che questa legge della notifica in realtà non è legittima, e in teoria non è una legge valida.
Perché va contro decreti ex cattedra o dichiarazioni passate ex cattedra che stabiliscono che per perdere l’ufficio non serviva nessuna dichiarazione, come ho dimostrato sotto.
Ma ora facciamo finta che questa legge entrata nel 1983 sia valida ( anche se non lo è, perché contrasta con decreto emessi con autorità apostolica)
Il vero problema è che il Cardinale Kasper non è un vero Cardinale, perché è un eretico manifesto è scomunicato già da prima del 1983.
Su di lui gravano le censure stabilite dal diritto canonico, che anche se la legge cambia, le pene e proibizioni già inflitte restano sul reo.
Kasper non poteva entrare in conclave, possono entrare anche 10 scomunicati se sono cardinali veri, ma uno che non è Cardinale, perché ha perso l’ufficio è l’unico modo che invalida il conclave.
ERESIA MANIFESTA CON IL QUALE KASPER HA PERSO OGNI UFFICIO È DIGNITÀ, IN QUANTO SONO ERESIE PUBBLICHE PERCHÉ SCRITTE SU LIBRI DI INSEGNAMENTI TEOLOGICI CHE SONO IN VENDITA DA 40 ANNI, CONFERMATO E RICONFERMATI PER 15_20 EDIZIONI.
( LIBRO INTRODUZIONE ALLA FEDE, 15 EDIZIONI IN 40 ANNI)
Canone 2197,1, Codice di diritto canonico del 1917: “Un crimine sarebbe pubblico: se esso fosse già comunemente conosciuto o le circostanze fossero tali da condurre alla conclusione per cui esso possa facilmente diventarlo… ”
Canone 188,4, Codice di diritto canonico del 1917: “Esistono certe cause che influiscono sulla tacita dimissione di un ufficio, la quale dimissione è accettata in anteprima mediante un’operazione della legge, essendo dunque effettiva senza alcuna dichiarazione. Queste cause sono… 4) ove l’eretico fosse caduto pubblicamente lontano dalla Fede.”
pag116] La chiesa, i suoi sacramenti e uffici sono solo mezzi di salvezza; ad essi si riferisce la fede nella misura in cui attualizzano e mediano la salvezza. Non si crede dunque nella chiesa o addirittura al papa allo stesso modo in cui si crede a Dio.
QUI HA RINNEGATO IL CREDO NICENO-COSTANTINOPOLITANO , PER QUESTO CE LA SCOMUNICA IMMEDIATA.
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[pag182] L’infallibilità non esclude ogni forma di difetto e di macchia. Non indica innanzitutto un assenza di difetti morali. I dogmi possono essere assolutamente unilaterali, superficiali, ingenui e precipitosi. Nelle proposizioni infallibili non si tratta di proposizioni, che a priori non possono essere false, cioè di proposizioni, che staccate dalla loro situazione e dal loro uso concreto non possano contenere affatto degli errori.
QUI HA IMPUGNATO È RINNEGATO L’INFALLIBILITA PAPALE DEL CONCILIO VATICANO I, PASTOR AETERNUS, SCOMUNICA IMMEDIATA.
[pag153] Se si giunge a discrepanze tra la dottrina ufficiale di fede della chiesa e l’esperienza quotidiana dei fedeli – ciò che oggi non è raro – non è possibile risolvere tali conflitti ripetendo e imponendo di nuovo senza discussione le formule di fede tramandate. “Solo dal consenso di tutti può risultare la verità del vangelo”.
QUI HA VIOLATO I DECRETI EX CATTEDRA DI PAPÀ SAN PIO X “LAMENTA BILE SANE EXITU art. 6” E “PRAESTANTUAE SCRITTURA” una scomunica che solo il Papà può togliere.
Canone 2200,2, Codice di diritto canonico del 1917: “Quando una violazione esterna della legge viene commessa è presunta la malizia nel foro esterno sino a che venga dimostrato il contrario.”
Canone 192, Codice di diritto canonico del 1917: “Una persona potrebbe essere privata nolente di o rimossa da un ufficio o per mezzo di un’operazione della legge od un atto del lecito superiore.”
Canone 188,4, Codice di diritto canonico del 1917: “Esistono certe cause che influiscono sulla tacita dimissione di un ufficio, la quale dimissione è accettata in anteprima mediante un’operazione della legge, essendo dunque effettiva senza alcuna dichiarazione. Queste cause sono… 4) ove l’eretico fosse caduto pubblicamente lontano dalla Fede.”
Canone 2197,1, Codice di diritto canonico del 1917: “Un crimine sarebbe pubblico: se esso fosse già comunemente conosciuto o le circostanze fossero tali da condurre alla conclusione per cui esso possa facilmente diventarlo… “
Tutto ok, forse. Don Gallo diceva di fumare erba e altro ma non l’hanno scomunicato. I funerali li tenne Bagnasco.
Kasper a quanti conclavi ha partecipato? E quanti sarebbero i papi invalidi?
In teoria 2 conclavi.
Ma in pratica sono scaduti i termini giuridici per impugnare il Conclave di Benedetto. ( 5 anni dalla fine del reato/sbagkio, cioè le dimissioni)
Mentre il Conclave di Bergoglio è impugnabile in quanto il reato/sbaglio è ancora in corso.
Ma anche se sono tutti è 2 impugnabile cosa cambia? La verità è una sola, se poi vogliamo voltare le spalle alla verità perché è scomoda, beh allora poi non possiamo fare la morale agli altri, criticarli, quando il primo “criminale sono io” Che nascondo o ometto la verità perché mi è scomoda.
Far dipendere l’integrità della fede dalle normative burocratiche post conciliari è come lasciar morire i bambini a causa delle nuove regole di economia di elettricità in ospedale.
Certo certo…a tutti i ladri non piace la legge….tutti i ladri disprezzano i poliziotti e i giudici che fanno rispettare la legge…le persone oneste la legge l’amano invece:
Dai discorsi di Papa Benedetto XVI ai seminaristi:
imparate anche a comprendere e – oso dire – ad amare il diritto canonico nella sua necessità intrinseca e nelle forme della sua applicazione pratica: una società senza diritto sarebbe una società priva di diritti. Il diritto è condizione dell’amore. [… ]
Può darsi che vi disprezzino, come si suole fare verso coloro che richiamano mete più alte o smascherano gli idoli dinanzi ai quali oggi molti si prostrano. Sarà allora che una vita profondamente radicata in Cristo si rivelerà realmente come una novità, attraendo con forza coloro che veramente cercano Dio, la verità e la giustizia.
“La chiesa è un istituzione divina”: bene.
Ora, si tratterebbe di tirar fuori la chiesa, che è quella del Vangelo, dal granitico apparato dogmatista-canonico-burocratico (di cui ALESSANDRO DS, fra i moltissimi, è un eccelso rappresentante) e che attraverso i secoli si è formato per soffocarla.
I luminosi, e tutt’altro che facili da seguire, precetti del Vangelo, non hanno nulla a che vedere con le montagne di prescrizioni dogmatiste-canonico-burocratiche sotto le quali è seppellita la Chiesa.
A mio avviso.
In linea generale dice il giusto, Enrico, anche se dogmi canoni e burocrazia sono l’inevitabile prodotto della Chiesa quale istituzione terrena (perché la Chiesa svolge anche questa funzione, sulla terra). Non so se ha presente I Fratelli Karamazov, l’episodio della morte dello starets da tutti ritenuto un santo, solo che a breve distanza dal trapasso, mentre una folla si reca a visitare la sua salma, questa inizia a mandare cattivo odore. Alcuni se ne scandalizzano, perché era opinione corrente che i corpi dei santi non si corrompessero, e finiscono per ritenere che santo non fosse, altri ritornano agli esempi e agli insegnamenti spirituali che ha lasciato. Sono però d’accordo che dove c’è puzza bisogna almeno aprire le finestre.
La ringrazio. Non conoscevo la storia dello starets. Fa pensare.
In precedenti interventi avanzavo l’ipotesi che è l’ “organizzazione” ad essere motivo di maleodorante confusione. Potrà sembrare un paradosso, ma eccedere nell “organizzare” conduce prima o poi all’effetto contrario.
Più si moltiplicano le regole e più si moltiplicano i reati. Alla fine tutto è “sistemato”, ogni tassello nella sua casella e nessuno si azzardi ad obiettare.
Non può funzionare a lungo.
Il Vaticano II (con quel che ne è seguito) è stato per l’appunto un tentativo di “sburocratizzazione”, e all’intenzione possiamo rendere l’onore delle armi. Ma alla fine della fiera, facendo i conti dopo sessant’anni, gli effluvi mefitici sono rimasti e tanta buona spiritualità è stata mandata al macero.
L’esposizione di don Curzio Nitoglia è ben documentata e la sua conclusione sarebbe accettabile nel caso Bergoglio fosse realmente papa Francesco. La questione però non sta nella possibilità di dichiarare la decadenza del Pontefice, bensì nell’appurare che la votazione che ha eletto il card. Bergoglio è nulla, ex artt. 33, 34, 81 della Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis. Sul fatto che il signor Walter Kasper sia eretico non c’è alcun dubbio, idem sul fatto che una combriccola di Cardinali abbia concordato l’elezione di Bergoglio al di fuori del Conclave, pertanto alla votazione hanno preso parte persone che non erano legittimi elettori, in quanto scomunicati latae sententiae.
Tale questione non è mai stata posta da chi ne avrebbe l’autorità, probabilmente perché dichiarando eretico Kasper si renderebbe nulla anche la votazione che ha eletto il card. Ratzinger e sarebbe infliggergli un altro dolore.
Che cosa fare? Pregare il Signore e fare penitenza, attendendo che si faccia chiarezza, forse dopo il ritorno in Patria di Benedetto XVI.
È falsità dire che serve un ammonizione previa, è falsità che il Papà può essere deposto solo dopo un ammonizione dal quale non si pente.
Il Pontificia Commissione per i Testi Legislativi, la massima autorità in legge (sono loro che fanno le leggi e che decidono cone si applicano è come si interpretano) dice che non è vero
Quello che ha appena detto questo Don Curzio.
Direttamente dal SITO UFFICIALE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO il MANUALE UFFICIALE DI PROCEDURA PENALE della chiesa dice:
http://www.delegumtextibus.va/content/testilegislativi/it.html
– Come conseguenza del punto precedente, è invalida l’imposizione di una censura se non si è
ammonito previamente, almeno una volta, il reo perché cessi dalla sua contumacia, assegnandogli un
congruo spazio di tempo per ravvedersi (cfr. c. 1347 § 1). Non è necessaria questa ammonizione previa quando si tratta di una censura latae sententiae (si veda 3.1.1), né quando la censura è stata comminata con un precetto penale (vedi 2.4.2)
(Can. 1364 l’eretico incorre la scomunica latae sententiae)
Don Curzio Nitoglia, leggete attentamente e prendere spunto, forse imparerete qualcosa che potrà tornarvi utile.
1) Ma perché nessuno di questi pseudo-intellettuali che si riempiono la bocca con le cose di Dio stranamente di scordano sempre di dire che “la chiesa è un istituzione divina” E che in quanto tale la chiesa stessa !mediante il diritto canonico può deporre il Papa tramite le leggi “latte sentenziare” Per eresia?
2) Dovete sapere che per la chiesa, per tradizione e consuetudine e per i Santi Pontefici precedenti, la chiesa ha sempre insegnato e predicato che chi è eretico manifesto è fuori dalla chiesa senza che nessuno gli comunichi niente e in quanto tale non può avere nessun potere.
PAPÀ PIO VI, Auctorem Fidei, 28/08/1794: “47. Parimenti, la proposizione insegnante che è necessario, secondo le leggi naturali e Divine, o per scomunica o per sospensione, che un’esaminazione personale proceda e che, quindi, le sentenze appellate ipso facto detengono nessuna forza fuorché quella di una seria minaccia senza alcun effetto attuale è falsa, furiosa, perniciosa, ingiuriosa al potere della Chiesa ed erronea.” [13]
PAPA CELESTINO I -“L’autorità della Nostra Sede Apostolica ha determinato che il vescovo, il chierico od il semplice Cristiano già deposto o scomunicato da Nestorio o dai suoi seguaci, da dopo che quegli ha incominciato a predicare eresia, non sarà considerato deposto o scomunicato. Poiché colui essente recesso dalla Fede con tali prediche non può punto deporre o rimuovere alcuno.” [33]
PAPA PIO IX – Quartus supra (12), 06/01/1873: “Giacché la fazione dell’Armenia è così essi sarebbero scismatici anche se non fossero ancora stati condannati come tali dall’autorità Apostolica.” [34]
San BELLARMINO Cardinale e dottore della Chiesa Cattolica, De Romano Pontefice, Libro 2, Capitolo 30: “Un Papa manifestamente eretico cesserebbe automaticamente, per sé, di essere Papa e capo, proprio come egli cesserebbe automaticamente di essere un Cristiano ed un membro della Chiesa. Laonde, egli potrebbe essere giudicato e punito dalla Chiesa. Questo è l’insegnamento di tutti gli antichi padri, i quali insegnarono che gli eretici manifesti perdono immediatamente tutta la giurisdizione.”
San BELLARMINO, Cardinale e dottore della Chiesa Cattolica, De Romano Pontefice, Libro 2, Capitolo 30: “Questo principio è certissimo. Il non-Cristiano non può in alcun modo essere Papa, come ammesso da Gaetano stesso (ibidem, capitolo 26). La ragione per ciò è che egli non può essere il capo di ciò che non è membro; orbene, colui non essente un Cristiano non è un membro della Chiesa ed un eretico manifesto non è un Cristiano, come chiaramente insegnato da San Cipriano (libro 4, epistola 2), da Sant’Atanasio (scritto 2 contro gli Ariani), da Sant’Agostino {libro Il grande Cristo [The great Christ], capitolo 20}, da San Girolamo (contro Lucifero) ed altri; laonde l’eretico manifesto non può essere Papa.
San Francesco Di Sales, XVII secolo, Dottore della Chiesa Cattolica, La controversia Cattolica [The Catholic controversy], pagine 305-306: “Orbene, quando egli [il Papa] è esplicitamente un eretico egli cade ipso facto dalla sua dignità ed al di fuori della Chiesa… ”
Sant’Antonino, Somma teologica, citato in Atti di Vaticano I [Actes de Vatican I], Pubblicazioni Frond [Frond publications], 1459: “Nel caso in cui il Papa divenisse un eretico egli si ritroverebbe, per quel fatto stesso e senza altra sentenza, separato dalla Chiesa.
Egli non potrebbe essere un eretico e rimanere Papa, perciocché, dacché egli sarebbe al di fuori della Chiesa, egli non possederebbe le chiavi della Chiesa.”
Prima di fare i pseudo-intellettuali studiate.
Alessandro,
io ti consiglierei di perdere il tuo tempo in maniera più proficua,
considerato che Dio non ha mai permesso e non potrà mai permettere che un Papa possa essere eretico.
Mettiti il cuore in pace…
Tuttavia, Mario, nell’apparizione delle Tre Fontane a Roma, si parla anche di un Papa che rinnega le verità di fede. Non dice chi sia. Né ho quando. È il mistero dell’iniquità.
Però mi sembrano apparizioni del tutto attendibili.
È vero che il Papa è indicato come un punto fermo, ma Cornacchiola ha anche questa visione.
L’unico significato possibile è che stiamo vivendo, come già indicato da Gesù nella rivelazione alla Valtorta, un periodo premonitore di una situazione neanche paragonabile a quella del diluvio universale, e a qualsiasi altra futura.
@ Boanerghes.
Riguardo all’apparizione delle Tre Fontane a Bruno Cornacchiola:
– i famosi “Tre Punti Bianchi” (fedeltà all’Eucarestia, all’Immacolata e al Papa) sono la parte più importante del messaggio ricevuto dalla Madonna in un’APPARIZIONE;
– il timore che un eventuale “Papa neghi ogni verità di fede e si metta al posto di Dio” si ricava da quanto espresso dal Cornacchiola (non dalla Madonna) dopo un SOGNO, che non sa nemmeno lui quanto attendibile.
Riguardo alla Valtorta, visto che ci credi come me, Gesù conferma in maniera molto esplicita l’impossibilità nella storia di un Papa eretico, per Sua particolare grazia e assistenza.
E lo dice sia agli apostoli dopo la Resurrezione (nell’ “Evangelo come mi è stato rivelato”), sia alla Valtorta stessa (nei “Quaderni” del 1943).
Buona giornata.
Concordo con lei, Mario.
Dio non permetterà mai che ci possa essere un papa eretico. Nel caso ne sorgesse uno che volontariamente abbracciasse, persistesse, proclamasse e imponesse alla Chiesa l’eresia, costui sicuramente sarebbe l’anticristo, “il bugiardo … colui che nega che Gesù è il Cristo… che nega il Padre e il Figlio”(1 Gv 2, 22). E anche in questo caso, chi potrebbe spodestarlo sarebbe solo il Signore Gesù : ” Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio….Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo” (2Ts 2, 3-4.8).
Come si diceva: chi vive sperando muore cantando…c’è sempre una prima volta, forse.
Eh sì … questo anticristo è come la Primula Rossa: “la cercan di qua, la cercan di là, ma dove sia nessuno lo sa”.
“…, “il bugiardo … colui che nega che Gesù è il Cristo… che nega il Padre e il Figlio”(1 Gv 2, 22). …”
Infatti, non per niente, rende culto a pachamame ed altre divinità sataniche!
Quindi sussiste la possibilità di Bergoglio o anticristo o falso profeta.
E il segreto di Fatima ha già il suo solido fondamento, ma ancora ha da realizzarsi.
Tuttavia sappiamo il segnale: quando si dirà pace e sicurezza, allora ci colpirà la rovina.
Dice bene Don Pietro Paolo (non so se lei sia sacerdote o usi uno pseudonimo). Nel caso sorgesse un papa che “volontariamente abbracciasse, persistesse, proclamasse e imponesse alla Chiesa l’eresia, costui sicuramente sarebbe l’anticristo, “il bugiardo … colui che nega che Gesù è il Cristo… che nega il Padre e il Figlio”(1 Gv 2, 22). Quindi Dio permette, eccome, la possibilità di un papa eretico, del “uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio” (2 Te 2, 1-12)” il quale può manifestarsi nel caso fosse un usurpatore, un impostore, eletto papa con l’inganno e mediante una attività illecita da una conventicola di cardinali mafiosi e senza Fede sotto il potere di Satana. Bergoglio ha negato che Gesù è il Cristo e di conseguenza ha negato il Padre e il Figlio. Di più, ha negato l’esistenza di un “Dio Cattolico”. Lo ha negato per interposta persona facendolo dire al suo amico e confidente Eugenio Scalfari che non ha mai smentito. Trovo che difendere l’indifendibile e negare l’evidenza sia peggio che commettere gli stessi atti indifendibili ed evidentemente riprovevoli.
@ don Pietropaolo
Lessi-ora controllo- che santa Teresa di Calcutta disse che Dio non e’ cattolico.
Aggiungo Dio e” e basta.
Il Dio che apparve ad Agar nel deserto era cattolico?
Noi siamo cattolici. Ma Dio opera dall inizio della creazione quando non c’era senso essere cattolici perché non c era il peccato (originale).
A don Pietropaolo
Dio non permetterà mai che ci possa essere un papa eretico. Nel caso ne sorgesse uno che volontariamente abbracciasse, persistesse, proclamasse e imponesse alla Chiesa l’eresia, costui sicuramente sarebbe l’anticristo, “il bugiardo … colui che nega che Gesù è il Cristo…
Infatti di questo stiamo parlando. Bergoglio e” un papa o no. E’ l’anticristo? 🙂
Dio è cattolico da sempre perchè Uno e Trino da sempre, anche quando appariva ad Agar la schiava di Sara, quando parlava ad Abramo, a Mosè e ai Profeti. Dio è cattolico fin dal principio perchè era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. La sua essenza ci è stata rivelata dal Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Chi ha visto il Figlio ha visto il Padre poichè il Figlio e il Padre sono una cosa sola insieme allo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio. Non conosco la dichiarazione di madre di Calcutta riguardo a Dio non-cattolico ma sono convinto che sia stata fraintesa.
Boh…penso abbiamo ragione tutti 😁
Agar, madre di Ismaele e’ la madre dei mussulmani Ad essa il Dio biblico promette chevpure da Ismaele nascera’ un grande popolo.
Ora cosa intendiamo per cattolico?
Universale? O cattolico apostolico romano.
Puo’ essere che Dio sia cattolico apostolico romano ma ha creato i musulmani. Diciamo cosi?
A don Pietropaolo
Dio non permetterà mai che ci possa essere un papa eretico. Nel caso ne sorgesse uno che volontariamente abbracciasse, persistesse, proclamasse e imponesse alla Chiesa l’eresia, costui sicuramente sarebbe l’anticristo, “il bugiardo … colui che nega che Gesù è il Cristo…
Infatti di questo stiamo parlando. Bergoglio e” un papa o no?. E’ l’anticristo? 🙂
Ricordo Quinzio mai scomunicato, in regola con tutti i sacramenti, ossessionato dal mancato ritorno del Cristo ma allo stessi modo credente.
Scriveva “l iniquita’ non ha carattere morale”. Alessandro VI o pure tutti i presunti e oggi certi cardinali o clerico possono essere mostri, delinquenti, ladri o malati.
Possono valere l umano carcere o un domani delle cure (così i laici).
Ma chi ci dice che l anticristo debba essere un cattivone?
Il diavolo si vede nei dettagli. Ilio fu presa con l’astuzia) Ulisse, non con la forza (Achille)..
Son convinto che aveva ragione Amorth. Il diavolo vorrebbe credessero che non esiste.
Il nichilismo e’ peggio di un senso. Chesso’ pure malvagio. O di un illusione. Il nichilismo e’ realizzare che tutto e’ assurdo e Dio non esiste. Io pensavo fosse questo l’anticristo. Ma forse, dopo aver visto questo papa, sbaglio?
Ad esempio i miei interventi son pseudo nichilisti. Dovuti in gran parte alla tastiera del cellulare che nessuno mi setta. 🤨
Mario, ciò che hai detto dimostra soltanto che Bergoglio non può essere Papa.
Mario, e tu questa come la chiami? Eresia o malinteso?
TRATTATO SULLA FRATELLANZA UMANA di Abu Dhabi.
Il pluralismo e le diverstà di religione, di colore ,di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con il quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi.
CONCILIO VATICANO I,
COSTITUZIONE DOGMATICA DEI FILIUS
Cap III art. 6 – Se qualcuno dirà che la condizione dei fedeli e quella di coloro che ancora non sono arrivati all’unica vera fede sono pari, cosi che i Cattolici possono avere giusto motivo per mettere in dubbio la fede che già ricevettero sotto il magistero della chiesa, sospendendone l’assenso finchè non abbiano compiuto la dimostrazione scientifica della credibilità e della verità della loro fede: sia anatema.
Papa Leone XIII, Enciclica Satis cognitum (13), 29/06/1896: “Non si potrebbe essere considerati come detentori della Fede Cattolica ove non si insegnasse che la Fede di Roma è da essere detenuta.” [27]
Papa Innocenzo IV, Concilio di Lione I, 1245: “Il diritto civile dichiara che coloro constatati avere errato dal giudizio e dal sentiero della Fede Cattolica, finanche per mezzo di lieve evidenza, debbono essere considerati eretici e dovrebbero essere soggetti alle sentenze emesse contro di loro.” [32]
Alessandro,
riguardo alla “DICHIARAZIONE DI ABU DHABI”:
purtroppo tu, come qualcun altro, continui imperterrito a confondere “PLURALITA’ con “PARITA’” o uguaglianza delle religioni, parità che nessuno ha mai dichiarato o neppur velatamente adombrato.
Non ci vuole la sapienza di Salomone per capire….
Allora è inutile perdersi su codici e codicilli, se l’obiettivo è sbagliato. E’ come il cacciatore, che per abbattere il cervo, insegue e mira alla sua ombra…
Il concetto espresso quale è? È che Dio approva gli Apostati È che essere Spostata o Satanista o Mussulmano È un nostro diritto.
È che Dio ha voluto i mussulmani, i satanisti, i buddisti, gli adoratori di vacche. E in quanto lui stesso li ha voluti sono giustificati.
Da questa giustificazione può nascere il dubbio nel cuore degli uomini, e potrebbero cambiare religione o sospendere quella che gli è stata insegnata.
Perché devo avere solo 1 moglie con i cattolici, quando posso avere 4-5 mogli con i mussulmani ed essere giustificato lo stesso da Dio è andare lo stesso in paradiso?
È troppo difficile sto ragionamento per te Mario?
IL VANGELO È PAROLA DI DIO: Dio non giustifica le altre religioni, anzi ci dice il contrario.
2GV – 9 Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio. 10 Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; 11 poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse.
Chi non si attiene alla dottrina non salutatelo, perché Dio non lo vuole…. Lo capisci l’italiano Mario?
Io invece consiglierei lei di perdere il suo tempo, ugualmente in modo più proficuo, considerando che Dio non permette mai a un Papa eletto validamente di essere eretico ma lo permette, eccome, a un falso papa, usurpatore ed eletto con l’inganno. Dio non fa mancare la sua speciale assistenza mediante lo Spirito Santo ai Papi legittimi nelle questioni che attengono alla Fede e alle Verità Cattoliche, ma la nega a chi ellegittimamente siede sul sacro soglio petrino. È stucchevole constatare come per voler escludere una eventualità possibile si facciano dichiarazioni vere solo a metà dimenticando l’altra metà altrettanto vera.
@ Agostino.
E chi è lei per decidere se un Papa siede legittimamente o meno sul soglio di Pietro…
Considerata inoltre la particolarità del tempo presente, credo di più all’amore di Gesù Cristo per la sua Chiesa, che all’odio (il cui padre è ben noto…) di quelli come lei per il Papa, cioè per colui che Lo rappresenta.
Eppure basterebbe un solo interrogativi per essere più cauti: e se per disgrazia dovessi sbagliarmi?
Ma sono certo che il mio consiglio non servirà a niente. Purtroppo…
“…se un Papa siede legittimamente o meno sul soglio di Pietro…”
Beh, legittimo o illegittimo, uno che rende culto a pachamame e altre divinità sataniche non è papa. Questo è evidente!
Grazie “Alessandro DS”, io non so citare le leggi/regole/norme, ma “quei signori” mi hanno sempre capita benissimo.
Io vorrei sottolineare il “cattivo costume”, di coloro che si sono proposti come guide spirituali dei cattolici, di considerarsi “tutta” la chiesa. Gli stessi che puntano il dito su tutti ma non ritengono di doversi guardare allo specchio, quelli che chiedono denari e averi per devolverli ai bisognosi e poi si trasformano nei padroni del “cucuzzaro”.
La chiesa cattolica siamo NOI fedeli, ed e’ per questo che ancora esiste.
Lo Spirito Santo e’ di sicuro sempre stato su di noi.
Se il Papa rischia di corrompere i fedeli, le colonne della chiesa cattolica, “gli facciamo la valigia” e avanti un altro (anzi, in questo caso il Papa e’ ancora Benedetto XVI).
Rimane il fatto che il Papa regnante è ancora lì, e nessuno gli notifica la scomunica .
E così vale per tutti i casi di cardinali o vescovi che hai già in passato elencato.
Come dire che sussistono diverse persone che rubano, truffano, uccidono, ma nessuno le arresta e queste continuano la loro attività.
E penso che Papa Benedetto XVI sapesse della cosiddetta mafia di San Gallo, certamente considerata nell’affermazione famosa dei lupi.
Si, infatti Papa Benedetto mandò il Cardinale Ruini a indagare direttamente a San Gallo, per capire cosa veramente dm facessero questi prelati nelle loro riunioni.
Tuttavia il Cardinale Ruini non trovò materiale sufficiente per un accusa.
Presumo che Benedetto abbia saputo di quelle riunioni tramite una persona che in segreto abbia riferito, altrimenti il Cardinale. Ruini non esisteva motivo di mandarlo a SanGallo a controllare se non c’èra il sospetto più che fondato.
Lessi “brani” di Silvestrini e casualmente di Martini. Avranno colpe nell”elezione di Bergoglio, ma non li penso apostati.
Invece Bergoglio mi inquieta. Pur da ignorante pur capendo che come dice il vat2…in tutte le religioni c’e’ qualcosa di buono, e che se non udiranno il.kerigma non per loro colpa, si salveranno come Pagani atei. Bergoglio infrange troppi simboli. Il sangue di Cristo ha redento il mondo, a loro insaputa, magari.
E a Cristo e ai simboli cattolici non sosterrebbe nulla dare un po’ più di rispetto. Personalmente devo scusarmi..ho provato invidia inconscia…e’ tutta la vita che studio la bibbia. Mi ha colpito il codice Ascii-so’ che e’ ridicolo- maiuscolo pure a me viene Bergoglio.
Ma non e” questo..sono i segni, le profezie. Ripeto io conobbi don Gobbi che aveva l imprimatur fino al 1998…ma i fatti odierni mi colpiscono di più.
Dubito che Nitoglia (come certi vescovi, intellettuali, investigatori biblici…) risponderà a qualsiasi obiezione.
Il suo ragionamento è totalmente basato sulla premessa che non si può arrivare a una situazione in cui ci sono pochissimi vescovi e la sede vacante (lui crede che sarebbe la scomparsa della Chiesa). Questa situazione è possibile nel caso ci sia un antipapa usurpatore. Quindi Nitoglia trasforma l’antipapa in papa per evitare la situazione di ‘fine della chiesa’. Di conseguenza introduce contraddizioni dottrinali mostruose.
Questa posizione inoltre porta inevitabilmente ad accettare non solo il papa non cattolico, ma anche quello eletto invalidamente e addirittura una papessa o più papi: anche in questi casi si arriverebbe alla ‘fine della chiesa’ (secondo Nitoglia) e quindi si sarebbe costretti ad accettarli come capi legittimi.
Dai molteplici articoli e dalle discussioni si capisce che sono poche le persone che vogliono affrontare la questione dell’antipapa in modo onesto. Per molti purtroppo l’idea di un papa satanista o di due veri papi è accettabile, mentre è inaccettabile l’idea di un antipapa. Per altri è più comodo affermare che non si può sapere nulla e lavarsene le mani. Per altri ancora è più facile negare l’evidenza (ad esempio sugli atti di Bergoglio, sempre scusabili), mentire apertamente o fare i finti tonti.
“Vivere la fede” vuol dire «arrendersi a Dio, ma trasformando la propria vita».
La conclusione cui perviene don Nitoglia, offrendocela con il suggerimento di prenderne atto, dopo attenta e documentata analisi di una questione spinosa e intricata, insolubile con «le forze della natura umana» che «richiede l’intervento di Dio» rimanda all’affermazione richiamata di Papa Giovanni Paolo I, pronunciata nella catechesi del 13 settembre 1978.
In quell’occasione, con il suo modo unico, lineare e convincente, di argomentare una verità di fede con particolari significativi tratti dalla vita dei comuni mortali, idealmente introdusse i partecipanti all’udienza generale nella Cappella privata della Casa Pontificia. «Lì in fondo – rivelò – Papa Paolo ha fatto fare due mosaici: San Pietro e San Paolo: San Pietro che muore, San Paolo che muore; ma sotto San Pietro ci sono le parole di Gesù: Pregherò per te, Pietro, perché non venga mai meno la tua fede. Sotto San Paolo, che riceve il colpo di spada: ho consumato la mia corsa, ho conservato la fede».
Non è mai stato facile per nessuno – e i Santi ne sono testimoni – vivere la fede e preservarla dagli attacchi e dalle insidie della quotidianità, ed oggi il rischio che si corre è particolarmente elevato, data la crisi in cui versa la Chiesa stessa, fotografata da don Nitoglia con lucida serenità di pensiero, senza cedere alla tentazione di minimizzare la gravità della situazione e al tempo stesso avvertendo dell’ inutilità – se non addirittura della minaccia per la propria salvezza – della vis polemica e della presunzione di risolvere un problema di una tale portata dall’alto della presunta superiorità di giudizio.
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. A noi la capacità di resistere alle sempre più frequenti folate di vento che ci spazzerebbero via con quelle “pagliuzze” su cui soffiamo insistentemente con una critica sterile, a volte feroce, senza sforzarci di restare aggrappati e camminare nel solco delle Verità rivelate. È dura, al limite delle nostre deboli forze. E solo la fede può sostenerci in una vita che dovrebbe essere di comunione e in comunione almeno con i fratelli con i quali si riceve la Comunione. Purtroppo, duole constatarlo, troppo frequentemente, fuori dalla chiesa dopo aver partecipato alle celebrazioni: ognuno per sé e Dio per tutti.
Cara “MARIA MICHELA PETTI”, e’ tipico dei cattolici darsi sempre la colpa.
Queste nostre presuntuose “guide spirituali” adempiono adeguatamente al ruolo per cui si erano proposti?
Portarci la Parola di Cristo e’ il loro impegno primario, affinche’ l’Amore ci invada e arriviamo a inalarlo ad ogni respiro?
Dopo 50 anni nella chiesa, che dice di seguire il Messaggio del Vangelo, io mi sarei aspettata quasi di poter “spostare le montagne”.
Quante volte, in chiesa, mi sono domandata: “Ma cosa stiamo facendo qui tutti zitti e ordinati, ad ascoltare quel “messaggio”, cosi’ “profondo” e “sentito” da non superare il timpano? ”. Questo prete farebbe meglio a mettersi a sedere e far parlare noi. Potrebbe trovarlo stimolante. Potremmo dividerci in gruppi e fare turni per commentare la Parola, magari con la sua supervisione.
Forse, nonostante tutto il loro studio e conoscenza, il clero non ha considerato che un uomo che non ha un lavoro dipendente tradizionale, ma nonostante cio’ viene ricoperto di denaro ed onori, a lungo andare, puo’ rischiare di perdere il senso della realta’.
Invece, guidare il gregge di Cristo, ha tutto a che fare con la realta’. I libri e i soldi sono fatti di carta. Noi siamo fatti di carne, sangue e Spirito e siamo vivi.
Moltissimi di loro hanno tristemente dimostrato di essere cosi’ lontani dalla creatura di Dio da non riuscire a riconoscerla in un bambino.
L’articolo ben circostanziato e supportato da chiare riflessioni sulle dichiarazioni di più o meno valenti teologi – ma sempre studiosi conoscitori della storia, del dogma e del diritto – , a parte qualche riserva sulle considerazioni negative sul Vat II e il cosiddetto N.O., che meriterebbero una trattazione a parte, è totalmente da sottoscrivere. Certamente, potrà dare fastidio ai modernisti, che vorrebbero una Chiesa che, al passo col tempo, facesse proprio lo spirito del mondo, e ai tradizionalisti estremi che, nella foga di ergersi a paladini della vera fede, si ergono e assumono un ruolo che non compete loro e si fanno a loro volta “papi”. Quest’ultimi, in particolare, non si accorgono che col loro fare e dire, a torto o a ragione, non danno Gloria a Dio perché creano molta confusione nel popolo di Dio. Difatti, avendo ognuno la prosopopea di ritenere infallibile la propria posizione, presenta il proprio gruppo come la “vera” Chiesa. E così, il paradosso più evidente che caratterizza il nostro tempo: tante Chiese “vere” l’una in combutta con l’altra. A queste due categorie di persone ce n’è una terza, che io chiamo cattolici tradizionalisti veri, che per fortuna sono la stragrande maggioranza. Li chiamo tradizionalisti, perché un vero cattolico non può non essere tradizionalista in quanto la fede, il dogma e la morale non possono essere mai cambiate, anche se adattate al tempo. Costoro non sono né conigli, ne’ persone che fanno compromessi per interessi personali. Sono persone che sanno che la Chiesa è Una, quella che Cristo ha fondata su Pietro ed è retta dai suoi successori, e che quindi non ve ne potrà essere un ‘altra; che è Santa, nonostante in essa i suoi figli stanno come il Buon grano accanto alla zizzania, ma sempre sotto lo sguardo vigile di Dio e degli Angeli; che è Cattolica, nonostante per il fumo di satana entrato in Essa c’è confusione di dottrina, e sono certi che il Soffio onnipotente del Signore risorto può e lo spazzerà fuori; che è Apostolica e che la Roccia di Pietro non sarà mai smossa e, che quando anche apparisse colui che S. Paolo chiama “l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio” (2 Te 2, 1-12) sarebbe distrutto dallo stesso Signore Gesù col Soffio della sua bocca. Sono persone che sanno stare al loro posto che fanno il loro dovere, esercitano il loro ufficio profetico per quanto è loro possibile, attenti a mantenere l’unità del popolo di Cristo, e soprattutto pregano con ardore e con insistenza presso il Cuore del Padre perché sanno che, per quanto si affannino, la Chiesa appartiene a Dio e la sua sorte è nelle divine mani.
“E così, il paradosso più evidente che caratterizza il nostro tempo: tante Chiese “vere” l’una in combutta con l’altra…”
E ovviamente non è vera quella che rende culto a pachamame varie e ad altre divinità sataniche!
“… la Chiesa è Una, quella che Cristo ha fondata su Pietro ed è retta dai suoi successori…”
Esatto. Successori che sono Vicari di NSGC che NON rendono culto a divinità sataniche…
Dati i tempi è bene specificare.
E’ già accaduto una volta…. precisamente a Fondi il 9 agosto 1378 quando 13 cardinali sui 16 che elessero Barolomeo Prignano (Urbano VI) sottoscrissero una dichiarazione in cui si considerava non valida l’elezione del Prignano a causa delle irregolarità che avevano gravato il conclave. eleggendo al suo posto Clemente VII.
E’ vero che l’elezione di Roberto da Ginevra non è considerata valida dalla Chiesa Cattolica, anche se diversi storici si pongono dubbi sulla legittimità di Prignano; comunque è pur sempre un precedente.
Bergoglio che si autodepone riconoscendosi eretico???
Ma via, cerchiamo di dire cose che abbiano un senso hic et nunc!
Questo lungo articolo non risponde alle obiezioni dell’altro ma sostanzialmente conferma le stesse tesi, cioè della “necessità” del papa eretico/ateo/apostata/islamico/satanista (con tutte le conseguenze dottrinali assurde e la riduzione del papato a un orpello giuridico), un individuo che è fuori dalla Chiesa ma in modo bizzarro è al contempo suo capo legittimo, altrimenti ci sarebbe una situazione con pochissimi vescovi e pochi fedeli, identificata come ‘scomparsa della chiesa’.
Inoltre tale tesi porterebbe ad ammettere qualsiasi modifica purché non porti a una situazione di assenza di un capo regnante: vescovi che professano un’altra religione, rituali pagani (magari amazzonici) al posto della messa, un ‘papa’ eletto invalidamente o addirittura una papessa o forse un collegio di papi (va bene tutto basta che ci sia almeno uno che comandi). Praticamente: la prosecuzione della Chiesa in una setta pagana o satanica. Questa è la conseguenza potenziale.
Quindi le possibilità sono due:
1- papa eretico/ateo/pagano/satanista come antipapa e possibilità di una vera chiesa ridotta a pochi vescovi e fedeli.
2- papa eretico/ateo/pagano/satanista o anche papessa come vero papa e possibilità di prosecuzione della vera chiesa in una setta pagana.
Giudicate voi in base alla verità divina (e non a giudizi di carattere sociale) quale è l’alternativa più plausibile.
L’unica alternativa possibile è la prima.
Tutto tranne che vedere l’ovvietà dell’ovvio: Bergoglio non è, non è mai stato e non sarà mai papa. Il vero Papa è ancora Benedetto XVI. Cecità che ha portato la Chiesa a un vicolo cieco e costituisce il più colossale tradimento della storia della Chiesa. Peccato infinito. Non vorrei essere sulle scarpe dei cosiddetti conservatori che difendono la legittimità di Bergoglio nel giorno del giudizio.
Confermo. L’errore di molti, anzi troppi, è di non voler considerare l’ipotesi-molto realistica- di un papa invalido ( errori nelle votazioni e, specialmente, riunioni nell’ambasciata britannica organizzate da elettori di bergoglio, oppure ancora iscrizione alla massoneria del presule argentino) o addirittura finto; quindi con Benedetto XVI tuttora papa regnante, seppur senza quasi nessun potere reale di governo. Le eresie, le ipocrisie, le mascalzonate, gli evidenti elementi di paganesimo e satanismo che ci propinano dal vaticano, pur non escludendola del tutto, sconsigliano fortemente di credere che Il Signore Gesù abbia lasciato sedere sul trono di Pietro un esponente del NWO luciferino.
Spiegatemi voi. Che valessero i comandamenti l ho capito. Che Cristo fosse inutile pensavo lo dicesse o lo fate dire solo a Bergoglio. Ratzinger colpisce IL SEGNO ESCATOLOGICO tradizionale. Non solo il mondo non si deve convertire (Bergoglio) ma soprattutto gli ebrei. E questo sarebbe il papa non eretico?
https://www.agensir.it/quotidiano/2018/11/26/benedetto-xvi-con-gli-ebrei-non-si-tratta-di-missione-ma-di-dialogo/
Si chiama Menzogna. Non perdere la pazienza e la Pace perche’ ti mette fuori combattimento. Se ci fai caso, e’ proprio la Menzogna che sta cercando di dominare il mondo.
Ovviamente sta cercando di fare le cose molto in fretta, i cambiamenti, i danni alle persone, tutto il male che riesce a fare nel poco tempo che sa di avere.
Un altro profluvio di parole (peraltro molto competente) per giungere alla conclusione che NON SI PUÒ FARE NIENTE se non ammonire … i sordi, e pregare con la riserva che tanto i tempi e i modi di un’eventuale restaurazione del Sacro li stabilisce Dio. Le quali due cose non sono poi così estranee alla SOPPORTAZIONE che don Curzio dice non essere l’unico rimedio.
Don Curzio rileva “Il male prodotto dal Vaticano II e dal Novus Ordo Missae” . In quest’ultimo, inqualificabile escogitazione neo-umanistica ecologica, quindi a-sacra, è prevista la cosiddetta “Preghiera dei fedeli”.
Allora, siccome “libertà è partecipazione”, come ammanniva il Gaber, partecipiamo anche noi con la libertà (ovviamente “creativa”) dei figli di Dio, e, convertiamo il veleno in medicina.
Fratelli e sorelle, presentiamo al Padre le nostre preghiere.
Preghiamo insieme e diciamo: ascoltaci, o Signore.
Perché i fedeli siano illuminati dallo Spirito Santo e abbandonino la tavolata post-conciliare, con posti in piedi e distribuzione di ostie come se fossero caramelle, che conduce all’apostasia inavvertita, preghiamo.
Ascoltaci, o Signore.
Perché lo “spirito del concilio”, che invece della primavera ha portato l’inverno ed ha svuotato i seminari e le chiese, sia dissolto dallo Spirito di Cristo, preghiamo.
Ascoltaci, o Signore.
Perché l’attuale gerarchia ecclesiastica ed i media che la sostengono siano già qui in terra purificati dal Fuoco del Purgatorio, preghiamo.
Ascoltaci, o Signore.
Consegniamo a te la nostra preghiera, o Padre, perché si compia la tua opera di salvezza. Tu che vivi e regni, nei secoli dei secoli. Amen.
Giusto pregare, onde verificare che Dio non farà quello che chiedete ma sosterrà la Chiesa in quello che fa già. Meno corretto ammonire, giacché per ammonire bisogna quanto meno aver ragione e non lo si può fare quando si ha sempre e solo torto.
E … mi scusi … chi lo stabilisce chi ha ragione o torto?
Lei?
Lo stabilisce Enrico Nippo, è evidente.
Ma dai, SE … non fare batture incongrue e sleali …
Certo che non si può far niente. Finche Ratzinger o Bergoglio son vivi. Gli auguro 100 anni. Ne facciamo un terzo? Lei pensa che Benedetto non intervenuto o impossibilitato a intervenire lo faccia ora?