UN RICORDO DI LUIGI GEDDA, GIGANTE DEL LAICATO CATTOLICO.
8 Ottobre 2020
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, un amico del nostro sito ci ha inviato questo ricordo appassionato di un cattolico, scienziato e italiano che ha contribuito in maniera determinante a consolidare quelle libertà che adesso in maniera strisciante avventurieri e sinistra sembrano volerci sottrarre. Buona lettura.
§§§
In ricordo di Luigi Gedda, medico, scienziato, apostolo di Cristo.
Un gigante del laicato cattolico del XX secolo.
Vittorio Blonk Steiner
Venti anni fa, il 26 settembre 2000, lasciava questa vita terrena, all’età di 98 anni, il prof. Luigi Gedda, un esempio luminoso di cristiano, credente in Cristo e in una Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica.
Egli, prima che medico e genetista, scienziato di fama internazionale, studioso di gemellologia, è stato un Apostolo, appassionato e fervente, un Operaio nella vigna del Signore, al servizio della Chiesa e, in particolare, di due grandi Papi, quali Pio XI e Pio XII.
Nel 1952 fonda la rivista “Acta Geneticae Medicae et Gemellologiae” e nel 1953, a Roma, l’Istituto di Genetica Medica e Gemellologia “Gregorio Mendel” per, poi, ricoprire, dal 1961 al 1972, come docente, la prima cattedra italiana di Genetica Medica, istituita presso la Università “La Sapienza “ di Roma.
Nato a Venezia il 23 ottobre del 1902, Luigi Gedda attraversa le vicende di tutto il secolo scorso, militando, sin da giovane, nel Movimento cattolico italiano, impegnandosi dapprima a Torino, dove visse fino al 1917, nella Gioventù di Azione Cattolica Italiana, la G.I.A.C., al lui rimasta sempre tanto cara, .e poi a Milano. In seguito ricopre incarichi di vertice, come Presidente della G.I.A.C., dal 1934 al 1946, come Presidente degli Uomini di Azione Cattolica, dal 1946 al 1951, e, successivamente, come. Presidente Generale di tutta la Azione Cattolica Italiana, dal 1952 al 1958.
A riprova del suo impegno militante ci sono le novanta udienze, a lui concesse, ventisei da Papa Pio XI e sessantaquattro da Pio XII; colloqui principalmente dedicati alla Azione Cattolica Italiana, a cui Gedda ha dedicato gran parte della sua vita.
Una delle sue più note e storiche imprese è, comunque il contributo determinante alla vittoria delle prime elezioni politiche, libere, della neonata Repubblica Italiana. Le elezioni del 18 aprile 1948 segnano una pietra miliare, una svolta cruciale nella storia del nostro Paese. Rappresentano la vittoria della Democrazia sul Totalitarismo, delle libertà civili e religiose sulla ideologia social-comunista. Rappresentano la vittoria della Verità sulla menzogna.
Infatti alla visione cristiana e moderata della nostra comunità nazionale si opponeva una minacciosa alternativa, atea, disumana e liberticida, di un comunismo ciecamente filosovietico.
In questi preoccupanti frangenti, poco più di due mesi prima delle Elezioni politiche del 18 aprile 1948, il Pontefice Pio XII affida a Luigi Gedda, allora Presidente degli Uomini di AC, il mandato di organizzare la mobilitazione elettorale del mondo cattolico per una battaglia di libertà.
Come Gedda stesso afferma – in una sua intervista, rilasciata al mensile 30GIORNI, n. 3/1998 – “ebbi da Pio XII non solo incoraggiamento, ma preciso incarico di mobilitare tutti i cattolici in grado di esercitare questo diritto e dandomi piena libertà nell’organizzazione. I documenti di questa disposizione pontificia saranno pubblicati nel mio libro edito da Mondatori”. ( Luigi Gedda- “18 Aprile 1948 – Memorie inedite dell’artefice della sconfitta del Fronte popolare” – Mondadori-Milano1998).
E’ così che Gedda, da grande organizzatore quale era, da vita ai Comitati Civici, che iniziano ufficialmente la loro attività l’11 febbraio 1948. Questi si dimostrano un formidabile strumento di mobilitazione e coordinamento, in campo politico, dei cattolici e degli italiani tutti, in grado di opporsi alla dilagante virulenza dei Social-Comunisti del Fronte Democratico Popolare, dati per vincenti, e al temuto astensionismo.
Le strategie operative e di propaganda, messe in campo da Gedda, si dimostrano vincenti, portando ad una vittoria straripante, a favore della allora Democrazia Cristiana.
.E’ così che la Chiesa cattolica italiana – mobilitata in tutte le sue componenti, laiche e consacrate, riesce a sconfiggere e a bloccare l’ascesa del Fronte popolare, scongiurando il pericolo di una possibile sovietizzazione dell’Italia e di possibili ripercussioni sull’Europa e sul mondo occidentale.
Tutte le sue opere – compresi i Comitati Civici – sono un inno alla sua spiritualità, fatta di umiltà, di fedeltà incondizionata al Papa, ai Vescovi e al Magistero della Chiesa, di cui è stato sempre “servitore”, come uomo, come credente e come scienziato.
Tutti gli Italiani e, in particolare, i Cattolici dovrebbero mostrare gratitudine per questo uomo, fedele esecutore delle direttive di Pio XII, ed artefice primo della vittoria del 18 aprile 1948 sul Comunismo e l’ateismo.
L’eclissi che, purtroppo, Gedda ha dovuto subire, nel corso degli anni, anche da parte dello stesso mondo cattolico, non fiacca la sua tempra.
Egli realizza una molteplicità di opere, dall’Associazione dei Medici Cattolici al Centro Sportivo Italiano, dalla Casa Editrice AVE al Centro Cinematografico Italiano, perché è animato da una forte luce interiore, fondata sulla spiritualità getsemanica, cioè sul grande Mistero della Agonia del Signore nell’Orto del Getsemani, su quel “Non mea voluntas sed tua fiat!” che aveva voluto, come programma di vita, al centro della “Società Operaia”, la sua “opera” più preziosa, da lui fondata nel settembre del 1942, a Roma, durante il periodo buio della Seconda Guerra Mondiale, presso il Convento dei Passionisti al Celio.
Tutti gli Italiani e, in particolare, i Cattolici dovrebbero mostrare gratitudine per Lui, fedele esecutore delle direttive di Pio XII, ed artefice primo della vittoria del 18 aprile 1948 sul Comunismo e l’ateismo. Vittoria, incontestabile questa, con cui iniziava la vera e stabile stagione del Regime democratico della Repubblica Italiana.
Nel corso degli anni si è perso il senso della storia, di pari passo alla crescente superficialità culturale, piegata ad interessi e convenienze del mondo politico e finanziario.
In Italia, troppi sono stati, e troppi sono ancora, quelli che, per semplice ignoranza, oppure per opportunismo o faziosità hanno una memoria corta …e non ricordano la figura e l’operato di quel grande Pontefice che fu Papa Pio XII e di quell’uomo straordinario che fu Luigi Gedda, di certo una grande figura del laicato cattolico del nostro Novecento.
Le giovani generazioni dovrebbero conoscere la storia, vera, del nostro Paese, per essere in grado di trarne insegnamenti per il presente e per il futuro, perché solo la verità li renderebbe autenticamente liberi !
Oggi, in questa epoca di confusione e disorientamento, sociale, politico e religioso, cui si è aggiunto anche quello sanitario, ci vorrebbero uomini della tempra e della profonda formazione interiore, spirituale, professionale ed etica, rispettosi del Bene comune e della persona umana, sull’esempio di Luigi Gedda, per “costruire” una Italia migliore, nel solco della giustizia, della rettitudine, della solidarietà e della crescita morale, civile e religiosa.
Roma, 26 settembre 2020
Vittorio Blonk Steiner (Discepolo di Luigi Gedda)
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Ndr=Il Prof. Luigi Gedda (1902-2000) militante, fin dalla giovinezza, del movimento cattolico italiano e poi dirigente, ai massimi livelli, della Azione Cattolica Italiana, dal 1934 al 1959, è stato un uomo straordinario, fedele servitore della Chiesa e dei Papi, di indiscussa Fede, nonché medico e scienziato illustre, di fama internazionale. Fondatore dell’Istituto “Gregorio Mendel” di Roma per lo studio e la ricerca nel campo della Genetica e della Gemellologia. Titolare della prima Cattedra di Genetica medica istituita presso l’Università “La Sapienza” di Roma (1960-72).
Luigi Gedda è stato il fondatore, il 3 settembre del 1942, della Società Operaia – una associazione laicale di diritto pontificio, riconosciuta anche dallo Stato italiano – che incentra la sua spiritualità nel momento getsemanico della Agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi, il Getsemani appunto. Momento di solitudine e di sofferenza psico-fisica immane, in cui si manifesta, oltre alla sua divinità, tutta l’umanità di Gesù, Uomo-Dio. Gli Operai, ”laici come laici”, sono chiamati a testimoniare il Vangelo, vigilando e pregando per ben intendere la via delle opere alle quali vogliono dedicarsi, realizzandole secondo la volontà del Signore: “Non mea voluntas sed tua fiat”.
Obbedendo alle direttive di quel grande Pontefice che fu Pio XII, Luigi Gedda è stato l’artefice primo, con i Comitati Civici, della grande vittoria elettorale della Democrazia Cristiana e con essa del mondo cattolico e moderato italiano. La sconfitta, il 18 aprile 1948, del il Fronte Popolare (Comunisti e Socialisti unificati) di Togliatti e Nenni, ha segnato una svolta storica per l’Italia e il mondo occidentale. Grazie a lui, e alla mobilitazione che seppe mettere in atto, gli Italiani non caddero sotto la dittatura sovietica, come avvenne per la Cecoslovacchia o l’Ungheria. In Italia trionfò, così, la Democrazia e con essa le libertà civili e religiose.
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Tag: comunismo, fredda, libertà, pio xii
Categoria: Generale
Iginio … Iginio … la lingua batte dove il dente duole!
A parte il suo acido campanilismo cristiano, l’ossessione che le provoca la figura del samurai, per non dire di Codreanu, Mishima etc. etc. è davvero patetica.
Lei è uno che usa solo il cannocchiale, mentre dello specchio non ne vuol proprio sapere!
Ma ho fiducia che prima o poi uno sprazzo di luce libererà la sua mente oppressa dal campanilismo e dall’ossessione.
Con un fraterno e amicale saluto.😘
“Acido campanilismo cristiano”????
Ma che stai a ddi’?
Qui di ossessionato ci sei solo tu, caro Palla. Ossessionato dalle Palle. E dai samurai (di cui tu non fai parte, per inciso).
P.S. Il Capitanul non era un samurai.
Ah … beata ignoranza!!!
Ma che fa? Sei sempre un fratello da amare. 😇
Fratelli, piano con le parole. Da qualche giorno co’ tutti sti “fratelli suoi” il termine è diventato equivoco…
Ringrazio Tosatti per questo ricordo di Luigi Gedda. Io lo conobbi personalmente – lui ormai molto vecchio, io ancora molto giovane – e confermo che era un uomo di fede autentica.
Tutto ciò che ha fatto – o meglio: che ha potuto fare – l’ha fatto per servire Dio e la Chiesa (e l’Italia). Era a volte un po’ sbrigativo, ma era comunque un credente serio. Quando fu messo da parte, stette in silenzio, non creò scismi o lefebvrianate varie.
Vero è semmai che egli poté vivere in una società dove il cattolicesimo era ancora cosa comune e vitale e un certo retroterra cristiano era comune a tutti, anche ai non credenti. Ma in ogni caso egli seppe fronteggiare l’anticlericalismo e il disprezzo verso la religione, che sino ai primi del Novecento erano una posa diffusa (e negli ultimi cinquant’anni lo sono di nuovo). Purtroppo il limite di quel cattolicesimo è che era troppo moralistico incentrato sul sesso e poco attento a una esperienza di reale incontro col Signore,: ma Gedda di per sé era uomo di sincera vita spirituale, come dimostrò con la Società Operaia, cui si dedicò sino alla fine dei suoi giorni (ora è virtualmente estinta, anche grazie a intromissioni di cattolici “adulti”).
Il principale artefice della vittoria del 1948 è stato Alcide De Gasperi, che ha raccolto i voti sia dell’Italia propriamente cattolica, grazie all’attività di Luigi Gedda e dei comitati civici, sia dell’Italia liberale, repubblicana e forse anche socialista e comunista “alla Peppone”. Non capisco perché per elogiare giustamente un grandissimo protagonista quale indubbiamente fu Luigi Gedda si debba dimenticare, e a volte denigrare, colui che è stato, dal punto di vista politico, il vero artefice della ricostruzione italiana, ossia De Gasperi.
È possibile, oggi, ri-considerare le vicende del mondo cattolico negli anni ’60, con sufficiente distacco, senza cioè utilizzarle per le polemiche (pur legittime) legate all’ attualità? Gedda aveva ragione, i suoi avversari torto. Tuttavia a me interessa pure chiedermi il perchè di quel torto, essendo io convinto che, oltre a una minoranza di modernisti (sopratutto presbiteri e vescovi), in quei tempi la gran parte dei fedeli (almeno in Italia) non si aspettasse, nè tanto meno richiedesse al Magistero mutamenti dottrinali. Essi, in perfetta buona fede (così io penso), si sbagliavano quando pensavano che:
1) il comunismo è il male, ma i comunisti e le circostanze storiche lo faranno evolvere in una specie di social-democrazia.
2) Una maggiore disinvoltura nei rapporti tra ragazzi e ragazze non porterà danno alla morale cattolica, anzi aumenterà nei giovani il senso di responsabilità.
3) Il ruolo dei laici nelle faccende ecclesiastiche porterà un salutare rinnovamento, all’ istituzione, ma pure allo stessa comunità dei fedeli.
4) I rinnovamenti pastorali e liturgici (ahi ahi ahi…) favoriranno l’ aumento della partecipazione, nel numero e nella devozione, ai sacramenti.
5) Il mondo, dopo i disastri delle due guerre mondiali guarderà alla Chiesa cattolica come a un faro di verità ( in ciò, non si sbagliava affatto, gli anni ’50, gli anni di Gedda appunto, videro una grande “fortuna” per la Chiesa); bisogna fare perciò qualche “apertura” per favorire questo incontro (qui si fecero gli errori più marchiani).
6) Il destino del Cristianesimo è quello di ricucire la riforma protestante. (questo, secondo me, fu l’ abbaglio meno comprensibile; come si potesse pensare, cioè, di risolvere divergenze, non su aspetti disciplinari o rituali, ma sulla Verità Rivelata! doveva già risultare ovvio allora che l’ ecumenismo si realizza solo pagandolo con la rinuncia al Dogma, come infatti era intenzione semi-nascosta di qualcuno, e oggi è volontà più esplicita di molti. Ma, e qui non mi do risposta, se i pochi modernisti avevano già in mente il superamento della dottrina, perchè vennero illogicamente quanto disgraziatamente seguiti da quella maggioranza che, ne sono ancora certo, credeva pienamente in quel medesimo corpo dottrinale?)
7) la fiducia negli effetti benefici della riforma liturgica (ma nel momento stesso che lo scrivo, mi viene il dubbio che tale fiducia
possa essere una ricostruzione a posteriori, e che la riforma liturgica sia stata più “imposta dall’ alto” che invocata “dal basso”. Ma su ciò non ho competenza).
Molto suggestiva la sua ricostruzione. Se in Italia esistessero storici universitari seri (tranne le sporadiche eccezioni come Pertici), si dovrebbe riflettere su queste cose. Invece si preferisce portare avanti la lettura secondo cui il traguardo della storia d’Italia sarebbe il cattocomunismo incarnato dal Pd.
Va però aggiunto, a mio parere, che molta gente cadde semplicemente vittima del consumismo e della ricerca di benessere materiale fine a sé stesso.
Infatti , “La riforma liturgica ha fatto un notevole passo avanti e si è avvicinata alle forme liturgiche della Chiesa Luterana “(Osservatore Romano-13/10/1967) .
Ceronetti :” feroce amputazione liturgica fatta passare per riforma “.
Julien Green (convertito ,in precedenza, dal protestantesimo) :” una messa tagliata , ridotta a dimensioni protestanti ”
https://www.radiospada.org/2019/11/la-messa-di-paolo-vi-un-rito-ecumenico-gia-condannato-da-pio-xii/
Ma dopo simili “intemerate ” di Paolo VI…
http://www.blogmessainlatino.it/2009/08/papa-paolo-vi-di-felice-memoria.html/
Questo era un Uomo, senza alcun dubbio. Quante volte ho sentito definire Gedda un “clericale superato”. E queste definizioni venivano da ambienti “cattolici” (o presunti tali) già intossicati dal virus, quello davvero letale, del ’68. Gedda fu un grande, seppe vivere alla luce della Fede il vero amore per la Patria. Quando il Signore ci donerà ancora uomini di questa tempra?
Per LUCA ANTONIO
“L’eclissi che, purtroppo, Gedda ha dovuto subire, nel corso degli anni, anche da parte dello stesso mondo cattolico, non fiacca la sua tempra”,
Come vede, abbiamo la conferma che il Valoroso è un perdente. Ma che importa?
Conservare la tempra è ciò che conta.
Luigi Gedda “è animato da una forte luce interiore, fondata sulla spiritualità getsemanica, cioè sul grande Mistero della Agonia del Signore nell’Orto del Getsemani, su quel “Non mea voluntas sed Tua fiat!” che aveva voluto, come programma di vita, al centro della “Società Operaia”, la sua “opera” più preziosa, da lui fondata nel settembre del 1942, a Roma, durante il periodo buio della Seconda Guerra Mondiale, presso il Convento dei Passionisti al Celio.”
Altro che samurai.