VIGANÒ A KWASNIESKI: È ORA DI DISCUTERE IL TABÙ DEL VATICANO II
21 Settembre 2020
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, il dibattito sul Concilio Vaticano II si arricchisce di un altro tassello. È la lettera che mons. Carlo Maria Viganò indirizza a PeterKwasnieski, scrittore e compositore USA, di cui, per puro caso, abbiamo appena pubblicato una conferenza sulla messa. Buona lettura.
§§§
Il commento di Peter Kwasniewski dal titolo Perché la critica di Viganò sul Concilio va presa sul serio mi ha molto colpito. Apparso su One Peter Five il 29 Giugno scorso (qui), è rimasto tra gli articoli che avrei voluto commentare: mi appresto a farlo ora, ringraziando l’autore e la redazione per lo spazio che mi vorranno concedere.
Anzitutto mi pare di poter condividere praticamente tutto il contenuto di quanto scritto da Kwasniewski: l’analisi dei fatti è estremamente chiara e lucida, e rispecchia esattamente il mio pensiero. E quel che mi fa particolarmente piacere è constatare che «in seguito alla pubblicazione della lettera dell’Arcivescovo Viganò del 9 giugno e degli interventi scritti sullo stesso tema che le sono seguiti, la gente ha cominciato a chiedersi cosa implicherebbe “annullare” il Concilio Vaticano II.»
Considero interessante che si cominci a mettere in discussione un tabù che da quasi sessant’anni impedisce qualsiasi critica teologica, sociologica e storica del Concilio, soprattutto quando questa intangibilità riservata al Vaticano II non vale – secondo i suoi sostenitori – per nessun altro documento magisteriale né per la Sacra Scrittura. Abbiamo letto infiniti interventi in cui i difensori del Concilio hanno definito “sorpassati” i Canoni del Tridentino, il Sillabo del Beato Pio IX, l’Enciclica Pascendi di San Pio X, l’Humanae vitae e l’Ordinatio sacerdotalis di Paolo VI. La stessa modifica del Catechismo della Chiesa Cattolica, con cui la dottrina circa la legittimità della pena capitale viene modificata in nome di una “mutata comprensione” del Vangelo, dimostra che per i Novatori non esiste alcun dogma, alcun principio immutabile che possa essere immune da revisione o cancellazione: l’unica eccezione è rappresentata dal Vaticano II, che per sua natura – ex se, direbbero i teologi – gode di quel carisma di infallibilità e inerranza che viceversa è negato all’intero depositum fidei.
Ho già espresso la mia opinione sull’ermeneutica della continuità teorizzata da Benedetto XVI e ripresa costantemente dai difensori del Vaticano II che – certamente in buona fede – cercano di dare una lettura armonica del Concilio rispetto alla Tradizione. Mi pare che le argomentazioni a favore del criterio ermeneutico proposto per la prima volta nel 2005[1] si limitino all’analisi meramente teorica del problema, prescindendo ostinatamente dalla realtà di quanto accade sotto i nostri occhi da decenni. Questa analisi parte da un postulato valido e condivisibile, ma che in questo caso concreto presuppone una premessa non necessariamente vera.
Il postulato è che tutti gli atti del Magistero vadano letti e interpretati alla luce dell’intero corpus magisteriale, in ragione dell’analogia fidei[2], che in qualche modo è espressa anche nell’ermeneutica della continuità. Questo postulato, tuttavia, parte dal presupposto che il testo che ci apprestiamo ad analizzare sia un atto specifico del Magistero, con un suo grado di autorità chiaramente esplicitato nelle forme canoniche previste. Ed è proprio qui che risiede l’inganno, è qui che scatta la trappola. Perché i Novatori sono riusciti con il dolo a porre l’etichetta “Sacrosanto Concilio Ecumenico” al loro manifesto ideologico, così come a livello locale i Giansenisti che manovrarono il Sinodo di Pistoia erano riusciti ad ammantare di autorevolezza le loro tesi ereticali, poi condannate da Pio VI[3].
Da un lato, il cattolico guarda la forma del Concilio considerandone gli atti come espressione del Magistero, e di conseguenza cerca di leggerne la sostanza, palesemente equivoca se non addirittura erronea, in coerenza con l’analogia della fede, per quell’amore e quella venerazione che nutrono tutti i Cattolici verso la Madre Chiesa. Essi non possono capacitarsi che i Pastori siano stati così sprovveduti da imporre loro un’adulterazione della Fede, ma allo stesso tempo comprendono la rottura con la Tradizione e cercano come possono di spiegare questa contraddizione.
Dall’altro, il modernista guarda la sostanza del messaggio rivoluzionario che intende veicolare, e per dargli un’autorevolezza che non ha e non dovrebbe avere lo “magisterializza” attraverso la forma del Concilio, facendolo pubblicare sotto forma di atti ufficiali. Egli sa bene di compiere una forzatura, ma si avvale dell’autorità della Chiesa – che in condizioni normali disprezza e rifiuta – per rendere praticamente impossibile la condanna di quegli errori, ai quali è stata data ratifica nientemeno che dalla maggioranza dei Padri Sinodali. L’uso strumentale dell’autorità per fini opposti a quelli che la legittimano è un astutissimo stratagemma: da un lato garantisce una sorta di immunità, di “scudo canonico” a dottrine eterodosse o prossime all’eresia; dall’altro consente di comminare sanzioni nei confronti di chi denuncia queste deviazioni, in virtù di un formale rispetto delle norme canoniche. In ambito civile questo modo di procedere è tipico delle dittature; se ciò è avvenuto anche in seno alla Chiesa, è perché i complici di questo colpo di stato non hanno il minimo senso soprannaturale, non temono né Dio né la dannazione eterna, e si considerano partigiani del progresso investiti di un ruolo profetico che li legittima in tutte le loro nefandezze, proprio come i massacri di massa del Comunismo sono compiuti da funzionari di partito convinti di promuovere la causa del proletariato.
Nel primo caso l’analisi dei documenti conciliari alla luce della Tradizione si scontra con la constatazione che essi sono stati formulati in modo tale da rendere evidente l’intento eversivo dei loro estensori, e conduce inevitabilmente all’impossibilità di interpretarli in senso cattolico, se non indebolendo l’intero corpus dottrinale. Nel secondo caso la consapevolezza della novità delle dottrine insinuate negli atti conciliari ne ha reso necessaria una formulazione deliberatamente equivoca, proprio perché solo nel far credere che fossero coerenti con il Magistero perenne della Chiesa essi avrebbero potuto esser fatti propri dall’autorevolissima assise che doveva “sdoganarli” e diffonderli.
Andrebbe evidenziato che il solo dover cercare un criterio ermeneutico per interpretare gli atti conciliari dimostra la differenza del Vaticano II rispetto a qualsiasi altro Concilio Ecumenico, i cui canoni non danno adito a fraintendimenti di sorta. Oggetto dell’ermeneutica può essere un passo poco chiaro della Sacra Scrittura o dei Santi Padri, ma non certo un atto del Magistero, il cui compito è precisamente quello di dissipare quella mancata chiarezza. Eppure sia i conservatori sia i progressisti si trovano involontariamente concordi nel riconoscere una sorta di dicotomia tra ciò che è un Concilio e ciò che è quel Concilio – il Vaticano II; tra la dottrina di tutti i Concili e quella esposta o implicata in quel Concilio.
Mons. Pozzo, in un suo recente scritto in cui cita anche Benedetto XVI, afferma giustamente che «un Concilio è tale soltanto se rimane nel solco della Tradizione e deve essere letto alla luce dell’intera Tradizione».[4] Ma questa affermazione, ineccepibile sotto il profilo teologico, non ci porta necessariamente a considerare cattolico il Vaticano II, bensì a chiederci se esso, non rimanendo nel solco della Tradizione e non potendo essere letto alla luce dell’intera Tradizione senza stravolgerne la mens che lo ha voluto, possa definirsi effettivamente tale. Questa domanda non può certo trovare una risposta imparziale in chi si professa orgogliosamente un suo fiero sostenitore, difensore e realizzatore. E non parlo ovviamente della doverosa difesa del Magistero cattolico, ma del solo Vaticano II in quanto “primo concilio” di una “nuova chiesa” che pretende di sostituirsi alla Chiesa Cattolica, sbrigativamente liquidata come preconciliare.
Vi è inoltre un altro aspetto che a mio parere non deve essere trascurato, e cioè che il criterio ermeneutico – visto nel quadro di una critica seria e scientifica del testo – non può prescindere dal concetto che esso vuole esprimere: non è infatti possibile imporre un’interpretazione cattolica ad una proposizione che è in sé palesemente eretica o prossima all’eresia, per il solo fatto che essa è inserita in un testo dichiarato magisteriale. La proposizione della Lumen Gentium «Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale» (LG, 16) non può avere alcuna interpretazione cattolica: anzitutto perché il dio di Maometto non è uno e trino, e in secondo luogo perché l’Islam condanna come blasfema l’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità in Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Affermare che «il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani» contraddice palesemente la dottrina cattolica, che professa la Chiesa Cattolica, a titolo esclusivo, unica arca di salvezza. La salvezza eventualmente conseguita dagli eretici, e a maggior ragione dai pagani, proviene sempre e solo dall’inesauribile tesoro della Redenzione di Nostro Signore custodito dalla Chiesa, mentre l’appartenenza a qualsiasi altra religione è un impedimento al perseguimento della beatitudine eterna. Chi si salva, si salva per il desiderio almeno implicito di appartenere alla Chiesa, e nonostante la sua adesione ad una falsa religione: mai in virtù di questa. Poiché quel che essa ha di buono non le appartiene, ma è usurpato; e quello che ha di erroneo è ciò che la rende intrinsecamente falsa, dal momento che la commistione di errori e verità trae più facilmente in inganno i suoi adepti.
Non è possibile modificare la realtà per renderla corrispondente ad uno schema ideale: se l’evidenza mostra l’eterodossia di alcune proposizioni dei documenti conciliari (e similmente, di atti del magistero bergogliano) e se la dottrina ci insegna che gli atti del Magistero non contengono errori, la conclusione non è che quelle proposizioni non sono erronee, ma che non possono far parte del Magistero. Punto.
L’ermeneutica serve per chiarire il senso di una frase oscura o apparentemente in contraddizione con la dottrina, non per correggerlo nella sostanza ex post. Un simile procedimento non darebbe una semplice chiave di lettura dei testi Magisteriali, ma costituirebbe un intervento correttivo, e quindi l’ammissione che in quella specifica proposizione di quello specifico documento magisteriale è stato affermato un errore che va corretto. E si dovrebbe spiegare non solo il motivo per cui quell’errore non è stato evitato sin dal principio, ma anche se i Padri Sinodali che hanno approvato quell’errore e il Papa che lo ha promulgato intendessero impegnare la propria Autorità apostolica per ratificare un’eresia, o se volessero piuttosto avvalersi dell’implicita autorità derivante dal proprio ruolo di Pastori per avvallarla senza chiamare in causa il Paraclito.
Mons. Pozzo ammette: «Il motivo della difficoltà della recezione del Concilio è quindi individuato nel fatto che due ermeneutiche o interpretazioni del Concilio si sono trovate a confronto, e anzi hanno convissuto insieme in modo contrapposto». Ma con queste parole egli conferma che la scelta cattolica di adottare l’ermeneutica della continuità si affianca alla scelta novatrice di ricorrere all’ermeneutica della rottura, in un arbitrio che dimostra la confusione imperante e, cosa ancor più grave, lo squilibrio delle forze in campo a favore dell’una o dell’altra tesi. «L’ermeneutica della discontinuità rischia di finire in una rottura tra Chiesa preconciliare e Chiesa postconciliare e presuppone che i testi del Concilio come tali non sarebbero la vera espressione del Concilio, ma il risultato di un compromesso», scrive mons. Pozzo. Ma la realtà è esattamente questa, e negarla non risolve minimamente il problema, ma anzi lo acuisce, rifiutando di riconoscere l’esistenza del cancro anche quando esso è ormai giunto alla sua evidentissima metastasi.
Le affermazioni di mons. Pozzo secondo cui il concetto di libertà religiosa espresso in Dignitatis humanae non contraddice il Sillabo di Pio IX[5] dimostrano che il documento conciliare è in se stesso volutamente equivoco. Se i suoi estensori avessero voluto evitare questa equivocità, sarebbe stato sufficiente indicare in nota il riferimento alle proposizioni del Sillabo; ma questo non sarebbe mai stato accettato dai progressisti, che proprio sull’assenza di rimandi al Magistero precedente potevano insinuare una mutazione di dottrina. E non pare che gli interventi dei Papi postconciliari – e la loro stessa partecipazione, anche in sacris, a cerimonie acattoliche o addirittura pagane – abbiano mai in alcun modo corretto l’errore propagatosi a seguito dell’interpretazione eterodossa di Dignitatis humanae. A ben vedere, lo stesso metodo è stato adottato nella redazione di Amoris laetitia, in cui la disciplina della Chiesa in materia di adulterio e pubblico concubinato è stata formulata in modo tale da poter esser teoricamente interpretata in senso cattolico, mentre nei fatti è stata accolta proprio nell’unico e ovvio senso eretico che si voleva diffondere. Tant’è vero che quella chiave di lettura voluta da Bergoglio e dai suoi esegeti in materia di Comunione ai divorziati è assurta ad interpretatio authentica negli Acta Apostolicae Sedis[6].
L’intento dei difensori d’ufficio del Vaticano II si rivela una fatica di Sisifo: non appena, con mille sforzi e mille distinguo, riescono a formulare una soluzione apparentemente ragionevole e che non tocca direttamente il loro idoletto, ecco immediatamente le loro parole sconfessate dalle dichiarazioni di segno opposto di un teologo progressista, di un prelato tedesco, dello stesso Francesco. Così il macigno conciliare rotola di nuovo a valle, dove la gravità lo attrae e dove è il suo posto naturale.
È ovvio che, per il Cattolico, un Concilio riveste ipso facto un’autorità e un’importanza tali, da portarlo spontaneamente ad accoglierne gli insegnamenti con filiale devozione. Ma è altrettanto ovvio che l’autorevolezza di un Concilio, dei Padri che ne approvano i decreti e dei Papi che li promulgano non rende meno problematica l’accettazione di documenti che sono in palese contraddizione con il Magistero, o che quantomeno lo indeboliscono. E se questa problematicità continua a persistere dopo sessant’anni – dimostrando una perfetta coerenza con la volontà dolosa dei Novatori che ne predisposero i documenti e ne influenzarono i protagonisti – dobbiamo chiederci quale sia l’obex, l’ostacolo insormontabile che ci costringe, contro ogni ragionevolezza, a considerare forzatamente cattolico ciò che non lo è, in nome di un criterio che vale solo ed esclusivamente per ciò che è certamente cattolico.
Occorre aver ben chiaro che l’analogia fidei si applica alle verità della Fede, appunto, e non all’errore, poiché l’armoniosa unità della Verità in tutte le sue articolazioni non può cercare una coerenza con ciò che ad essa si oppone. Se un testo conciliare formula un concetto eretico o prossimo all’eresia, non c’è alcun criterio ermeneutico che lo possa rendere ortodosso, per il solo fatto che quel testo fa parte degli Atti di un Concilio. Sappiamo bene quali inganni e quali abili manovre siano state messe in campo da consultori e teologi ultraprogressisti, con la complicità dell’ala modernista dei Padri. E sappiamo bene con quale connivenza Giovanni XXIII e Paolo VI abbiano approvato questi colpi di mano, in violazione alle norme da essi approvate.
Il vizio sostanziale risiede quindi nell’aver fraudolentemente portato i Padri Conciliari ad approvare testi equivoci – che essi consideravano abbastanza cattolici da meritare il placet – utilizzando poi quella stessa equivocità per far loro dire esattamente ciò che volevano i Novatori. Quei testi, oggi, non possono essere mutati nella loro sostanza per renderli ortodossi o più chiari: vanno semplicemente respinti – nelle forme che l’Autorità suprema della Chiesa giudicherà a suo tempo opportune – perché viziati da un’intenzione dolosa. E si dovrà anche stabilire se un evento anomalo e disastroso come il Vaticano II possa ancora meritare il titolo di Concilio Ecumenico, quando è universalmente riconosciuta la sua eterogeneità rispetto ai precedenti. Un’eterogeneità che è talmente evidente, da richiedere appunto il ricorso ad un’ermeneutica, cosa che per nessun altro Concilio è mai stata necessaria.
Andrebbe notato che questo meccanismo inaugurato dal Vaticano II ha conosciuto una recrudescenza, un’accelerazione, anzi un’impennata inaudita con Bergoglio, che ricorre deliberatamente ad espressioni imprecise, astutamente formulate al di fuori del linguaggio teologico, proprio con l’intento di smontare pezzo per pezzo quel che rimane della dottrina, in nome dell’applicazione del Concilio. È vero che in Bergoglio l’eresia e l’eterogeneità rispetto al Magistero sono palesi e quasi spudorate; ma è altrettanto vero che la Dichiarazione di Abu Dhabi non sarebbe ipotizzabile senza la premessa della Lumen gentium.
Giustamente Peter Kwasniewski afferma: «Ciò che fa sì che il Vaticano II meriti solo di essere ripudiato è la mescolanza, il guazzabuglio di elementi eccellenti, buoni, indifferenti, negativi, generici, ambigui, problematici, erronei, il tutto in testi di enorme lunghezza». La voce della Chiesa, che è voce di Cristo, è invece cristallina ed inequivocabile, e non può indurre in errore chi si affida alla sua autorità. «È per questo che l’ultimo concilio è assolutamente irrecuperabile. Se il progetto di modernizzazione si è rivelato una massiccia perdita di identità cattolica e persino di competenze dottrinali e morali basiche, l’unica soluzione è quella di rendere l’ultimo omaggio al grande simbolo di tale progetto e di vederlo sepolto.»
Concludo ribadendo un fatto a mio parere molto indicativo: se lo stesso impegno che i Pastori profondono da decenni nella difesa del Vaticano II e della “chiesa conciliare” fosse stato usato per ribadire e difendere l’intera dottrina cattolica, o anche solo per promuovere presso i fedeli la conoscenza del Catechismo di San Pio X, la situazione del corpo ecclesiale sarebbe radicalmente diversa. Ma è anche vero che i fedeli istruiti nella fedeltà alla dottrina avrebbero reagito coi forconi alle adulterazioni dei Novatori e dei loro protettori. Forse l’ignoranza del popolo di Dio è voluta proprio perché i Cattolici non si rendano conto della frode e del tradimento di cui sono stati oggetto, così come il pregiudizio ideologico che grava sul Rito tridentino serve solo ad impedire di avere un elemento di confronto con le aberrazioni delle cerimonie riformate.
La cancellazione del passato e della Tradizione, il rinnegamento delle radici, la delegittimazione del dissenso, l’abuso dell’autorità e l’apparente rispetto delle norme, non sono forse l’elemento ricorrente di tutte le dittature?
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
21 Settembre 2020
San Matteo, apostolo ed evangelista
[1]http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2005/december/documents/hf_ben_xvi_spe_20051222_roman-curia.html
[2] CCC, 114: Per “analogia della fede” intendiamo la coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione.
[3] Interessante notare che, anche in quel caso, delle 85 tesi sinodali condannate con la Bolla Auctorem fidei, quelle totalmente eretiche erano solo 7, mentre le altre furono definite «scismatiche, erronee, sovversive della Gerarchia ecclesiastica, false, temerarie, capricciose, ingiuriose alla Chiesa e alla sua autorità, conducenti al disprezzo dei Sacramenti e delle pratiche di Santa Chiesa, offensive per la pietà dei fedeli, turbative per l’ordine delle diverse chiese, il ministero ecclesiastico, la quiete delle anime; in contrasto con i decreti Tridentini, offensive per la venerazione dovuta alla Madre di Dio, i diritti dei Concilii generali».
[4]https://www.aldomariavalli.it/2020/09/10/concilio-vaticano-ii-rinnovamento-e-continuita-un-contributo-di-monsignor-pozzo/
[5] «Nello stesso tempo però il Vaticano II nella Dignitatis humanae riconferma che l’unica vera Religione sussiste nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù affida la missione di comunicarla a tutti gli uomini (DH, n.1), e con ciò nega il relativismo e l’indifferentismo religioso, condannato pure dal Syllabus di Pio IX.»
[6] https://lanuovabq.it/it/lettera-del-papa-ai-vescovi-argentini-pubblicata-sugli-acta
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Tag: concilio, kwasnieski, vaticano II, vigano
Categoria: Generale
“Potrei rispondere ad ogni punto della sua risposta, Ma preferisco non rispondere altrimenti non la finiremmo mai”.
Anche don Pietro Paolo si è accorto che non la si finirebbe mai di rispondersi a vicenda, cioè a … “dialogare”.
Ma allora non è meglio la PRATICA del santo silenzio?
Qualcuno saprebbe spiegare dove conduce l’oceanico scambio dialettico tra don Pietro Paolo e XXX?
E’ più che evidente che non solo non conduce a niente ma addirittura fa aumentare la distanza fra i due interlocutori.
Cari don Pietro Paolo e XXX, vi invito a tenere presente un paio di verità inconfutabili: 1) il pensiero è contraddittorio (come risulta chiaramente dal vostro scambio; 2) nessun uomo ha mai convinto un altro uomo.
La soluzione, allora, è un’altra. ma è alla portata di POCHI .
“La porta è stretta”, dice Qualcuno, “e quanto POCHI sono quelli che la trovano!”
Perciò sarebbe bene farsi una ragione del fatto che dal “dialogo” viene fuori il nulla.
Apprezzo i tuoi commenti e la tua posizione. Quello che me dice adesso me ha ricordato una storia che me ha raccontato un’amico (traduttore di Chesterton). La storia è che una volta lui è stato invitato a un dibattito pubblico. Quando il dibattito è iniziato il suo avversario ha detto: – La verità non esiste … e ha dato le sue ragioni. Poi, il mio amico mi ha detto che quando il suo avversario ha fatto tale affermazione, si è reso conto che il suo ruolo in quello dibattito era quello di conquistare il pubblico. È così, dalla mia parte non se è trattato di convincere o convertire don Pietro Paolo. Possiamo non essere d’accordo con quello che lui afferma, ma dobbiamo riconoscere che non è un sacerdote indifferente o in cativa fede. Quindi, essendo così credo che dei sacerdoti, e persone come lui, non possiamo lasciare senza risposta.
Infatti, nessuno uomo ha convento altro uomo. Il nostro lavoro ci ha spiegato San Paolo, quando ha scritto ai Corinzi dicendo:
“[6]Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. [7]Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. [8]Non c’è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. [9]Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio”. 1 Corinzi 3, 6-9
Credo che è stato questo che mio amico ha piantato e Dio deve avere mandato qualcuno altro che ha irrigato. Mons. Viganò ha piantato, sta a noi, per quanto possibile, irrigare, perché Dio dia la crescita.
Pace e bene
Va benissimo, si tratta di avere sempre un comportamento rispettoso.
Ma, scusami se insisto, dov’è il punto d’incontro? Se la dialettica è come due parallele che non s’incontrano mai, dov’è la comunione?
Ecco, mi è scappata la parola adeguata: COMUNIONE!
E poi che mi dici della “porta stretta”? Cosa è richiesto per passarci attraverso? Come si fa a far parte dei POCHI?
Ciao e grazie.
Risposta a Don Pietro Paolo:
“Se non ci fosse stato il Concilio, vera grazia di Dio…”
L’aggiornamento al mondo moderno significa una conformazione a questo mondo, significa una conformazione alla secolarizzazione, come uma conformazione alla riforma protestante di cui è nato questo mondo. In un’altra discussione gli ho mandato un link per uno testo del P. Cornelio Fabro, con una diagnose sulla crise della Chiesa. Questa diagnose è diversa da quanto Lei afferma. I movimenti nati con il Concilio Vaticano II sono movimenti laicali. Inoltre, si tratta di movimenti di discutibile ortodossia, quando non sono chiaramente eretici (come il Cammino Neocatecumenale, ad esempio). Sembra che Lei non sia informato sulle statistiche delle vocazioni, sono in crisi in tutto il mondo. È proprio per questo motivo che è stata considerata l’ordinazione di uomini sposati all’ultimo Sinodo dell’Amazzonia.
Gli abusi liturgici esistono perchè esiste una rubrica litúrgica. Ora, se esiste una rubrica e ci sono degli abusi, questi deve essere addebitabili all’autorità che non non corregge abusatori.
“Non vedo ambiguità. Se dai documenti possono scaturire interpretazioni diverse ciò può addebitarsi a tante cose. Anche dai versetti del Vangelo tanti deducono cose che Gesù Cristo non ha mai detto”.
L’esistenza dell’ambiguità nei testi conciliari è fuori di discussione. Questa è stata mostrata e dimostrata da diversi autori. Credo che Lei doveva leggere i testi prima di fare qualcuno commento, perchè quello che afferma è stato risposto nel proprio texto di Mons. Viganò, come se può leggere:
“Andrebbe evidenziato che il solo dover cercare un criterio ermeneutico per interpretare gli atti conciliari dimostra la differenza del Vaticano II rispetto a qualsiasi altro Concilio Ecumenico, i cui canoni non danno adito a fraintendimenti di sorta. Oggetto dell’ermeneutica può essere un passo poco chiaro della Sacra Scrittura o dei Santi Padri, ma non certo un atto del Magistero, il cui compito è precisamente quello di dissipare quella mancata chiarezza. Eppure sia i conservatori sia i progressisti si trovano involontariamente concordi nel riconoscere una sorta di dicotomia tra ciò che è un Concilio e ciò che è quel Concilio – il Vaticano II; tra la dottrina di tutti i Concili e quella esposta o implicata in quel Concilio”.
“Il Vat. II non aveva il fine di condannare nessuna eresia come invece lo era stato per gli altri Concili. Era un Concilio pastorale e non dogmatico”.
Quindi, non aveva la Nouvelle Thèologie quella nuova forma di modernismo, pa peggio eresie di tutti i tempi da condannare? Il comunismo non minacciava la cristianità? Se vede che Lei rifiuta l’evidenze, che nega la realtà e crea un’altra. Inoltre a questo ti ricordo la domanda:
DOPO il Concilio Vaticano II quale eresia è stata condannata?
Cerca pastoralità e dogma, ricordo che in quanto abbiamo una definizione di dogma, non abbiamo una definizione della pastorale del Vaticano II. Nella storia della Chiesa non esiste una definizione di pastorale come aggiornamento.
Per quanto riguarda eresie da condannare, dopo il Concilio Vaticano II non vi è più giudizio dottrinale. Se prendiamo l’eresia della teologia della liberazione, solo per fare un’esempio, l’eresie non se condanna più se vuole è la sua correzione. Leonardo Boff per il Decreto contro il comunismo è uno scomunicato, ma nella nuova “pastorale” (che non è dogmatica) è stato punito con la pena del silenzio ossequioso. Davanti la pena `lui ha preferito abbandonare il sacerdozio, purtroppo, rimane con il buon nome di cattolico (come tantissime altri eretici).
“Si ostina a paragonare il Concilio ad un colpo di stato. Ribadisco che il Concilio”
È un fatto che il Concilio Vaticano II è stato un colpe di stato. In generale, l’enfasi è sulla presenza di 2500 vescovi che hanno partecipato al Concilio. Tuttavia, ciò che colpisce di più non sono i 2500 vescovi, ma come tutti i vescovi del mondo, compreso lo stesso Papa, hanno sbagliato a mettere in atto un Concilio ecumenico. La tesi prevalente è che il Concilio sia stato rubato dai media, ma ciò che l’intera gerarchia ha fatto contro questo furto: non ha fatto assolutamente nulla. Lottare, combattere e anatematizzare è contro lo spirito del buon Samaritano che ha animato il Concilio, secondo il Papa Paolo VI. Nel cielo quando un’angelo se è voluto diventare Dio ha avuto lotta, combate e anatema. Certo che gli uomini non sono angeli, in qualche modo quando accadesse lo stesso qui, se poteva aspettare almeno una reazione analoga a quella degli angeli. Però ciò che accade è uno spirito di simpatia, dove la storia del buon samaritano è applicata all’aggressore e alla vittima. Qui in terra in uno Concilio Ecumenico non abbiamo ascoltato quella voce in cielo che ha gridato: – Quis ut Deus?
“Modernismo e Nouvelle Thèologie sono due cose diverse”.
Lei non conosce nè il modernismo e nè la Nouvelle Théologie. Dico che non conosce, perchè il Padre Garrigou Lagrange, O.P. ha mostrato che la Nouvelle Thèologie ritorna al modernismo (e non mancano testimoni della sua presenza attiva nel Concilio). Inoltre il lavoro di P. Garrigou, Pio XII ha pubblicato la lettera Humani Generis dove condanna la Nouvelle Thèologie e sono stati censurati e penalizzati dall’autorità della Chiesa diversi teologi della Nouvelle Théologie. Questi teologi censurati da Pio XII sono stati riabilitati da Giovanni XXIII e chiamati a partecipare del Concilio come periti. Henri de Lubac, Chenu, Congar, come se può leggere:
“Il Vaticano II è stato una specie di conferma di quello che i teologi avevano fatto prima del Concilio: Rahner, Chenu, Congar e gli altri […] ch’erano stati condannati, allontanati dalle cattedre d’insegnamento, mandati in esilio, [è stata] la loro teologia che ha trionfato nel Vaticano II” Edward Schillibeeckx, in Jesus, maggio 1993
Tra questi stava anche Henri de Lubac che fatto una nuova dottrina della relazione tra naturale/natura e soprannaturale/grazia. Secondo la dottrina della Nuovelle Théologie il soprannaturale è nel naturale e la grazia è dovuta alla natura. Qualcosa che lembra Lucifero che pensava essere dovuta alla sua natura (sic) “divina” i doni e le grazie che di Dio aveva ricevuto. Una grande parte di questi teologi sono stati fatti cardinale dal Papa Giovanni Paolo II.
La Chiesa deve giudicare le filosofie, perchè ci sono delle filosofie false che non sono compatibile con il Vangelo. Oggi perchè l’importante è evangelizzare se trova in Vaticano una statua di Lutero. Riabilitare Lutero significa accettare il nominalismo come una filosofia valida, quando sappiamo che è falsa. Non esiste evangelizzazione quando non se distingue più il vero del falso, come se fa oggi.
Per fine, lascio la valutazione pastorale sul modernismo:
“[l’Istruzione “Donum Veritatis”] afferma – forse per la prima volta con questa chiarezza – che ci sono delle decisioni del magistero che non possono essere un’ultima parola sulla materia in quanto tale, ma sono in un ancoraggio sostanziale nel problema,innanzitutto anche un’espressione di prudenza pastorale, una specie di disposizione provvisoria. Il loro nocciolo resta valido, ma i singoli particolari sui quali hanno influito le circostanze dei tempi, possono aver bisogno di ulteriori rettifiche. Al riguardo si può pensare sia alle dichiarazioni dei Papi del secolo scorso sulla libertà religiosa, come anche alle decisioni antimodernistiche dell’inizio del secolo”. (Osservatore Romano, 27 giugno 1990, p. 6 ).
L’ultima parola del magistero, prima del Concilio, sul modernismo e nouvelle thèologie, è che erano degli eresie. Quindi, con queste parole se può dubbitare che ci sono ancora eresie o se come esiste una teologia della liberazione cattolica, esista anche un modernismo e una nouvelle théologie che sono cattoliche. In questo senso, come possiamo vedere, esiste anche un protestantesimo cattolico…
“La frase del Papa emerito, a mio parere, è da intendere come una lamentela dello Stesso per la cattiva interpretazione di alcuni missionari di alcuni enunciati del Concilio”.
In questo punto appena ripetto le parole del cardinale Ratzinger, come se può leggere:
“FEDE CRISTIANA E SALVEZZA DEGLI INFEDELI
Non c’è dubbio che su questo punto siamo di fronte a una profonda evoluzione del dogma. […] Se è vero che i grandi missionari del XVI secolo erano ancora convinti che chi non è battezzato è per sempre perduto – e ciò spiega il loro impegno missionario – nella Chiesa cattolica dopo il concilio Vaticano II tale convinzione è stata definitivamente abbandonata.
Da ciò derivò una doppia profonda crisi. Per un verso ciò sembra togliere ogni motivazione a un futuro impegno missionario. Perché mai si dovrebbe cercare di convincere delle persone ad accettare la fede cristiana quando possono salvarsi anche senza di essa?”http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351256.html
Raccomando la lettura dell’intero articolo dove lui parla delle soluzione al problema data da autore come Rahner e De Lubac. Questa soluzione sono presentate come delle teorie, così come l’apostasia del battesimo è presentate come evoluzione del dogma.
“Il Magistero non ha mai negato la necessità del battesimo per la salvezza”.
Il testo sopra é dell’ex-prefeto della CDF e ex-Papa e afferma:
“Se è vero che i grandi missionari del XVI secolo erano ancora convinti che chi non è battezzato è per sempre perduto – e ciò spiega il loro impegno missionario – NELLA CHIESA CATTOLICA DOPO IL CONCILIO VATICANO II TALE CONVINZIONE È STATA DEFINITIVAMENTE ABBANDONATA”
E ancora:
“PERCHÉ MAI SI DOVREBBE CERCARE DI CONVINCERE DELLE PERSONE AD ACCETTARE LA FEDE CRISTIANA QUANDO POSSONO SALVARSI ANCHE SENZA DI ESSA?”
Capisce la serietà do quanto è stato affermato? Se tratta della costatazione di quanto accade nella questione di fatto: l’abbandono con il Concilio della convinzione della necessità del battesimo per la salvezza degli infedeli; che contradisce ciò che se afferma nella questione di diritto: il bisogno del battesimo per la salvezza degli infedeli. Ora, quando un pastore se trova davanti una situazione di questo genero, lui lavora per ricuperare quello che è stato perduto, ma la perdità qui è presentata come un’evoluzione del dogma. Qui se deve domandare se dalla necessità alla non necessità siamo davanti ad un’evoluzione o un’apostasia.
“ Semmai, la Chiesa si pone il problema della volontà di Dio che vuole salvi tutti gli uomini. Per chi rifiuta consapevolmente Cristo e la sua Chiesa, il problema è chiuso: è dannato. Il problema si pone per chi si trova nelle condizioni di ignoranza totale o di non conoscenza di Cristo e della sua Chiesa”.
Credo che lei deve leggere meglio l’articolo.
«il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani»
Don Pietro Paolo, in questo punto la soluzione è semplice: se i musulmani non credono in Gesù, non possono anche credere nel Creatore chi crede nel Padre crede nel Figlio e chi crede nel Figlio crede nel Padre, è come stato scritto:
“[44] Gesù allora gridò a gran voce: «Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; [45]chi vede me, vede colui che mi ha mandato. [46]Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. [47]Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. [48]Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. [49]Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. [50]E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me»”. Giovanni 12, 44-50
Il disegno della salvezza abbraccia coloro che riconoscono Gesù come Signore, e sono battezati, questo vale per tutti (musulmani o ebrei). Quindi, come lei giudica l’espressione citata da Mons. Viganò?
“Credo che la formula “sussiste” non tolga nulla alla unicità della Chiesa Romana di essere l’unica Chiesa Cattolica e quindi di Cristo sulla terra. Mi dica la Chiesa Trionfante e la Chiesa che si sta purificando può chiamarsi Chiesa Romana? Eppure è Chiesa Cattolica. Le pecorelle di Cristo che non sono di questo ovile (cfr Gv 10, 11-18) a quale Chiesa appartengono? Se sono di Cristo sono membra del Corpo di Cristo? La risposta a lei”.
Come può credere che la formula “sussiste” non tolga nulla alla unicità della Chiesa Cattolica Apostolica Romana se al parlare del “sussiste” se sta parlando del rapporto tra Chiesa di Cristo e Chiesa Cattolica?
Romana significa appena il luogo dove sta la Chiesa Cattolica Apostolica. La Chiesa Trionfante è appena una delle parte della Chiesa, secondo il Catechismo Romano, come se può leggere:
107. La Chiesa militante e quella trionfante
Dopo questo, è necessario enumerare le singole parti della Chiesa, e far rilevare le reciproche differenze; affinché il popolo intenda meglio la natura, le proprietà, i doni e le grazie della Chiesa a Dio diletta, e mai cessi di lodare il nome santissimo di lui.
Due sono le parti principali della Chiesa: la trionfante e la militante. La prima è l’assemblea illustre e felice degli spiriti beati, e di coloro che hanno trionfato del mondo, della carne e del perfido demonio. Liberi e sicuri dalle molestie di questa vita, essi godono la beatitudine eterna. La seconda è l’insieme di tutti i fedeli che ancora vivono sulla terra. Si chiama militante, perché i suoi membri devono sempre combattere con quei terribili nemici che sono il mondo, la carne e il demonio. Ma non si deve per questo ritenere che siano due chiese; bensì, come abbiam detto, due parti della medesima Chiesa, una delle quali ha preceduto ed è già in possesso della patria celeste; l’altra segue sulla terra fino al giorno in cui, ricongiunta al Salvatore, si riposerà nella felicità eterna.
Rispondo particolarmente alla domanda:
“Le pecorelle di Cristo che non sono di questo ovile (cfr Gv 10, 11-18) a quale Chiesa appartengono?”
Il riferimento di Cristo a le pecorelle che non sono di questo ovile, era un riferimento ai pagani e ai gentili. Dove sono entrati i pagani e gentili?
“Anche qui, se ogni Concilio ha suscitato interpretazioni diverse tanto da portare alcuni ad eresie ulteriori (uno per tutti l’interpretazione dell’homoousios niceno), che meraviglia c’è se anche dal Concilio Vat II qualcuno abbia dedotto anomalie ed eresie? Per finire, non per pignoleria, ma Eutiche resta sempre un eretico, semmai Nestorio oggi viene rivalutato perché sicuramente non eretico. Ma il pensiero dottrinale che la storia gli attribuisce, cioè il nestorianesimo, è e resta eresia. E questo non lo dice un sacerdote moderno (?)
OGNI BENE”
Don Pietro Paolo, Lei non fa distinzione tra fraintendimenti ed eresie (sospetto che sa nemmeno che cosa sia l’eresia), quindi, è naturale che non sia capace di vedere anomalie nel Concilio Vaticano II. Lei voleva mostrare che i fraintendimenti sono comune ai Concili Ecumenici e per questo ha avuto bisogno di tornare ai primi concili della Chiesa, dove la Chiesa non aveva ancora una filosofia definita con uno linguaggio rigoroso (come aveva a sua disposizione al tempo del Concilio Vaticano con la scolastica), ma non se è reso conto che i fraintendimenti erano degli eresie che sono emersi dopo i primi Concili. Se sono emersi eresie è perchè la Chiesa ha fatto giudizio dal suo insegnamento. Cosa che non accade dopo il Concilio Vaticano II dove il magistero non ha parlato di eresie ma di un’eremeutica della rottura (cosa che tutte le eresie sono). Questo è a anomalia la classificazione di eresia, eterodossia e ortodossia, come scisma, è stata sostituita per la classificassione di ermeneutica riforma nella continuità (la riforma di una casa non pressuponde la sua continuità?) e della rottura. Tutti gli eretici sono stati condannati, ma i gli ermeneutici della rottura, quali sono stati condannati?
Nestorio ha diffeso che in Cristo esistono due persone, è stato anatematizato da San Cirilo un’eretico e rimane eretico.
E si Mons. Viganò è il nuovo Sant’Atanasio contro il modernismo imperante della Chiesa Conciliare. Dove è permesso se negare tutti i dogmi se accetti il Concilio. Come Urs Von Balhasar del inferno che esiste ma è vuoto e difensore della Chiesa “casta meretrix” e come premio per le sue eresie è stato creato cardinale da Papa Giovanni Paolo II…
Pace e Bene!
Potrei rispondere ad ogni punto della sua risposta, Ma preferisco non rispondere altrimenti non la finiremmo mai. Le auguro ogni bene nel Signore
In questo caso, sono d’accordo con Lei. Anch’io le auguro ogni bene nel Signore e che Nostra Signora della Mercede l’illumine!
Due grandissimi Papi quali Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno regnato complessivamente per ben 35 anni.
Conoscendo la loro preparazione teologica e il loro immenso amore per la Chiesa Cattolica, sono convinto che se davvero nei testi del Concilio ci fossero delle eresie le avrebbero chiaramente denunciate.
Non gli sono nancati davvero né il tempo né le occasioni.
Di mio non aggiungo nulla, non ne ho la preparazione, ma ho grande stima, fiducia ed affetto per i Papi citati.
approfondisca prima di dire e capirà.
potrei postarle un mare di argomenti sui due
“grandissimi” tuttavia meglio che faccia Lei.
preghi Maria Santissima Madonna della Mercede che le indichi la strada.
“Grandissimi”: non esageriamo.
Come ha ben detto il nostro amico Gianfranco e MICHEL BERTHOUD, “Strepitoso Mgr Viganò. Ogni intervento lascia il segno. Una concatenazione di ragionamenti di adamantina chiarezza”. Sottoscrivo in toto. Sfido l’intellighenzia vaticana attuale nei Signori cardinali Bassetti, Parolin, Paglia, il giornalista teologo, critico letterario, accademico italiano, ecc. ecc. Antonio Spadaro e lo stesso Bergoglio a replicare a Monseigneur Viganó se ne sono capaci.
Grazie BELZUNEGUI.
Questo post mi costerà una scomunica latae sententiae.
😉 😉 😉
Qualcuno mi sa’ sintetizzate questo documento preconciliare? Il sì sì, no, no, lo capisco. Ho difficolta’ con le domande. 😭
https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_19150618_parusia-paolo_it.html
Ogni volta che leggo Monsignor Viganò sento di ascoltare un vero padre che ci guida sulle vie della verità e ci insegna a scoprire ed evitare gli errori
Posso solo dire grazie Monsignor Viganò Ti siamo tutti vicini con la preghiera
Più mi capita di leggere mons.Viganò più mi pare di ascoltare un Padre autentico che con autorità affettuosa ci insegna le vie della Verità e ci mette in guardia dagli errori
Come ha ben detto il nostro amico Gianfranco. “Strepitoso Mgr Viganò. Ogni intervento lascia il segno. Una concatenazione di ragionamenti di adamantina chiarezza”. Sottoscrivo in toto. Sfido l’intellighenzia vaticana attuale nei Signori cardinali Bassetti, Parolin, Paglia, il giornalista teologo, critico letterario, accademico italiano, ecc. ecc. Antonio Spadaro e lo stesso Bergoglio a replicare a Monseigneur Viganó se ne sono capaci.
Caro dott. Tosatti,
avevo deciso di non più intervenire in quanto i miei interventi sembravano come un pestare l’acqua nel mortaio, ma come dice la Sacra Scrittura “c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare” (Qo 3,1.7b). Non si può tacere quando il cuore grida e, come S. Paolo a Corinto (cfr At 18,9), esco dal mio silenzio e parlo. Fra l’altro, è bene che lui ascolti anche chi non la pensa come lui.
Vedo che gli interventi di Mons. Viganò si alternano una volta contro il papa e una volta contro il Concilio Vat.II. Per la verità, mi riesce difficile pensare quale fine o obiettivo si prefigga e quale spirito lo guidi. Comunque:
– Scrive, riportando Kwasniewski: cosa implicherebbe “annullare” il Concilio Vat. II. Me lo sono chiesto anche io. Rispondo: cosa praticamente impossibile e per di più con conseguenze molto dannose per la Chiesa di Cristo. Perché invece non discutere sul bene che ha portato questo Concilio?;
– l’etichetta “Sacrosanto Concilio, a differenza del Sinodo di Pistoia, non è stata apposta da eretici , ma dal sommo magistero della Chiesa, quindi la si può accettare pienamente.
– Indebito e falso paragonare il Concilio ad un “colpo di stato”, quando circa 2500 vescovi hanno potuto liberamente intervenire, esprimersi e votare. Le intenzioni subdole di qualcuno, se ce ne sono state, sono senza valore.
– Capisco che Mons. Viganò, essendo un diplomatico, può anche avere una mentalità sospettosa da fargli scrivere di “formulazione deliberatamente equivoca”. Se fosse vera una tale ipotesi si dovrebbe necessariamente desumere che questi personaggi erano emissari dell’inferno senza alcun desiderio di innovare la Chiesa secondo lo Spirito di Cristo.
-Per quanto riguarda gli aspetti prettamente Cristologici, ecclesiologici e il rapporto della Chiesa con il mondo e le altre religioni, considerate le errate interpretazioni dei testi conciliari, credo che la Chiesa abbia risposto con la DOMINUS IESUS nella quale viene ribadito senza pericolo di fraintendimento che Gesù Cristo è la pienezza e la definitiva Rivelazione, che Lui è l’unico e universale Salvatore e l’unicità ed unità della Chiesa nella quale e per la quale Gesù continua la sua presenza e la sua opera di salvezza. Cosa c’è di eretico?
– Per la Chiesa e le religioni in rapporto alla salvezza, il documento dice:
“Innanzitutto, deve essere fermamente creduto che la “Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo è il mediatore e la via della salvezza; ed egli si rende presente a noi nel suo Corpo che è la Chiesa” (Cost. dogm. Lumen gentium, n. 14). Questa dottrina non va contrapposta alla volontà salvifica universale di Dio; perciò “è necessario tener congiunte queste due verità, cioè la reale possibilità della salvezza in Cristo per tutti gli uomini e la necessità della Chiesa in ordine a tale salvezza” (Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 9). Per coloro i quali non sono formalmente membri della Chiesa, “la salvezza di Cristo è accessibile in virtù di una grazia che, pur avendo una misteriosa relazione con la Chiesa, non li introduce formalmente in essa, ma li illumina in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientale. Questa grazia proviene da Cristo, è frutto del suo sacrificio ed è comunicata dallo Spirito Santo” (ibidem, n. 10).
Circa il modo in cui la grazia salvifica di Dio arriva ai singoli non cristiani, il Concilio Vaticano II si limitò ad affermare che Dio la dona “attraverso vie a lui note” (Decr. Ad gentes, n. 7). La teologia sta cercando di approfondire questo argomento. Tuttavia è chiaro che sarebbe contrario alla fede cattolica considerare la Chiesa come una via di salvezza accanto a quelle costituite dalle altre religioni.
Certamente, le varie tradizioni religiose contengono e offrono elementi di religiosità che fanno parte di “quanto opera lo Spirito nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e nelle religioni” (Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 29). Ad essi tuttavia non può essere attribuita l’origine divina e l’efficacia salvifica ex opere operato, che è propria dei sacramenti cristiani. D’altronde non si può ignorare che altri riti, in quanto dipendenti da superstizioni o da altri errori (cf. 1 Cor 10, 20-21), costituiscono piuttosto un ostacolo per la salvezza
Con la venuta di Gesù Cristo salvatore, Dio ha voluto che la Chiesa da Lui fondata fosse lo strumento per la salvezza di tutta l’umanità. Questa verità di fede niente toglie al fatto che la Chiesa consideri le religioni del mondo con sincero rispetto, ma nel contempo esclude radicalmente quella mentalità indifferentista improntata a un relativismo religioso che porta a ritenere che “una religione vale l’altra” ( Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 36). Come esigenza dell’amore a tutti gli uomini, la Chiesa “annuncia, ed è tenuta ad annunciare, incessantemente Cristo che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e nel quale Dio ha riconciliato a sé tutte le cose” (Dich. Nostra aetate, n. 2)”.
– Per quanto riguarda l’ermeneutica del Concilio e la tesi secondo cui nessun altro concilio ha dato fraintendimento di sorta, la invito a rileggere la storia della Chiesa e dei Concili: Da Nicea sorsero i semiariani (S. Basilio il Grande paragonò il Niceno ad una grande battaglia navale dove nessuno conosceva più l’altro, tutti contro tutti); Dal Costantinopolitano I nacquero le così dette scuole di Antiochia e di Alessandria in contrapposizione tra loro; Dal Concilio di Efeso scaturì il pensiero di Eutiche e il monofisismo e così via.
– Infine, paragonare l’atteggiamento della Chiesa ad una “dittatura” mi sembra falso e ingeneroso; difatti Viganò ancora parla e straparla, ma l’autorità non lo ha scomunicato. Si ricordi che era degli altri Concili la dicitura finale “anathema sit”. Questa non si trova nel Concilio Vaticano II. Inoltre, che alcune parti dei decreti conciliari si possono rivedere e riformulare, credo che sia e deve essere possibile. Tuttavia, anche se ogni battezzato in comunione con la Chiesa può dire la propria, come i decreti conciliari sono stati formulati e comunque legittimamente approvati dalla massima autorità della Chiesa, altrettanto tocca unicamente alla stessa riformularli e promulgarli e dare la giusta interpretazione, come ha fatto con la Dominus Iesus citata.
– In conclusione, mi dispiace dirlo, ma non si può definire mons. Viganò come il nuovo Atanasio. S. Atanasio lottò e difese le decisioni del Concilio di Nicea, l’ex Nunzio apostolico, al contrario, vorrebbe cancellare del tutto un Concilio legittimo della Chiesa. Di questo possono esultare solo quei “cattolici” che secondo la vecchia teologia sono “fuori” dalla Chiesa Cattolica, ma che secondo il Vat. II non sono in piena comunione con la Chiesa.
Non si parla mai del Concilio Vaticano I, interrotto per cause esterne. Sarebbe stato più logico riprenderlo e portarlo a conclusione. Non se ne parla mai e non ci sono molte informazioni al riguardo, forse si è sparlato troppo (e il troppo stroppia) di “sua divinità il CVII” che ha eclissato tutti i Concili che l’hanno preceduto, come se dovesse farne tabula rasa. Se poi guardiamo ai frutti che ha portato… dopo oltre 50 anni si può ben fare un bilancio dei risultati e dire che sono drammatici è un eufemismo.
La “chiesa” attuale non scomunica perché addotta ben altro metodo: l’indifferenza, l’ignorare, il far cadere nell’oblìo (vedi i dubia), il che è molto, molto peggio e spregevole. Alla faccia della “misericordia”.
“– Scrive, riportando Kwasniewski: cosa implicherebbe “annullare” il Concilio Vat. II. Me lo sono chiesto anche io. Rispondo: cosa praticamente impossibile e per di più con conseguenze molto dannose per la Chiesa di Cristo. Perché invece non discutere sul bene che ha portato questo Concilio?;”
Quale bene ha portato il Concilio? Saranno gli abusi liturgici? L’eresia insegnata in tutte le Chiese? O sarà la perdita di vocazione sacerdotale e religiose? O lo svuotamento delle Chiese, Monasteri…
“– l’etichetta “Sacrosanto Concilio, a differenza del Sinodo di Pistoia, non è stata apposta da eretici , ma dal sommo magistero della Chiesa, quindi la si può accettare pienamente”.
Il paragone al Sinodo di Pistoia se deve all’ambiguità presente nei loro documenti.
Dopo il Concilio Vaticano II quale eresia è stata condannata? Può dire?
“– Indebito e falso paragonare il Concilio ad un “colpo di stato”, quando circa 2500 vescovi hanno potuto liberamente intervenire, esprimersi e votare. Le intenzioni subdole di qualcuno, se ce ne sono state, sono senza valore”.
È giusto e vero paragonare il Concilio ad un colpo di stato. Attraverso il Concilio ha trionfato la nouvelle thèologie, condannata da Pio XII nella Lettera Enciclica Humani Generis. Dopo il Concilio la Chiesa è piena di eretici in tutta la gerarchia. E non se tratta di una semplice eresia, se tratta di modernismo, la peggiore di tutte l’eresie.
Le intenzione subdole riguardano proprio l’ambiguità dei testi conciliare, come nei documenti del Sinodo di Pistoia.
“-Per quanto riguarda gli aspetti prettamente Cristologici, ecclesiologici e il rapporto della Chiesa con il mondo e le altre religioni, considerate le errate interpretazioni dei testi conciliari, credo che la Chiesa abbia risposto con la DOMINUS IESUS nella quale viene ribadito senza pericolo di fraintendimento che Gesù Cristo è la pienezza e la definitiva Rivelazione, che Lui è l’unico e universale Salvatore e l’unicità ed unità della Chiesa nella quale e per la quale Gesù continua la sua presenza e la sua opera di salvezza. Cosa c’è di eretico?”
Come Lei spiega le parole dell’ex-Papa nel testo “Bastano dieci giusti per salvare l’intera città” pubblicata da Sandro Magister dove aferma il “papa emerito”:
“FEDE CRISTIANA E SALVEZZA DEGLI INFEDELI
Non c’è dubbio che su questo punto siamo di fronte a una profonda evoluzione del dogma. […] Se è vero che i grandi missionari del XVI secolo erano ancora convinti che chi non è battezzato è per sempre perduto – e ciò spiega il loro impegno missionario – nella Chiesa cattolica dopo il concilio Vaticano II tale convinzione è stata definitivamente abbandonata.
Da ciò derivò una doppia profonda crisi. Per un verso ciò sembra togliere ogni motivazione a un futuro impegno missionario. Perché mai si dovrebbe cercare di convincere delle persone ad accettare la fede cristiana quando possono salvarsi anche senza di essa?”http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351256.html
Può dire a noi dove sta scritto che il battesimo non è più necessario alla salvezza? Allora lasciare di credere nella necessità del battesimo è un’apostasia o evoluzione del dogma? Questo è cattolico o è modernista?
Cardinale Ratzinger parlando della Dominus Iesus nel giornale L’Osservatore Romano, 8 ottobre 2000, p. 4.:
“Quando i Padri conciliari sostituirono la parola ‘è’ con la parola ‘subsistit’ lo fecero con uno scopo ben preciso. Il concetto espresso da ‘è’ (essere) è più ampio di quello espresso da ‘sussistere’. ‘Sussistere’ è un modo ben preciso di essere, ossia essere come soggetto che esiste in sé. I Padri conciliari dunque intendevano dire che l’essere della Chiesa in quanto tale è un’entità più ampia della Chiesa cattolica romana, …”.
Questo è conciliabile con la tradizione della Chiesa?
“– Per la Chiesa e le religioni in rapporto alla salvezza, il documento dice:
“Innanzitutto, deve essere fermamente creduto che la “Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo è il mediatore e la via della salvezza; ed egli si rende presente a noi nel suo Corpo che è la Chiesa” (Cost. dogm. Lumen gentium, n. 14)”.
E il battesimo non è più necessario?
Sembra che Lei non ha nemmeno letto il testo di Mons. Viganò, per questo non ha considerato il branno citato da Lei:
“Lumen Gentium «Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale» (LG, 16)”
Può spiegare questo?
Anche agli ebrei esiste dopo il Concilio la dottrina della doppia salvezza:
La “Dottrina della sostituzione” della Sinagoga con la Chiesa
è stata modificata con quella “delle due salvezze parallele”
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/p/modifica-della-dottrina-della.html
“– Per quanto riguarda l’ermeneutica del Concilio e la tesi secondo cui nessun altro concilio ha dato fraintendimento di sorta, la invito a rileggere la storia della Chiesa e dei Concili: Da Nicea sorsero i semiariani (S. Basilio il Grande paragonò il Niceno ad una grande battaglia navale dove nessuno conosceva più l’altro, tutti contro tutti); Dal Costantinopolitano I nacquero le così dette scuole di Antiochia e di Alessandria in contrapposizione tra loro; Dal Concilio di Efeso scaturì il pensiero di Eutiche e il monofisismo e così via”.
La tesi è di che nessuno Concilio ha avuto bisogno di un’ermeneutica della riforma nella continuità. Il Concilio di Nicea condanno l’arianesimo, ma il Vaticano II che cosa ha condannato? Il semiarianesimo è stato condannato dal Papa Giulio. Dal Constantinopolitano I nacque il Credo Niceno-Constantinopolitano. La differenza tra le scuole di Antiochia e di Alessandria è che in quanto gli intellettuali cristiani di Alessandria enfatizzavano l’interpretazione allegorica della Scrittura e tendevano verso una cristologia che enfatizzava l’unione dell’umano con il divino, i teologi di Antiochia credevano in un’esegesi più letterale e, occasionalmente, tipologica e per una cristologia che enfatizzava la distinzione tra l’umano e il divino nella persona di Gesù Cristo. La scuola in generale tendeva a quello che si potrebbe chiamare di eresia dell’adozionismo. Prima di diventare Patriarca di Costantinopoli, Nestorio era un monaco ad Antiochia e lì prese familiarità con i principi della scuola di Antiochia. San Cirillo ha anatematizzato Nestorio. Nella storia dei primi Concilio ci sono una serie di sucessive questione che non è afrontatta in uno ma in altro. Chiamare eresie che sono sorte nell’intervallo dei Concili Ecumenici di fraintendimenti dei Concili è una lettura del passato della Chiesa fatta dal presente ossia Eutiche non è più un’eretico condannato nel Concilio di Calcedonia è appena un’ermeneuta della rottura. Appena un sacerdote moderno può presentare eresie come fraintedimento…
XXX.
– “Quale bene ha portato il Concilio? Saranno gli abusi liturgici? L’eresia insegnata in tutte le Chiese? O sarà la perdita di vocazione sacerdotale e religiose? O lo svuotamento delle Chiese, Monasteri…”
Se non ci fosse stato il Concilio, vera grazia di Dio, la Chiesa non avrebbe resistito all’onda vertiginosa e distruttiva di un mondo che spazzava via tutto quello che nel passato lo aveva sorretto. A mio parere, il frutto principale del Concilio è stata la nascita dei tanti movimenti e gruppi ecclesiale che hanno animato provvidenzialmente la vita della Chiesa. Senza questi, la Chiesa sarebbe stata abbandonata da molte più persone e le perdite delle vocazioni sacerdotali e religiose sarebbero state molto più abbondanti. Gli abusi liturgici sono addebitabili alle persone.
– Il paragone al Sinodo di Pistoia se deve all’ambiguità presente nei loro documenti.
Non vedo ambiguità. Se dai documenti possono scaturire interpretazioni diverse ciò può addebitarsi a tante cose. Anche dai versetti del Vangelo tanti deducono cose che Gesù Cristo non ha mai detto.
– Dopo il Concilio Vaticano II quale eresia è stata condannata? Può dire?
Il Vat. II non aveva il fine di condannare nessuna eresia come invece lo era stato per gli altri Concili. Era un Concilio pastorale e non dogmatico.
– È giusto e vero paragonare il Concilio ad un colpo di stato.
Si ostina a paragonare il Concilio ad un colpo di stato. Ribadisco che il Concilio era legittimo (termine che in altre scritti ha usato lo stesso mons. Viganò e che, strano, qui adesso lo chiama “colpo di stato”). I documenti conciliari sono stati discussi e votati liberamente da circa 2500 vescovi e accettati e promulgati dal Sommo Pontefice. Di eretici nella Chiesa purtroppo ce ne sono stati tanti in tutti i tempi e, come già ho detto, ogni Concilio ne ha suscitato parecchi. Se oggi pullulano in gran quantità è un segno dei tempi. L’eresia del modernismo, come lo intendeva e condannato S. Pio X, non è certamente scaturito dal Vat. II, anche se qualche teologastro tenti di appoggiarsi a qualche documento conciliare. Comunque, il modernismo è la sfida di oggi che ogni buon cattolico deve combattere.
– Attraverso il Concilio ha trionfato la nouvelle thèologie,
Modernismo e Nouvelle Thèologie sono due cose diverse. C’è una nouvelle Theèologie che è genuinamente cattolica che non cede per niente al modernismo immanentistico anche se, sulla scia della grande Tradizione della Chiesa soprattutto col ritorno ai Padri, tenta di dialogare col mondo senza i cliché della filosofia scolastica o neoscolastica. Aldilà della scelta di un papa in un determinato tempo, non credo che si debba canonizzare un itinerario di pensiero su un altro. L’importante è evangelizzare.
– Come Lei spiega le parole dell’ex-Papa nel testo “Bastano dieci giusti per salvare l’intera città” pubblicata da Sandro Magister dove aferma il “papa emerito”: “FEDE CRISTIANA E SALVEZZA DEGLI INFEDELI
La frase del Papa emerito, a mio parere, è da intendere come una lamentela dello Stesso per la cattiva interpretazione di alcuni missionari di alcuni enunciati del Concilio.
– Può dire a noi dove sta scritto che il battesimo non è più necessario alla salvezza?
Il Magistero non ha mai negato la necessità del battesimo per la salvezza. Semmai, la Chiesa si pone il problema della volontà di Dio che vuole salvi tutti gli uomini. Per chi rifiuta consapevolmente Cristo e la sua Chiesa, il problema è chiuso: è dannato. Il problema si pone per chi si trova nelle condizioni di ignoranza totale o di non conoscenza di Cristo e della sua Chiesa. Per questo, “per coloro i quali non sono formalmente membri della Chiesa, “la salvezza di Cristo è accessibile in virtù di una grazia che, pur avendo una misteriosa relazione con la Chiesa, non li introduce formalmente in essa, ma li illumina in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientale. Questa grazia proviene da Cristo, è frutto del suo sacrificio ed è comunicata dallo Spirito Santo” (ibidem, n. 10).Circa il modo in cui la grazia salvifica di Dio arriva ai singoli non cristiani, il Concilio Vaticano II si limitò ad affermare che Dio la dona “ATTRAVERSO VIE A LUI NOTE” (Decr. Ad gentes, n. 7). …. Tuttavia è chiaro che sarebbe contrario alla fede cattolica considerare la Chiesa come una via di salvezza accanto a quelle costituite dalle altre religioni”
– Mons. Viganò Scrive: il “dio di Maometto non è uno e trino, e in secondo luogo perché l’Islam condanna come blasfema l’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità in Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Affermare che «il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani» contraddice palesemente la dottrina cattolica, che professa la Chiesa Cattolica, a titolo esclusivo, unica arca di salvezza.
Premetto che non ho nessuna intenzione difendere l’Islam che, da buon cristiano, non la ritengo per niente una religione rivelata e anzi è un ostacolo pericoloso per la nostra Chiesa. Detto questo, anche se certamente i musulmani non credono nella SS. Trinità, credono nel Dio Creatore. Le stesse considerazioni che Viganò fa per l’Islam dovrebbero essere uguali per gli ebrei che non credono in Dio Trinità. Tuttavia, nessun cristiano direbbe che il Dio che si è rivelato a Mosé non è lo stesso Dio che noi adoriamo. A meno che, Mons. Viganò creda, per assurdo, che il Dio del V.T. sia diverso dal Dio rivelato da Gesù. Faccio notare che in caso affermativo, cosa sicuramente improbabile, cadrebbe nell’eresia marcionita.
– Cardinale Ratzinger parlando della Dominus Iesus nel giornale L’Osservatore Romano, 8 ottobre 2000, p. 4.:
“Quando i Padri conciliari sostituirono la parola ‘è’ con la parola ‘subsistit’ lo fecero con uno scopo ben preciso. Il concetto espresso da ‘è’ (essere) è più ampio di quello espresso da ‘sussistere’. ‘Sussistere’ è un modo ben preciso di essere, ossia essere come soggetto che esiste in sé. I Padri conciliari dunque intendevano dire che l’essere della Chiesa in quanto tale è un’entità più ampia della Chiesa cattolica romana, …”. Questo è conciliabile con la tradizione della Chiesa? Credo che la formula “sussiste” non tolga nulla alla unicità della Chiesa Romana di essere l’unica Chiesa Cattolica e quindi di Cristo sulla terra. Mi dica la Chiesa Trionfante e la Chiesa che si sta purificando può chiamarsi Chiesa Romana? Eppure è Chiesa Cattolica. Le pecorelle di Cristo che non sono di questo ovile (cfr Gv 10, 11-18) a quale Chiesa appartengono? Se sono di Cristo sono membra del Corpo di Cristo? La risposta a lei.
– La tesi è di che nessuno Concilio ha avuto bisogno di un’ermeneutica della riforma nella continuità
Anche qui, se ogni Concilio ha suscitato interpretazioni diverse tanto da portare alcuni ad eresie ulteriori (uno per tutti l’interpretazione dell’homoousios niceno), che meraviglia c’è se anche dal Concilio Vat II qualcuno abbia dedotto anomalie ed eresie? Per finire, non per pignoleria, ma Eutiche resta sempre un eretico, semmai Nestorio oggi viene rivalutato perché sicuramente non eretico. Ma il pensiero dottrinale che la storia gli attribuisce, cioè il nestorianesimo, è e resta eresia. E questo non lo dice un sacerdote moderno (?)
OGNI BENE
Strepitoso, Viganò! Ogni intervento lascia il segno.
Una dialettica stringente, appassionante e affascinante (altro che SOPORIFERA!!!).
Una concatenazione di ragionamenti di chiarezza adamantina, che travolge come un caterpillar implacabile tutto il ciarpame ideologico – fondato sulla menzogna – messo in campo dai suoi avversari.
Il grosso problema per lui è che oggi la gente, soprattutto, detesta ragionare.
Il paziente con un cancro nel cervello grande come un pallone da calcio e i dottori discutono la metafisica delle malattie.
(Ai celebri intellettuali: il paziente è la Chiesa, il cancro è il Mentecatto, la testa è il trono di Pietro, i medici sono i prelati e la metafisica delle malattie è la discussione soporifera del soporifero cv2.)
Non mi è chiaro perché Viganò parli di tabù e si lamenti della mancanza di discussione sul CVII.
Mi pare che se ne discuta da 60 anni e da quando c’è internet la discussione si è quintuplicata. Chi gli impedisce di parlarne?
«Mi pare che se ne discuta da 60 anni»
Da 60 anni ogni discussione (nel senso di confronto) è rifiutata perché i “gendarmi” del Concilio la bloccano sul nascere. Nel frattempo hanno inventato lo “Spirito del Concilio” in opposizione alla “Lettera”. Questo è un altro elemento di novità rispetto a tutti i Concili precedenti.
«da quando c’è internet la discussione si è quintuplicata»
Sì. Su Internet. Forse anche centuplicata. La discussione. E in proporzione è aumentato il rifiuto del confronto e la rabbia con cui sono bollati di “eretici” chi osa proporlo.
Ma con chi vorreste discutere esattamente?
«da quando c’è internet la discussione si è quintuplicata»
Sì. Su Internet. Forse anche centuplicata. La discussione. E in proporzione è aumentato il rifiuto del confronto e la rabbia con cui sono bollati di “eretici” chi osa proporlo.
Le affermazioni di mons. Pozzo secondo cui il concetto di libertà religiosa espresso in Dignitatis humanae non contraddice il Sillabo di Pio IX[5] dimostrano che il documento conciliare è in se stesso volutamente equivoco. Se i suoi estensori avessero voluto evitare questa equivocità, sarebbe stato sufficiente indicare in nota il riferimento alle proposizioni del Sillabo; ma questo non sarebbe mai stato accettato dai progressisti, che proprio sull’assenza di rimandi al Magistero precedente potevano insinuare una mutazione di dottrina.
BASTA LEGGERE GLI ACTA SYNODALIA, ORMAI RIPORTATI IN MIGLIAIA DI PUBBLICAZIONI
E non pare che gli interventi dei Papi postconciliari – e la loro stessa partecipazione, anche in sacris, a cerimonie acattoliche o addirittura pagane – abbiano mai in alcun modo corretto l’errore propagatosi a seguito dell’interpretazione eterodossa di Dignitatis humanae.
QUALE “ERRORE”?
Chiedo perdono per il mio intervento fuori luogo ma ho notato che Mons. Viganò da un po’ di tempo non dice più Papa Francesco ma soltanto Bergoglio. O delle volte quando si parlava di Papa, si capiva che non era di questo Papa che si trattava.
Qualcosa sta succedendo nella Chiesa ?
Anche io avevo notato questo fatto. La risposta è che per l’arc Viganò Bergoglio non è il Pontefice e ne ha tutte le ragioni.
Ma, secondo me, semplicemente, non lo riconosce come papa.
E nemmeno io!
Grazie Mons. Viganò , noi fedeli sismo tristi per quello che succede adesso alla nostra Santa Madre Chiesa, ma le Sue dotte e sante parole aiutano il popolo di Dio ad avere forza e coraggio; Dio la benedica e lo Spirito Paraclito continui ad assisterla.
Anch’io sono molto triste e mi pongo una domanda inquietante: perché Dio che tutto può sembra non voler intervenire a fermare il massacro che stanno facendo della sua Santa Chiesa?
(…)
salite anche voi fino a queste rovine desolate
al santuario che il nemico ha devastato
i vostri avversari ruggivano come leoni
nel vostro tempio hanno esposto le loro insegne
Davano grandi colpi di scure
come taglialegna nel folto del bosco
e, a colpi di scure e d’accetta,
spaccavano tutti gli intarsi!
Poi hanno dato fuoco al vostro santuario
hanno demolito e profanato la vostra dimora.
Si son detti “Distruggiamo tutto!”
e hanno bruciato ogni santuario nel paese.
Non si vede più un segno della vostra presenza,
non un profeta, non uno che sappia quando finirà.
Fino a quando, o Dio,vii lascerete insultare?
Fino a quando il nemico offenderà il vostro nome?
Perchè non mostrate la vostra forza?
Stendete la vostra mano e distruggeteli!
(…)
Sal 74,5-11
dimenticare, annullare, distruggere il cvII. oggi l’unica, vera, buona battaglia.
Scusi, ma dove ha trovato questa orrenda versione del Salmo 74 (73) ? E poi, un Concilio Ecumenico, sia pure concepito male, concluso e interpretato peggio , è paragonabile al Saccheggio del Tempio di Gerusalemme ? Suvvia !
La domanda in sospeso appesantisce, ove mai fosse possibile, la problematicità della questione e il sottinteso della risposta, di fatto, azzera ogni probabilità di dirimerla., in barba alla tanto sbandierata “sinodalità”.
È un pugno nello stomaco per chi, fin qui, ha riconosciuto in Pastori degni di tale nome la fedeltà a Cristo che ci ha chiamato amici, e non servi, e ci ha lasciato in pegno del Suo amore la Parola di Verità che ci rende liberi, nonostante le criticità sempre evidenti nella comunità ecclesiale composta e governata da esseri umani, e in quanto tali limitati e fallibili.
Mi chiedo sempre più spesso, Eccellenza, se valga la pena insistere con richiami che si schiantano contro la sordità di chi non ha orecchi per intendere.
Ad oggi è possibile riscontrare ansia pastorale in quei membri del clero – soprattutto del livello più basso – fedeli al ministero abbracciato, che in totale isolamento e lontano dai riflettori si occupano e preoccupano di ricondurre all’ ovile le pecorelle smarrite non a causa del covid 19.
Le nove righe finali sono una scudisciata rovente per i sovversivi modernisti.
Era ora .
Peccato che nelle premesse il Viganò assuma espressamente il metodo modernista per legittimare la sua critica. D’altra parte occorre essere eretici per attaccare un concilio.
Direi il contrario: occorre essere cattolici per attaccare un concilio eretico (e la messa di Lutero).
Solo un eretico pensa che possa esistere un concilio eretico (concilio confermato dal Papa si intende).
Comunque se vuoi dirmi quali eresie ci sarebbero nei decreti del concilio ti ascolto.
Scusami, ma non ci penso proprio. Sono 40 anni che ho le scatole piene del vaticano II (a forti tinte luterane) e del novus ordo (a forti tinte luterane). E mi sono pure rotto le scatole di parlarne.
Del resto, sono convinto che non servirebbe a niente.
Il Concílio Vaticano II non è come gli altri Concili. Non è finalità di un Concilio fare degli aggiornamenti e nessuno Concili ha avuto bisogno di un’ermeneutica della rottura. Inoltre a questo è la prima volta nella storia della Chiesa che non se può seguire le definizione del Magistero. Come ad esempio la definizione della Chiesa. Credere che la Chiesa Cattolica è il corpo de Cristo, sarebbe sbagliato. Se deve credere che la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica. Allora ci sono due Chiese… e la regola di San Vincenzo di Lerino non è possibile più osservare…
La invito a leggere questo articolo di Giacinto Butindaro sui concili, le loro eresie e le loro contraddizioni. Molto interessante. https://bit.ly/2ZZRZAO
A MICHEL BERTHOUD,
Scusi, ma che razza di autorevolezza ha quel sito che Lei ha indicato: Tra le eresie dei Concili elenca la proclamazione di “Maria madre di Dio”, della Transustanziazione, l’istituzione della Confessione sacramentale, ecc. Se si va a leggere l’autobiografia del tizio che lo gestisce non si capisce bene a quale setta pseudo-cristiana appartiene…
Come Elia i giusti di Dio grideranno: “ammazzateli tutti, non ne scappi nemmeno uno!”
ritorniamo alla Fede semplice ,cosi vuole la Vergine Maria
https://www.san-damiano.com/lacqua-miracolosa/
caro mons.Viganò , concordo in tutto , il Concilio Vaticano II è servito di fatto a negare e cancellare quanto affermato nel Concilio Vaticano I . naturalmente nel segno della “continuità ” , continuità nel negare la verità , naturalmente
dirò di più , il concilio Vaticano II è servito a negare il concilio Vaticano I .