GLI IMBARAZZANTI BAMBINI MAI NATI DI MARSALA, E LE FEMMINISTE.
26 Agosto 2020
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, ci sembra interessante riportare questo comunicato di “Iustitia in veritate“, che ci porta a conoscenza fra l’altro di un evento, e di una polemica di cui non sapevamo nulla. Buona lettura.
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24 agosto 2020
COMUNICATO DI IUSTITIA IN VERITATE
Quei Bambini mai nati che imbarazzano le femministe trapanesi
Interveniamo volentieri nel dibattito sorto a seguito della iniziativa del Consiglio Comunale di Marsala che ha approvato con ampia maggioranza – 23 favorevoli su 26 votanti – una mozione dal titolo “Registro dei Bambini mai nati. Modifica al Regolamento cimiteriale”.
La nostra associazione – che nasce per la tutela dei diritti lesi delle persone, anche in forma associata, che subiscono ingiustificati attacchi alla libertà di espressione e di pensiero – si schiera quindi a fianco della promotrice dell’iniziativa per l’ideologico attacco subito.
Per riportare il tema a ciò che effettivamente è, senza quindi letture distorte, osserviamo quanto segue:
La delibera promossa dal Consigliere comunale Giusy Piccione, introduce tre rilevanti novità:
il cambiamento nel regolamento cimiteriale per quanto attiene alla dicitura adottata per il feto al di sotto delle 28 settimane di gestazione: non più definito ”Prodotto abortivo” come qualsiasi materiale di scarto, ma “Bambino mai nato”;
l’istituzione del registro dei “Bambini mai nati” per i bambini abortiti ;
l’individuazione di uno spazio cimiteriale dedicato al seppellimento dei concepiti.
Si tratta di un provvedimento di grande valore civile, già in vigore in diversi comuni italiani, che contribuisce a diffondere la cultura della vita, evidenziando il valore inestimabile della persona umana sin dal concepimento.
Eppure l’iniziativa ha destato accese reazioni da parte di alcune femministe iscritte al PD, al punto da indurle ad organizzare manifestazioni di protesta, chiamando a raccolta altre sigle della militanza di sinistra.
Vari quotidiani locali hanno concesso ampio spazio alle loro critiche, che, tralasciando alcuni contenuti beceri e offensivi, sono sintetizzabili nei seguenti punti, dove si asserisce che:
chiamare “bambino” il frutto del concepimento non solo non è corretto, considerato che non vi è stata nascita, ma nasconde fini che vanno oltre la semplice modifica di un testo regolamentare;
la delibera quindi è lesiva della sfera emotiva femminile e del diritto di autodeterminazione della donna.
Da parte nostra ci limitiamo a replicare con alcune evidenze di semplice realismo:
considerando in primis che ogni essere umano è tale dal momento del concepimento, non lo diventa all’atto della nascita, come non cessa di esserlo in vecchiaia. Tale realtà è particolarmente evidente nelle fattezze dei bambini nel grembo materno anche a sole 10 settimane di vita, al punto che simili raffigurazioni subiscono spesso la censura da parte di esponenti di sinistra. Ricordiamo ad esempio il manifesto realizzato dall’associazione Provita nell’aprile del 2018 e rimosso dall’Amministrazione comunale di Roma (sindaco Raggi) dopo 2 soli giorni di regolare affissione. Era una riproduzione grafica estremamente fedele, realizzata da un centro medico e accompagnata dalla didascalia: “Tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito”.
Dare una degna sepoltura ai bimbi mai nati non è solo un loro diritto ma è anche un modo per collettivizzare e facilitare l’elaborazione del lutto. Si da ad essi un volto, un nome che possa essere ricordato. «L’aborto, sia volontario che spontaneo, è un evento tragico ma quasi sempre sottovalutato nella sua portata sia dai medici che dalla famiglia. Per i genitori rappresenta un evento traumatico, uno shock emotivo che può causare un lutto profondo. Il mancato riconoscimento sociale di questo lutto lascia i genitori nella solitudine, complicando il processo di elaborazione del lutto» spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, associazione che si occupa della sepoltura dei Bambini mai nati dall’aprile 1999, quando don Oreste Benzi celebrò il funerale di Matteo, morto per aborto spontaneo a 19 settimane di gestazione.
Poiché in assenza di piena consapevolezza non può darsi piena libertà di scelta, ne consegue che mostrare l’immagine del bambino nel grembo materno, così come dare degna sepoltura ai concepiti sotto le 28 settimane di gestazione, garantisce una maggiore autodeterminazione nella donna di fronte alla scelta di abortire il proprio figlio.
Completiamo queste brevi considerazioni con alcune note di carattere legislativo tratte dal sito dell’Associazione Difendere la Vita con Maria, fondata da mons. Maurizio Gagliardini, che ha nelle proprie finalità l’atto di pietà del seppellimento dei bambini non nati, in collaborazione con le istituzioni sanitarie e la Pastorale della vita.
Tra tutti gli uomini, i più piccoli e i più indifesi sono i bambini concepiti e non ancora nati. Dato che, anche se piccoli, sono pur sempre uomini, in caso di morte (cioè di aborto) devono ricevere lo stesso trattamento di sepoltura dei bambini nati morti o morti dopo la nascita. Questo è anche il senso seguito dalla legislazione italiana con il Dpr 285/1990, agli articoli 7 e 50.
Il Dpr è completato dalla circolare emessa dall’allora ministro della Sanità, Carlo Donat-Cattin, il 16 marzo 1988, che testualmente recita: «Si ritiene che il seppellimento debba di regola avvenire anche in assenza di detta richiesta (quella dei genitori dei prodotti di concepimento abortivi di presunta età inferiore alle venti settimane: ndr)».
Lo «smaltimento attraverso la rete fognante o i rifiuti urbani ordinari costituisce violazione del Regolamento di Polizia mortuaria e del regolamento di igiene».
Come lo «smaltimento attraverso la linea dei rifiuti speciali (ex artt. 2 e 14 Dpr 10.9.1982 e punto 2.2 Deliberazione 7.7.1984 del Comitato interministeriale di cui all’art. 5 del Dpr 10.9.1982 n. 915) seppur legittimo urta contro i principi dell’etica comune».
Per tali motivi appare evidentemente aggressione ingiustificata sotto ogni profilo la lettura distorta di quanto promosso ed approvato dal Consiglio Comunale di Marsala, al quale va il nostro plauso per il coraggio e la determinazione nell’aver affermato ciò che la semplice ragione, a prescindere da qualsiasi orientamento, religioso o politico, ci induce ad affermare: ovvero sempre e in ogni caso la tutela della vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Non riconoscere tale dato e necessità di azione è soltanto pura demagogia e menzogna che la coscienza – che è sola origine del vero imbarazzo – non può accettare.
Piena solidarietà quindi ai promotori dell’iniziativa e sostegno a tutti coloro che a causa di ciò subiscono ingiuste aggressioni, rispetto alle quali ci poniamo con ferma condanna e disponibilità di aiuto.
Per approfondire:
Parere sull’assetto amministrativo a cura dello Studio Legale Garancini: http://www.advm.org/NEW/wp-content/uploads/2016/07/Parere-Prof.-Garancini.pdf
Parere sull’assetto giuridico concernente il trattamento dei resti umani a seguito di morte avvenuta in fase prenatale, con particolare riguardo al caso in cui la gestazione non abbia superato le venti settimane a cura del Professor Luciano Eusebi, Università Cattolica del Sacro Cuore, Facoltà di Giurisprudenza – Piacenza: http://www.advm.org/NEW/wp-content/uploads/2016/07/Parere-Prof-Eusebii-bn.pdf
Iustitia in Veritate – Corso Venezia 40 – 20121 Milano (MI)
Email: asdilesi.covid19@gmail.com
Sito: http://www.iustitiainveritate.org
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/asdilesi/
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Tag: aborto, femministe, iustititia in veritate, marsala
Categoria: Generale
Grazie , Giorgio ,
Lei e’ un uomo vero.
Si è vero, non ci si perdona mai, lo so. Le urla isteriche di quelle povere ossesse dice quanto questo dolore, quando emerge dal profondo in cui lo si è cacciato, sia lo strumento con cui il demonio strazi un’ anima. Perché è questo che fa il demonio con il peccato. Prima alletta presentando le ” buone” ragioni per commetterlo, poi lo usa per torturare l’anima che, anche se non vorrebbe , ri-conosce il suo peccato. Ma esiste un fatto che rende possibile portare questo carico immenso , ed è che Gesu Cristo stesso, sulla Croce, ha accolto tutti i peccati, dal primo di Adamo ed Eva all’ ultimo dell’ ultimo uomo che ci sarà sulla terra. Per chi si pente e si confessa il peccato non c’è più, ma rimane il dolore. Ed è questo dolore che ti dice che il Signore ti ha permesso di recuperare quella parte di umanità vera, che avevi liberamente consegnato al demonio. Lo si porta assieme il dolore che comporta, noi e Nostro Signore. Il Signore,nel dolore, trasforma un cuore di pietra in un cuore di carne. È una grazia grande.
Tra le certezze con cui la voce della Chiesa accompagna chi affronta questa specie di lutto c’è il documento Donum Vitae redatto nel 1987 dalla Congregazione per la Dottina della Fede in cui si legge: «I cadaveri di embrioni o feti umani, volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani». La legge 194 prevede che se l’aborto avviene prima delle 20 settimane (ossia dei cinque mesi, circa), i bambini siano considerati semplicemente dei rifiuti ospedalieri speciali. Dal 1990 col decreto 285 è possibile di chiedere, entro 24 ore dalla morte, i resti del feto per darne degna sepoltura.
“Una goccia di vita scappata dal nulla”: è quella presenza di cui racconta di aver saputo in una notte trascorsa in solitudine Oriana Fallaci, con cui intreccia un intimo, struggente, dialogo che si traduce nella “Lettera ad un bambino mai nato”.
«Sì, c’eri. Esistevi». Fra i mille dubbi che la tormentano e che confessa senza remore questa è l’unica certezza che esterna con due verbi essenziali. E ne chiede conferma proprio a quell’essere che interpella la sua responsabilità: «Allora dimmi, tu che sai tutto: quando incomincia la vita? Dimmi, ti supplico: è davvero incominciata la tua?».
Chissà se le femministe di Marsala avranno letto questa Lettera e se abbiano mai ascoltato o in qualche modo siano venute a conoscenza dei racconti di donne che hanno vissuto il dramma dell’ aborto – spontaneo o procurato, non fa differenza circa la sofferenza che le accompagna – le quali non infrequentemente chiamano “figlio” quel “bambino” che non ha visto la luce.
Chissà come andrà a finire…
in quanto molti di noi hanno la testa rovinata dalla ideologia politica, per cui non potranno mai ragionare secondo la realtà naturale, che è verità.
Ricordo un altro fatto simile avvenuto a L’Aquila nel 1991, dove nel cimitero fu inaugurato un monumento a Maria Santissima, raffigurante la Madonna che abbraccia dei bimbi, non formati completamente, con sotto la scritta “Madre dei Bimbi non nati”.
Non l’avessero mai fatto!
Successe il finimondo: cortei di femministe piangenti..politici incazzati…gente violenta nel nome di una strana giustizia…
E così la giunta comunale, in questo caso, decise di eliminare la vergognosa scritta posta al monumento.
http://www.armatabianca.org/it-IT/vita/55-armata-bianca-vi-distruggeremo
😢😢😢😢😢😢😢😢😢😢😢
cari amici, avete mai pianto con una mamma che non vorrebbe abortire ma che è costretta sotto ricatto (mamma-nonna, o padre, o marito, o fidanzato o ….) ?io si !
avete mai pianto con una mamma dal marito e dai parenti, perché non ha abortito la seconda gravidanza ? io si !
Non avete mai visto “madre coraggio” a difendere il suo bambino che il mondo ancora non lo vede e non lo considera PERSONA ? io si!
errata corrige:…isolata dal marito…
un plauso allo straordinario risultato di 23 sì su 26.
La promotrice è una consigliera, donna (consigliera è grammaticalmente corretto, come anche cancelliera; sindaca no).
Giusy=Giusi=Giuseppina. In Sicilia quel diminutivo è molto usato, anche se irrita la y finale, quasi a scimmiottare l’inglese che non c’entra niente.
commento con un filmato la mia esperienza, di quando diventai da abortista ad antiabortista in cinque secondi. Per grazia dello Spirito.
Sconvolgente e commovente!
Quello che non è stato fatto dalle orde progressiste per ottundere la coscienza dei deboli! Specialmente delle donne deboli!
Grazie, Rapanelli, di questa commovente testimonianza piena di consapevolezza e di dolore, ma anche di cristiana certezza che nulla può nascondersi agli occhi di Dio e che tutto infine rientrerà nella Sua giustizia. Se non la fede, almeno un lampo di ragione illumini le donne sciagurate, i loro istigatori, i sostenitori di sì terribili leggi e quanti amoreggiano gaiamente con le parti politiche sostenitrici di tali nefandezze.