TANGA: IL RECOVERY FUND AVRÀ PIÙ LACCI DEL MES. UNA TRAPPOLA.

24 Luglio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, abbiamo chiesto al dott. Paolo Tanga, già Direttore Principale della Banca d’Italia, di fare un po’ di luce su quanto avvenuto nei giorni scorsi a livello europeo, e sui famosi fondi per la ripresa dopo l’emergenza del Covid 19. Lo ringraziamo per la rapidità e la cortesia con cui ha risposto al nostro appello; e per la chiarezza, che ha fatto sì che persino noi abbiamo capito…Buona lettura. 

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Nuova euforia per la conclusione dei negoziati sul Recovery Fund, ma i lettori attenti del mio precedente articolo sanno bene che le cose non sono affatto migliorate, anzi a ben vedere sono precipitate (il Recovery Fund avrà più condizionalità del MES – che, detto per inciso, non è escluso che il governo italiano richiederà).

L’Italia rimarrebbe destinataria di fondi definiti “a fondo perduto” per 81 miliardi di euro, ma costretta ad indebitarsi per una cifra maggiore: 127 miliardi, anziché i 91 precedenti, ben 36 miliardi in più. Forse il nostro presidente del consiglio si era presentato con un piano di investimenti ben articolato e quei miliardi in più servivano a finanziarlo?

Niente di tutto questo; non esiste alcun piano, non sappiamo a cosa possano servire quei debiti (se non ad affossare il popolo e farlo diventare il secondo successo di questa UE dopo la Grecia, nazione orgogliosa ridotta alla fame e allo stremo).

Bando all’euforia, cerchiamo di capire la realtà delle cose. Nei documenti rilasciati, la Commissione fa solo delle stime, la proposta di una disponibilità a favore dell’Italia di 209 miliardi non appare, la troviamo solo sulla stampa e nei media di sistema esultanti, quindi è probabile che abbiano dei canali privilegiati di informazione o seminino di proposito illusione e disinformazione.

L’elemento certo è che l’ammontare del bilancio europeo nei sette anni 2021-2027 non cresce e rimane a 1074 miliardi di euro annui e che per detto bilancio permane la sua caratteristica di essere a saldo zero.

Se il bilancio non cresce e il saldo rimane a zero non ci sono disponibilità da dedicare ad interventi straordinari. Occorre perciò indebitarsi. La novità è l’indebitamento in comune, ma è previsto solo per la situazione straordinaria connessa ai danni dell’epidemia.

Prendendo per buone le cifre stimate, il Recovery Fund avrà una dotazione di 750 miliardi di euro, divisi in 390 da erogare “fondo perduto” e 360 da concedere in “prestiti”. Se il bilancio rimane invariato e, ancor peggio, risultano essere stati aumentati i rimborsi (introdotti per la prima volta su richiesta del Regno Unito ai tempi della Lady di Ferro Margareth Thatcher, e che con la Brexit molti avrebbero voluto cancellare) accontentando i Paesi “frugali” (Austria da 287 a 565 milioni di euro, Danimarca da 222 a 322 milioni di euro, Olanda da 1.576 a 1.921 milioni di euro, Svezia da 823 a 1.069 milioni di euro), questi fondi non potranno essere regalati, ma qualcuno sarà chiamato ad aumentare le proprie contribuzioni. Manca la Germania nella decontribuzione della quale beneficia e che è rimasta inalterata: 3671 milioni.

Riflettiamo: gli Stati che hanno ottenuto l’aumento dei rimborsi sulla contribuzione potranno mai essere disponibili ad aprire i propri borsellini?

Per intanto si procederà all’emissione di titoli obbligazionari in comune da parte della Commissione europea, sempreché non intervengano ostacoli dai Parlamenti nazionali chiamati ad approvare il progetto, il cosiddetto “freno d’emergenza” che permetterà ai contrari di ficcanasare e sindacare affari non propri.

 

Avete mai visto un imprenditore andare in banca a chiedere un prestito senza presentare il proprio piano di investimenti? E’ proprio quello che sta succedendo in Unione europea. Si chiede in maniera (non a torto) ossessiva se ci siano o meno condizionalità (e quanto siano ingombranti), tuttavia si tralascia la questione ben più rilevante che, trattandosi di prestiti o di contributi, si dovrebbe verificare se gli investimenti programmati siano in grado di generare ricchezza capace di far fronte al pagamento degli interessi e di restituire il capitale ricevuto.

Non essendoci questa preoccupazione è evidente che le finalità della messa a disposizione di una maggiore quantità di denaro sono ben diverse.

Se non ci si preoccupa dell’eccessivo indebitamento (a pensar male si fa peccato, ma chissà come mai spesso si indovina), è lapalissiano che l’obiettivo che si vuole raggiungere è il dissolvimento dei Paesi debitori, in primis dell’Italia, atteso che la nostra contribuzione a questa Unione europea sta aumentando in maniera più che proporzionale, tanto da ipotizzare che la somma della nostra contribuzione, da sola, supererà lo stesso ammontare dei prestiti ricevuti, che dovremo poi restituire (a fronte degli altri Paesi che ricevono rimborsi aumentati di valore, diminuzione di contribuzione e chissà quali altri onori – insomma siamo all’ennesima dimostrazione che mentre gli Italiani, risparmiatori, portano la nomina di “bancomat” e di “spendaccioni” pagando le spese e gli oneri altrui, gli altri “fanno i fatti” vivendo al di sopra delle proprie possibilità e depauperando, a colpi di imposizioni fiscali agevolate, le casse dello Stato italiano che per fronteggiare quest’ultimo sberleffo dovrà sicuramente introdurre nuove imposte che strozzeranno ulteriormente l’economia reale).

Va aggiunto che esiste una distinzione tra prestiti e erogazioni a fondo perduto: i prestiti andranno restituiti maggiorati di interessi capaci di coprire quelli di mercato e gli oneri della gestione dei prestiti stessi, quindi lo Stato europeo che utilizza i fondi prestati non beneficia completamente del minor costo della raccolta, di conseguenza è la fiscalità di ogni singolo Paese che deve far fronte all’estinzione del debito contratto nei confronti dell’Unione europea; invece, per le erogazioni a fondo perduto è l’UE che deve restituire il prestito, pertanto questa dovrà allargare la contribuzione dei propri Stati aderenti. Stante così la situazione, l’Italia non dovrà restituire solo i 127 miliardi maggiorati degli interessi via via maturati, ma dovrà anche partecipare al rimborso dei 390 miliardi che sempre l’Europa erogherà a fondo perduto. E c’è da giurarci, l’Italia sia pure in tempi lunghissimi, con la maggiorazione dei contributi da versare nel prossimi 37 anni avrà dato molto di più di quanto abbia potuto ricevere e, siccome non sarà effettuata alcuna stima della redditività ricavabile dagli investimenti ci ritroveremo in una condizione peggiore rispetto a quella attuale, ammesso che continueremo ad esistere come Nazione… ma certo, il bancomat a 0 spese e anzi riaccrediti sul capitale mai versato a garanzia non si può perdere, quindi, sì, continueremo a esistere ma da schiavi.

Lo Stato non è un’impresa e non è chiamato a fare utili, siamo d’accordo, e quindi ci sta che l’Europa si lamenti dell’anomalo funzionamento della burocrazia italiana, ma le riforme che chiede dovrebbe proporle e finanziarle in proprio senza chiedere la restituzione di quanto speso.

Siccome non è così è assurdo che continui a muoversi come un elefante o un cammello in un negozio di cristalleria, bisogna che essa chieda la dimostrazione preventiva che le somme spese producano reddito, altrimenti il risultato che ho preconizzato è scontato.

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10 commenti

  • don Sandro ha detto:

    Che il diavolo e l’acqua santa non vadano d’accordo mi sembra logico; che Pd (e tutti i suoi alleati) e Lega (e tutti i suoi alleati) non vadano d’accordo mi sembra altrettanto logico: per tutti si tratta di una corsa al potere che si scontra con l’avversario!
    Che si debba sempre parlare con paroloni (il più delle volte in inglese) mi sembra perfettamente illogico oltre che idiota e quindi non capisco tutti quei termini che si usano oggi (va bene che l’inglese è la lingua del secolo, ma accidenti un po’ di rispetto anche per noi poveri comuni mortali).
    Però chiederei a qualcuno che abbia un po’ di gentilezza di spiegare anche a me, che sono assolutamente privo di qualsiasi nozione di economia, quello che sta succedendo.
    L’accordo tanto sbandierato in questi giorni per l’arrivo di miliardi che sembrano noccioline, tanto vengono dati prodigalmente, è stato buono o no per l’Italia e gli italiani? Chi applaude e chi sbeffeggia! Senza paroloni tipo recovery found e tanti altri concetti cari a chi è del mestiere, potete spiegarmi se stiamo andando verso un periodo migliore o se dobbiamo continuare a preoccuparci di quello che sarà domani? E perché? Grazie a chi riuscirà ad illuminare la mia piccola mente.

    • Paolo TANGA ha detto:

      C’è solo da preoccuparsi. Faccio un’ipotesi alla Andreotti: secondo me, Conte è andato in giro dicendo di far approvare l’indebitamento europeo comune (in inglese chiamato Recovery Fund) perché venissero emessi titoli obbligazionari a un tasso più basso rispetto a quelli riservati all’Italia e che i costi maggiori se li sarebbe accollati l’Italia. Infatti, se sommiamo i milioni di cui i Paesi considerati virtuosi sono stati sgravati raggiungiamo la cifra di 7.548 milioni di euro, che rappresentano l’1,01% dei 750 milioni del piano e che pagheranno solo i Paesi che si indebiteranno. Conte di questi 7,5 miliardi se ne accolla 5 miliardi, lasciandone la metà agli altri Paesi che si indebiteranno. Quindi l’Italia già paga, senza aver ricevuto il prestito di 209 miliardi il 2,39%, mentre gli altri Paesi mediterranei lo 0,47%, Quindi per Conte noi dovremo pagare uno spread ben superiore ai 240 punti perché i prestiti saranno emessi solo a partire dall’anno prossimo e gli altri Paesi subiranno uno spread superiore ai 47 punti.
      Ce lo meritiamo? Dove sta questa solidarietà dell’Europa? Non esiste, non è mai esistita e mai esisterà. Se Conte è stato oggetto di elogi e di ovazioni significa che sono tutti collusi. Cib queste premesse, certamente i 209 miliardi non saranno spesi nell’interesse degli Italiani, ma per foraggiare qualcun altro interessato e ne usciremo peggio della Grecia.

  • Adriana ha detto:

    O.T. ,per noi , mezzo affogati nella sentina di falsa misericordia politica ,economica , religiosa e morale da Costantinopoli/Istambul si leva un gesto assai significativo e chiaro .
    Alì Erbas ,Imam e ministro degli affari religiosi in Turchia ,
    entra in Santa Sofia imbracciando la spada ottomana .
    https://www.iltempo.it/esteri/2020/07/24/news/imam-santa-sofia-sfida-cristianita-entra-in-moschea-con-una-spada-ottomana/
    “La spada ottomana è una tradizione nelle moschee che sono il simbolo della conquista e Hagia Sophia E’ UN SIMBOLO di CONQUISTA ” : (queste le sue parole …)
    Come non pensare al gonfalone dell’ammiraglia turca a Lepanto preso dai Combattenti Cristiani e restituito alla Turchia da Montini ? Come non pensare a un certo baciozzo ad Abu Dhabi tra Bergoglio e Al Tayebb? Come non pensare alla “castroneria “antistorica e ideologica della ” Religione di pace” , diffusa e pubblicizzata come un mantra per followers papolatrici , ignoranti ,vanitosi , superficiali e imprudenti come il loro attuale Pope Francis ?

  • Astore da Cerquapalmata ha detto:

    Quando sento parlare di TRATTATIVE mi viene da ridere.
    Si tratta quando si ha qualcosa da OFFRIRE, non quando si chiede l’elemosina.
    Chi porge tende una mano e con l’altra tiene il cappello, prega, non tratta. E Conte ha pregato, ma non Dio, ma i suoi datori di lavoro.
    Così così non si può chiamare solidarietà ciò che va restituito con gli interessi

    • Astore da Cerquapalmata ha detto:

      Se l’Italia non mette sull’altro piatto della bilancia l’uscita dall’euro, certamente non sta trattando

  • FABIO TORREMBINI ha detto:

    questi articoli sono surreali, tipico dell’italico piangere e fottere! Non una parola sul vergognoso debito che abbiamo costruito a forza di finanziare il non lavoro con bonus (a nulla), quote 100, rdc e, da ultimo, il vergognoso e inutile bonus bebè (fino a 21 anni….) di 200 euro al mese che ci costa 21 mld!! Siamo la nazione dove si lavora di meno, dove ci sono più pensionati rispetto ai lavoratori e dove c’è la produttività più bassa. Infatti da 30 anni cresciamo la metà della media Ue e quando si va in recessione, come ora, lo si fa a velocità doppia! Idem dicasi per il trito esempio della Grecia, rispetto alla quale occorrerebbe conoscere la situazione ex ante (bilanci falsi, debito alle stelle, pensioni e sussidi per tutti…). La cosa giusta che si scrive (e vergognosa sì), è che noi siamo gli unici a non aver presentato un piano, me lo dovremo fare entro il 15 ottobre. Per fortuna le condizioni saranno ferree, ci mancherebbe altro! L’Italia riceverà circa € 500 pro capite, gli olandesi conferiranno oltre € 900 ciascuno (si vedano le reazioni contro Rutte dei suoi concittadini…), i tedeschi 840… Non va bene? Tornate alla liretta e provate ad andare sul mercato a chiedere soldi a prestito allo 0,1% (Mes…) o al 1,5%. Non fosse per le tonnellate di titoli del nostro debito che la BCE acquista sul mercato secondario saremmo già strafalliti…….. Invece di presentarci con umiltà come fece De Gasperi a Parigi nel 1946, posto che da Maastricht in poi non abbiamo rispettato nulla di quanto concordato!, facciamo gli spavaldi e spariamo contro quelli che non ci…. regalano i soldi ! Sì, surreale!

    • Corrado Bassanese ha detto:

      Uno dei soliti esterofili!
      De Gasperi?
      Con il cappello in mano ottenne il Sud Tirolo (tanto l’Austria perse la guerra e non poteva protestare tanto) e Trieste, ma perse l’Istria. Noi pagammo i danni di guerra, ma la Germania ebbe uno sconto.
      E a proposito della virtuosa Germania, ci scordiamo le agevolazioni che, dall’Europa, la stessa ebbe in occasione della nefasta (per noi) unificazione?

  • franz ha detto:

    meglio esser schiavi della Troika o schiavi dei 5stelle ?

    • alessio ha detto:

      Ma perché invece che farlo spiegare a
      Sallusti che in quanto iuventino gli
      piace vincere il recovery non lo
      fanno spiegare alla D’urso che è
      bella e brava e piange come una
      ministra ?