GLI EBREI E PIO XII. QUANDO FU CANDIDATO AL PREMIO NOBEL.

4 Luglio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta ci offre un articolo estremamente ampio, documentato e difficilmente confutabile sulla posizione e la condotta di papa Pio XII durante la guerra e l’occupazione nazista. Buona lettura.

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Dopo aver svelato e demolito, nel capitolo precedente [leggi qui], la struttura della calunnia contro Sua Santità Pio XII, oggi entriamo nell’essenza delle accuse. Anzi, ci sono altre accuse. Sono molto addolorato. Un intellettuale ebreo, che rispetto molto, sottolinea la sua lontananza dall’operazione sovietica de “Il Vicario” dell’agente del KGB Rolf Hochhut. Considera il Pastore Angelico tuttavia ostile agli ebrei e all’ebraismo, anche in nome della sua strenua difesa della dottrina tradizionale. E aggiunge: «salvataggio dei criminali nazisti in fuga, rifiuto alla restituzione dei bambini ebrei ospitati nei conventi, opposizione totale al nascente stato d’Israele, opposizione al nascente dialogo e alle iniziative promosse da Jules Isaac, questione “perfidis Iudaeis”» concludendo «E per favore non mi citi Golda Meir….»

Ricordo questa lettera, tra molte di altri amici ebrei, e un’altra, che solleva «Lo scandalo degli archivi su Papa Pio XII, scoperto solo dopo lo scorso 2 marzo». Per favore, cari fratelli ebrei, state attenti. Vi conosco, posso giurare sulla vostra buona fede. So bene che i veri nemici di Sua Santità Pio XII non siete voi ma i circoli elitari. Non capisco dunque tanta ostinazione nell’accusare senza prove. Ora siate pazienti e seguite i miei passi.

A metà del 2004 fu pubblicata “Inter Arma Caritas”, raccolta dall’Archivio Segreto Vaticano, due volumi. Sono stati pubblicati anche 11 volumi: Gli Atti e documenti della Santa Sede relativi al periodo della II Guerra Mondiale. Il secondo volume dell’Inter Arma Caritas elenca – nome e cognome – le centinaia di ebrei salvati in Vaticano. Chi ha letto questi volumi? Quanti li hanno studiati? A giudicare dalle accuse, ben pochi.

Nel febbraio 2005, la targa che calunnia Sua Santità Pio XII fu affissa nel Museo Yad Vashem. Nel frattempo, Giovanni Paolo II pativa le ultime settimane della sua vita. Non aveva pertanto le forze reagire. Oggi sappiamo che la “mafia di San Gallo” cospirava per inquinarne la successione. Sua Santità Benedetto XVI fu eletto; un ebreo molto rispettato, RG, associato alla peggiore schiuma di Clinton, agì per far cadere papa Ratzinger. La maggior parte dei circoli ebraici plaudì a Bergoglio. Dopo questo capolavoro di autolesionismo ebraico, l’ennesimo della loro storia, stiamo ancora discutendo sul gigante della Fede e dell’intelletto, Sua Santità Pio XII. Meditate, fratelli ebrei, meditate.

Non abbiate paura

Nessuno dei miei illustri interlocutori contesta una sola sillaba di quanto ho scritto nel primo capitolo. Tutti concordano sull’inquinamento sovietico de “Il Vicario”. Essi ampliano tuttavia il campo delle accuse, senza abbandonare il metodo già discusso nel primo capitolo. Sono accuse senza prove, che trasformano la Storia in un tribunale in cui l’imputato (già deceduto) deve dimostrare la sua innocenza. Capisco, la situazione oggi esige un bel coraggio ad ammettere un errore. Sia i circoli ebraici come quelli di sinistra (sedicenti cattolici) devono tuttavia trovare il coraggio di andare controcorrente. Il coraggio è la virtù dei tempi difficili. Io sono quindi costretto a sparare nel mucchio. Potrebbero alcuni amici vedervi un attacco personale? Se così fosse: «Amicus Plato, sed magis amica veritas» (Platone è mio amico, ma io sono più amico della verità).

Affermano: «Si può dire molto di più su Sua Santità Pio XII!» Va bene, la sfida è stata accettata. Lasciamo Rolf Hochhut al suo famigerato destino e affrontiamo le nuove accuse, comunque portate avanti con lo stesso metodo del Il Vicario.

Contro i fatti non valgono gli argomenti

Rolf Hochhut è quindi una questione chiusa? No, assolutamente no. Anzi, occorre comprenderne la lezione. Nessuno dei miei interlocutori nega, come ho detto, la direzione sovietica del gioco. Tuttavia, resta da spiegare – essi devono sentire il dovere di spiegare – una calunnia durata tre quarti di secolo contro Sua Santità Pio XII, “insensibile” e “silenzioso”, secondo quanto Hochhut sostiene nel suo dramma sull’Olocausto.

Non ho bisogno di citare Golda Meir come paventa il mio illustre interlocutore. Chiunque può trovare sul web quanto essa ha elogiato Sua Santità Pio XII. So perché lo ha fatto. Sorvolo anche sulla guerra dello Yom Kippur, quando essa era primo ministro; una delle pagine più buie della storia israeliana, di Richard Nixon e di un altro ineffabile ebreo, Henry Kissinger. Non cercheremo nemmeno sui giornali italiani le lodi a Sua Santità Pio XII, in particolare sui quotidiani della sinistra: l’Unità, l’Avanti o Paese Sera, finanziati dal Cremlino. Spargevano veleno, soprattutto dopo aver perso le elezioni politiche del 18 aprile 1948. Nonostante tutto, i miei stimati interlocutori ebrei sono ben consapevoli di quante centinaia e centinaia di testimonianze – guerra durante e subito dopo – hanno riconosciuto la bontà e la misericordia di Sua Santità Pio XII verso gli ebrei. Le testimonianze sono apparse sui giornali non influenzati dal Vaticano: The Palestine Post, The Réforme Advocate, Bnei British Messenger, American Jewish World, Jewish Telegraph Agency… solo per elencarne alcuni. Limitiamoci a qualche curiosità. Il 19 ottobre 1945, The Réforme Advocate diede una notizia (pubblicata sei giorni prima anche da Jewish Telegraph Agency): il World Jewish Congress donava $20.000 al Vaticano “in segno di gratitudine per ciò che aveva fatto a favore degli ebrei durante la guerra”. L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane caldeggiò la donazione; si badi: «Unione delle Comunità Ebraiche Italiane».

Pochi giorni dopo, Papa Pio XII ricevette il rabbino David Prato. Egli fu rabbino capo a Roma e direttore del Collegio rabbinico italiano dal 1945 fino alla sua morte nel 1951. Rav Prato ringraziò Sua Santità Pio XII per l’aiuto fornito agli ebrei durante la persecuzione.

La donazione del Congresso ebraico mondiale fu aspramente criticata dal quotidiano socialista svizzero Berner Tagwacht: «Mentre gli ebrei europei superstiti vivono nella disperazione e nella sofferenza, non c’è motivo per un tale dono all’istituzione più ricca del mondo». Rav Prato non se ne curò. L’Archivio Centrale di Storia del Popolo Ebraico a Gerusalemme conserva tutto le carte dell’archivio personale di Rav Prato. I dirigenti di Yad Vashem lo sanno? A proposito, gli archivi svizzeri sulla Shoah sono ancora chiusi. Ne parleremo.

Premio Nobel per la Pace

Nessuno ricorda, davvero nessuno ricorda un fatto sensazionale? Un fatto che dovrebbe chiudere qualsiasi questione e contraddizione riguardo all’accusa di insensibilità e silenzio di Sua Santità Pio XII. Questo dettaglio ha eluso gli accusatori o è stato nascosto.

Alla fine di marzo del 1947, Sua Santità Pio XII fu nominato insieme ad altre personalità di spicco per ricevere il premio Nobel per la pace. I miei illustri interlocutori ebrei sanno chi ha sostenuto la candidatura? Un piccolo aiuto: non era il Vaticano, non era l’Unione Sovietica, né la Gran Bretagna, né la Francia, né la Germania occidentale. Cari amici, state tranquilli comunque, emettete un grande sospiro di sollievo: Sua Santità Pio XII non ha ricevuto il premio Nobel per la pace. Sono stati assegnati due enti di beneficenza, uno dagli Stati Uniti, l’altro dalla Gran Bretagna: l’American Friends Service Committee e The Friends Service Council, entrambi Quacqueri.

Sua Santità Pio XII immediatamente respinse la candidatura: «Il Papa non ha bisogno di premi per fare il suo dovere», disse a Mons. Domenico Tardini che gli aveva comunicato la notizia. Il problema fu chiuso senza ulteriore clamore, come al solito. Questo fu l’uomo, Sua Santità Pio XII.

Una nomination per il Premio Nobel per la pace – nel 1947 – non sarebbe stata possibile se fosse stata rilevata una piccola macchia sulla condotta di Sua Santità Pio XII verso gli ebrei. Un’indagine preliminare è stata condotta da coloro che hanno vissuto l’Olocausto, direttamente o indirettamente. Non ci fu una sola voce contraria dagli ebrei e dalle cancellerie occidentali. Perché, cari fratelli ebrei, dimenticate questo dettaglio?

Partigiani ed ebrei partigiani devono rispondere

Cari fratelli ebrei, le accuse a Sua Santità Pio XII sono sconce. Le accuse arrivano anche da pulpiti più sconci delle accuse stesse. I fatti gridano; tra i fatti, non solo la candidatura al Premio Nobel per la pace. Fate attenzione.

Tre mesi prima della deportazione degli ebrei romani, due mesi prima dell’8 settembre, venti giorni prima della caduta del fascismo, The American Jewish del 2 Luglio 1943, giornale ebreo americano, scrisse: «Settecento ebrei italiani sono rifugiati in Vaticano». Sua Santità Pio XII, come al solito, non fece un comunicato stampa (che delusione!).

La notizia apparve anche sul giornale nazista Stürmer’s Kick, di proprietà di Julius Stürmer, protetto di Hitler, impiccato a Norimberga per crimini contro l’umanità, il 16 ottobre 1945. I nazitedeschi sapevano pertanto nei dettagli quanto accadde nelle basiliche, nei monasteri, nelle abbazie, ovunque fosse possibile nascondere ebrei in luoghi sacri; migliaia di persone.

I nazitedeschi seppero anche di duemila bambini ebrei francesi, cui fu negato il visto dal governo britannico. I bambini furono infatti deportati e gasati. Eppure nel 1943, gli Alleati sollecitarono Sua Santità Pio XII ad alzare la voce contro il nazismo. Perché questo doppio gioco?

Che cosa fecero gli Alleati quando Sua Santità Pio XII diffidò il maresciallo Pétain a non deportare gli ebrei? Era il 1941, due anni prima. Che cosa fecero gli Alleati? NIENTE. Sabotarono le ferrovie? NO. Bombardarono i campi di sterminio in costruzione? NO.

Molto più coraggiosi furono i militi della Guardia Palatina, destinati a “servire Sua Santità”, praticamente disarmati, se non per il vecchio moschetto Remington.

Era primavera del 1944, poco dopo il massacro delle Fosse Ardeatine. Il maggiore Herbert Kappler tentò di irrompere in San Giovanni in Laterano, la basilica extraterritoriale del Vaticano a Roma. Costui voleva a catturare gli ebrei rifugiati nella basilica. Il comandante della Guardia Palatina di Sua Santità Pio XII, Conte Francesco Cantuti-Castelvetri si oppose senza esitazione con un manipolo della Guardia. Il macellaio delle Ardeatine reagì con disprezzo, urlando e deridendo i soldati armati di moschetto senza colpo in canna: «Costoro» scandì il macellaio «non impediranno ai soldati del Reich di adempiere agli ordini del Führer!»

Sua Santità Pio XII aveva ordinato che la Guardia Palatina non avesse il colpo in canna, con l’eccezione del comandante, armato di una pistola. Il conte Cantuti-Castelvetri – al servizio della Santa Sede dal 1926 al 1970 – puntò la sua Beretta sul petto di Kappler, ingiungendogli di fermarsi. Il nazista desistette, colpito dalla fermezza del nobile militare italiano. Oggi possiamo ragionevolmente presumere le intenzioni esplorative del macellaio Kappler. I nazitedeschi – come abbiamo già detto – sapevano da sempre dei rifugiati ebrei nei luoghi sacri romani. Se il Vaticano avesse lasciato catturare i rifugiati in un luogo extra territoriale, i nazitedeschi avrebbero avuto mano libera in ogni dove a Roma e dintorni. Il conte Canuti- Castelvetri rispondeva direttamente a Sua Santità Pio XII. Il suo eroico gesto rispondeva pertanto alla volontà del Papa e assicurò che una razzia nei luoghi sacri non sarebbe passata sotto silenzio, al contrario della deportazione dei bambini francesi, nello sconcio silenzio degli Alleati. Il coraggio del conte Canuti – Castelvetri salvò quindi la vita non solo ai rifugiati di San Giovanni in Laterano. Egli salvò anche i rimanenti 5mila rifugiati nei luoghi sacri di Roma; uomini, donne e bambini. Che disdetta anche i bambini!

Era primavera del 1944. Nel frattempo, cosa facevano gli eroici GAP (Gruppi di Azione Partigiana) del sovietico Pietro Secchia a favore degli ebrei? NIENTE. Che cosa fecero gli ebrei romani dei GAP? Esattamente quanto fecero durante la deportazione dei fratelli ebrei, il 16 ottobre 1943: NIENTE.

Anzi, fecero qualcosa il 17 ottobre, il giorno dopo la deportazione dei fratelli ebrei (che disdetta!). Gli eroici partigiani misero molti chiodi a tre punte lungo la via Casilina per fermare i camion nazisti, diretti al fronte meridionale. Perché non hanno fatto lo stesso il giorno prima, il 16 ottobre, coi camion sui quali avevano caricato i loro fratelli ebrei? Per quale sconcio motivo non fecero nulla? Per quale sconcio motivo su questa omissione grava tuttora una fetida omertà?

Sarebbero bastati tre chilogrammi di tritolo sul binario 21 appena fuori dalla Stazione Termini, sarebbero bastati per fermare il treno e assalire il plotone che lo scortava. Non fecero nulla. Oggi accusano Sua Santità Pio XII di non aver fermato il treno.

Il 20 ottobre 1943, quattro giorni dopo la deportazione dei mille ebrei romani – ripeto: quattro giorni dopo – un gruppo di partigiani assaltò Forte Tiburtino. Molti di loro furono uccisi. Se le stesse forze avessero assaltato Palazzo Salviati quattro giorni prima, avrebbero avuto ben maggiori possibilità di successo, per salvare gli ebrei rinchiusi nelle cantine prossime all’uscita principale di palazzo Salviati. Ho lavorato in questo edificio per molto tempo. Esso non è una fortezza, è una dimora. Esso è accessibile almeno da tre lati diversi, tutti difficilmente difendibili. Quella notte fu presidiato da un plotone di nazitedeschi, come testimonia uno che viveva nelle vicinanze, Giorgio Romano, “Io ho visto” (Gela, 2003). Perché i partigiani, fra i quali vi erano numerosi ebrei, non tentarono un assalto come fecero quattro giorni dopo contro il ben più munito Forte Tiburtino? Per quale sconcio motivo non fecero nulla? Per quale sconcio motivo su questa omissione grava tuttora una fetida omertà?

Accuse infami senza documenti a sostenerle

Il 28 dicembre 2004, il quotidiano italiano Corriere della Sera pubblicò un articolo di Alberto Melloni, professore di storia cristiana. Costui “svelò” l’esistenza d’un documento “agghiacciante”: l’ordine di Sua Santità Pio XII di non restituire bambini ebrei sfuggiti all’Olocausto e ricoverati nelle istituzioni cattoliche.

Questa accusa, miei cari interlocutori e fratelli ebrei, è ancora una volta autolesionista perché conferma la pochezza e, perdonatemi, il sudiciume dietro le accuse al candidato al Premio Nobel per la Pace del 1947.

Il 28 dicembre 2004, la data non appare casuale. Tre mesi prima, come abbiamo già detto, furono pubblicati – grazie a una intelligente e lungimirante iniziativa del Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, Mons. Sergio Pagano – “Inter Arma Caritas” nonché 11 volumi di “Atti della Santa Sede durante la seconda guerra mondiale”. Questa pubblicazione infastidì quanti progettarono di colpire Giovanni Paolo II mentre era gravemente malato e prossimo alla fine.

Nel febbraio 2005 fu affissa la targa diffamante Sua Santità Pio XII sul muro di Yad Vashem, così sporcando la memoria della Shoa. L’artefice italiano fu un nemico personale (sedicente ebreo) di Giovanni Paolo II.

Alcuni dei miei illustri interlocutori probabilmente sanno che le tesi del professore Melloni sono state smontate pezzo per pezzo, documenti alla mano, col libro “PACELLI RONCALLI I BATTESIMI DELLA SHOA”, pubblicato il 15 maggio 2005 da due formidabili ricercatori e veri storici, Andrea Tornelli e Matteo Luigi Napolitano.

Documento dopo documento, i due autori hanno dimostrato quanto Sua Santità Pio XII ha fatto per salvare i bambini ebrei dalle camere a gas; quanto ha fatto per accoglierli e poi restituirli alle famiglie o istituzioni riconosciute, conformemente alle leggi vigenti nei vari paesi di appartenenza.

Il Vaticano è stato l’unico stato al mondo che ha fatto così tanto e così radicalmente, operando in tutto l’immenso teatro di guerra.

Il professor Melloni non ha risposto a questo volume e continua a insegnare la storia del cristianesimo. Non posso riassumere duecento pagine del volume e sessanta pagine di documenti allegati. Miei cari fratelli ebrei, compratelo e studiatelo.

Mi addolora che i miei stimati interlocutori ebrei accreditino qualsiasi tesi sfavorevole di Sua Santità Pio XII, senza giustificazione documentale, rifiutando di leggere documenti che confermano gli enormi sforzi di Sua Santità Pio XII. Egli fu l’unico capo di stato rimasto a Roma durante l’occupazione nazitedesca. La diplomazia vaticana fu l’unica a impegnarsi coralmente per proteggere gli ebrei e tutti gli altri perseguitati dai nazisti, nell’immenso scenario di guerra mondiale. Rispondetemi, per cortesia, cari fratelli ebrei: quale altro motivo giustificò la candidatura di Sua Santità Pio XII al premio Nobel per la Pace?

Il falso non è falsificabile, altrimenti sarebbe vero. Coloro che violano questa legge sono tenuti ad avvolgere la prima menzogna in una ancora più grande, e poi un’altra; una bugia dopo l’altra, per diventare una matrioska sempre più grossa, alimentata da bugie sempre più insostenibili.

Questo è il motivo per cui non è più possibile né sufficiente mettere da parte Hochhut e il suo fetido Vicario, il nucleo della matrioska di bugie. La caparbietà di rimanere nel falso arriva fino a ostracizzare gli autori ebrei che si rifiutano di essere imprigionati nella matrioska. Quanto può durare tutto questo mentire? Come si possono sostenere accuse così infamanti e prive di fondamento?

Salvezza dei criminali nazisti?

Torniamo all’autolesionismo ebraico. Se solo avessero letto la raccolta pubblicata nel 2004, come abbiamo già detto più volte, dagli Archivi Segreti del Vaticano, avrebbero capito che Sua Santità Pio XII si limitava a chiedere clemenza per i criminali di guerra, com’è necessario, giusto e opportuno faccia il Vicario di Cristo in terra.

2 aprile 1938. Il giornale Palestine Post rivela il duro rimprovero del Vaticano ai vescovi austriaci deboli coi nazisti nel plebiscito sull’invasione “senza sangue” dell’Austria: “Oltre alle difficoltà sul Concordato”, firmato dal Vaticano e dalla Germania dai nazisti, il quotidiano ebraico nota che questo rimprovero distrugge “Qualsiasi idea di incoraggiare, o addirittura indulgere, i metodi utilizzati per conquistare l’Austria.”

Un anno dopo il cardinale Eugenio Pacelli – colui che guida la Segreteria di Stato che schiaffeggia i vescovi austriaci – diventa Papa e spende tutta l’eredità principesca, lasciatagli dal padre, per salvare ebrei e altri perseguitati dai nazisti tedeschi.

C’erano prelati e sacerdoti che sostenevano la fuga nazista? È possibile che il vescovo austriaco Alois Hudal si distingua. Secondo i soliti accusatori senza documenti, Hudal salvò numerosi nazisti e “fu aiutato dal Vaticano”. Hudal fu allontanato dal Vaticano e non ebbe alcun accesso a Sua Santità Pio XII molto prima della guerra, quando pubblicò un libro filo-nazista. Hudal fu ospitato in un collegio romano, distinto e lontano dal Vaticano.

In questa storia un fatto irrefutabile rimane in primo piano: l’intero territorio italiano era sotto il controllo degli Alleati. Si legga quanto scrive il mensile ebreo SENTINEL di Aprile 1947 “Beware! The Nazi Live” in un lungo editoriale a pagina 85.

Fino alle sporcizie di Hochhut nessuno osò accusare Sua Santità Pio XII. Le colpe addossabili a qualche prelato sono trascurabili rispetto a quanto fecero la Croce Rossa Internazionale e le agenzie governative di Gran Bretagna, Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia e, non dimentichiamoci, della Germania federale.

I servizi segreti tedeschi della Germania occidentale, con le benedizioni di Washington e Londra, sorsero sulle ceneri dell’«organizzazione Gehlen».

Il 22 maggio 1945, il generale Reinhard Gehlen, nazista, capo del servizio segreto di spionaggio antisovietico, si arrese agli americani. William Donovan, direttore dell’OSS (Office of Special Operation, antecedente alla CIA), studiò 52 scatole di documenti di Gehlen. Il generale nazista, torturatore spietato della popolazione e dei partigiani russi, fu così reclutato quale capo dipartimento degli affari sovietici dell’OSS. Il 12 luglio 1946, Gehlen tornò nella Germania occidentale sotto controllo degli Alleati, per formavi l’«Organizzazione Gehlen». Questa struttura fu composta anche da criminali del Terzo Reich. Il 18 settembre 1947 Gehlen e la sua organizzazione transitarono alle dipendenze della neonata CIA. Dieci anni dopo, il 1° aprile 1956, l’organizzazione Gehlen, passò sotto il controllo della Germania occidentale. L’organizzazione costituì il nucleo del servizio segreto della Germania federale, il BND. Gehlen fu direttore fino ad aprile 1968. Gerhard Wessel, vice di Gehlen e anch’egli di chiara fama nazista, gli succedette fino al dicembre 1978.

In questa melma nacque la “rete Odessa”, creata scientificamente per portare i nazisti in Sud America, fornendo denaro, documenti falsi e passaporti. Da questo verminaio partì l’accusa contro Sua Santità Pio XII – dopo Il Vicario e dopo la morte di John Kennedy – di aver aiutato la fuga dei criminali nazisti.

D’altra parte, la famigerata STASI ha le stesse fetide radici. Le due organizzazioni, BND e STASI, hanno continuato a mantenere contatti costanti fino alla caduta del Muro, quando gli agenti STASI (centinaia solo in Italia) sono passati nei BND senza alcun controllo dell’Unione Europea e tanto meno dell’Italia.

Quanto complicato fosse il mondo del dopoguerra si può capire ancora una volta da un libro. L’ebreo Philip Sands in “Ratline” offre una grandiosa indagine storica, con documentate fonti non vaticane, con ritmo mozzafiato da thriller. L’opera chiarisce fino a che punto i crimini contro l’umanità si sviluppano molto più in basso rispetto alle istituzioni statali, radicando anche nelle profondità più intime delle persone e, come nel nostro caso, portando a uno stonato coro di calunnie.

Occorre capire e scegliere

Sua Santità Pio XII fu il nucleo della collaborazione cattolica con il nazismo? Se la risposta è “Sì”, quanti sostengono questa tesi devono porgere documenti inconfutabili. In tal caso, suggerisco di evitare il professor Melloni.

Nel 1967, Pinchas Lapide, diplomatico, console israeliano a Milano, scrisse: «La Chiesa cattolica, sotto il pontificato di Pio XII, fu determinante nel salvare almeno 700.000, ma probabilmente ben 860.000 ebrei da morte certa per mano nazista. Queste cifre, sono piccole in confronto ai sei milioni di martiri il cui destino è oltre ogni consolazione, superano di gran lunga tutti quelli salvati da tutte le altre chiese, istituzioni religiose e organizzazioni di soccorso messe insieme».

Pinchas Lapide è meno affidabile del prof Melloni? I documenti finora conosciuti smentiscono il prof e asseverano Pinchas. Chi ha altri documenti li tiri fuori senza inquinare le notizie. La falsificazione per mezzo di un giornale è inaccettabile in un serio dibattito, il cui livello, tuttavia, anche da parte ebraica si è tentato di elevare. Nel 2008 L’Osservatore Romano (quotidiano vaticano) pubblicò un’intervista di Maurizio Fontana allo storico ebreo italiano Paolo Mieli, allora direttore del Corriere della Sera. «La storia porterà giustizia a Pio XII» affermò Paolo Mieli. Nessuno osò smentirlo. Silenzio. Lo scandalo vero è questo silenzio davanti ai documenti e ai fatti. Lo scandalo non è il silenzio di Sua Santità Pio XII, mentre operava concretamente per gli ebrei, a Roma e nel mondo. Egli operava mentre altri, prima non fecero nulla o furono conniventi coi nazitedeschi, poi calunniarono Sua Santità Pio XII, candidato al premio Nobel per la Pace col favore del Congresso Mondiale Ebraico.

Lo scandalo fu e rimane il silenzio di coloro che, dopo aver accusato senza prove, tacciono e non rispondono, in attesa della prossima occasione per riprendere la calunnia. Questo metodo oscuro è inaccettabile.

Non si può macchiare la memoria del Pastore Angelico e accettare le menzogne di improvvisati artisti della truffa. L’eredità di Hochhut andò all’ateo ebreo Saul Alinsky, tra i cui seguaci troviamo Hussein Barack Obama, la sua comare Hillary Clinton e l’ebreo collaborazionista dei Nazi, George Soros. Nessun accento è mai stato sentito contro questi nemici degli ebrei e della fede ebraica. Nessun accento che sia lontanamente paragonabile ai veleni contro Sua Santità Pio XII. Perché? Una risposta chiara e convincente è d’obbligo. Non possiamo giocare con parole, persone e santi. Il dramma rischia di trascolorare nel grottesco, molto più grottesco perché involontario. Taluni, troppi appaiono come giudici che condannano quanto è loro incomprensibile.

Pio XII non era nemico di Israele

Ancora una volta, vi esorto, cari fratelli ebrei, a leggere e studiare i documenti pubblicati dal Vaticano nel lontano 2004. Non esiste un solo atto a sostegno dell’ostilità contro Israele. Tali accuse arriveranno dai documenti disponibili dal 2 marzo? Va bene, aspettiamo. Qualcuno, tuttavia, spieghi sulla base di quali documenti disponibili oggi e ieri sono state presentate tali accuse.

Nel 1946, il mondo musulmano era in ebollizione. Nel corso dell’anno, le Nazioni Unite approvarono il piano di spartizione dell’UNSCOP (Comitato speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina) per la Palestina. Winston Churchill e Antony Eden erano i veri nemici degli ebrei, come i giornali ebraici non mancarono mai di sottolineare in quegli anni. Il Piano dell’UNSCOP fu spacciato per soluzione del conflitto tra ebrei e musulmani; conflitto scoppiato durante il mandato britannico sulla Palestina. Il lemma “Palestina” – come abbiamo spiegato nelle puntate precedenti – non aveva senso. Non di meno fu utilizzato sconsideratamente nella Dichiarazione Balfour. La mela fu avvelenata dalla piazza petrolifera di Londra. Musulmani ed ebrei ci cascarono.

Il piano prevedeva una separazione tra i due stati, uno ebreo, un altro musulmano e Gerusalemme sotto il controllo internazionale. I paesi arabi respinsero il piano delle Nazioni Unite e la guerra iniziò nel 1948. Il costo del petrolio ebbe la prima impennata del dopoguerra.

Il 3 agosto 1946, i delegati del “Supremo Comitato Arabo della Palestina” ottennero udienza da Sua Santità Pio XII. I mussulmani presumevano di avere sostegno del Vaticano alle loro posizioni. La voce del Papa fu limpida, la Sua equidistanza fu inequivocabile: «Senza dubbio, la pace si può realizzare solo nella verità e nella giustizia. Questa suppone il rispetto dei diritti altrui, di particolari posizioni e tradizioni specialmente nel campo religioso, e il preciso compimento dei doveri e degli obblighi ai quali è tenuta ogni famiglia di abitanti. Ecco perché dopo avere ricevuto in questi ultimi giorni numerosi appelli e reclami dalle diverse parti del mondo e per differenti – motivi, sentiamo superfluo dirvi che riproviamo ogni ricorso alla forza e alla violenza, da qualunque parte venga, come anche condannammo più volte nel passato le persecuzioni di un antisemitismo fanatico, scatenatesi contro il popolo ebreo. Questo atteggiamento di assoluta imparzialità l’abbiamo sempre mantenuto nelle circostanze più varie, e intendiamo conformarviCi anche per l’avvenire. Ma è evidente che questa imparzialità che Ci impone il Nostro ministero apostolico e che Ci mette al di sopra dei conflitti che agitano la società umana, non può significare indifferenza soprattutto in questo momento così difficile. E così vi assicuriamo che tutto ciò che dipenderà da Noi e dalle possibilità che Ci saranno offerte, lo impegneremo perché la giustizia e la pace divengano una benefica realtà, e creino con l’efficace cooperazione di tutti gli interessati, un ordine che garantisca a ciascuna delle parti presentemente in conflitto, la sicurezza dell’esistenza e, nello stesso tempo, delle condizioni fisiche e morali della vita, sulle quali possa stabilirsi normalmente uno stato di benessere materiale e culturale assieme».

Questa fu e rimase la posizione di Sua Santità Pio XII, prima e dopo la nascita di Israele. Doveva plaudire la guerra? Doveva diventare partigiano di una parte? Non l’ha mai fatto, né prima né dopo.

Quanti legittimamente sostengono Israele si aspettano dal Vaticano e da Sua Santità Pio XII la soddisfazione delle loro aspettative, quanto più rapidamente possibile. Ciò accadde allora e accade oggi. È comprensibile. Sfortunatamente, la diplomazia del Vaticano non funziona così. Il suo tempo e i suoi orizzonti non potevano essere allora e neppure oggi i medesimi orizzonti di uno stato appena nato, frettoloso di affermarsi.

Sua Santità Pio XII ha seguito questa linea prudente ed è stato leale con tutte le parti in causa. Dopo l’abdicazione di S.S. Benedetto XVI non è stato più così, spostando il baricentro contro Israele, eppure non si sono udite le velenosità che colpiscono tuttora il Pastore Angelico. Perché?

Prima ho affermato che taluni fanno la figura di quei giudici che condannano ciò che non capiscono. Il paragone mi torna in mente per Jules Isaac e per le sue lodevoli quanto confuse iniziative per il dialogo tra ebrei e cattolici.

Jules Isaac fondò l’«Amitié Judéo-chrétienne de France» (Amicizia giudeo-cristiana della Francia). Il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, nunzio a Parigi, non dette referenze entusiasmanti in Vaticano. Isaac fu ricevuto da Sua santità Pio XII, al quale descrisse il suo progetto di dialogo. Non ci fu alcun seguito.

Pochi giorni fa, La Croix (settimanale cattolico francese) e L’Osservatore Romano hanno ricordato il sessantesimo anniversario dell’incontro di Jules Isaac con San Giovanni XXIII in Vaticano. Secondo La Croix, questo incontro ha portato a una riconciliazione tra ebraismo e cattolicesimo, che si sarebbe conclusa proprio con l’attuale pontificato.

Questa stupidaggine politica (e non solo politica) è sufficiente a dimostrare, se mai fosse ancora necessario, quanto lungimirante fosse Sua Santità Pio.

Isaac era profondamente legato a Claude Peguy, cui dedicò la sua autobiografia, “Expériences de ma vie” (Paris 1959). I due erano collegati dal desiderio di dimostrare la profonda connessione tra Israele e la Chiesa cattolica. Isaac e Peguy erano solidali con Giorgio La Pira, le cui posizioni erano anni luce lontane da quelle del Papa.

Dopo tutto, Giorgio La Pira non fu amico neppure col neonato stato di Israele. Le relazioni di La Pira, nel partito Democrazia Cristiana, vorticavano fra Firenze e Bologna. Quella fu la “Democrazia Cristiana” che generò Ciriaco De Mita e Romano Prodi. Quello fu ed è tuttora nella sinistra italiana il nucleo degli ostili ieri ad Aldo Moro e da sempre a Israele. Essi sono responsabili del declino dell’Italia, morale ed economico. Sua Santità Pio XII era lungimirante.

Se io volessi essere malizioso, direi agli ebrei che hanno accolto con favore la celebrazione di Jules Isaac sull’Osservatore Romano: «Non avete apprezzato Sua Santità Pio XII, ora godetevi Bergoglio e la sua amicizia con l’OLP».

Isaac e Peggy erano certamente in buona fede e pieni di buone intenzioni. Il realismo politico è tuttavia irrinunciabile. L’attuale declino della civiltà giudeo-cristiana è stato causato anche dagli utili idioti, non solo dai malvagi. Senza dimenticare che il grottesco è sempre in agguato. Eccone un esempio.

Perfidi Ebrei? No, riconoscimento della loro Fede

Per una curiosa coincidenza, in queste ore un ignoto ha introdotto tre ulteriori invocazioni alla Vergine Maria Santissima, una delle quali “Conforto dei Migranti” è resa in latino con uno spericolato “Solacium migrantium”. Siamo sicuri che non c’è alcuna intenzione blasfema in questa preghiera. “Solacium” nel latino medievale significava “consolazione”. Lo zelante prelato avrebbe tuttavia fatto bene a tener conto dell’accezione “sollazzo” introdottasi dal 1700, carica di oscenità. Maria Santissima comprenderà le buone intenzioni – a lastricare tuttavia itinerari infernali – e sorriderà persino degli spericolati. E pensare che sarebbe stato sufficiente consultare un dizionario etimologico per scampare al ridicolo.

Per un percorso analogo, tuttavia invertito nei tempi, si è innescato un vociante equivoco su “Oremus et pro perfidis Judaeis”, presente nella liturgia del Venerdì Santo per circa 14 secoli. Questa frase non è nella Santa Messa in latino, come s’è detto da parte di ignoranti. Costoro non sanno neppure che nel Venerdì Santo la Santa Messa non si celebra.

Quattordici secoli fa “perfidis” non si tradusse “perfidi”, com’è poi accaduto nel latino volgare. “Perfidis” deriva da “per” e da “fidem”, ossia riferendosi a chi rimane nella sua fede che non è quella cattolica. La polemica, riscaldata e artefatta a spese di S.S. Pio XII e persino di S.S. Benedetto XVI, è etimologicamente sgangherata. Quanti ne fanno motivo di protesta non tengono conto del suo pregio. Quella preghiera è un esplicito ed antico riconoscimento della fede ebraica. La liturgia cattolica ha concesso tale privilegio solo alla Fede ebraica. Io insomma suggerirei di studiare un po’ di più e rimanere nei confini del buon senso. Sua Santità Pio XII è un gigante della fede e della dottrina. Egli parlava e scriveva correttamente e senza falsificazioni mezza dozzina di lingue, ebraico incluso. Egli inoltre parlava e scriveva anche in latino, incluso l’arcaico.

Le radici (ormai non più) nascoste dell’odio

Il paziente lettore ha potuto accertare quante incongruenze e quanto profondamente radicate nel tempo avvelenano la discussione intorno a Sua Santità Pio XII.

Verità e menzogna, giustizia e malvagità sono compenetrati. Dobbiamo guardare avanti, senza dimenticare il passato, per comprendere quanto sta accadendo.

Robert James Woolsey, ex direttore della Central Intelligence Agency (CIA), scrisse la prefazione del libro di Ronald Rychlak , ” Disinformation: Former Spy Chief Reveals Secret Strategies for Undermining Freedom, Attacking Religion, and Promoting Terrorism” (2013).

Il libro svela la trama sovietica contro Sua Santità Pio XII. Woosley scrive: «Questo libro cambierà il modo di vedere l’intelligence, gli affari esteri, la stampa e molto altro. Il tenente generale Ion Mihai Pacepa è il disertore di più alto livello che abbiamo mai avuto da un servizio di intelligence ostile. Capo dell’Intelligence rumena, ha partecipato per molti anni a incontri chiave con i capi di stato e ad alcune delle discussioni più delicate dei nostri nemici durante la Guerra Fredda.» Forse sono distratto, ma non ho sentito alcuna scossa. D’altra parte, Woolsey era direttore della CIA con Bill Clinton, mentre ci vendevano la favola dei serbi brutti e cattivi, mentre croati, sloveni e soprattutto i musulmani bosniaci erano povere vittime.

Oggi Woolsey è membro dell’Advisory Board strategico di Genie Energy, insieme a Dick Cheney, Rupert Murdoch e Lord Jacob Rothschild. Genie Energy ha scoperto un enorme giacimento petrolifero sotto le Sirian Golan Heights. Woolsey potrebbe quindi dirci molto sull’attuale pasticcio in Siria. Sorvoliamo. Andiamo alla sostanza delle rivelazioni di Pacepa, al piano sovietico.

Pio XII fu screditato con “Il vicario”, rappresentato e finanziato per anni nel teatro di Erwing Piscator a Broadway: «Prima di diventare presidente dell’IATB (International Workers Theatre Association, fondato a Mosca nel 1930 con Bertold Brecht, NdR). Piscator era stato reclutato come agente di influenza dal servizio di intelligence straniero sovietico». La CIA lo sapeva quindi almeno dal 1978. Perché ha lasciato calunniare Sua santità Pio XII fino al 2013?

Pacepa rivela un’altra importante operazione dei servizi sovietici: “I protocolli degli anziani di Sion”. Il libro fu scritto a Mosca e diffuso ovunque: la fabbrica di odio tra cattolici ed ebrei. Il libro è dunque un falso. Dobbiamo tuttavia riflettere sull’attuazione dei obiettivi contenuti nel libro: essi si stanno realizzando uno dopo l’altro. C’è qualcuno che porta avanti un progetto e scarica la responsabilità sugli ebrei, alimentando l’odio coi cattolici?

Dopo l’assassinio di John Kennedy, la cospirazione ha il suo posto in prima fila nel teatro della Storia. Dobbiamo essere vigili, aggrappati alla verità e liberi dal conformismo, per chiederci qual è l’effetto attuale di così tanto odio, alimentato su entrambi i fronti.

Usciamo dalla trappola per capire.

Era novembre 1936, quando il cardinale Eugenio Pacelli, segretario di Stato, visitò gli Stati Uniti. Egli vi trascorse diverse settimane, coprendo 8 mila chilometri. Dopo un incontro nella casa di Hyde Park con il neoeletto presidente Franklin Delano Roosevelt, fu scortato da Joseph Kennedy nella casa del clan a Bronxville. La famiglia Kennedy, cattolica, era la stella nascente della politica americana. John Kennedy, dopo il mandato di Dwight Eisenhower, entrò alla Casa Bianca, sconfiggendo Richard Nixon, Il presidente Eisenhower si congedò con queste parole: «Nelle riunioni di governo, dobbiamo stare in guardia contro l’acquisizione di ingiustificata influenza, voluta o non richiesta, del complesso militare-industriale. Il potenziale per la disastrosa ascesa di potere mal assegnato esiste e persisterà. Noi non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i nostri processi democratici. Non dovremmo dare nulla per scontato. Solo una popolazione in allerta e informata può costringere ad una corretta interazione la gigantesca macchina industriale e militare della difesa con i nostri metodi ed obiettivi di pace, in maniera tale che sicurezza e libertà possano prosperare insieme».

Papa Pacelli fu incoronato il 12 marzo 1939. Joseph Kennedy e suo figlio John erano presenti, inviati dal presidente Roosevelt.

C’era perfetta identità di vedute tra Pacelli e Kennedy sul parallelo pericolo del nazismo e del comunismo. “Il Vicario” fu pubblicato poche settimane prima del 22 novembre 1963, quando Kennedy fu assassinato.

Hochhut fu una marionetta di un complotto; questo è ormai certo. Un complotto solo sovietico? Troppe coincidenze dicono il contrario.

Kennedy aveva contro i monetaristi e i cartelli dell’acciaio, del petrolio e delle materie prime. Quei cartelli sono i padri legittimi dei circoli odierni dei Bush, Clinton, Obama, pronti a mettere il mondo nelle mani del regime di criminale cinese.

Un presidente cattolico degli Stati Uniti, il cui riferimento religioso e politico fosse Sua Santità Pio XII, era temibile per Mosca come per i cartelli.

Il Concilio Vaticano II fu indetto nel 1962. L’Unione sovietica non poteva lasciare che Sua Santità Pio XII e i suoi insegnamenti si proiettassero sul Concilio, arrivando a una condanna del comunismo. I cartelli non potevano permettere che la dottrina sociale della Chiesa divenisse il faro dei lavoratori e degli imprenditori. I cartelli hanno sempre preferito le crisi e le guerre, controllando i contendenti e gli utili idioti, per alzare il costo dei listini.

Tanto per l’Unione Sovietica quanto per i cartelli era ed è un disastro l’efficace difesa della Fede, quella che i suoi nemici definiscono con disprezzo, “tradizionale”.

Gli interessi trasversali si saldarono. Gli interessi trasversali oggi si saldano non più con Mosca (Vladimir Putin, difensore della Cristianità!) ma con Pechino. Il veicolo europeo è ancora una volta il Reich, stavolta il IV Reich, l’Europa luterana sempre infettata di nazismo.

Dobbiamo tutti capire che Sua Santità Pio XII viveva in un mondo, complicato non solo dalla guerra ma anche dalle trasversalità, difficili da individuare in quei giorni; le trasversalità di oggi sono sempre più evidenti. Sua Santità Pio XII è ancora un vero nemico per coloro che trovano insopportabile la sua singolarità, in quanto capo di stato (uno stato di 45 ettari) di essere un pastore non solo di cattolici ma di tutto il mondo tormentato in cui viveva.

Che cosa fare

La calunnia si è aggrappata agli archivi. Bene, quelli vaticani sono aperti. Essi non sono tuttavia sufficienti.

Io porgo cortesemente le seguenti domande ai fratelli ebrei e confido che rispondano.

1) Perché non chiediamo di leggere gli archivi sovietici e quelli della Croce Rossa Internazionale?

2) Perché non commentiamo “La Francia terre di rifugio e di debutto rinascimentale civile 1936-1944”, edizioni Du Cerf, 2005, tre volumi dello studioso ebreo israeliano (nato a Haifa, professore in Francia) Limore Yagil, che ha esplorato parecchi archivi ecclesiastici francesi?

3) Perché non menzioniamo “La guerra di Pio: le risposte ai critici di Pio XII” di due ebrei autorevoli, Joseph Bottum e David G. Dalin (2010)?

4) Perché stiamo dimenticando gli archivi della chiesa romana di San Salvatore in Onda per quanto riguarda l’organizzazione “Raphaelsverein” per espatriare?

5) Perché, accusando Hudal, le sue carte degli archivi di Santa Maria Soul a Roma sono ancora sconosciute?

6) Perché non apriamo le cartelle ebraiche della Confederazione svizzera, svedese, spagnola, dell’Uruguay e del Brasile?

7) Perché non sono state pubblicate tutte le carte catturate nel III Reich dalle forze vincitrici?

La risposta a queste domande è importante. È altrettanto importante osservare che né Donald Trump né Vladimir Putin hanno alcun interesse nel mantenere i segreti dei rispettivi archivi su questa storia. Nessuno dei due fu o è coinvolto. Essi possono aprire gli archivi, per scoprire l’origine della separazione tra Occidente e Russia. Questo è utile anche per scoprire l’origine dell’attuale egemonia luterana (e nazista), mai morta dopo il 945, riesplosa dopo la caduta del Muro. Ricordiamolo: la Germania oggi fa affidamento sulla Cina per realizzare il sogno di Hitler. Dobbiamo scoprire questa fogna della storia; questo farebbe bene a tutti: a Putin, a Trump, a cattolici ed ebrei, ai credenti e al mondo intero. Non sarà gradito ai diffamatori professionisti, ma questo non ci spezza il cuore.

(10-continua)

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33 commenti

  • miserere mei ha detto:

    Una postilla: Hochhuth è morto il 13 maggio di quest’anno. Ha incontrato l’eternità che lo attende nel giorno che Dio scelse per dare l’annuncio del trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Nel 1960 la Chiesa avrebbe potuto rivelare il terzo segreto di Fatima che la riguardava, facendone tesoro. Invece, ignorandolo, la Chiesa venne sabotata, a partire dal fango su Pio XII, a camionate, attraverso una propaganda e una narrativa che non sono ancora stanche dopo tutti questi anni, anche se pensano di essere prossime ad aver reso palude tutto ciò che nei secoli, pazientemente, l’ora et labora in Cristo aveva bonificato a beneficio di tutti gli abitanti del territorio.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie, davvero grazie. Mi sono limitato a descrivere le mosse degli uomini. Lei è andato oltre.

  • miserere mei ha detto:

    Stimato Generale,
    la ringrazio per questo bellissimo articolo, che rileggerò volentieri più volte, anche perché altrimenti la mia ignoranza non potrebbe fare tesoro delle tante spiegazioni contenute. Una domanda: Pio XII come capro espiatorio è anche un detonatore funzionale alla manipolazione del Concilio Vaticano Secondo come viene denunciata in questi giorni? Il non aver denunciato apertamente il comunismo era un prezzo da pagare magari sotto un ricatto palesatosi anche per questa strada? E se posso capire le manovre o gli interessi da parte esterna, chi, per quanto le consta, costituì il cavallo di Troia che operò dentro le sacre mura? O ci si è trovati in qualche doppia o tripla contromossa da parte di doppiogiochisti (per esempio l’attentato a Berlinguer in Bulgaria) per cui di certe cose nessuno ha veramente interesse a parlarne, per decenni? Grazie ancora per il suo lavoro.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie. Troppe sono le coincidenze che portano a sospettare un unico disegno. Conviene tuttavia rimanere sempre aggrappati ai fatti documentati.

  • FRANJO ha detto:

    Rileggerò più volte l’articolo, ricco di suggestioni, animato da passione autentica e sostenuto da solide argomentazioni. La malafede dei detrattori del Pastor angelicus è palese ma non disinteressata.
    La scelta del cosiddetto silenzio fu presa sicuramente perché ritenuta funzionale al dispiegarsi dell’azione concreta e certamente non fu a cuor leggero.
    Addebitarla a Pio XII come una colpa è da vigliacchi. Difendere la verità non è esercizio necessariamente destinato al successo, ma è necessario e giusto, fosse anche solo per lasciar brillare nel nostro buio la figura del Conte Canuti – Castelvetri. Grazie.
    La proiezione di certi interessi e sistemi occulti di potere fino ai giorni nostri è da vertigine. Mi auguro che il Generale Laporta continui a coltivare queste piste d’indagine. E’ parte della nostra battaglia.
    “Non si può amare qualcosa senza voler combattere per essa. Non si può combattere senza qualcosa per cui farlo” (Chesterton).

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie, davvero.
      Dobbiamo tutti traversare un deserto vasto un secolo, creatosi intorno a noi, rifiutandoci di comprendere la terribile lezione di due guerre mondiali.
      Siamo oggi nuovamente davanti a un bivio, un eterno peccato originale a tentarci incessantemente.
      Non indurci in tentazione Signore Misericordioso e Onnipotente.

  • sigmund ha detto:

    Una ricostruzione molto dettagliata e piena di riferimenti storici che sembrano proprio dare ragione al generale La Porta.
    Apprezzo anche la passione con cui difende un uomo che è stato calunniato e messo in croce e questa è la prova che oserei chiamare principe del fatto che Pio XII ha seguito sempre la retta via.
    Se non ricordo male lo stesso rabbino capo di Roma Anton Zoller al termine della guerra si fece cattolico e prese il nome di Eugenio Zolli, a ulteriore riprova di tutta la documentatissima ricostruzione effettuata dal generale storico e detective.
    Eh già, i fratelli maggiori devono decidere cosa fare se seguire acriticamente l’esigua minoranza che governa il mondo o cercare per l’appunto di informarsi meglio prima di prendere posizioni anche perché quando i nodi arrivano al pettine, e prima o poi arrivano, non si fanno tante distinzioni e a pagare il conto saranno proprio loro perché gli altri riescono sempre a farla franca

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie. Mi terrei lontano dalla questione Zolli. Si è convertito, su questo non c’è dubbio. Vi sono tuttavia ombre e separazioni che richiederebbero una trattazione a parte. Le peggiori e più inconfessabili separazioni sono avvenute, com’è evidente dallo svolgersi dei fatti, proprio in occasione della deportazione. S.S. Pio XII – nel momento in cui la Curia lo abbandona – a un lustro dalla morte, scomparso anche JFK, è il capro espiatorio perfetto per le porcherie altrui: degli Alleati, dei sovietici, dei tedeschi, dei partigiani e dei partigiani ebrei che lasciano “inspiegabilmente” deportare i propri fratelli.
      Dimenticavo: il carnefice italiano che contribuisce ad affiggere la targa a Yad Vashem, oltre a spacciarsi per ebreo, era stato dell’OSS, al servisio di CIA, KGB e MOSSAD, oggi è di casa a Pechino e fu assiduo con Kossiga. Da queste cerchie partono gli schizzi di fango.

      • Enrico ha detto:

        Generale Laporta,

        mi permetta di rilevare come il Suo filo ebraismo mi sembra un pochino sopra le righe: “cari fratelli ebrei” è il classico appellativo marcatamente ecumenista che confonde le acque. Esclusi l’odio e il rancore che sono decisamente anti cristiani, è opportuno, per una evidentissima ragione, mantenere dagli ebrei una ragionevole distanza che, proprio per la medesima evidentissima ragione, è oggettiva.

        Così, a puro titolo di informazione, leggiamo cosa diceva un “Jew in love” (un ebreo innamorato).
        “Una delle cose migliori che abbia mai fatto il popolaccio è stata la crocifissione di Cristo. Intellettualmente, essa è stata una splendida azione; tuttavia, essa venne affidata al popolaccio che commise sciocchezze. Se avessero incaricato me di giustiziare Cristo, lo avrei fatto in modo diverso. Vediamo un po’: lo avrei mandato a Roma per essere divorato dai leoni. Mai avrebbero potuto fare di una carne ridotta a brandelli un Salvatore”.
        Ben Hect, sceneggiatore holliwoodiano ebreo.
        (cfr. Ben Hect, A Jew in love, Covici Friede Publishers, New York 1931)

        Sarebbe interessante sapere quanti, fra gli attuali correligionari di Hect, condividono il sentimento amoroso di questo nostro “fratello maggiore”.

        • PIERO LAPORTA ha detto:

          Filoebraismo? Non so che dirle. Se ha letto quanto ho scritto sinora, non capisco da dove trae le sue convinzioni.
          Se a lei la parola ebreo dà la tarantola, io che cosa posso farci?
          Abbia pazienza, si legga almeno le ultime tre puntate prima di catalogarmi.

          • Enrico ha detto:

            Mi scusi se insisto ma io non ho parlato affatto di “filo ebraismo”. Mi sembra di essermi limitato a citare il Suo “cari fratelli ebrei”, che ricorre più di una volta nel Suo intervento, e che risulta totalmente inadeguato, se la parola “fratello” ha un suo ben preciso significato. Dunque non c’entra nulla neanche la “tarantola” che Lei mi attribuisce.

            La pregherei, pertanto, di chiarire perché Lei cita una “fratellanza” impossibile e che non può non far pensare ad un accorgimento ecumenista (forse anche inconscio) come va oggi di moda. A meno che “cari fratelli ebrei” non sia utilizzato in senso ironico, ma non credo.

          • PIERO LAPORTA ha detto:

            “mi permetta di rilevare come il Suo filo ebraismo mi sembra un pochino sopra le righe”
            Lo ha scritto oppure ho un’allucinazione, caro Enrico?
            Lei mi mette sotto accusa per quanto lei pensa non per quanto ho scritto, in questo e nei precedenti pezzi.

          • Enrico ha detto:

            Ha perfettamente ragione. Chiedo scusa della mia svista piuttosto macroscopica. Comunque la mia richiesta di chiarimento sulla “fratellanza” con gli ebrei resta.
            Grazie.

          • PIERO LAPORTA ha detto:

            Caro Enrico,non voglio essere scortese, ma ho già risposto al suo quesito con quanto ho scritto nei precedenti tre articoli, proprio per prevenire tali polemiche.

      • sigmund ha detto:

        Vero è che chi non ha vissuto in prima persone le vicende non può che limitarsi a sentire i racconti e dunque deve necessariamente fare un atto di fede su chi quei racconti divulga.
        A me la vicenda Zolli sembrava indicativa di per se, ma non conosco di fatto nulla né ho documenti che mi orientino da qualche parte perché faccio parte di quella parte di umanità destinata a chiedersi come siano andate effettivamente le cose.
        Ricorda? Ci sono tre tipologie di persone
        1. quei pochi che fanno produrre gli eventi
        2. un numero un po’ più grande che ne sorveglia lo svolgimento
        3. la gran massa che mai saprà quello che in realtà è accaduto

        • PIERO LAPORTA ha detto:

          D’altronde non vedo che cosa aggiungerebbe la vicenda Zolli a quanto ho dimostrato.

  • Gene ha detto:

    Un pezzo veramente esaustivo, dettagliato, insomma inattaccabile se non da quelli in malafede. Come la nostra sinistra, nessuno escluso, che ha avallato le menzogne su Pio Xii ed anzi ha supportato il movimento ebraico contro Eugenio Pacelli.
    Ha detto bene Piero LaPorta, ma dov’erano la Francia, la Gran Bretagna ed altri paesi occidentali?
    Come al solito la sinistra, che certo non difende la causa giusta del popolo ebraico, ha capovolto la storia e ne usa strumentalmente i fini.
    L’autore di questo pezzo ha fatto bene a chiedere risposte a quei pensatori ebraici, sempre che riescano a suffragare le tesi di LaPorta.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Occorre uscire dalla trappola “destra-sinistra”: il potere è apolitico perché qualunque cosa accada ai suoi piedi, il denaro deve salire e i problemi devono scendere.
      “Destra” e “Sinistra” sono i capponi di Renzo.

      • Gene ha detto:

        Non penso che il potere sia apolitico, e destra e sinistra non collimano.
        La sinistra in USA ha imbastito lo scandalo Russiangate per far cadere Trump e la sua visione politica con schizzi di potere.
        Il potere, quando è in mano ai finti democratici, converge sempre in una direzione, annientare chi non la pensa così.
        Papa Pacelli ha incarnato la figura del papa che ci manca in questo settenato 😂😂😂😂, sarò di parte perché porto il suo nome e sono nato nello stesso anno della sua morte. Comunque il lavoro puntuale del generale LaPorta e di SC di Tosatti, sono una spina nel fianco a tanti pensatori progressisti, non si sa di che cosa. Grazie generale

  • Agostino Nobile ha detto:

    Carissimo Piero, sono a conoscenza di molti fatti che descrivi, e il tuo apporto alla vicenda non è da commentare, magari cercando il pelo nell’uovo, perché è chiaro e ben documentato. Applausi!

  • wisteria ha detto:

    Intervento bello e ben documentato. Purtroppo per gli odiatori di Pio XII nulla basta.
    Non mi convince però la pretesa convergenza tra il card. Pacelli e il presidente Kennedy, che mi è sempre sembrato in sintonia con Giovanni XXIII. Due miti funesti.
    Del padre del presidente Kennedy sono note le simpatie destrorse, per cui non lo citerei.
    In sostanza il clan Kennedy è un esempio di cattolici di sinistra.
    Depravati e imbroglioni, molto amici della camarilla Clinton-Obama. Niente a che vedere con Eugenio Pacelli.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Non concordo. Una cosa è la politica, una cosa sono i peccati, altro sono i peccatori.
      JFK e, soprattutto, il fratello Robert, la vera testa pensante, non davano quartiere né a destra né a sinistra. Di quanto è rimasto del clan, non mi interessa. E’ d’altronde ovvio associare GXIII a JFK, questo eletto subito dopo quello e S.S. Pio XII scomparso nel ’58. La storia non si fa coi se e coi ma. Proprio per questo si uccide, perché se JFK o il fratello fossero sopravvissuti molto sarebbe stato diverso nella Chiesa e non solo in essa.

      • wisteria ha detto:

        Certamente la storia non si fa con i se e con i ma, però mi sembra che lei faccia proprio questi tipo di ragionamento, dicendo che se i due Kennedy fossero rimasti vivi, il mondo e la Chiesa sarebbero stati diversi. A mio parere tutto sarebbe andato come è andato: gli USA e il mondo a sinistra, e la Chiesa idem. Tutti uniti in un giulebboso abbraccio globalizzante. E forse l’URSS sarebbe ancora in piedi, perché non dimentichiamo che per farla dissolvere ci sono voluti Giovanni Paolo II e Reagan,

        • PIERO LAPORTA ha detto:

          Secondo lei, il signor cardinale Pacelli – che dava del lei anche a se stesso – si recò in visita al clan Kennedy perché quel brigante di Joseph riuscì a circuirlo? Per favore si legga anche lei la raccolta di documenti pubblicati dalla Santa Sede. Sono sul sito del Vaticano.

          • wisteria ha detto:

            Ben volentieri. La mia ammirazione e il mio rispetto per Sua Santita Papa Pacelli, che è sempre nelle mie preghiere, non sono in discussione. Ribadisco che il mio dissenso si limita al giudizio sul clan Kennedy.

    • sigmund ha detto:

      Gli Stati Uniti sono il paese democratico per eccellenza, almeno così ce lo hanno sempre raccontato, con qualche piccolo neo, del resto la perfezione non è di questo mondo, quando i presidenti non seguono il percorso tracciato e perciò diventano pericolosi vengono semplicemente fatti fuori.
      Ecco questo è un altro dettaglio che in qualche modo riunisce le due figure e magari su cui riflettere… forse
      Speriamo che Trump non faccia la stessa fine.

      • PIERO LAPORTA ha detto:

        Trump “deve” fare la stessa fine come possiamo osservare dal pandemonio scatenatosi in vista delle presidenziali

  • alessio bianchi ha detto:

    Apprezzo il generale quando parla di
    intelligence interna ,, ma la verità è al
    di sopra delle parti.
    I signori cardinali da Genova facevano
    fuggire i criminali nazisti per il sud
    America e gli Stati Uniti con le navi
    del sig. Costa crociere ,tra questi
    Mengele e il suo maestro.
    Consiglio di attenersi al solo
    quicumque vult ,e di non
    santificare i pontefici vicini o
    lontani che non lo meritano.
    Saluti a tutti.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      E che cosa avrebbe a che fare S.S. Pio XII con tutto questo? A meno che lei non voglia dirmi e dimostrarmi che i servizi dei 4 quattro paesi vincitori non sapessero nulla, Mi perdoni la domanda, ha letto sino in fondo il mio (troppo?) lungo pezzo? Gli archivi più importanti tuttora segreti – dopo tre quarti di secolo – non sono quelli vaticani.

      • alessio bianchi ha detto:

        Mi piace l’ analisi cririca che ha
        fatto sulla politica italiana degli
        ultimi cinquant’anni ; dove la
        verità è armonizzata e per
        questo si può riconoscere .
        Pio XII è ancora oggetto di
        studio per criticità verso la
        Chiesa , Unione Europea ,
        formazione dei politici
        cattolici .
        Lo stesso Pio IX , aveva
        liberato criminali massoni ,
        dissolto l’esercito pontificio ,
        permesso l’invasione ,
        preparato l’unità d’Italia con
        le ferrovie.
        Poi non bastano le encicliche
        dove non si capisce chi si
        condanna .
        Questo è il mio pensiero ,
        lei è libero di criticarmi .
        Saluti Alessio .