TANGA: COME SI PUÒ TAGLIARE IL CAPPIO DEL DEBITO PUBBLICO.

19 Maggio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti 

Carissimi Stilumcuriali, il dott. Paolo Tanga, già Direttore Principale alla Banca d’Italia, ci ha inviato questa corposa e documentatissima riflessione, che comprende anche una serie di suggerimenti su che cosa potrebbe essere fatto dalle nostre autorità per liberarci dal cappio del debito pubblico verso realtà esterne (e sostanzialmente usurai, aggiungiamo noi…) e riportare questo sciagurato Paese ad avere un minimo di indipendenza, politica ed economia. Buona lettura.

§§§

I personaggi che occupano gli spazi che contano continuano ad insistere dicendo di appartenere ad un organismo sovranazionale facendoci rinunciare alla nostra sovranità; in tale contesto non possiamo far finta che le leggi europee non siano state emanate e quindi mi aspetterei che coloro che si sono ingabbiati nelle maglie europee fossero ligi ad osservarle. Eppure, si continua a viaggiare su un debito pubblico crescente e vengono avanzate proposte che vanno oltre detto quadro di riferimento, fatte a fin di bene, ma quanto hanno di fattibilità?

Una delle tante proposte, ad esempio afferma che lo Stato italiano non ha perso la capacità di emettere una propria moneta diversa dall’euro: le banconote in euro sarebbero la moneta legale, lo Stato potrebbe affiancarla con biglietti di Stato la cui circolazione avvenga solo in Italia.

Richiamo l’attenzione dei proponenti dicendo che l’Italia conia monete in euro, ma non può emetterle se non riceve l’autorizzazione dalla BCE, la quale non è mai stata generosa con lo Stato italiano se nel 2016 ha autorizzato l’Italia a coniare solo 35 milioni di euro di monete, mentre nello stesso anno la “piccola” Austria fu autorizzata ad emetterne 260 milioni! L’anno successivo, sollevata la questione dell’irrilevanza dell’emissione italiana rispetto a tutti i partner europei e riscontrato che l’aumento dell’emissione era stata comunque irrilevante fu necessario richiedere un nuovo pronunciamento della BCE1. Figuriamoci se esista la possibilità di emettere biglietti di Stato, che – sul piano sostanziale – sarebbero equivalenti alle monete, sia pure circolanti solo in Italia. In proposito aggiungo che anche le emissioni di monete con caratteristiche numismatiche sono incluse nelle autorizzazioni richieste alla BCE2.

Se recuperassimo le mancate emissioni monetarie che non ci sono state consentite3, maggiorandole magari degli esosi interessi che siamo stati costretti a pagare perché, non potendo emettere monete, ci siamo dovuti indebitare quando gli spread furono portati immeritatamente alle stelle, il discorso avrebbe senso, ma reclamare la possibilità di poter emettere biglietti di Stato sarebbe un segnale interpretabile negativamente e comunque potrebbe essere utilizzato per screditare il nostro Paese.

Tra le possibilità esistenti bisognerebbe metterne in campo una con i seguenti obiettivi:

immediata abolizione delle imposte dirette per coloro che aderiscono a comprare un congruo quantitativo di titoli di Stato, ovviamente esenti da qualunque imposta, presente o futura, diretta o indiretta, e non utilizzabili ai fini isee, né ad altri fini se non con il consenso espresso dell’acquirente o dante causa;

progressiva e programmata riduzione del debito pubblico fino alla sua estinzione ivi compresi i titoli emessi per l’iniziativa;

dimostrazione che il rating spettante all’Italia è il migliore in assoluto, anziché quello che le viene affibbiato da pseudo società autoreferenziali.

progressiva abolizione di tutto l’apparato tributario, finora utilizzato quale mezzo di sottomissione dei cittadini.

Sono favole? Vi assicuro di no, cerco di spiegarlo, ma devo evitare i dettagli tecnici per facilitare la comprensione. Dimostro anche che con tale manovra lo Stato migliorerà il suo bilancio economico.

Quanto al punto 1. si inizia con i soggetti passivi di imposta che dispongono dei mezzi necessari per acquistare un importo di titoli di Stato pari a 12 volte l’importo delle imposte pagate nell’anno 20194. L’acquisto dei titoli avviene presso le banche che si sono convenzionate con lo Stato. Il Mediocredito centrale è una banca pubblica italiana e pertanto certamente svolgerà il servizio per conto dello Stato. I titoli avranno le seguenti caratteristiche: durata trentennale, cedola semestrale e tasso di interesse dello 0,50 per cento annuo. Il rimborso partirà dalla fine del ventunesimo anno, fino al trentesimo per un importo pari a un decimo all’anno dell’ammontare dei titoli acquistati.

I soggetti passivi di imposta che non dispongono dei mezzi necessari riceveranno dalla banca convenzionata un fido con garanzia reale sui titoli acquistati, al tasso annuo dello 0,50 per cento, ma con capitalizzazione annuale, pertanto il prestito si estinguerà attraverso l’accredito delle cedole e dei rimborsi annuali a partire dal ventunesimo anno, salvo altri versamenti liberamente eseguibili dal debitore. La pratica di fido non necessita di istruttoria perché è un’operazione che si estingue da sola e lascia pure un piccolo importo a vantaggio del sottoscrittore, dovuto al pagamento semestrale delle cedole dei titoli di Stato.

Analizziamo cosa succede sulla base dei dati disponibili:

le entrate per imposte dirette di competenza del 2019 sono state pari a 252,3 mld di euro; per abolirle totalmente la sottoscrizione dei titoli di Stato sarà di 3.048 mld di euro5.

Il mancato pagamento delle imposte sul reddito farà aumentare la disponibilità nelle tasche degli Italiani di 252,3 miliardi che la popolazione impiegherà in maggiori spese in beni e servizi6. Quindi maggiori introiti fiscali per iva7.

L’incasso del Tesoro servirà a restituire il debito pubblico in essere8, con conseguente riduzione degli interessi, delle commissioni e delle spese pagate su di esso al valore dei soli interessi sul nuovo prestito9

Avendo emesso 3.048 mld di titoli ed estinto debiti per 2.219,1 mld, residua una disponibilità di 838,9 mld di euro da impiegare in attività di investimento.

Se il rendimento di questi investimenti10 sarà pari al rapporto percentuale tra l’effettiva riduzione delle entrate dello Stato e il valore degli stessi11 la condizione del bilancio del Tesoro è equivalente a quella che si aveva senza aver abolito le imposte. Tuttavia i cittadini si troveranno in un contesto notevolmente migliorato perché il Paese sarà caratterizzato da miliardi di investimenti pubblici, con nuovi posti di lavoro e conseguenti maggiori spese stimoltanti le iniziative di investimenti privati, senza quei gravami fiscali che li avevano ossessionati. Poi, lo Stato potrà beneficiare della gestione del cosiddetto “cash flow” (la disponibilità delle risorse rivenienti dagli incassi del volume di affari e le spese correlate). Inoltre, poiché le nuove iniziative di impresa private non saranno più soggette a tassazione e, in prospettiva, si avrà la certezza dell’abolizione di tutte le altre imposte, si avrà una maggiore spinta dei privati nel cimentarsi in nuove attività perché gli eventuali insuccessi non porteranno a conseguenze disastrose e imprevedibili.

aggiungo infine che la banca pubblica sopra citata, se aderisse in via esclusiva al programma di sottoscrizione del nuovo debito pubblico, conseguirebbe un introito fino a 15,24 mld di euro rivenienti dall’incasso degli interessi dello 0,50 per cento annuo sui prestiti concessi fino a 3.048 mld di euro per la sottoscrizione del nuovo debito pubblico, necessari per l’eliminazione di tutte le imposte dirette; tale introito verrà realizzato anche nei venti anni successivi e poiché il Mediocredito Centrale è una banca pubblica, l’entità del tasso di rendimento dei nuovi investimenti pubblici necessario per coprire il minor introito delle imposte dirette si ridurrebbe al 15,39 per cento (rispetto al 17,21 per cento), atteso che le imposte dirette non compensate scenderebbero da 144,36 mld a 129,12 miliardi (144,36 – 15,24).

Mi pare proprio che il traguardo sia indubbiamente superabile.

***

1) l’innalzamento del valore del conio monetario nel 2017 fu portato a 96 milioni di euro, ma l’Austria ebbe un’autorizzazione per 269 milioni, seguì una nuova richiesta di autorizzazione per portare il valore delle monete ad appena 141 milioni di euro (cfr. Decisione (UE) 2017/2442 della Banca centrale europea dell’8 dicembre 2017 che ha modificato la Decisione (UE) 2016/2164).

2) Nel sito sito della BCE, sotto il capitolo “Competenza per le monete” è scritto “un eccesso di banconote e monete in circolazione potrebbe creare inflazione. Tenere sotto controllo questo fenomeno è precisamente ciò che si prefigge la BCE preservando la stabilità dei prezzi. La BCE ha quindi la responsabilità di approvare il volume di monete che i paesi dell’area dell’euro possono emettere”.

3) L’Italia con una popolazione di 60,67 milioni di abitanti e l’Austria di 8,7 milioni (2016) il rapporto tra i due Paesi era pari a 6,9736… pertanto, se avesse coniato tutte le monete concesse all’Austria, avrebbe dovuto avere un’autorizzazione per oltre 1.8 miliardi di euro, risparmiando nell’emissione di titoli di Stato e dei conseguenti interessi e commissioni. Lo stesso vale per tutti gli anni precedenti, quando ad esempio per il 2015 il rapporto tra i due Paesi era di 7,08… e l’autorizzazione al conio avrebbe dovuto essere di almeno 1,8 miliardi, nonostante l’Austria fosse stata autorizzata ad emettere un importo inferiore a quello concessole nel 2016.

4) la ricchezza monetaria e finanziaria dei cittadini al 31.12.2019 ammontava a 4.537 mld, costituita da 1.914 mld di depositi, 301 mld di titoli e 2.322 mld di raccolta indiretta. Una classe politica seria che dimostra di mantenere ciò che promette, impiega poco a convincere gli Italiani che ne vale la pena di rinunciare alla maggiore redditività dei propri investimenti attuali in cambio dell’assoluta libertà per il futuro da qualunque forma di contributo, imposta, tassa o simili, per sé e per il suo nucleo familiare fiscalmente a carico.

5) Se moltiplico per 12 le imposte sul reddito che saranno abolite (252,3 mld di euro) il prodotto, pari a 3.027,6 mld di euro costituisce la cifra minima di titoli che gli Italiani dovranno sottoscrivere. Ad essa, infatti, devo aggiungere l’arrotondamento al valore nominale minimo (1.000 euro) superiore dei titoli di Stato da sottoscrivere. Poiché il totale delle dichiarazioni di reddito presentate nel 2019 per i redditi 2018 (cfr. Statistiche sulle dichiarazioni fiscali – analisi dei dati irpef – anno d’imposta 2018, MEF, Dipartimento delle Finanze, a cura della Direzione Studi e Ricerche Economico-Fiscali pag. 7) è stato pari a 41.372.851 e l’importo dell’arrotondamento potrà variare da 0 a 999, cioè con valore mediano 499, dovrò aggiungere a 3.027,6 l’importo di 20,6 mld di euro (41.372.851 x 499/1 mld = 20,645 mld), pervenendo alla cifra di 3.048,2 mld di euro che arrotondo a 3.048.

6) Con l’aumento delle spese ci saranno maggiori introiti di IVA. Queste spese ovviamente non saranno di prima necessità, bensì di beni e servizi sottoposti all’aliquota ordinaria del 22 per cento.

7) Ben 49,497 mld di euro che faranno diminuire l’ammontare della contrazione delle entrate tributarie da 252,3 mld a 206,8 mld di euro (252.3 – 49,497).

8) A febbraio 2020 pari a 2.446,9 mld di euro. Da questo importo devo escludere le monete e i depositi delle amministrazioni pubbliche (cfr. Appendice statistica della Banca d’Italia dell’aprile 2020, tavola 23 pag. 30: monete e depositi delle amministrazioni pubbliche pari a 227,8 mld), per cui il debito gravato da interessi “usurari” (in quanto l’euro è una moneta emessa a debito senza correttivi) si quantifica in 2.219,1 mld di euro (2.446,9 – 227,8) .

9) 15,24 mld di euro: 0,50 per cento su 3.048 mld di euro, con un risparmio di 62.44 mld. Perciò la contrazione delle entrate tributarie di 206,8 mld di cui alla nota 7 deve essere corretta al nuovo valore di 144,36 mld (206,8 – 62,44).

10) L’importo dell’investimento è pari a 838,9 miliardi, cioè la somma che residua dall’emissione dei nuovi titoli pubblici dopo la restituzione dei debiti dello Stato in essere.

11) Al punto in cui siamo giunti, 17.21 per cento dato dal rapporto percentuale tra 144,36 mld e 838,9 mld.

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11 commenti

  • flavio ha detto:

    A parte che l’autore non illustra come realizzare gli altri due punti della proposta (su cui ha promesso di tornare), io ho più di qualche perplessità sulla realizzabilità dell’idea:
    – mi pare che in sostanza l’dea consista nel convertire la tassazione di un anno nella sottoscrizione di titoli trentennali per un importo pari a 12 volte la tassazione. Questo equivale a riconoscere in anticipo un utile dell’ 8,3% del capitale investito, e questo è certamente un ottimo incentivo, assieme all’esenzione perpetua di oneri accessori.
    – per contro, una cedola dello 0,5% annua rende il titolo invendibile sul mercato secondario; chi lo sottoscrive se lo tiene per tutti i trenta anni. La cifra coinvolta è molto consistente, e gli italiani i risparmi li tengono in previsione di necessità future (figli, salute, vecchiaia…) Rinunciare per 20 – 30 anni ai propri risparmi, e compromettere magari il futuro dei propri figli, non è una bella prospettiva. Anche il ricorso a prestiti bancari cedendo gli interessi, mi pare che non sposti granché il problema. Temo che non sarebbero molti gli italiani disposti a sottoscrivere questa offerta.
    Io vorrei provare a suggerire una proposta alternativa:
    – eliminare la tassazione del 12,5% per i detentori di titoli di debito pubblico italiano con cittadinanza e residenza in Italia. Questo riporterebbe buona parte del debito pubblico in mano ad italiani, con effetti positivi sul rating (ricordo che al momento dell’introduzione dell’euro l’Italia ha potuto chiedere il superamento del vincolo sul limite del debito pubblico invocando il fatto che era debito in mano ad italiani, che per contro posseggono un abbonante risparmio privato, inoltre il rischio di default viene visto come problema interno italiano).
    – permettere la conversione di una quota della propria tassazione in titoli di debito pubblico, con meccanismo identico a quello proposto dall’autore, ma lasciando al cittadino la scelta della quantità di debito da sottoscrivere, ed estendendo la possibilità a tutti gli anni futuri.
    Questo certante renderebbe più lento il recupero del debito, rispetto alla proposta dell’autore, ma mi pare che lo renderebbe più fattibile.
    Mi piacerebbe sapere cosa il dott. Paolo Tanga ne pensa.

  • Giogio Pietro Cherubin ha detto:

    Commentare cosa?
    Già dalla partenza si capisce che si basa su un’assunto sbagliato. Stampare moneta come se le persone condussero moneta. Quel giorno che uno chef presenterà un piatto di biglietti da 10 € trifolati mi ricredero’, ma visto che al momento le persone consumano prodotti, non certo moneta, pensare di risolvere i problemi stampando moneta è come imbrogliare le persone.

    • Paolo TANGA ha detto:

      Consiglio al sig. Giorgio Pietro Cherubin a rileggere l’articolo, quantomeno il preambolo, perché se a questo gli si attribuisce esattamente il valore opposto non si riesce ad essere sereni nel leggere l’effettiva proposta contenuta nel testo.
      Una sola critica, peraltro sarebbe stata costruttiva, mi sarei aspettata quello di non aver sviluppato due importanti tematiche. Ma l’ho fatto volutamente per non appesantire il testo. Di questo sono stato confortato dai commenti di altri lettori.

  • Antonio Fantini ha detto:

    È un esercizio di fantasia. Ma è la conferma di quanto disse un giorno Henry Ford: “se il popolo venisse a sapere come funziona un sistema monetario farebbe la rivoluzione il giorno dopo”.
    Antonio

    • Paolo TANGA ha detto:

      Antonio Fantini, non è fantasia, almeno se per fantasia si intenda la “sordità” dei politici italiani che non si azzerderebbero mai ad adottare un simile provvedimento.
      L’articolo è volutamente incompleto per non appesantirlo. Speravo che qualcuno evidenziasse che mancano due cose e la prima evidenzia l’assoluta convenienza di questa proposta. La tratterò a parte richiamando il presente articolo.

  • Un lettore qualunque ha detto:

    Finalmente un articolo che approfondisce con concretezza la questione al fine di risolvere il problema.
    La proposta è vincente, se l’accettasse anche il governo magari proveremo a vincere concretamente..

    • Paolo TANGA ha detto:

      Carissimo LETTORE QUALUNQUE
      La ringrazio per il suo commento perché mi conforta nel proseguire.
      Come ho già scritto nella risposta al precedente commento, lo sviluppo di una tematica che ho trascurato di trattare nell’articolo per non appesantirlo dimostrerà che è una proposta che non può essere trascurata.

  • Appennino ha detto:

    Geniale e convincente. Purtroppo abbiamo una classe dirigente inadeguata e corrotta che ormai sembra aver abdicato al proprio ruolo e alle proprie responsabilità. Eppure qualcosa andrebbe fatto.

    • Paolo TANGA ha detto:

      Carissimo APPENNINO
      Anche a Lei il mio grazie perché è necessario trovare conforto nei lettori che dimostrano di aver compreso il senso dell’articolo. Anch’io, come Lei, ho molti dubbi sulla classe dirigente italiana infatti, come ho già risposto ad altri commenti svilupperò in poche righe un punto accennato, ma non trattato che dimostreranno, senza ombra di dubbio, l’assoluta contrascuravenienza di abolire le imposte dirette.

  • Pier Luigi Tossani ha detto:

    in linea generale, mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse a fronte di che cosa, a fronte di quale ricchezza reale, vengono stampate quantità industriali di denaro, euro o altro, senza che questo diventi carta straccia.

    A parte questo, e ci sarebbe qualche cosa da dire sugli investimenti infrastrutturali keynesiani, .siccome il nocciolo della questione non è monetario, ma antropologico, è chiaro che la soluzione del problema può essere solo a quel livello, e non a livello di politica monetaria.

    La questione politica si può risolvere, e dico tendenzialmente, per non essere categorico e meccanicistico, solo con la Dottrina sociale, della quale la turbo-sussidiarietà che è l’idea sviluppata da Pier Luigi Zampetti, della “Società partecipativa”, è una concreta prospettiva di attuazione:

    https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/pier-luigi-zampetti/

    ma, come dicevo, non è, questa, una teoria astratta che si possa adottare, così, d’amblé. Come del resto tutte le teorie, d’altronde. Bisogna che ci sia una maturazione del popolo… al momento siamo lontanucci, purtroppo.

  • alfredo abbondi ha detto:

    Suggerirei al dott. Tanga – mio caro amico – di scrivere in modo più sintetico (per punti) enunciando in modo lapidario le affermazioni che vuole sostenere. In un testo allegato (una seconda parte dello scritto) potrebbe argomentare e documentare. Un testo che parte attaccando un’idea che va comunque nella sua stessa direzione, mi pare disfunzionale dal punto di vista comunicativo.
    Purtroppo, caro dott. Tosatti, noi cristiani non conoscendo la dimensione spirituale dell’io umano, facciamo errori madornali in partenza e facciamo finire su una corsia morta tutto il. bene che lo Spirito ci suggerisce.
    In attesa di rivederla, saluto cordialmente