EUCARESTIA, GUANTI MONOUSO. ASSURDO (IGIENICO) E PROFANAZIONE.
16 Maggio 2020
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’avvocato Maria Stella Lopinto ci ha inviato una riflessione ben documentata e ricca di buon senso, oltre che di sensibilità religiosa e di fede, sulle disposizioni emanate per quanto riguarda la distribuzione dell’eucarestia nelle messe che dal 18 maggio dovrebbero poter essere celebrate con la presenza dei fedeli. Buona lettura.
§§§
BASTA LA FEDE DEI SEMPLICI
Caro dott. Tosatti,
sono ormai passati alcuni giorni dal fatidico Protocollo del 7 maggio 2020.
Prima ancora di affrontare l’argomento scottante della distribuzione dell’Eucarestia con i guanti, mi preme sottolineare brevemente un aspetto formale di tale documento: la Chiesa Cattolica è l’unica che può disporre in ordine alla liturgia e alla somministrazione dei Sacramenti di cui è depositaria, e pertanto la CEI, che non è la Chiesa, ha sottoscritto quel documento abusando di competenze che non le spettano, visto che quelle disposizioni sostanzialmente stravolgono gli accordi intervenuti con la Repubblica Italiana, svuotando di contenuto le norme cardine che stabiliscono che la Chiesa è indipendente e sovrana e, in quanto tale, libera di svolgere la sua missione pastorale e di santificazione, di organizzazione, di pubblico esercizio del culto (art. 1 e art. 2 Accordo del 3 giugno 1985). Cos’altro c’è da concludere se non che il Protocollo è un provvedimento abnorme? Come può lo Stato italiano ingerirsi in questioni non sue e la CEI sottoscrivere ciò?
Non solo. Molti particolari fanno pensare che il Protocollo è stato solo sottoscritto per adesione dal Cardinal Bassetti, infatti è trasmesso con una lettera accompagnatoria del Ministero dell’Interno che lo definisce come “necessarie misure di sicurezza cui ottemperare”, in carta mal fotocopiata e sgranata, senza alcuna intestazione, con termini che dicono esattamente da chi è stata predisposta, non certo la CEI, con tono assertivo e unilaterale, proveniente da una parte che ordina e rivolto ad un’altra che “ottempera”, infarcito di una serie di “si utilizzino….le porte rimangano aperte… non è consentito…non è consentito……i fedeli assicurino…il sacramento sia amministrato….”.
Quest’uso dell’imperativo non può che essere rivolto da una delle parti all’altra, cosa che in un protocollo è del tutto improprio e rivela che non si sia trattato affatto, a tutto concedere, di un’intesa – l’unica forma che avrebbe potuto trovare ingresso a norma dell’art. 13 c. 2 dell’Accordo del 1985 -, perchè qui non traspaiono affatto due parti aventi pari dignità, al contrario la dignità della Santa Sede è del tutto ignorata, a voler usare un eufemismo.
Senza considerare che il documento non indica un termine finale di efficacia né un riferimento utile a determinarlo, per cui, dopo essere stati privati delle Messe dal 9 marzo, il risultato è che ci “consentono” (secondo la autoritaria terminologia invalsa) finalmente che siano celebrate solo a certe condizioni cum populo, e speriamo non sine die. Corriamo insomma il rischio che le Messe siano contingentate ad libitum del Ministero degli Interni.
Cosa pensare a proposito? Se il Protocollo è un atto abnorme, potrà forse impegnare la Santa Sede finchè essa stessa non interverrà a disconoscerlo, cosa alquanto difficile sul piano internazionale. Non impegna però né i Vescovi, né i sacerdoti, tranne che non siano essi stessi a prestarvi ossequio. Potrà al limite, solo al limite (perché non sono obbligati a obbedire a cose contro la fede e la morale), impegnare i sacerdoti, ma non perché l’atto sia legittimo, bensì perché i rispettivi Vescovi dispongano a loro volta protocolli ancora più stringenti, come sta purtroppo avvenendo.
Quel che mi interessa mettere a fuoco è che di certo non impegna i fedeli.
Non mi soffermo infatti sull’anacronistico “permesso” di celebrare le Messe cum populo all’alba del 18 maggio, quando ormai si parla già di aprire le palestre e nei supermercati sono di fatto superate tutte le norme di contingentamento e finora nessuno si è preoccupato, per dirne solo una, del contagio causato dallo scambio di danaro. Una mia amica mi ha scritto: che differenza c’è fra l’Italia e la Chiesa di Stato cinese? se in Cina c’è stato quell’accordo, noi abbiamo il nostro!
L’unica riflessione, fatta salva la detta precisazione circa l’abnormità del Protocollo in quanto chi ha sottoscritto non aveva la disponibilità di ciò su cui ha firmato la resa, è che con questo documento appaiono tristemente anche svuotati i poteri del Santo Padre, visto che una Conferenza qualsiasi, senza alcun potere sia riguardo ai Vescovi che riguardo alla disciplina dei rapporti con un altro Stato, si è potuta permettere di fare ciò che solo il Papa può fare, esautorandolo. Lo scenario che apre tale abuso è inquietante. Si ode l’eco forte del “Quo vadis”. C’è da sperare che nessuno si lasci Roma alle spalle.
L’aspetto che invece mi preme è relativo ad una riflessione a cui sono stata indotta dal commento di molti colleghi e amici che, volendo distogliermi dall’approfondire la questione della distribuzione con i guanti, hanno fatto appello al fatto che è materia da specialisti (liturgisti, canonisti e teologi) e non tocca a noi occuparcene.
Il levarsi però di voci discordanti sull’interpretazione del documento e la babele dei primi Protocolli locali delle singole diocesi, mi hanno a maggior ragione convinta che, se è sempre importante avere scienza e coscienza dei propri comportamenti, lo è soprattutto in questo periodo di smembramento della persona, in cui è facile assuefarsi alla menzogna e perdere il senso del vero, fino ad essere felici di riavere la Messa “ad ogni costo”.
La considerazione che il Protocollo è una regolamentazione abnorme, fa il paio con il fatto che la legge non è di per sé giusta per il solo fatto di essere legge. Sotto questo profilo, siamo purtroppo stati diseducati e per questo occorre uno sforzo maggiore per dare il giusto peso alla “legge”. Tuttora subiamo, a mò di lavaggio del cervello, continui inviti a “osservare le regole con responsabilità”: si evocano termini, le “regole”, riempiti ormai di contenuto autoritario e che nulla hanno a che fare con un oggetto e fine buoni e con la conseguente responsabilità.
La legge non è di per sé buona e quindi non assolve rispetto alla responsabilità di porre in essere, in suo nome, un comportamento ingiusto, perché la persona è sempre e comunque libera di scegliere e come tale responsabile del suo comportamento.
Se si ignora ciò, il rischio è la snaturalizzazione dell’essere umano, il che conduce a comportamenti che prescindono dalla razionalità e dalla libertà.
Tralascio la regolamentazione del contingentamento dell’ingresso nelle chiese, visto che non incide su questioni nelle quali ognuno di noi possa interferire, ma soprattutto non riguardando questioni direttamente morali, può essere compatibile con norme ordinarie di prudenza ed in quanto tale accettabile.
Ciò che invece riguarda la distribuzione dell’Eucarestia con i guanti monouso attiene direttamente a una questione di fede a cui non è indifferente prestare o meno un consenso astratto o addirittura cooperarvi con il proprio comportamento.
Ciò che mi hanno contestato quei colleghi e amici, cioè che si tratti di materia specialistica di liturgisti e teologi, non è vero. Non è concepibile che si possa così facilmente abdicare alla propria coscienza, anche se l’eccezionalità dei fatti potrebbe assolvere. E’ evidentemente un inganno. Né è pensabile che una cosa così importante possa essere opinabile né delegabile alla libera interpretazione di questo o quel Vescovo. E’ invece sufficiente la fede dei semplici. Ognuno di noi dovrebbe essere in grado di capire cosa è conforme alla fede e cosa non lo è. Non c’è bisogno di teologi o elucubrazioni altisonanti. Sarebbe bello che ci fossero, sarebbe auspicabile che ci fossero pastori e maestri, ma ciò non può costituire un alibi per accettare qualsiasi cosa ci propinino, soprattutto in questo momento storico in cui è vero più che mai che ognuno di noi è chiesa. Ad ognuno dovrebbe bastare il sensus fidei per capire qual è la verità. E riguardo alla distribuzione con i guanti, anche il più semplice fra i battezzati che abbia ricevuto le basilari cognizioni del catechismo, dovrebbe poter capire se si tratta di un atto che ignora o meno la presenza reale di Dio nell’Eucarestia, fatto principale della nostra fede.
Quindi, ho cercato in quest’ottica di mettere in fila un po’ di cose per capire e decidere.
La premessa è che è verità di fede che nell’ostia consacrata è presente il corpo di Cristo, così come è presente tutto intero anche nelle più piccole ed infinite particelle in cui si dovesse dividere la particola.
Tale semplice considerazione è sufficiente per concludere che la sola idea o la sola vista di un sacerdote che sull’altare si infila i guanti debba destare sconcerto, per non dire scandalo, e faccia percepire come indegno, indecoroso, offensivo, irrispettoso, distribuire l’Eucarestia con i guanti monouso.
Il dubbio legittimo per cui il ricorso a tale disposizione possa essere stato causato da un motivo grave, proporzionato e ragionevole quale la preservazione da contagio, induce all’immediata considerazione che le mani di un sacerdote che sia in procinto di consacrare, sono necessariamente pulite, visto che esistono già “norme” liturgiche che prevedono che egli si lavi e purifichi le mani prima di celebrare, proprio in vista dell’atto supremo che andrà a compiere, tanto che nelle sagrestie vi è un lavabo apposito. Per cui nel più c’è il meno: se ha le mani sufficientemente pulite per toccare l’Ostia, ha le mani sufficientemente pulite per distribuirla ai fedeli.
Del resto la dizione del comma 3.4 del Protocollo così si esprime: “La distribuzione della Comunione avvenga dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso”. I guanti dovrebbero quindi essere indossati una sola volta e non ogni volta che si distribuisce la Comunione ad ogni singolo fedele. Ci si sarebbe invece aspettati che, a voler salvaguardare dal contagio, si fosse prescritto il ricambio dei guanti ad ogni fedele (cosa ovviamente assurda da concepire). Così non è, e quindi in teoria i guanti potrebbero già essere infetti dopo la distribuzione al primo fedele. E’ allora evidente che la prescrizione non ha come finalità la preservazione dal contagio, né ha alcun riguardo per la salute dei fedeli, perché proprio i guanti potrebbero essere veicolo di contagio. In base quindi alla mera osservazione, chiunque potrà dedurre che la disposizione è INUTILE. E’ inutile indossare i guanti, perché non salvano dal contagio. Il motivo per cui si sia giunti a prescrivere una cosa così grave e inutile potrebbe essere una semplice insipienza o un intento di profanare l’ostia consacrata o un abuso di potere da parte dello Stato ateo.
In ogni caso, se l’uso dei guanti è inutile ai fini covid, ne è esclusa la ragionevolezza e proporzione. Non essendoci quindi, a tutto concedere, nemmeno un motivo grave che possa giustificare il loro uso, essi finiscono con l’essere solo e soltanto una profanazione.
Ipotizziamo per un attimo che i guanti non abbiano tutta questa intrinseca carica offensiva, non siano cioè così indecorosi.
Vediamo.
Sappiamo che i guanti monouso aderiscono alla pelle fino ad incollarvisi, non è agevole sfilarli con un movimento rigido, ma bisogna strapparli perché si appiccicano, diventano attaccaticci e spesso una massa informe, ed è un’impresa inutile nonostante insistiti maneggiamenti tentare di riportarli alla loro forma originale dopo averli sfilati, perché si sfilacciano, si rompono.
Ne deriva che la distribuzione delle ostie consacrate con i guanti mono uso espone intrinsecamente alla dispersione delle minuscole particelle eucaristiche, che potrebbero rimanere incollate nascoste e schiacciate fra le pieghe, e all’impossibilità materiale di rintracciarle e purificarle, neanche con una minuziosa operazione. Quindi, quand’anche i guanti monouso fossero per assurdo decorosi, per il solo fatto di esporre alla dispersione delle particule, costituiscono ancora una volta, solo e soltanto una profanazione.
Del resto, la stessa definizione di “guanti monouso” comporta il fatto che non possano essere purificati. Ciò che il sacerdote purifica è un oggetto di particolare pregio e dignità e per questo soggetto a più usi, come il corporale.
I guanti in questione, per il solo fatto di essere monouso, sono di materiale infimo, la loro vita è breve perché sono per definizione “usa e getta”.
Quindi i guanti monouso non possono essere purificati sia perché destinati ad essere buttati, sia perché oggettivamente non si prestano a tale operazione.
E se non possono essere purificati, una volta usati per distribuire le ostie consacrate, in teoria, secondo la liturgia, andrebbero bruciati, ma già questa è una nozione complessa, non da catechismo per bambini, andremmo quindi oltre ciò che ci siamo prefissi (comunque, probabilmente il materiale di cui sono fatti non consente nemmeno la distruzione con il fuoco). Aiuta però a cogliere il senso dell’improprio uso di strumenti “usa e getta” per la distribuzione delle ostie consacrate, proprio perché intrinsecamente di materiale non degno per tale uso e che espone alla automatica dispersione delle particule.
Può un oggetto “mono uso”, non purificabile, essere usato inutilmente per distribuire le ostie consacrate, visto che è per definizione “usa e getta”, cioè destinato ad essere “buttato”, per di più insieme ai resti di ostie consacrate?
Anche un bambino con nozioni di catechismo saprebbe rispondere: no.
Distribuire quindi l’Eucarestia con uno strumento che intrinsecamente comporta la dispersione delle particelle dell’Ostia che vi si attaccano, costituisce una manifestazione di mancanza di fede nella presenza reale e coopera direttamente alla dispersione di dette particelle. Ricevere la Comunione tramite tale distribuzione, non costituisce un atto indifferente rispetto alla morale, perché lo accetta e vi coopera. Vi presta consenso, anche se non con un pensiero esplicito, ma sì con il comportamento.
Non c’è bisogno quindi di fare ricorso a citazioni teologiche altisonanti. E’ sufficiente ciò che ci hanno insegnato al catechismo. E’ sufficiente il naturale sensus fidei.
Ogni altra conoscenza, quale può essere il bellissimo inno di San Tommaso o gli scritti di Sant’Alfonso, può solo corroborarci in tale fede, ma non sarebbe determinante, tranne che proprio da quelle fonti imparassimo le stesse verità di fede.
Ciò dovrebbe bastare per distogliere dal partecipare, nella misura del possibile, a Messe in cui si distribuisca la Comunione con i guanti e comunque dal prendere la Comunione in questo modo.
A questi fini non è necessario discernere se si tratti o meno di sacrilegio.
Anche se in vari hanno fatto riferimento al sacrilegio.
Il Cardinale Sarah, proprio in un articolo del 7 maggio, stigmatizza alcuni comportamenti sacrileghi contro l’Eucarestia e non è peregrino pensare che, pur non esaminando il caso specifico previsto dal Protocollo, ben sapendo quali sarebbero stati i suoi contenuti, volesse in tal modo dare un preciso insegnamento proprio a quel proposito. A proposito cioè della distribuzione con i guanti.
Il Card. Sarah dice (nell’articolo che Le allego insieme al Protocollo): “Ascoltiamo storie di SACRILEGIO che tolgono il fiato: sacerdoti che avvolgono ostie consacrate in sacchi di plastica o di carta..o anche altri che distribuiscono la santa comunione e usando ad esempio una pinzetta per evitare il contagio….QUESTO MODO DI TRATTARE GESU’ COME UN OGGETTO SENZA VALORE è UNA PROFANAZIONE dell’Eucarestia…La Comunione non è un diritto”.
Anche Don Gino Oliosi, un esorcista, riguardo alla distribuzione con i guanti dice che è la mano del sacerdote ad essere consacrata, non i guanti: “se i frammenti dell’ostia rimangono sul guanto, che poi va distrutto, che cosa facciamo, distruggiamo nell’immondizia il Corpo di Cristo?” (https://www.cristianitoday.it/prendere-con-i-guanti-leucarestia-e-come-gettarlo-nellimmondizia-parla-unesorcista/)
Padre Flavio Uboldi, teologo cappuccino, circa il dare Gesù con i guanti dice che “si tratta di una profanazione che rasenta il sacrilegio. Significa non avere rispetto di Gesù Cristo presente nell’Eucarestia e neanche per il fedele che la riceve. C’è anche il problema dei frammenti del Corpo di Cristo che possono rimanere attaccati ai guanti e non si sa che fine facciano.” (https://lanuovabq.it/it/da-fatima-a-civitavecchia-siamo-dentro-il-terzo-segreto)
Allora: è un sacrilegio? Certamente, in base al sensus fidei, ripugna, così come dovrebbe ripugnare ad ogni sacerdote.
Volendo comunque andare oltre la “semplice fede”, secondo il Codice di Diritto Canonico, Can. 1367, “Chi profana le specie consacrate, oppure le asporta o le conserva a scopo sacrilego, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica”.
Siccome è il sacerdote che compie l’atto di distribuire con i guanti e non possiamo conoscere né le sue intenzioni (profanazione volontaria delle Ostie Consacrate), né cosa ne farà dei guanti e delle particule residue (la norma pone due ipotesi: la profanazione sic et simpliciter e l’uso sacrilego mediante asportazione e conservazione, anche se alcuni intendono la fattispecie unica e determinata dallo scopo), possiamo solo dire che astrattamente sì, può essere un sacrilegio. Potenzialmente può essere un sacrilegio in quanto ci sono molti elementi esteriori che possono far ritenere che quel gesto costituisca una mancanza di fede e un’obbedienza resa a soggetto diverso dalla Chiesa cui solo i sacerdoti sono invece obbligati. Le evidenze esterne sono: obbedienza ad una disposizione dello Stato, attraverso un accordo illegittimo con autorità non gerarchicamente ordinata della Chiesa – la CEI -, uso di strumento indecoroso non necessario, non ragionevole e non proporzionato nel distribuire l’Eucarestia, non soggetto a purificazione e probabilmente nemmeno alla distruzione mediante il fuoco, ma teoricamente destinato ad essere gettato fra i rifiuti, non essendo stata disciplinata ed essendo stata lasciata alla buona volontà e all’arbitrio dei singoli la modalità per non disperdere le particule residue dell’ostia. L’ipotesi di alcuni per cui il sacerdote possa purificare le dita immergendole nel purifichino, “prima di rimuovere i guanti e prima ancora di riporre il SS Sacramento, evitando qualsiasi tipo di dispersione”, non sembra superare due inconvenienti: da una parte resta anche in tal caso ferma la necessità di distruggere i guanti, non essendo essi riutilizzabili né essendo smaltibili come meri rifiuti, con ogni incertezza già rilevata, dall’altra i guanti monouso hanno una fragilità e deteriorabilità tale che non è escluso che si rompano durante l’uso o anche mentre si tenta di purificarli prima di rimuoverli dalle mani, con dispersione definitiva delle particule.
Si conferma quindi che l’ipotesi non può che essere un potenziale sacrilegio e un’occasione di scandalo. Non è però necessario verificare che si tratti effettivamente di sacrilegio al fine di decidere se partecipare alla distribuzione con guanti dell’Eucarestia. Bastano le evidenze descritte.
Cosa fare? L’ipotesi estrema, il dramma, è se oltre al Protocollo, il Vescovo abbia addirittura ulteriormente vincolato i sacerdoti con altri protocolli, se il parroco non si sente obbligato in coscienza a rifiutare tali pratiche, se la parrocchia è l’unica chiesa in cui poter assistere alla Messa: in tal caso bisogna ricordarsi ciò che ha detto il Cardinale Sarah e che pure fa parte del sensus fidei, cioè che la Comunione non è un diritto, tradotto, non è lecito farla “ad ogni costo”. La cosa importante è assicurarsi il bene della Messa e poi sperare di poter ricevere la Comunione in un secondo momento, auspicando che il sacerdote non sia così “obbediente allo Stato” da usare anche in quel caso gli inutili guanti e sperando che la dia in bocca, visto che quella sulla mano dovrebbe, dovrebbe, essere una scelta e non un obbligo. Sennò, meglio la comunione spirituale.
Se invece si ha la possibilità di scegliere, dopo aver chiesto al parroco se userà i guanti (così nel caso gli viene il dubbio che non sia morale farlo), si può sempre cambiare chiesa e cercarne una in cui si agisca applicando la ragione e vivendo la fede.
Roma, 16.5.2020 maria stella lopinto
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Ministero dell’Interno – Dip. LCI – Uffici di diretta collaborazione con il Capo Dipartimento – AOO STAFF – 0086/0036 – Protocollo 0004830 07/05/2020 – 1°
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Tag: cei, eucarestia, guanti monouso, lopinto
Categoria: Generale
“Se invece intervenisse un cambiamento così profondo che avrebbe corrotto la sostanza del pane e del vino, allora il corpo e il sangue di Cristo non rimangono più nel sacramento. E ciò sia dalla parte delle qualità…, sia dalla parte delle quantità: p. es. se il pane venisse polverizzato, o il vino diviso in parti minime, così da far scomparire le specie del pane o del vino” S. Tommaso SOMMA TEOLOG. III, qu.77, art. 4
oggi in Francia dove ancora sono vietate le Messe in chiesa, il vescovo di Chalon ha celebrato all aperto davanti ai fedeli arrivati in auto . I sacerdoti sono passati a consegnare l Eucarestia fra le auto : il fedele la riceveva dal finestrino. Ad ogni Comunione il sacerdote si disinfettata le mani. I fedeli che ricevevano l ostia in mano dovevano disinfettarle prima. Le Figaro ha espresso questo : da mani pulite a mani pulite.
…Tutti a parlare di guanti di questo o quel materiale…tutti a parlare di Comunione come se fosse un diritto inalienabile che tutti devono avere…Ma se non sbaglio il Catechismo della Chiesa cattolica ( che sulla Bibbia si basa e che fino a prova contraria è tuttora valido) dice che x ricevere l’ Eucaristia si deve essere in grazia di Dio. Ma allora,qualcuno che pensi alla Confessione no vero? ….Ecco un altro colossale errore, in assoluta malafede, della chiesa! E quando dico chiesa intendo i parroci e vescovi ma anche catechisti che da decenni vanno dicendo che la Comunione va fatta sempre, ma cane che ce ne sia uno che insegni che questa va ricevuta in grazia di Dio!!…e quindi ogni domenica si vedono file interminabili di persone che vanno a prendere la particola consacrata con lo stesso atteggiamento di quando vanno a prendere il pesce al bancone del pescivendolo…e sacerdoti o vescovi che la distribuiscono con la stessa devozione di quando distribuiscono noccioline tostate negli oratori ( il filmato proveniente dall argentina postato nei commenti a questo post è relativi personaggi raffigurati è estremamente esplicativo della situazione). Analoghe file ai confessionali però non le vedi MAI..nemmeno a Pasqua o Natale! Come sarà sta storia?
Non voglio intervenire sull’uso illecito o meno dei guanti, ci sono persone più preparate di me per farlo.
Però vorrei fare una considerazione pratica, in quanto utilizzatrice di codesti guanti per motivi professionali.
Ho avuto l’impressione che l’autrice del testo abbia voluto calcare un po’ la mano sui difetti dei guanti, non so se è perché li usa poco o per dare enfasi alla sua “arringa”
I guanti di lattice , se indossati della giusta misura, non si sfilacciano( ?) o sbrindellano facendo lavori leggeri. Ci vuole la presa di oggetti pesanti o appuntiti, il contatto con sostanze chimiche. Niente vieta di lavarsi le mani (o purificarle) con i guanti indossati. Oltretutto esistono guanti in nitrile e vinile, sottilissimi ma molto più resistenti.
Ripeto, non sono qui a difendere l’uso dei guanti, anzi sto cercando di chiarirmi le idee, però se volete portare delle prove , portatele corrette e non diventate voi stessi manipolatori della realtà.
Di quelli ce n’è già abbastanza in giro.
Io mio domando se la transustanziazione avviene quando il sacerdote consacra con i guanti. Non costituisce un cambiamento sensibile del rito sacro lasciato da Gesù nell’ultima cena e osservato fedelmente dalla chiesa da 2000 anni?
Mi riallaccio a quanto scritto da Maria Cristina diversi commenti più in giù: a queste condizioni sacrileghe non si può fare la comunione, e non è che, poiché il Signore vuole unirsi a noi (vero, eh, per carità!), noi dobbiamo comunicarci ad ogni costo, anche quello di profanare il Santissimo Sacramento.
Per secoli la comunione non è stata così frequente come da inizio ‘900, ma soprattutto… se verranno adottate misure ancora peggiori (penso a certe vignette amaramente ironiche in altri blog), voi fareste la comunione ugualmente?
Se al momento della comunione non si alzasse nessuno dal banco, penso che daremmo un tremendo segnale ai sacerdoti, e qualcuno magari prenderebbe coraggio, visto che spesso anche i buoni sono sottoposti a forti pressioni da confratelli e vescovi.
Io che mi rifiuto (sì, MI RIFIUTO!) di ricevere il Santissimo in mano (è un indulto, cioè deroga dalla norma), non accetterò neanche di partecipare ad una Messa dove avvenga un tale misfatto (l’uso dei guanti), perché ne sarebbe una tacita accettazione.
Non mi si citino il quarto comandamento e il primo precetto: devo andare alla Messa, non ad un sacrilegio! Se la Messa la trovo, bene, altrimenti non posso non debbo non voglio!
Giuseppe Polverini
Mi collego al suo intervento e mi rivolgo idealmente alla sig.ra Maria Cristina a cui avevo risposto precedentemente.
Personalmente sento una grande mancanza dell’Eucarestia e mi domandavo se davo più dispiacere a Gesù a lasciarlo o a riceverlo con i guanti.
Mi sono rivolta a un caro santo sacerdote e mi ha consigliato di evitare la Comunione in questo modo, piuttosto soffrire e fare penitenza e offrire tutto.
Così farò, anche se continuerò a cercare un sacerdote che celebri la messa senza guanti.
Preti refrattari ancora esistono:
https://www.facebook.com/LA-MESSA-DI-SAN-PIO-V-ALTARI-MAESTOSI-RITO-SUBLIMECOMUNIONE-IN-GINOCCHIO-108411315844165/videos/da-ascoltare-assolutamente/4070570532982919/
Dal testo, si intuisce che manca la cosa piu’ importante: la fede. Se ci perdiamo nei rivoli della teologia, che tra l’altro e’ una scienza positiva, quindi non un atto di fede,allora viene a mancare il fondamento su cui si basa l’atto di fede. Occorre ricordare che cio’ che primariamente e’ manifesto ,per la fede e solo per la fede ,e Cristo, il Dio crocefisso.Lasciamo dunque da parte queste sterili discussioni e accostiamoci alla comunione come supremo atto di fede. Tutto il resto, guanti, particelle microscopiche di ostia o altro ancora non dovrebbero essere menzionati di fronte al mistero dell’Eucaristia.
Anche a me sembra che i guanti non siano la soluzione più opportuna, soprattutto per una questione pratica e funzionale.
Con i guanti le dita perdono la loro naturale e altissima sensibilità, con i rischi che ne conseguono:
– maggiore difficoltà per il sacerdote nel prendere con sicurezza le particole (piccole, sottili e a volte attaccate una con l’altra…), col rischio che qualcuna possa cadere a terra;
– minore sensibilità nel percepire eventuali contatti con le mani dei fedeli.
Secondo me sarebbe sufficiente la pulizia delle mani del celebrante prima della Messa, ed eventualmente prima della Comunione.
Nella distribuzione dell’Eucarestia, per evitare contatti con le mani, il sacerdote dovrebbe tenere la particola in verticale e quando questa tocca la mano del fedele, lasciarla cadere nel palmo.
Credo inoltre che la ricezione della Comunione sulla lingua comporti rischi di contatto molto maggiori e anche più pericolosi. Con i guanti poi sarebbe ancora peggio, perché questi impedirebbero persino la percezione di eventuali contatti.
Il bello (si fa per dire) di tutta questa storia è che l’ultra microscopico signor Covid-19 delle leggi dello stato e dei regolamenti della Cei se ne fa un ricco baffo e continuerà a colpire o non colpire chi sa lui secondo un’altra e misteriosa legge.
Il quotidiano dei vescovi Avvenire del quattordici Maggio consiglia: “si valuti inoltre l’opportunità di istruire i fedeli che, al posto di rispondere ‘Amen’ a voce alta a ‘Il Corpo di Cristo’ lo esprimano interiormente e lo manifestino con inchino del capo.”
A questo punto , perche’ addirittura non togliere anche l’ Annuncio “ Il corpo di Cristo “. Il prete infatti parlando puo’ diffondere goccioline e anche se ha la mascherina il virus puo’ passare, a meno che non abbia la mascherina FP3 . Quella in dotazione ai medici .
A questo punto perche’ ’ non un distributore meccanico di Ostie ?
Signore perdonaci, perdona la Tua Chiesa che non teme il Tuo Giudizio , , perdona i preti conniventi, perche’ non sanno quello che fanno. Perdona la nostra poca fede , perdonaci per essere tanto attaccati a questa vita fisica e tanto poco credenti nella vita eterna da rendere offesa al tuo Santo Corpo e Sangue offerto per noi.
A prescindere ( direbbe Totò ) da tutte queste disquisizioni, a me pare che l’uso dei guanti monouso facciano pensare che l’Ostia, il corpo di Cristo , sia un’entità nemica ,se non , addirittura “malefica” .
Come la Kryptonite per Superman o per SuperPope .
Non tutto il clero accetta supinamente. Il sottoscritto e tanti altri preti che conosco non seguiamo i vescovi quando dicono o scrivono amenità.
Mi bastano queste parole del Card. Biffi:
Il Signore è vivo e sa usare anche le nostre sciocchezze per operare i suoi prodigi. Ma questo non significa né che dobbiamo sforzarci di essere sciocchi né che dobbiamo perseverare fino alla fine nell’esaltare, quando le incontriamo, le apostoliche grullerie” (27-XII-1980).
Mi allineo al confratello: qui abbiamo deciso di non usare i guanti ma le mani nude, casomai igienizzate più volte…
Giusto. !!! A mali estremi estremi rimedi.
E prima del Covid ?
Io mio domando se la transustanziazione avviene quando il sacerdote consacra con i guanti. Non costituisce un cambiamento sensibile del rito sacro lasciato da Gesù nell’ultima cena e osservato fedelmente dalla chiesa da 2000 anni?
Sì lo so, non è bene generalizzare. Mi riferivo al contesto dell’articolo.
Se non ci fossero più buoni sacerdoti a quest’ora sarebbe già finito il mondo.
Buona domenica.
Nel decreto e’ scritto “guanti monouso” ma non e’ specificato di che materiale usare,quindi i guanti possono essere di cotone es quelli dei camerieri o quelli che si usano per maneggiare l’argento. Lo smaltimento viene fatto come per i purificatoi.
Se si vuole usare la pinza basta prendere delle pinze anatomiche o dei klemer che ben si adattano all’uso in quanto al loro interno portano delle zigrinature.
se è per questo non è specificato in nessun DCPM come si devono indossare le mascherine: io pensavo di metterla come cappello, quanto più ridicola meglio. E che provino a dirmi che non la indosso…
Padre Flavio si chiama Ubodi, non Uboldi.
Le pinzette non sono da rifiutare a priori.
I documenti del Governo e della CEIP (=Patriottica) sono al di sotto di qualunque parametro razionale, giuridico, costituzionale, in realtà sono al di sotto della carta igienica.
I guanti monouso sono degno corollario di tanta sapienza documentale.
I sacrilegi contro la Santa Eucarestia dipendono non tanto dal materiale di contatto (Oro o carta, non è che Gesù sia onorato o disonorato), ma dalle mani che maneggiano i materiali: se sono mani sacrileghe e idolatre, non basta certo l’amuchina a purificarle.
Comunque: guanti monouso o no, pinzette, o no ecc, una cosa e’ certa, lo scopo e’ raggiunto. Quale scopo? Ma quello di ridicolizzare e portare all’ assurdo il sacramento dell’ Eucarestia, ridicolizzare i fedeli , profanare la Presenza Reale, de-sacralizzate uno dei momenti piu’ mistici della vita dei cristiani, quello della ricezione della Santa Comunione. Ridotto a pantomima fra prete con mascherina e guanti e fedele terrorizzato di venire a contatto, e passibili di multa se sgarrano.
A queste condizioni io personalmente mi rifiuto di fare la Comunione, continuerò ’ con la Comunione spirituale. Almeno non mi farò ’ complice e partecipe di una reduzione ad assurdo , a pagliacciata, del momento piu’ alto, del Mistero piu’ alto della nostra fede. Invito a fare altrettanto: niente Comunione a queste condizioni ridicole! Non prestatevi all’ assurdo teatrino!
ti supplico!!! Non farti fregare da queste umiliazioni. Sì ! sono vere e proprie umiliazioni rivolte a i credenti Ma Cristo guarda il nostro cuore e vuole entrare in noi, vuole unirsi a noi. E’ morto in croce per noi e sa bene che queste modalità di offrire l’Eucaristia sono per noi sofferenza. Offriamola a Lui.
Ben prima di essere umiliazioni e motivo di sofferenza per noi, sono gravissimo oltraggio e inaccettabile dissacrazione della Sua Presenza reale.
Maria Cristina, ma questo è proprio ciò che vogliono, spegnere ogni interesse in quelli che sono lontani dalla Chiesa e scandalizzare e allontanare i fedeli che invece sono vicini a Cristo.
Dopo quasi tre mesi senza messa, davvero vuole rinunciare ad accogliere Gesù e davvero vuole invitare altri a fare lo stesso?
Vuole darla vinta a quelli là ?
Preghiamo lo Spirito Santo che ci illumini e che ullumini i nostri pastori.
*illumini**
Sig.ra Maria Cristina, non faccia caso a quanto ho scritto prima, grazie a un santo sacerdote ho capito e farò come lei, sperando di trovare un sacerdote che celebri come si deve.
Scusatemi il dietro front, ma si ha il diritto di cambiare idea.
È sicura che la CEI non è la Chiesa ?
ACCORDO
TRA LA SANTA SEDE E LA REPUBBLICA ITALIANA
CHE APPORTA MODIFICAZIONI AL CONCORDATO
LATERANENSE
ART. 13
2. Ulteriori materie per le quali si manifesti l’esigenza di collaborazione tra la Chiesa cattolica e lo Stato potranno essere regolate sia con nuovi accordi tra le due Parti sia con intese tra le competenti autorità dello Stato e la Conferenza Episcopale Italiana.
https://www.marcotosatti.com/2020/04/20/messa-negata-decreti-abnormi-cei-passiva-vescovi-succubi/#comments
Certo , si può negare anche l evidenza.
Per la CEI chiese chiuse, il Papa storce il naso , chiese aperte.
Se l avesse storto per altre Conferenze Episcopali , difficilmente sarebbe stato accontentato.
Ma lá , il presidente della Conferenza è eletto dai vescovi e a loro risponde , qua invece è nominato dal Papa e a lui risponde.
LJC – Molte grazie di questo articolo ( che andrebbe fotocopiato e spedito ad ognuno dei 27 mila Parroci italiani) .
Non faccio un commento lungo ( per non appesantire la discussione) ma una cosa sento di doverla dire anche in accordo con la primissima parte dello scritto della Avvocatessa:
il Cardinale Sarah, in quanto Prefetto del Dicastero Vaticano preposto, ha commesso a mio avviso una omissione grave almeno quanto la irrituale (ed illegittima) supina accettazione da parte della Cei ( che, appunto. NON è la Chiesa) di una Circolare proveniente da in oscuro Dipartimento ministeriale.
Postilla: la Cei non solo non è la Chiesa ma non è neppure la Chiesa Italiana.
(ottimo l’articolo di Sarah come pure quello di padre Ubodi con la non lieve differenza che dal Prefetto del Culto Divino e Disciplina dei Sacramenti non può venire soltanto un articolo)
Bassetti è un demonio e Bergoglio che tace,quindi acconsente alla profanazione del corpo del Signore ,lo è ancora di più.Chiamiamoli con il nome che si sono conquistati sul campo.Se iniziamo a chiamarli con il giusto nome forse qualche anima in più ne prenderà le distanze. Perchè non abbiamo altra possibilità o con Dio o con satana.
Sì va bene… è arrivata la creatura Angelica…
Niente male, Giulia Anna Anna Meloni, Niente male!
Chiese sbarrate anche nel giorno di Pasqua, Eucaristia servita con le pinze, immagini di Cristo che si deformano e si staccano dalla Croce.
Ora anche un Santuario di Fatima spettrale e avvolto nella nebbia nel giorno del 103° anniversario delle Apparizioni della Santa Vergine del Rosario ai tre pastorelli.
IMMAGINE GROTTESCA DI UNA CHIESA SINISTRA …CHE TRABALLA!
Veramente è buio pesto…..
Se il Protocollo è un atto abnorme, potrà forse impegnare la Santa Sede finchè essa stessa non interverrà a disconoscerlo, cosa alquanto difficile sul piano internazionale.
MA CHE STA DICENDO? COSA C’ENTRA LA SANTA SEDE????
Niente. Ovvio.
Errata corrige: gli lascia cadere.
Non ho capito perché dice che si dovrebbe cambiare i guanti a ogni fedele. Il sacerdote non tocca il fedele, gli passiva cadere l’ostia nelle mani, quindi i guanti sono nelle stesse condizioni al primo fedele e al centesimo.
E lo sarebbero anche le mani, anzi il tatto consentirebbe al sacerdote di accorgersi di un eventuale contatto.
Caro Tosatti, le segnalo una chicca. L’università Salesiana è tutta contenta perché il nuovo arcivescovo di Genova ha studiato lì:
https://www.unisal.it/article/1826-marco-tasca-exallievo-dell-ups-stato-nominato-arcivescovo-di-genova
Povero lui…
A proposito: che si dice a Genova di questo nuovo pastore?
@ IGINIO – A Genova sembra che il futuro arcivescovo non sia ancora arrivato ma, nel caso fosse già arrivato, …… nessuno se n’è accorto!
La televisione e i giornali locali dopo aver dato l’annuncio delle dimissioni di Bagnasco e reso noto il nome del sostituto non ci ha fornito alcun’altra informazione, dalla Curia …. silenzio …. a parte la notizia che Bagnasco abbraccia fraternamente la città di Genova, anche se sembra che …. almeno finora ….. la città non si sia ancora decisa a contraccambiare l’abbraccio!!!
La stampa, sia locale che nazionale, si è sprecata nel compendiare le funzioni svolte da Bagnasco ma, per quanto riguarda il frate che dovrebbe venire invece solo qualche località, dove lui ha vissuto, ha reso noto, tramite stampa che ….. lo conosce.
Non so cosa si dice a Genova ma considerando a quale ordine religioso appartiene, posso pronosticare un vescovo che dirà prima di tutto “chiamatemi padre marco..niente monsignore, eccellenza, eminenza o titoli vari”… A seguire, l’ agenda del nuovo pastore di Genova sarà esattamente quella di tutti i pastori nominati da bergoglio a sua immagine e somiglianza: superficialità e sciatteria liturgica, immigrazione non a 360 ma a 450°, pauperismo, posizioni ambigue orientate a un marcato aperturismo su unioni gay, aborto, divorzio, eutanasia, coppie di fatto..e ancora su abolizione del celibato, donne prete…dimenticato qualcosa?…ah sì, gli uomini suora!….Il solito cliché insomma, l’ immagine cioè del vescovo perfettamente mansueto col mondo, della cui mentalità è totalmente imbevuto..manipolabile e ridotto al rango di cappellano di corte che ancora una volta soddisferà i poteri forti e la stampa da essi controllata.
GUARDATE IN QUESTO FILMATO.COME BERGOGLIO DA LA SANTA COMUNIONE . Secondo voi crede alla Presenza Reale ???
ROBERT – E’ andata bene che nessuno sia sia preso uno schiaffo sulla mano (almeno per quello che è stato possibile vedere nel filmato).
Sembra che distribuisca chewing gum…. 😱😱
È veramente drammatico dover leggere la difesa dell’Eucaristia e le direttive (?!) su come affrontare la Santa Messa da avvocati e non dai nostri pastori.
Il clero accetta supinamente le regole degli atei e gli avvocati ci dicono che dobbiamo violare la legge.
Fantastico!