PAOLO TANGA. LIRA ED EURO. AFFINITÀ E DIFFERENZE.
4 Maggio 2020
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, è con vero piacere che possiamo offrirvi un interessante saggio del dott. Paolo Tanga, già Direttore Principale della Banca d’Italia, e autore di diverse opere di carattere economico. Citiamo Dalla Crisi dell’euro al Rilancio dell’Economia Locale e Per una nuova Cultura d’Impresa. Buona lettura.
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LIRA ED EURO. AFFINITA’ E DIFFERENZE
La lira e l’euro sono due monete sulle quali abbiamo poca dimestichezza. La prima viene considerata una “cenerentola”, la seconda una moneta “forte”. Le cose stanno proprio così?
Entrambe sono monete-debito. Ciò vuol dire che la loro emissione avviene quando viene concesso un prestito, ma è evidente che se l’importo erogato è pari ad esempio a 200 e il tasso di interesse è del 5 per cento, l’unico modo di restituire gli interessi è chiedere un nuovo prestito, altrimenti la circolazione monetaria si riduce. Infatti, il circolante è 200, gli interessi da pagare sono 10 e versandoli alla banca prestatrice la circolazione monetaria scende da 200 a 190, però il prestito in essere rimane sempre pari a 200. Perciò occorre correggere questa anomalia per consentire il rimborso.
Con la lira la banca centrale, cioè la Banca d’Italia immetteva liquidità nel sistema concedendo prestiti allo Stato o alle banche ricevendo in cambio titoli di credito, cioè con la lira la banca centrale finanziava direttamente il Tesoro dello Stato.
Con l’euro la BCE non può finanziare gli Stati, i quali perciò devono rivolgersi al mercato pagando la doppia intermediazione, quella dalla Banca centrale alle banche commerciali e quella da queste al Tesoro.
L’assurdo è che attraverso la doppia intermediazione gli Stati possono essere attaccati dalla speculazione finanziaria (il cosiddetto spread), che invece rimane impotente nei confronti del Sistema Europeo Banche Centrali (BCE e banche centrali dei Paesi aderenti all’euro). Quindi l’Italia, essendo sottoposta agli attacchi speculativi non beneficia dell’unico vantaggio che la moneta più forte potesse concedergli.
Ecco la differenza: l’attacco è diretto, la possibilità di salvezza non lo è.
La circostanza non sussisteva per la lira perché beneficiava di quattro importanti correttivi:
1) il Tesoro dello Stato era facoltizzato ad emettere liberamente biglietti di Stato e monete (emissione a credito).
2) la Banca d’Italia era tenuta ad acquistare l’intero ammontare dei titoli di Stato emessi qualora questi non fossero stati assorbiti dal mercato. Tale obbligo venne meno nel 1981, tuttavia occorre tener presente che l’Istituto di emissione italiano doveva riconoscere l’1 per cento dell’ammontare della circolazione monetaria di fine anno. Quindi se a fine anno il Tesoro avesse emesso un titolo con cedola dell’1 per cento, acquistare i titoli del Tesoro avrebbe comunque consentito alla Banca d’Italia di ottenere un vantaggio economico perché i titoli di Stato pagavano gli interessi semestralmente, mentre l’imposta sul circolante era riferita esclusivamente a fine anno. Comprare titoli di Stato biennali a gennaio consentiva all’Istituto centrale di risparmiare il cinquanta per cento dell’onere legato all’emissione della moneta.
3) le banche commerciali erano tutte di proprietà pubblica, ad eccezione di quelle a proprietà diffusa, come le banche popolari e le casse rurali e artigiane (ora banche di credito cooperativo) che si caratterizzavano per la loro territorialità e di pochissime società per azioni monosportello, tranne una che svolgeva la propria attività in meno di 30 province italiane. I guadagni quindi rientravano nella disponibilità pubblica contribuendo a mantenere bassa la pressione fiscale e poi:
4) le banche pubbliche erano obbligate ad investire una parte consistente degli utili in opere di pubblica utilità; nell’applicazione pratica tali utili rispettavano lo spirito dell’intervento legislativo perché venivano impiegati nella realizzazione di opere di pubblica utilità nei territori di operatività della banca in proporzione a dove gli utili erano stati generati. Le banche private e a proprietà diffusa distribuivano gli utili ai propri soci che risiedevano in detti territori, pertanto gli utili prelevati ritornavano nelle stesse zone dove venivano prodotti. Questo è l’unico modo di consentire ai debitori di avere la possibilità di venire in possesso del denaro necessario a pagare gli interessi.
Con l’euro siamo stati “indirizzati” a spogliarci dalla proprietà pubblica delle banche e a rendere contendibili la banche a proprietà diffusa in modo da trasferirne all’estero la proprietà (mi riprometto di tornare sull’argomento per dimostrare come tale circostanza abbia compromesso le nostre capacità di reazione agli effetti avversi) e nessuna di tali condizioni è rimasta presente, perché è vero che lo Stato italiano è facoltizzato a coniare le monete, ma i quantitativi sono fissati dalla BCE, che per l’Italia non è mai stata generosa.
Ad esempio l’Italia è stata autorizzata ad emettere monete a partire dal 2002, mentre moltissimi Stati hanno iniziato il conio quantomeno dall’anno 2000, inoltre nel 2016 mentre all’Italia era stato concesso di coniare 35 milioni di euro, l’Austria ne coniava ben 260 milioni. Le mie ripetute rimostranze fatte nell’anno successivo avevano ottenuto che la coniazione italiana fosse accresciuta a 96 milioni, per poi chiedere un nuovo supplemento che portò il valore a 141 milioni, mentre l’Austria in un colpo solo aveva emesso 269 milioni.
Per quanto riguarda i correttivi posti in essere dalla BCE (operazioni LTRO, TLTRO, Quantitative Easing, e tassi negativi sui depositi), essi hanno salvato l’euro, ma hanno danneggiato tutti i Paesi i cui debiti statali fossero stati eccessivi rispetto al PIL senza aver riguardo, invece, al debito complessivo. In questo modo Portogallo, Italia, Grecia e Spagna sono stati gravati di oneri impropri dei quali hanno beneficiato gli altri Stati, classificati virtuosi, mentre le iniziali dei governi danneggiati (PIGS) sono stati usati per beffeggiarli.
I titoli che lo Stato emetteva erano i BTN, buoni del tesoro novennali muniti di cedola al 5 per cento, sottoscritti quasi totalmente dai risparmiatori italiani. La prima emissione di Buoni del Tesoro Poliennali avvenne con Decreto Ministeriale del 1974 al tasso del 7 per cento e scadenza aprile 1978 per un importo di 324 miliardi di lire, approfittando dello shock petrolifero del 1973. Il tasso nominale massimo dei nuovi titoli si raggiunse con l’emissione disposta dal D.M. 16/6/81 per 2.000 miliardi di lire al 18 per cento e scadenza 1.7.1983, tale tasso sarà mantenuto per tutte le emissioni avvenute fino alla fine del 1982. Nel frattempo venne introdotta, ai sensi della legge 22 dicembre 1980, n. 888, una nuova figura di titoli, ma a tasso variabile, i Certificati di Credito del Tesoro, la cui prima emissione era con scadenza triennale e godimento 1 aprile 1981, con prima cedola 9 per cento per 1.500 miliardi di lire.
Tutto preordinato per avviare il “divorzio” formalizzato tra il Ministro del Tesoro Andreatta e il Governatore della Banca d’Italia Ciampi nel 1981, anno a partire dal quale fu avviata una politica tendente a sostituire i cittadini italiani con organismi bancari e finanziari nella detenzione di titoli del debito pubblico.
A quell’epoca infatti gli sportelli della Banca d’Italia venivano “assaliti” dal pubblico per sottoscrivere il debito pubblico italiano, “assaliti” perché le banche italiane (peraltro pubbliche) preferivano osteggiarne la sottoscrizione proponendo ai propri clienti le “innovative” operazioni “pronto contro termine”, a dir loro meno rischiose perché lo Stato italiano appariva versare in condizioni di indebitamento pauroso da poter comportare la trasformazione del debito da redimibile (rimborsabile a scadenza) a irredimibile (non più rimborsabile), cioè cambiato in rendita perpetua.
Il decisivo passo per imporre la disaffezione avvenne con la dematerializzazione dei titoli e la modifica delle modalità di sottoscrizione degli stessi
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Categoria: Generale
Grazie per questo interessante articolo.
Spero che ne seguiranno altri del Dr. Tanga.
In particolare chiederei di spiegare bene i passaggi italiani di alcune faccenduole: dall’abbandono del sistema aureo dopo la parentesi Bretton Woods (1944-1971), al “divorzio” tra Banca d’Italia e Tesoro (1981); dalla trasformazione dell’IRI in SpA alla scelta di aderire a Maastricht (1992); dalla privatizzazione della banca d’Italia alle conseguenze della riforma Bassanini.
Grazie ancora.
Complimenti al Dr. Tosatti che ospita questi scritti. Complimenti al Dr. Tanga che sa spiegare cose complesse in modo ben comprensibile a chiunque legga e rifletta sulla sua esposizione. Ha spiegato l’inizio, la fase propedeutica, del meccanismo che ci ha portato al disastro in cui siamo; peraltro, iniziato con la semplice lettera Andreatta-Ciampi per una questione che richiedeva un pubblico e chiaro dibattito politico poichè interessava anche basilari princìpi costituzionali (chissà quanti anni di Purgatorio – spero per loro – si dovranno fare Ciampi e Andreatta per quella lettera.
Grazie e spero di vedere altri contributi del Dr. Tanga.
Il dibattito sul monetarismo dura da qualche secolo. Nella mia profonda ignoranza sono tuttavia in grado di capire che la moneta da sola non ha mai risolto nessun problema, meno che meno lo stampare moneta perchè la moneta è un semplice mezzo per scambiarsi beni in modo molto più agile e conveniente rispetto al baratto. Se non si producono beni possiamo stampare tutta la moneta che vogliamo, produrremo solo inflazione.
Naturalmente questi elementari concetti mi attirerammo critiche feroci da parte degli economiste che “la sanno”. E Friedman ha detto bianco. No, Keynes ha detto nero e via a stampare libri sempre più astrusi. Alla fine vale il detto di un mio amico scarpe grosse che affermava: “I furbi sono il pascolo dei fessi”. E le manovre monetarie sono un mezzo efficace per abbindolare i fessi.
Bravo paolo, ottimo articolo, come tutta la tua attività all’interno dell’Istituto di Emissione; un plauso ed un saluto cordiale
Chiedo scusa per la minuscola, Paolo.
Io invece ringrazio per l’articolo, che, letto con attenzione, risulta chiaro anche al profano. Come chiare sono le due immediate conseguenze: l’euro come parte del problema presente, e il ritorno a monete nazionali e banche nazionali pubbliche e sovrane come unica via per l’uscita da questo tunnel. Nel quale il virus ci fa vedere quello che è realmente la luce alla fine della galleria: il treno che ci sta venendo addosso.
è materia che, spiegata in questo modo, con tutto il rispetto per il Dott. Tanga, non si arriva a capire, a fare propria.
Chissà, forse un giorno qualcuno ci farà una serie di video, con disegnini, per spiegarla in modo chiaro al popolo.
Però, il monetarismo non è tutto, perché il mega-debito pubblico italiano c’era già prima dell’euro, quindi la lira non era la soluzione ai nostri problemi, che erano molto a monte. Cito l’analisi che ne faceva Pier Luigi Zampetti, grande intellettuale cattolico del ‘900:
https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/pier-luigi-zampetti/
FUOCO DIVINO:
San Floriano, patrono dei Vigili del Fuoco. 1716° Anniversario suo Dies Natalis. (4.5.304)
http://www.santiebeati.it/dettaglio/51775
FUOCO DELLO SBAGLIO:
71 ° Anniversario RENATO TOSATTI, papà del nostro Marco; lo lasciò con due anni, mancato con tanti altri nello schianto dell’ aero che con la Squadra Grande Torino, rientravano da Barcellona, contro muro del santuario di Superga, 1949. Dio che scrive tra righe pure tragiche, ecco chè figlio il grande Marco Tosatti.
(Nato a Genova 23.11.1908)
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Renato_Tosatti
FUOCO SATANICO:
22° anniversario della tragedia negl’ appartamenti della Guardia Svizzera, 1998, ammazzati il Comandante Aloys Estermann (Gunzwil, Svizzera 29.10.54 – 4.5.98), la consorte venezuelana Gladys Meza Romero, ed il caporale Cedric Tornay. Dio che scrive tra righe storte, a volte non svela la Verità così in tempi rapidi come vorremmo. In questa tragedia ancora non si sa chiaramente quale la Verità, e men che meno da quel Vaticano così da molto bugiardo e balordo in tutto.