MESSE IN STREAMING: ASSISTERE NON È PARTECIPARE. UN’EVOCAZIONE…

4 Maggio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, sul blog Cristianitoday abbiamo trovato un interessante articolo scritto da padre Carlos Werner, sulla situazione che stiamo vivendo: la messa negata al popolo, ancora non si sa per quanto tempo, e sostituita – ma sostituita non è il verbo adatto, in realtà – da quella che si può seguire alla televisione o al computer. Buona lettura. 

§§§

La Messa “in streaming”: rischi per la fede e vantaggi spirituali.

Date le attuali misure di sicurezza motivate dal COVID-19, tutti i fedeli in Italia sono stati dispensati dai loro pastori dall’obbligo di partecipare alla Messa la domenica e le altre solennità di precetto. Infatti, tale disposizione della Chiesa è di diritto positivo e dunque è dispensabile dalle stesse autorità ecclesiastiche, come lo è stato in quasi tutto il mondo in occasione dell’attuale pandemia. Quindi, i battezzati non sono tenuti a frequentare di persona la santa Messa la domenica o gli altri giorni di precetto. Procedendo nel ragionamento, bisogna chiarire e sottolineare che guardare la Messa in streaming non è una sorta di surrogato della vera partecipazione all’Eucarestia, e non serve pertanto al fine di adempiere al precetto domenicale. Questo non solo perché ci sia la dispensa, ma perché la Messa vista in differita non potrebbe mai considerarsi in sé stessa una partecipazione reale al Santo Sacrificio che si rinnova sugli altari.

Infatti, l’obbligo di andare a Messa la domenica è stato stabilito dalla Chiesa per garantire ai fedeli l´assiduità nella partecipazione alla mensa della parola e alla mensa eucaristica, dove Gesù risorto si fa presente in stato di vittima, rinnovando per i fedeli l’evento del Gòlgota in maniera incruenta ma reale, cioè, con tutta l´effusione di grazia propria della Redenzione operata sulla Croce. In ogni Messa siamo ai piedi di Gesù crocifisso in qualità di beneficiari diretti del suo sacrificio, con la possibilità di ricevere la comunione se siamo nello stato di grazia, e così, appunto, partecipare nel modo più perfetto e sublime al suo santo e immacolato sacrificio.

La Chiesa obbliga i fedeli ad andare alla Messa memore dell´ordine dato dal Padrone della parabola del banchetto di nozze: “spingili a entrare” (Lc 14, 23). Se è vero infatti che molti fedeli vengono volentieri a rendere culto a Gesù con la propria partecipazione fervente al Santo Sacrificio, la Chiesa si preoccupa anche di quei figli tiepidi che solo sotto la voce di un comando perentorio fanno caso alle sue disposizioni che sono, peraltro, volte al loro bene. Con amore di madre, quindi, e conscia del fondamentale bisogno che hanno i suoi figli di cibarsi del pane degli angeli, costringe ad andare a Messa coloro che per diversi interessi egoistici fanno a meno del nutrimento spirituale che è essenziale per la vita eterna, quella vita verso cui Lei, Sposa dell’Agnello immolato, vuole condurre i suoi figli.

Date certe confusioni causate da parole o mal dette o malintese, bisogna tracciare una distinzione essenziale tra il partecipare e l´assistere (in atteggiamento di spettatori) alla Messa. Lo streaming, difatti, se consente di guardare un´immagine della realtà che sta succedendo in un luogo determinato dove chi assiste non si trova, non consente però di parteciparvi. Facciamo un esempio. Se un alto ufficiale del quartiere generale assistesse in diretta a una battaglia delle sue truppe svoltasi a diversi chilometri di distanza, mai potrebbe affermare di esserne stato partecipe, pur essendo anche lui soldato e pur godendo o soffrendo anche lui per la sorte dei suoi. Allo stesso modo, le messe in streaming. Esse ci fanno arrivare la Parola, approfondita nell´omelia (che potrebbe essere pure ascoltata in differita e attraverso altri mezzi), ma non ci consentono l´accesso alla parte essenziale alla quale la Parola prepara e predispone, cioè, alla parte sacrificale che si realizza nella consacrazione del pane e del vino e della quale si partecipa in modo superlativo, ribadiamo ancora, mediante la comunione sacramentale.

Alcuni studiosi si sono espressi in questo senso arrivando ad affermare che la Messa in streaming potrebbe, se mal concepita, condurre a un’idea sbagliata di cosa sia la partecipazione alla celebrazione eucaristica, riducendola pressoché all’assistenza ad uno spettacolo. Ad alcuni potrebbe sembrare esagerata tale affermazione, ma ha le sue motivazioni. Anzitutto ricordiamo che spettacolo viene dal latino spectare, verbo derivato dal sostantivo specie, immagine. A uno spettacolo si assiste ma ad esso non si partecipa. Dunque l’assistenza attraverso lo schermo se interpretata come ‘partecipazione’, falserebbe il concetto vero di Messa riducendola praticamente ad uno spettacolo.

La messa in streaming, quindi, assistita massicciamente dalla gente in questi tempi di pericolo, può causare su certe psicologie la “sensazione” di aver ‘partecipato’ seppur ‘virtualmente’ alla Messa, il che è lontanissimo dalla verità. Il virtuale non è altro che l´immaginario, dunque ricade sempre sotto la categoria di spettacolo nel senso etimologico della parola, ossia qualcosa a cui si assiste da spettatore ma a cui non si partecipa.

A cosa serve allora la trasmissione in diretta di Messe celebrate in luoghi distanti? Al di là delle motivazioni umane legate alla memoria –come rivedere il buon parroco ed ascoltare le sue parole, o ritrovare la nostra amata chiesa– la Messa in streaming in sé stessa (ossia per il fatto di essere una ‘visione a distanza’) può avere il solo valore spirituale di una evocazione che serve a stimolare la nostra pietà, consolare la nostalgia delle messe vissute e alimentare nuove speranze di una futura e prossima –ci auguriamo– frequentazione dei sacramenti.

Questa affermazione può far sorgere due domande. Ecco la prima: come mai si può parlare solo di un’evocazione se la Messa in diretta viene assistita in concomitanza alla realtà? E’ perché non vi siamo presenti e perché quindi non vi partecipiamo né realmente né personalmente: per questo la Messa in streaming non è altro che un’evocazione, cioè, ci dà notizia che una determinata Messa si sta celebrando in questo momento. È vero che tale evocazione può spingere il fedele a parteciparvi intenzionalmente, poiché ogni volta che un sacerdote dice la Messa rappresenta la Chiesa intera davanti a Dio. Tuttavia, è da rilevarsi che non per il fatto di assistere alla rappresentazione immaginaria (ossia il video guardato sullo schermo) si partecipa in modo intenzionale, come sopra spiegato. La partecipazione intenzionale dipende esclusivamente dalla volontà stimolata dalla fede, tanto che ogni cattolico potrebbe durante la giornata raccogliersi, pensare a tutte le Messe celebrate in quel momento ed offrirle in unione con i sacerdoti per la sua salvezza e quella del mondo intero. Questa pratica di pietà è sì consigliabile, ma dal punto di vista spirituale si tratta solo di una partecipazione imperfetta rispetto a quella perfetta della Messa partecipata in loco, unendo l´intenzione del cuore alla presenza corporale nel luogo celebrativo. Infatti, la partecipazione intenzionale è paragonabile nel suo genere alla comunione spirituale, ed entrambe solo si giustificano data l’impossibilità attuale di partecipare personalmente o comunicarsi sacramentalmente. Per questo motivo, l’offerta intenzionale delle Messe fatte a distanza, senza parteciparvi realmente, si fa sempre e solo se si tiene presente che la partecipazione personale, in loco, alla Messa è insostituibile per la nostra vita spirituale ed ecclesiale soprattutto quando coronata con la comunione sacramentale. Si potrebbe addirittura tracciare questa relazione: l’offrire intenzionalmente le Messe celebrate a distanza è una pratica di devozione eucaristica che porta sempre una crescita del desiderio non solo legittimo ma fondamentale di andare a Messa per comunicarsi!

La seconda domanda sarebbe questa: come affermare che la Messa in streaming in se stessa (ossia per il fatto di essere una visione a distanza) può avere il valore spirituale esclusivo di una evocazione che serve a consolare la nostalgia e alimentare nuove speranze? Cosa si vuol dire?

Come è evidente il digiuno spirituale forzato al quale stanno costringendo i fedeli le autorità civili deve causare nei cuori dei credenti grande fame eucaristica. Per ciò, il fatto di assistere in streaming o anche in differita il video di una messa ci risolleva dalle nostre nostalgie col piacevole ricordo delle Messe partecipate, come facciamo quando sfogliamo gli album di famiglia con le foto dei nostri cari che sono distanti. E, al contempo, ed è questo l’aspetto più importante, alimenta le speranze di riavere presto –molto presto!– l’accesso ai sacramenti. Tali speranze ci devono spingere a pregare il Signore con insistenza e fervore, per mezzo di Maria Santissima, perché ci dia oggi il nostro pane quotidiano e soprannaturale.

In sintesi, cerchiamo di riproporre schematicamente quello che è stato detto:

  1. Alla Messa in streaming si assiste, non si partecipa. Il cristiano per andare in Paradiso deve, però, partecipare all’Eucaristia stando presente col corpo e col cuore nel luogo della celebrazione, o almeno avere il desiderio di farlo nel caso d’impossibilità. Dunque dev’essere scartata quasi come eretica l’idea di trovare dietro lo schermo, nella Messa in streaming, un surrogato virtuale della partecipazione alla Messa. Questa idea diffusasi tra alcuni fedeli anche benintenzionati è sbagliata e perniciosa per le anime. Il semplice fatto di guardare il video della Messa non può costituire di per sé una vera e propria partecipazione, ricordando che tra partecipare e assistere (cioè esserci in qualità di spettatore) c’è un abisso.
  2. Assistere alle Messe in streaming o in differita da una parte può diventare un momento di ascolto della parola, e d’altra parte può essere uno stimolo per realizzare un esercizio spirituale che consiste nell’offrire interiormente il Santo Sacrificio celebrato a distanza – giacché in ogni messa si fa misticamente presente tutta la Chiesa – per la salvezza propria e di tutto il mondo. Tuttavia questo esercizio di pietà non dipende dalle immagini contemplate sullo schermo e si può fare in qualsiasi momento della giornata, basta raccogliersi nel santuario interiore del cuore. D’altronde il frutto normale di tale forma di pietà eucaristica deve necessariamente stimolare la fame eucaristica e, nelle attuali circostanze, accendere la speranza di poter riprendere la pratica sacramentale come di consueto, cioè, in modo reale, partecipando personalmente, in loco, alla Santa Messa e idealmente accedendo pure alla comunione sacramentale.
  3. Quando ci sarà la fine dello stato di emergenza, non si potrà mai fare una falsa scelta tra assistere in streaming alla Messa o parteciparvi andando in Chiesa. Sono due cose totalmente diverse, la prima non può mai sostituire la seconda, e per arrivare in paradiso ci vuole la partecipazione perfetta al Santo Sacrificio, cioè con l´interiorità del cuore e la presenza del corpo nel luogo celebrativo, la cui più alta espressione è la comunione sacramentale.

Ci auguriamo che queste riflessioni servano a tutti i fedeli al fine di stimolare le loro suppliche a Dio e le loro azioni presso gli uomini, mirate al ristabilimento urgente della pratica sacramentale, specie eucaristica in favore dei cattolici ora privati del Pane disceso dal Cielo e della partecipazione al Santo Sacrificio. La Vergine Santa, nostra madre misericordiosa, abbia compassione dei suoi figli affamati di Dio e interceda con potenza dal Cielo in loro favore!

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27 commenti

  • Raffaella ha detto:

    @Silvano e @Franco probabilmente mi sono espressa male, ma non sopporto la falsità e certi gesti esagerati quasi istrionici mi danno fastidio e me ne astengo.
    Tutto qui.

  • Francesco ha detto:

    Bergoglio pseudo papa e Krajevski, il gatto e la volpe, due facce della stessa falsa medaglia. Uno ringrazia la Cina l’altro Taiwan, uno ConteCasalino e l’altro don Lino Viola. Sepolcri imbiancati

  • Gian ha detto:

    Condivido un pensiero che ho appena fatto dopo aver letto titolo e sotto titolo di un articolo su Il Giornale di oggi (on line):
    “Messa solo con guanti e mascherine – protocollo CEI: due persone a banco, niente scambio della pace e eucarestia senza contatto”
    La domenica partecipo alla Messa VO, ho deciso che in futuro, partecipando occasionalmente alla Messa NO, nel caso venisse reintrodotto lo scambio della pace non lo farò in alcun caso. E’ ora di disubbidire, rifiutando questo obbrobrio ipocrita che nulla ha a che fare con la Messa. Mai più. Sarebbe una grande cosa che molti altri attuassero questo proposito, una forma di sana disubbidienza ad una imposizione che nulla ha a che fare con la Messa.

    • Raffaella ha detto:

      Da tempo rifiuto di scambiare il segno della pace, è un gesto che ho sempre trovato odioso e ipocrita.
      Nella liturgia ambrosiana è posto prima dell’Offertorio e ciò permette ai fedeli di sbizzarrirsi spostandosi anche da una parte all’altra della Chiesa. Un obbrobrio!!
      Io resto seduta a costo di sembrare antipatica e scontrosa.

    • silvano ha detto:

      “nel caso venisse reintrodotto lo scambio della pace non lo farò in alcun caso. E’ ora di disubbidire, rifiutando questo obbrobrio ipocrita che nulla ha a che fare con la Messa”

      Nulla ha a che fare con la Messa? Sei sicuro?

      • Enrico ha detto:

        “Nulla a che fare con la Messa. Sei sicuro?” Beh, si tratta di vedere di quale Messa si tratta. Se si tratta della cattolica, sacrale Messa tridentina, lo scambio del segno di pace non ci ha nulla a che fare. Se si tratta dell’umanistica, desacralizzata, protestantica “messa” montiniana tutto è permesso: canti assurdi, chitarre, applausi, chiacchiericcio da avanspettacolo prima e dopo la “messa”, avvincendamento di plotoni di persone sull’altare, chierichette (piccolissimo ma insinuante e pazientissimo passo verso ll sacerdozio femminile), et. etc. etc. Per non dire dell’intenzione di consacrare davvero le specie dei preti moderni usciti dai seminari post-conciliari.

        • carlone ha detto:

          Vero , ma prima ancora ci si baciava.

        • silvano ha detto:

          mah…comportamenti come il “chiacchiericcio” e le “schitarrate” non sono previsti dal messale montiniano. Mi rifarei alle regole e rimanendo sul tema del segno della pace, mi risulta che il primo ad attestarne l’esistenza nell’ambito della Messa sia stato San Giustino (all’epoca ci si baciava sulla bocca) , seguito dalla Traditio Apostolica, da San Cirillo di Gerusalemme e da Sant’Agostino. Lo scambio della pace ha assunto forme diverse ed è stato collocato in momenti diversi lungo i secoli, ma di fatto è caduto in disuso dopo la riforma tridentina. Non so quindi perché riferiate questo passaggio liturgico ad una diavoleria montiniana visto che su 2000 anni di messe, lo si è fatto per almeno 1500 anni.

          • Raffaella ha detto:

            Ok, lo si è fatto per 1500 anni.
            Con transmigrazioni di massa da una parte all’altra della Chiesa?
            Con pacche sulle spalle?
            Rifiuto queste sceneggiate, non c’entrano niente con la sacralità della Messa!!!

          • franco ha detto:

            A mio sommesso parere il loro pregiudizio non è di carattere liturgico, visto che stanno dimostrando di non sapere nulla della liturgia, ma di carattere più che altro personale. Se guardi il post di Gian e di Raffaella, entrambi concordano nel considerare quel gesto “ipocrita”. Probabilmente il loro pregiudizio consegue all’incapacità di ricevere e dare la pace che dal Signore, mediante il sacerdote, fluisce nel Corpo di Cristo e quindi, verosimilmente, tale incapacità è talmente radicata da far loro pensare che tutti siano altrettanto incapaci e perciò compiano un gesto ipocrita. Purtroppo per loro, rifiutando la pace mediata dall’Altare, si rendono inadatti all’Eucarestia e invidiano altri che, invece, con cuore semplice vi si accostano in modo idoneo. Naturalmente spero di sbagliarmi, ma temo sia così.

          • Enrico ha detto:

            Gli scempi che si vedono nelle “messe” montiniane non sono previsti ma sono permessi, spesso con la partecipazione entusiasta dei “sacerdoti”, e questo è ancora più grave. Con la “messa” montiniana la fantasia e la soggettività del “presidente dell’assemblea” 😬 hanno libero sfogo. Per non dire degli atteggiamenti corporei dei celebranti, che hanno niente di dignitoso così come si conviene alla celebrazione di un rito sacro.

          • Enrico ha detto:

            Ora, nella nuova messa si riscontrano alcune accentuazioni che potrebbero far travisare le finalità essenziali della santa messa:

            1) nella “nuova messa” è accentuato l’aspetto di azione della Chiesa (intesa come?): il sacerdote celebrante in parecchi momenti si confonde in un certo qual modo con i fedeli (come risulterà meglio ancora); ma la santa messa non un’assemblea;

            2) nella “nuova messa” è accentuata la liturgia della parola, comprese le varie “didascalie”, quindi l’aspetto didattico (anche se l’omelia è spesso impoverita); ma la messa non uno spettacolo, e tanto meno TV (?).

            3) nella “nuova messa” è ridotto l’aspetto sacrificale (un offertorio quasi inesistente, le preci eucaristiche più brevi e scarne); ma la messa non è (solo) una “festa” (l’accento posto sulla gioia della risurrezione);

            4) nella “nuova messa” è accentuato l’aspetto conviviale (già nell’Offertorio): ma la messa non è una cena (soltanto), come per i protestanti.

            http://www.unavoce-ve.it/spiegazione-messa.htm

          • silvano ha detto:

            @ Raffaella

            Gentile Raffaella, intanto mi sembra che lei confonda il gesto in sé e per sé considerato (che è stato accusato di essere una trovata montiniana e invece non lo è) con il “come-viene-eseguito”, che è un’altra cosa. Il messale non prescrive alcuna pacca sulle spalle né altro di scandaloso, quindi casomai lei dovrebbe lamentarsi di abusi, non della pratica in sé. Non escluso – ma qui ammetto la mia poca competenza – che dopo Trento si sia deciso di eliminarlo perché già allora poteva dare adito a comportamenti disordinati e sconvenienti. Debbo però completare il quadro segnalandole che anticamente il rito del battesimo, specie in oriente, prevedeva il gesto dello “sputo”, che aveva un preciso significato simbolico (credo sia sopravvissuto in qualche chiesa della zona siriana). Come vede, ciò che è sconveniente oggi, non è detto che lo fosse ieri e non è detto che lo sia ancora domani. Dal bacio sulla bocca, al bacio senza contatto, all’abbraccio, al bacio di un’immagine, al niente, alla stretta di mano, magari domani si potrà considerare dignitosissima anche una pacca sulle spalle. Chissà?

            @ Franco
            Giudizio severo, ma forse non lontano dal vero.

  • Milli ha detto:

    Io le messe in streaming non le seguo più, non ci riesco.
    Per avere qualche beneficio spirituale bisogna trovarsi in un luogo silenzioso (non il bagno!!) , senza fare altre attività, senza smangiucchiare, con una postura composta, senza fare zapping tra i canali youtube (esiste anche quello),senza guardare il cell, senza persone che ti chiamano o chiedono qualcosa o parlano nei paraggi .
    E comunque non è come essere a messa.

  • Enrico ha detto:

    Poiché le messe in streaming sono la nuova messa approvata a suo tempo anche dai protestanti (a proposito di “chiesa contraffatta”), non sarà inutile rinfrescarsi la memoria.

    https://www.radiospada.org/2020/05/i-50-anni-della-nuova-messa-la-preparazione-del-concilio-vaticano-ii/

  • Non Metuens Verbum ha detto:

    Il mio parroco celebra ogni giorno in chiesa, e viene ripreso con un telefonino in streaming; io sono presente in chiesa con lui, e ricevo la santa Comunione sacramentale, e sento la grave responsabilità superiore ai miei meriti di avere la Messa Sacramento mentre tanti altri cattolici migliori di me non ce l’hanno. Ma in verità sento moltissimo dire che “tanto assisto [mi guardo] la Messa del Papa alle 7.00, oppure assisto [mi guardo] il parroco in streaming”, per non parlare del ritornello “Io prego il Signore a casa mia”. Non dico che non ci sia del vero, ma sono soltanto mezze verità, che come tali portano alla schiavitù, perché solo la Verità ci fa liberi.

  • EFFE ha detto:

    La cosa che avverto più drammatica è che la Chiesa abbia accettato (quasi di buon grado, si potrebbe dire, visto la rapidità con cui ha preso la decisione) dal potere politico di sospendere la celebrazione di tutti i Sacramenti. Cioè ha accettato di rinunciare al mandato esplicito ricevuto da Gesù Cristo, l’obbedienza al quale costituisce l’unica ragione e fondamento della sua presenza nel mondo

  • Gene ha detto:

    Nel mio piccolo, da insegnante della scuola primaria, costretto ad usare la didattica a distanza per seguire i miei alunni, trovo fuorviante utilizzare la messa in streaming perchè la sacralità del luogo non può essere sostituito da un mezzo elettronico.
    Nel mio piccolo sto soffrendo parecchio fare lezione a distanza, manca il contatto umano con tutte le sfumature positive che esso comporta.
    Entrare in chiesa e ascoltare il silenzio, percepire il sacro, dialogare durante la messa non hanno pari.Ma forse ai piani alti si vuole privare di questo aspetto e di tanti altri.
    Anche questa é una forma di protestantesimo in senso lato.

  • P. Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez ha detto:

    FUOCO DIVINO:
    FESTA DELLA SACRA SINDONE (Nella Tradizione; cioè Vera Chiesa)
    San Floriano, patrono dei Vigili del Fuoco. 1716° Anniversario suo Dies Natalis. (4.5.304)

    http://www.santiebeati.it/dettaglio/51775

    FUOCO DELLO SBAGLIO:
    71 ° Anniversario RENATO TOSATTI, papà del nostro Marco; lo lasciò con due anni, mancato con tanti altri nello schianto dell’ aero che con la Squadra Grande Torino, rientravano da Barcellona, contro muro del santuario di Superga, 1949. Dio che scrive tra righe pure tragiche, ecco chè figlio il grande Marco Tosatti.

    (Nato a Genova 23.11.1908)
    https://it.m.wikipedia.org/wiki/Renato_Tosatti

    FUOCO SATANICO:
    22° anniversario della tragedia negl’ appartamenti della Guardia Svizzera, 1998, ammazzati il Comandante Aloys Estermann (Gunzwil, Svizzera 29.10.54 – 4.5.98), la consorte venezuelana Gladys Meza Romero, ed il caporale Cedric Tornay. Dio che scrive tra righe storte, a volte non svela la Verità così in tempi rapidi come vorremmo. In questa tragedia ancora non si sa chiaramente quale la Verità, e men che meno da quel Vaticano così da molto bugiardo e balordo in tutto.

  • DON GIUSEPPE ha detto:

    Come volevasi dimostrare… Si è sostenuto che la Messa è sì importante ma che davanti a cause di forza maggiore si può anche sospendere o sostituire con celebrazioni virtuali, in diretta o peggio in differita, da poter seguire anche seduti comodi sul divano. Si è travisata la natura stessa della Liturgia, essendo passato il messaggio subdolo che essa, in fondo, è sola e semplice cerimonia a cui assistere come ad un qualunque programma di intrattenimento. Si è affermato addirittura che questi tempi di privazione dell’Eucarestia sono tempi propizi per tornare al cuore della fede (affermazione tipicamente protestante), quando invece è vero il contrario, cioè che siamo stati privati del cuore stesso della fede in quanto per un cattolico l’Eucarestia è imprescindibile. Inoltre è passato il messaggio che la fede può essere vissuta individualisticamente, tipo fai-da-te, ognuno per conto suo, veicolata da una nuova mediazione ecclesiale chiamata Internet (e simili con annessi e connessi) che tantissimi sacerdoti, pur con le migliori intenzioni, hanno usato quasi come mezzo salvifico sostitutivo, quasi come una nuova realtà sacramentale, un nuovo sacramento. E che i luoghi di culto in fondo non sono così necessari e perciò possono essere chiusi se Dio (vago e generico, non già Gesù Cristo) è comunque dappertutto e dovunque gli si può rendere culto.
    Rebus sic stantibus, chiunque potrebbe chiedersi: perché tornare in chiesa? Me ne sto a casa e sono più sicuro!
    Si può fare in quanto lo abbiamo già fatto finora (con tanto di approvazione ecclesiastica): è stato provato, si è potuto, quindi si può! L’andare in chiesa, superfluo e non necessario per moltissimi lo era già prima, figuriamoci ora. La Chiesa virtuale è molto meno impegnativa e meno rischiosa sotto tutti i punti di vista! Il pericolo, come sempre, è che una situazione di eccezione possa diventare regola per abitudine, per pigrizia o per comodità. È la prassi, il caso concreto, la situazione contingente a determinare la regola, la norma, la dottrina che di volta in volta può cambiare: in piena linea con la chiesa di Bergoglio e la nostra CEI. E in questo caso con un alibi inoppugnabile: il coronavirus. Chiesa ormai in agonia…staremo a vedere.

    • Elia ha detto:

      Caro Don Giuseppe che Dio vi benedica!

    • deutero.amedeo ha detto:

      Don Giuseppe lei è per caso don Giuseppe T. parroco di M.M. in provincia di Lecco? Dallo stile e dalla competenza mi pare di riconoscerla.

  • Pasquale ha detto:

    Sono un assiduo stilumcuriale, ma di questo articolo non condivido nulla. Lo considero un mero esercizio retorico, e di sfoggio di erudizione. Infatti, credo che nessuno di quelli (me compreso) che in questo periodo seguono la Ss. Messa in streaming siano convinti di seguire una forma di celebrazione “equivalente ed alternativa”. Semplicemente, si cerca di fare di necessità virtù, tenendo viva la fede ed aspettando che si possa tornare fisicamente in Chiesa.

    • Michele ha detto:

      Pasquale va a suo merito la consapevolezza che sta facendo di necessità virtù, ma, se si confronta con tanti battezzati contemporanei scoprirà che per molti, troppi, non è così: don Giuseppe, avendo suppongo esperienza pastorale concreta, ha descritto perfettamente la situazione di degrado in cui si trovano molti battezzati.

      Riguardo alle accuse di retorica ed erudizione all’autore sono infondate e temerararie.
      Da quando argomentare con rigore per discriminare il bene dal male è sfoggio di erudizione? L’erudizione può essere uno strumento al servizio della sapienza. Dove sarebbe la retorica?

      Ho letto e sentito sofismi a favore della chiusura delle chiese e del mancato rispetto dei diritti di Dio e dei fedeli veramente falsi -di scarsa erudizione- e retoricamente ipocriti: ” Non uccidere! È un comandamento divino!; ci vuole una fede più matura, adulta, non legalistica….” Pare che negli esercizi commerciali tale comandamento non valga e non si attenti alla vita altrui…

      Un tal biblista (?) maggi ha affermato che la salute è più importante di una Messa!, non si sopravvive senza cibo!
      Senza lavoro non si campa senza culto si campa benissimo (vista la presunta- impossibilità di garantire sicurezza durante la celebrazione). Tanta gente non partecipa all’Eucarestia è vive benissimo! (…) la chiesa non è una fabbrica…anche la Parola è pane, bisogna riscoprire la bellezza della Parola e del servizio agli altri (protestanti vi stanno rubando il lavoro!)
      Bisogna contestualizzare il Sacrificio alle culture semitiche di duemila anni fa! Giusto aprire supermarket e chiudere le chiese! Il Signore sta fuori dalle chiese!…

      Perché non stigmatizza questa retorica e pseudo erudizione al sevizio del falso e del peccato?

    • Michele ha detto:

      Padre Carlos Werner ha usato le sue conoscenze dottrinali per spiegare con rigore ed efficacia la differenza tra assistere e partecipare alla Messa; ha evidenziato gli aspetti positivi della comunione spirituale: ha dato strumenti per discriminare il bene dal male e prendere ciò che c’è di buono nell’attuale situazione (dopo attento discernimento).
      A lei non servirà, ma tanti potrebbero trarne giovamento.