RITORNO DEI FEDELI ALLA MESSA. SI FA PRIMA A DIRE CHE A FARE….

1 Maggio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, ci ha scritto l’avvocato Francesco Patruno, con un contributo estremamente ricco, puntuale e documentato alla questione della riapertura delle chiese alla partecipazione dei fedeli durante la liturgia, feriale e /o domenicale. Un contributo che esamina non pochi problemi, anche pratici, di questa questione certamente più complessa di quanto appaia a prima vista, e di cui gli siamo grati. Buona lettura. 

 

§§§

Caro dott. Tosatti, al fine di offrire un contributo alla riflessione ed auspicando che la CEI, nella sua trattativa col Governo, presti maggiore attenzione a quanto la stessa proponga, valutando, da un lato, le esigenze dei fedeli e dall’altro la sostenibilità delle condizioni di sicurezza da parte delle parrocchie, Le offro rimetto queste mie osservazioni. La ringrazio anticipatamente per l’attenzione che vorrà darmi.

***

SU ALCUNI ASPETTI PRATICI RIGUARDANTI LA RIAPERTURA DELLE CHIESE ALLE CELEBRAZIONI DA PARTE DEI FEDELI

 

Alcuni “profeti di sventura” vaticinavano che, alla riammissione dei fedeli alle celebrazioni delle SS. Messe, sarebbe logico prevedersi un calo vistoso di presenze di questi.

Suvvia, non siate così pessimisti – rispondevo io -: guardate sui social queste levate di scudi contro le chiusure delle chiese? Non avete visto quanti si son sollevati per riavere la celebrazione della Messa almeno a Pasqua (Salvini in primis)? Ora, a parte le ragioni di opportunismo politico di alcuni politici, osservavo: abbiate fiducia che, quando si potrà tornare a partecipare alla S. Messa, ci saranno delle code interminabili, chilometriche di fedeli affamati del Pane della Vita ed assetati della Vera Bevanda …. Dopo mesi di forzato digiuno eucaristico, del resto, la “fame” e la “sete” spirituali si dovrebbero sentire e, quindi, ci saranno code di fedeli per accedere nelle nostre chiese, che quelle che vediamo durante i vari black-Friday negli USA impallidirebbero al confronto.

Ovviamente lo dico con ironia. Non prendetemi sul serio.

Francamente credo che quei “profeti di sventura” non abbiano del tutto torto.

La ormai vexata quaestio circa la riapertura delle chiese, o meglio la riammissione dei fedeli, la ritengo più un fenomeno mediatico, che reale. Non penso, in tutta onestà, che importi molto ai tanti che si sono espressi a favore di questa riapertura delle celebrazioni delle messe e dei sacramenti. Forse molti, che quasi mai sono andati a messa prima, e che pur si sono espressi con parole veementi contro la chiusura delle chiese, continueranno a non andarci. Ma tanto, si sa … questo è divenuto oramai un tema politically correct.

Non a caso, esso, dapprima fatto proprio da movimenti come Forza Nuova, poi dalla Lega di Salvini, è stato ripreso, a ruota, lo scorso 17 aprile, dal vescovo di Roma Francesco (il quale ha palesato un poco chiaro pericolo … gnostico … per i fedeli, che assistono alle Messe in streaming) ed, indi, pochi giorni fa, dalla CEI e da alcuni vescovi – come mons. D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, il quale, dopo circa un paio di mesi di lockdown, ha tuonato che sarebbe «un diritto per la gente andare in chiesa. Per cui è un arbitrio, è una dittatura quella di impedire il culto, perché è uno dei diritti fondamentali» (v. qui) o come il silente e quasi quintessenza della prudenza card. Bagnasco (v. qui e qui) o come il vescovo di Livorno che ha lamentato una sorta di “presa in giro” da parte di Conte (v. qui) –, nonché vari altri leader politici come Berlusconi, Renzi ed il PD. Anzi, a quest’ultimo proposito, va segnalato che il prof. Stefano Ceccanti, deputato del PD, avrebbe annunciato per questo giovedì, secondo ben informati, la presentazione alla Camera di un emendamento, previa intesa, mediante appositi protocolli, con la Chiesa e le altre confessioni, sulle «misure necessarie per consentire lo svolgimento delle funzioni religiose» (v. qui) – in favore della riapertura (immediata) delle chiese e dei luoghi di culto ai fedeli – al d.l. n. 19 del 25.3.2020 (di cui è in discussione alle Camere la sua conversione in legge), quello recante – per intenderci – Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, che stabiliva, all’art. 1, comma 1, lett. h, la «sospensione delle cerimonie civili  e  religiose, [la] limitazione dell’ingresso nei luoghi destinati al culto». E come non pensare all’on.le Roberto Giachetti di Italia Viva, emulo quasi di Salvini, che ha svolto il 28 aprile una manifestazione in piazza S. Silvestro a Roma, «con il Vangelo in mano», con tanto di lettura di due pericopi evangeliche (v. qui e qui)?

Senza contare che su questo tema si sono espresse anche altre confessioni religiose. Ad es., i musulmani – forse anche in ragione della concomitanza del ramadan – hanno espresso appoggio a questa linea di riapertura dei luoghi di culto (v. qui e qui) (sebbene, giusto un mese fa, avessero manifestato ben altra opinione, v. qui e qui: ma, per carità, è lecito cambiare parere), quasi anche per rimarcare che in Italia esistono pure loro (v. qui). Più cauti e freddi gli ebrei, che si sono rimessi completamente alle valutazioni dell’Esecutivo (v. qui). E così pure i buddisti, stando a quel che si legge su un flash d’agenzia della AdnKronos del 28 aprile, con l’invito a che le «religioni pazientino, sarebbe catastrofico nuovo focolaio».

Insomma, un tema davvero politicamente corretto, che ha trovato insolite convergenze dall’estrema destra alla sinistra più laica e, di solito, più insensibile, o per lo meno più indifferente, a siffatte problematiche; che ha fatto pressocché coincidere le richieste dei falchi della riapertura con quelle delle più caute colombe della CEI.

Ora non voglio entrare negli aspetti propriamente costituzionali relativi alla faccenda della riapertura delle celebrazioni liturgiche ai fedeli né in quelli comparatistici, che pure sarebbero interessanti da esaminare (p. es., è notizia del 28 aprile che, in Francia, come annunciato dal Governo nel suo Plan de déconfinement, approvato dall’Assemblée nationale, i luoghi di culto saranno riaperti ai fedeli a partire dal 3 giugno, sebbene i vescovi d’Oltralpe avessero auspicato una riapertura sin dall’11 maggio).

Mi limiterò, perciò, solo ad alcune osservazioni.

Da un punto di vista canonistico, personalmente sono stato sempre contrario alla previsione di un contingentamento di fedeli, così come praticato in altre realtà (ad es. la Polonia), giacché una simile misura, di fatto, introduce una discriminazione tra fedeli, assai odiosa.

A questo riguardo mi sovvengono alcuni canoni della codificazione canonica latina.

Can. 208: «Fra tutti i fedeli, in forza della loro rigenerazione in Cristo, sussiste una vera uguaglianza nella dignità e nell’agire, e per tale uguaglianza tutti cooperano all’edificazione del Corpo di Cristo, secondo la condizione e i cómpiti propri di ciascuno».

Can. 213: «I fedeli hanno il diritto di ricevere dai sacri Pastori gli aiuti derivanti dai beni spirituali della Chiesa, soprattutto dalla parola di Dio e dai sacramenti».

Can. 214: «I fedeli hanno il diritto di rendere culto a Dio secondo le disposizioni del proprio rito approvato dai legittimi Pastori della Chiesa e di seguire un proprio metodo di vita spirituale, che sia però conforme alla dottrina della Chiesa».

Un contingentamento, al di là dei metodi, più o meno razionali, che possano attuarsi per la sua realizzazione (ordine di priorità in base all’età? Ordine di priorità in base all’arrivo presso l’edificio di culto? Ordine di priorità in base all’amicizia con il celebrante o con qualche prelato?, ecc.), sarebbe pur sempre una misura palesemente anti-canonica e, quindi, contraria a quella uguaglianza che contraddistingue, tra loro, gli appartenenti al popolo di Dio nonché al diritto che hanno costoro a ricevere i beni spirituali necessari ed al diritto di poter rendere il culto a Dio secondo le disposizioni del proprio rito.

Qualcuno potrebbe obiettare che per altre attività si fruisce del servizio in base alla disponibilità dello stesso. Ciò è vero, ma il caso della celebrazione eucaristica è leggermente diverso, perché – come detto – ogni fedele ha diritto a ricevere i beni spirituali ed a rendere culto a Dio. Semplicemente, in ambito canonico, non può porsi un problema di “disponibilità” del servizio.

È vero che, a norma del can. 223 § 2, «Spetta all’autorità ecclesiastica, in vista del bene comune, regolare l’esercizio dei diritti che sono propri dei fedeli», così come ai sensi del can. 838 § 1, «Regolare la sacra liturgia dipende unicamente dall’autorità della Chiesa […]», nondimeno, regolare l’esercizio dei diritti, non vuol dire sopprimerli o comprimerli in modo tale da annullarli. L’autorità ecclesiastica può, dunque, solo regolarne l’esercizio, ma non potrebbe consentire ad alcuni fedeli – non si sa in base a quale criterio discrezionale – la partecipazione alla celebrazione eucaristica, mentre ad altri impedire tale esercizio.

Tanto più che, stabilisce il can. 1247, «La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa […]» ed il canone seguente al § 1 aggiunge: «Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente».

È vero che il vescovo o persino il parroco, in singoli casi, possano concedere la dispensa dall’obbligo di osservare il giorno festivo, commutandolo eventualmente in un’altra opera pia (can. 1245) e che, «se per la mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica, si raccomanda vivamente che i fedeli […] attendano per un congruo tempo alla preghiera personalmente o in famiglia o, secondo l’opportunità, in gruppi di famiglie» (can. 1248 § 2). Tuttavia, tale misura non può tradursi in una discriminazione tra fedeli, diciamo, di serie A e fedeli, sfortunelli, di serie B, questi ultimi condannati a non potersi nutrire del Cibo per la Vita.

Ora, finché vi era un generale divieto per tutti i fedeli di una regione ecclesiastica di non partecipare alla celebrazione, non vi era alcuna discriminazione, poiché tutti venivano a trovarsi nelle medesime condizioni di fatto e diritto, stante la misura di cordone sanitario imposta. Diversa è, rispetta a quella descritta, una disposizione che consenta ad alcuni fedeli (scelti non si sa in base a quale criterio), sino ad un certo numero, la partecipazione alla celebrazione ed escluda gli altri, che pur vi volessero partecipare, dalla stessa. Insomma, o tutti o nessuno! Questa dovrebbe essere la regola e rifiutandosi qualsiasi discriminazione tra fedeli, che, in quanto tale sarebbe odiosa.

Qualcuno – lo so – potrebbe obiettare che si ovvierebbe all’inconveniente aumentando il numero di celebrazioni …. Sì ciò sarebbe possibile, tuttavia esiste un ma …. . La codificazione canonica, anche qui, detta, in effetti, delle regole ben precise.

Can. 905, §1: «Eccettuati i casi in cui, a norma del diritto, è lecito celebrare o concelebrare l’Eucaristia più volte nello stesso giorno, non è consentito al sacerdote celebrare più di una volta al giorno».

Il § 2 indica un’eccezione: «Nel caso vi sia scarsità di sacerdoti, l’Ordinario del luogo può concedere che i sacerdoti, per giusta causa, celebrino due volte al giorno e anche, se lo richiede la necessità pastorale, tre volte nelle domeniche e nelle feste di precetto».

Dunque, il sacerdote non può aumentare ad libitum il numero di Messe, ma ordinariamente ne può celebrare una al giorno. Il vescovo ordinario può concedere ai sacerdoti, per giusta causa e per la scarsità degli stessi, che, nei giorni feriali, siano celebrate due Messe al dì e, se lo richiede la necessità pastorale, possono arrivare a celebrare tre volte nelle domeniche e nelle feste di precetto. La Messa prefestiva, celebrata al vespro del giorno antecedente la domenica o il giorno festivo, viene considerata solitamente non computata nelle tre celebrazioni festive, proprio al fine di consentire al massimo la celebrazione di un numero maggiore di Messe, con conseguente maggiore partecipazione dei fedeli.

Una quarta celebrazione eucaristica è possibile solo su dispensa della Santa Sede (Congregazione per il culto divino).

Perciò, escludendo la quarta celebrazione, entro i numeri fissati dalla codificazione canonica ci si deve muovere. E ordinariamente, prima dell’affaire Covid-19, la domenica erano già celebrate, nella maggior parte delle parrocchie italiane, le tre Messe, diciamo canoniche.

Veniamo all’altro punto: quello, diciamo, economico.

Oltre al contingentamento, leggevo su Repubblica del 25.4.2020, pag. 6, in un articolo a firma di T. Ciriaco e P. Rodari, dal titolo Piano Cei per il ritorno a messa. Ma il governo prende tempo (v. qui), della proposta della CEI, avanzata nei riguardi del Governo, che le chiese, prima di ogni celebrazione, sarebbero state sanificate. Analoga cosa mi capitava di ascoltare in un servizio di F. Marchese Ragona del 26 aprile scorso della trasmissione Stanze Vaticane (v. qui). Devo dire che, avendo a che fare con la realtà della sanificazione del mio studio, sono rimasto alquanto perplesso, ben sapendo di cosa si parli. In effetti, la sanificazione non va confusa con l’igienizzazione. Sono termini tecnici, per nulla sinonimi. Col primo si indica un’attività mirata ad eliminare alla base qualsiasi batterio o vibrione od altro agente contaminante, che, con le comuni pulizie, non si riescono a rimuovere. Non a caso essa è svolta da apposite imprese, con personale specializzato, dotato di adeguati dispositivi e con l’uso prodotti specifici, tra i quali il vapore secco ad almeno 100° C e/o l’ozono. L’igienizzazione è un’attività, invece, di mera pulizia, magari svolta con normali disinfettanti in commercio a base alcolica, che può essere svolta da chiunque ed in economia.

Alla luce di questa distinzione, ben si comprende che la sanificazione non potrà essere rimessa alla buona volontà del sacrista o di qualche fedele volenteroso, che, armato di alcol ed olio di gomito, passi a disinfettare e/o pulire sedie e panche, suppellettili, altari ed arredi liturgici e questo prima di ogni celebrazione eucaristica.

L’uso del termine “sanificazione”, da parte della CEI nella sua proposta al Governo, dunque, lascia intendere che questa debba avvenire in maniera professionale, mediante l’interessamento di imprese apposite.

Dell’avvenuta sanificazione, peraltro, suppongo, debba essere possibile fornire la prova e, quindi, debba essere necessariamente certificata (in caso di eventuali controlli dell’ASL competente).

Ora, per esperienza personale, posso dire che questo genere di sanificazione ha un costo oscillante tra 1,00 € e 2,00 € in media al metro quadro dell’area da sanificare, come ci informa anche Antonio Spampinato in un articolo di Libero, dal titolo Sanificare non è gratis, ma solo così si riparte. E lo Stato paga la metà, del 30 aprile. Per cui, facendo i conti della massaia, se un’aula liturgica ha una superficie di 400 mq (escludendosi gli uffici parrocchiali, sebbene anch’essi debbano essere sanificati), e considerando che il parroco sia così fortunato da riuscirsi a far praticare un prezzo di favore (tipo 1,00 €/mq), verrebbe un costo a sanificazione di € 400,00, che, nei giorni festivi, qualora ci fossero tre Messe, ammonterebbe complessivamente a € 1.200,00. In una settimana, considerando, nei giorni feriali, solo una Messa al dì, e le tre domenicali, una parrocchia dovrebbe sostenere un costo settimanale di € 3.600,00, pari, in un mese, a € 14.400,00.

L’onere economico sarebbe comunque non indifferente se la sanificazione fosse effettuata settimanalmente anziché prima di ogni celebrazione: in tal caso sulla parrocchia ideale di 400 mq, graverebbe un onere economico di € 1.600,00 mensile.

Poco importa che quei costi darebbero luogo, da un punto di vista fiscale, a detrazioni o a crediti d’imposta, giacché ciò non esclude intanto un’uscita subitanea di denaro. Sempre Spampinato ci attesta: «[…] non si tratta di un costo irrisorio, probabilmente è uno di quelli che peserà di più sul bilancio del coronavirus».

Bene, pensate che una parrocchia, specie in questi tempi di magra di entrate e di profondo rosso, come ci ha riferito Riccardo Cascioli in un articolo su La Nuova Bussola Quotidiana (v. qui), sia in grado di sostenere un onere di una decina di migliaia di euro o anche solo di un paio di migliaia di euro (soprattutto se, come spesso capita, con un mutuo già a loro carico)? Penso proprio di no. L’alternativa quale sarebbe? Escludendo, a ragione, la possibilità di comprare certificazioni di comodo (Dio ce ne scampi!), quella di permanere chiuse. In questo caso, dal punto di vista politico, la responsabilità per la chiusura sarebbe non già da ascrivere al Governo, bensì alla CEI ed alle parrocchie, incapaci di poter garantire ai fedeli la partecipazione alle celebrazioni in condizioni di massima sicurezza. Del resto, il Governo, in replica alla nota della CEI del 26 aprile scorso, proprio questo ha voluto specificare, cioè studiare un apposito protocollo che possa consentire «quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza» (v. qui) ed una sanificazione “fai-da-te” non garantirebbe – suppongo – per l’Esecutivo quelle auspicate condizioni di massima sicurezza su cui ha inteso insistere anche il Comitato tecnico (v. qui) e che hanno condotto, ad es., l’infettivologo prof. Galli ad affermare che in chiesa ci sarebbero gli stessi rischi come allo stadio (v. qui).

Qualcuno potrebbe obiettare che ci sono altre attività che non svolgono una sanificazione quotidiana. Bene, ciò dipende dalle linee guida e dai protocolli adottati per ciascun ramo di attività in base al maggiore o minor rischio di contagio. P. es., nel settore dei trasporti, le linee guida dettate dal Ministero dei Trasporti prevedono l’igienizzazione quotidiana e la sanificazione periodica dei mezzi (metro, bus, treni, aerei), tant’è che si è posto il problema della sostenibilità, da parte delle imprese di trasporto, di queste misure.

Per di più, in secondo luogo, va notato che è stata la CEI a proporre, nel suo decalogo di misure, appunto la sanificazione prima di ogni Messa – e non, che so, l’igienizzazione con la sanificazione periodica – senza interrogarsi previamente circa la sostenibilità, da parte delle parrocchie, di questa misura, per i costi che essa comporta.

Per cui, la CEI, nell’elaborare il suo protocollo con il Governo, sarebbe auspicabile anche che pensasse ad un aiuto economico per le parrocchie al fine di consentire alle stesse di poter riaprire, evitandosi di far gravare in tutto o in parte sulle loro casse, già “in profondo rosso”, l’onere della sanificazione. Insomma, penso che, come lo Stato, anche la Chiesa, segnatamente la CEI, debba mettere mano alla borsa per aiutare le parrocchie che, molto difficilmente, sarebbero in grado, con le loro sole forze, di garantire quella «partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza». Sarebbe auspicabile, vista la previsione della proposta circa la sanificazione, che, a livello di singole diocesi, vengano prestabiliti dei protocolli e stipulate delle convenzioni di favore con imprese deputate alla sanificazione delle parrocchie, al fine di alleggerire il carico economico gravante sulla Chiesa stessa, in vista di quel fine prefissato ed evitandosi di lasciare ricadere sulle spalle dei parroci quest’onere e la complessità della gestione dell’operazione. Ciò ovviamente farebbe slittare la data di riapertura delle chiese supposta per il 10-11 maggio prossimo.

 

 

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91 commenti

  • stefano raimondo ha detto:

    Intervista di Radio Radio al Presidente Emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre: “Il Parlamento è stato messo totalmente fuori, decide soltanto un uomo e senza controllo: tutto questo è contro la Costituzione!”

    Ben svegliato! Dormito bene?

  • Anna Maria De ha detto:

    “Trovo strano che chi non è mai andato a messa venga di colpo a difendere la messa e chiedere la celebrazione di questo o quel rito.” Così afferma il nostro amico avvocato. Non sono d’accordo: Quando un giorno i discepoli dissero a Gesù, riferendosi ad un uomo che annunciava il Suo Vangelo: ” Non è dei nostri, diciamogli di smettere di parlare ” Gesù, se ricordate bene, disse: ” Chi non è contro di noi è con noi” ! Allora godiamo delle splendide parole , di buon senso religioso, pronunciate spesso dal caro Salvini. Lui non è contro Dio, perciò se parla di questioni religiose, non fa danno, anzi… dovrebbero vergognarsi quei ministri di Dio che dovrebbero farlo e non lo fanno per “falso” pudore!

  • Milli ha detto:

    Ci si può organizzare, comprare un nebulizzatore o un ozonizzatore e fare da sé. C’è il costo iniziale e poi solo quello del disinfettante.l
    Se guardate sul web adesso ce ne sono tanti per tutte le tasche.
    Sto facendo solo due esempi valutabili.
    Chiaramente, bisognerà farsi consigliare da ditta esperta, visto che la maggior parte delle nostre chiese sono edifici antichi , colme di arredi e tessuti artistici, che potrebbero rovinarsi a contatto con goccioline di disinfettante o di ozono.
    Poi c’è la soluzione della messa all’aperto, in attesa di avere soluzioni accettabili e sicure per l’interno.
    Fa bene l’avvocato Patruno a mostrare tutti gli ostacoli che si presenteranno al riavvio delle messe, così che i diretti interessati possano riflettere e trovare i modi per superarli.

    • Milli ha detto:

      P.s. ho chiesto a mio figlio che studia chimica al liceo e mi ha detto (io lo ripeto con parole più semplici, abbiate pazienza) che l’ozono è tossico, per cui bisognerebbe areare le stanze prima di soggiornarvi , secondo, che le particelle sono fortemente ossidanti e potrebbero danneggiare dipinti, superfici metalliche e i colori delle superfici.
      Quindi questa soluzione non andrebbe bene per le chiese antiche.

      • Milli ha detto:

        I parroci potrebbero far fare una sanificazione professionale da una ditta specializzata, facendo particolare attenzione alle opere d’arte, successivamente noi fedeli ci potremmo portare da casa le salviette umidificate e dare una passata alla nostra panchetta prima di sederci. Poi metteremmo la suddetta salvietta usata in un sacchetto che avremo procurato di portarci , per non inquinare e sporcare in giro.
        Serve altro?😂😂

      • Iginio ha detto:

        è vero. Infatti un pezzo grosso dei Musei Vaticani ha scritto al Ministero dei Beni culturali segnalando il problema, sicché il Mibact ha allertato le soprintendenze.

        • Catholicus ha detto:

          Caro Iginio (non Igino, purtroppo l’astigmatismo mi impedisce di distinguere le lettere i), rispondo l sue controosservazioni h 11:48 :
          “ San Pio X diceva (mi sembra nella Pascendi) che i modernisti usano furbescamente dire una verità e subito dopo una menzogna al fine di far accettare questa assieme a quella, e che di fronte a tale strategia non possiamo che rifiutare in blocco l’opera e gli scritti di questi nemici della vera Chiesa Cattolica”. Quanto poi a chi “ lacera la tunica inconsutile di Cristo che è la Chiesa”, la vera lacerazione l’hanno compiuta i cardinali massoni che hanno imposto la rinuncia al card. Siri, mettendo un filomassonico comunista al suo posto, purché accettasse di nominare subito Montini cardinale (cosa che Pio XII non avrebbe mai fatto, dopo aver visto il tradimento filo sovietico di Montini) e prepararlo per la successione. A chi gli chiedeva perché inviasse sempre Montini in giro al suo posto, Roncalli rispose candidamente “perché deve abituarsi a fare il papa”. Chi ha pugnalato alla schiena la Chiesa di Cristo, lacerandone la tunica, sono stati loro: Roncalli, Montini, i teologi della Nouvelle Théologie (chiamati al CV II a ribaltare dottrina, liturgia e pastorale bimillenarie), non certo mons. Léfèbvre, che ha continuato a fare quel che aveva fatto fino al 1958, ricevendone elogi dal papa, e dopo invece è stato scomunicato. Onore al merito !

          • Iginio ha detto:

            Vede, il problema è che lei dà per scontate cose che non lo sono affatto: cardinali massoni, Montini filosovietico, tradimenti… Tutti processi alle intenzioni e complottismi. Ma la storia non si spiega così. Anche ai tempi di Pio X c’era gente che diceva: questo papa non capisce niente, la vera Chiesa è altrove. Lei dirà: ma quelli erano i modernisti. Allora a maggior ragione non bisognerebbe fare come loro. E comunque le divisioni interne alla Chiesa ci sono sempre state: non è che tutti i critici di Pio X fossero modernisti. Semplicemente vedevano le cose in un altro modo. Siamo uomini, non siamo Dio.

          • Enrico ha detto:

            “Complottismi”, la solita parola esorcistica usata da chi ha gli occhi tappati. A parte l’intreccio sconclusionato, l’acrobazia linguesca di Iginio farebbe invidia alle Frecce Tricolori.

  • Luisa S. ha detto:

    La CEI si è messa in un vicolo cieco. Se nella situazione attuale qualche prete coraggioso poteva celebrare con la presenza di qualche persona, con i protocolli di sanificazione le chiese rimarranno chiuse, stante il rilevante problema economico.
    Ora, anche dove non si celebra pubblicamente, si può entrare per una preghiera, ma se ci sarà obbligo di sanificazione, mi pare che la conseguenza sarà che nessuno può entrare se non c’è stata sanificazione.

    • Luisa S. ha detto:

      Su una cosa concordo con l’Avvocato Patruno, se la
      CEI ha deciso, per la riapertura delle chiese, di seguire la via della scienza e della legalità, si deve munire di tecnici, medici, virologi , igienisti e quant’altro. Il suo proprio mi pare in quest’ottica viene dopo, per sua scelta, molto dopo.

  • Adriana ha detto:

    Caro Avv. ,
    sono ormai decine gli Avvocati che in tutta Italia hanno presentato denunce penali contro Conte ed i suoi complici per una sfilza di reati che vanno dalla procurata epidemia colposa ad attentato alla Costituzione .
    Lei da che parte sta ?
    (-Visto che ” blastèmia” l’uso “politico ” della CORONA del Rosario, ma approva l’uso ” virale” del
    CORONA MEDESIMO- proprio come fa BUTAC -).
    Se la sua FEDE meriti l’iniziale maiuscola o quella minuscola mi ” tange” poco o nulla , visto che ad applicare la maiuscola o ,-indigne- ,la minuscola è solo e sempre Lei .

  • Paolo Pagliaro ha detto:

    Caspita, si può abolire la messa fino a quando lo deciderà Conte, ma non sia mai che noi si faccia un’eccezione al Canone 905, comma 2 – pietra d’angolo e fondamento della Chiesa Cattolica.

    Invece di correre il rischio che qualcuno resti fuori di Chiesa fino al prossimo turno, facciamo che nessuno riceva l’Eucarestia – così non d-i-s-c-r-i-m-i-n-i-a-m-o nessuno.

    Égalité, Fraternité, Quarantiné.

    Ma per piacere…

  • Chiarastella ha detto:

    Intanto l’avvocato Patruno non ha ancora risposto alla domanda di Massimiliano: le chiese hanno un bisogno di sanificazione tanto più frequente rispetto a supermercati,farmacie,fabbriche,edicole etc.etc.? Se sì,può gentilmente spiegarcene il motivo?

    • Milli ha detto:

      Ma no basta chiamare periodicamente una ditta specializzata in sanificazione e successivamente ricordarsi di igienizzare le panche prima e dopo ogni messa?
      Se ci mettiamo le consulenze di ingegneri specializzati i costi schizzeranno e le parrocchie più povere come faranno?

      • Milli ha detto:

        Mi correggo, forse lei intendeva una commissione tecnica unica, non in tutte le diocesi.
        Se intende una commissione che informi e affianchi la CEI , mi sembra giusto.

  • MASSIMO S ha detto:

    Le osservazioni, fatte in punta di diritto, dall’Avv. Patruno, parrebbero poter essere sintetizzate nel noto motto “nemo ad impossibilia tenetur”, ma mi pare che il problema si riferisca ad un rapporto, una relazione, con il Trascendente ed allora mi viene in mente Lc. 1,37 : “quia non erit inpossibile apud Deum omne verbum”, cioè “nulla è impossibile a Dio”.
    Un po’ più di fiducia nell’aiuto di Dio, a mio ignorantissimo avviso, non guasterebbe !

    • Avv. Patruno Francesco ha detto:

      Fiducia in Dio, certo. Ma poi Dio lascia agli uomini la libertà di gestire le faccende umane. E questa è una faccenda umana. Il problema è che è completamente sguarnita di professionalità di fronte al governo. Il Governo ha i propri consulenti, la propria task-force e la CEI, per eventualmente ribattere e proporre qualcosa di concreto, chi ha? Avrebbe dovuto crearsi una commissione che la supportasse e che fosse esperta di sanificazione degli ambienti, medicina e virologia ….. Insomma, a dei tecnici possono ribattere altri tecnici, ma non certo i preti. Perché se i tecnici si trovano dinanzi i preti, beh …. questi, non avendo competenze in quel settore, non potranno far altro che accettare tutto ciò che il Governo dica. Non avendo possibilità di dire la propria. Nell’articolo della Scrosati di oggi (https://lanuovabq.it/it/termometro-e-incenso-cei-sottomessa-anche-sulla-liturgia) leggo: “Fonti interne alla CEI hanno fatto sapere alla Nuova BQ che questa ulteriore richiesta sarebbe venuta dal comitato tecnico stesso, alla chetichella, senza esporsi con documenti scritti, ma ugualmente imposta come conditio sine qua non per avere i funerali”. Bene, la CEI è stata costretta a bere l’imposizione della misurazione della temperatura perché non aveva, da parte sua, dei tecnici che la supportassero ….. . A dei tecnici, ripeto, possono rispondere solo dei tecnici, non i preti.

    • Iginio ha detto:

      si dice “in puntO di diritto”. In punta è la forchetta.
      Per il resto, sfugge il punto fondamentale. Qui non si tratta di convenienza o non convenienza, ipocrisia di politici o toni più o meno energici o felpati.
      Il punto è: rendere culto a Dio è un dovere di tutti i cristiani?
      Ricevere i sacramenti in grazia di Dio è un diritto di tutti i cristiani (salvo ovviamente difficoltà totalmente insormontabili: ma totalmente, non ipoteticamente)?
      Queste due domande danno già la risposta.

      • MASSIMO S ha detto:

        Gentile e … pungente Igino, la ringrazio per la correzione del mio gravissimo errore !
        D’altra parte avevo ben evidenziato che il mio era un “ignorantissimo” parere.

  • DON ETTORE BARBIERI ha detto:

    Articolo surreale scritto da chi non è prete.
    1. Di fatto, anche se contra legem, capita di celebrare la quarta Messa e qualche volta, per estrema necessità, anche la quinta. Fenomeno da non incoraggiare, ma accade.
    2. Il problema della discriminazione è ridicolo, perché l’area delle nostre chiese è spesso largamente superiore al numero di persone che vi entrano di fatto. Invece che ad un metro si può stare a due, tre, quattro.. Comunque, come ha già detto qualcuno, si entra finché c’è posto, poi si chiude. Le questioni sollevate sono davvero da leguleio, perché si presume che la gente conosca la situazione particolare che si sta vivendo e accetti l’eventualità di non poter entrare e, tra l’altro proprio a causa dell’epidemia, si può prevedere che molte meno persone soprattutto fra gli anziani, che sono la maggioranza, verranno in chiesa.
    3. Non si vede perché l’ambiente chiesa debba essere soggetto a norme più severe di quelle dei mezzi di trasporto o degli esercizi commerciali che vedono un numero di persone uguale o superiore. Perché si deve fare la sanificazione ad ogni Messa? Che cosa accade di così sporco in chiesa da rendere necessaria questa operazione tre o quattro volte al giorno?
    Si rende conto che da parte del governo c’è una volontà vessatoria nei confronti della Chiesa cattolica? E che i vescovi si comportano da più realisti del re?
    E non mi venga a raccontare, come ha già fatto, che ogni settore ha le sue norme: nel legiferare dovrebbe esserci una logica: deve essere maggiormente sanificato un negozio di alimentari o una chiesa? O lei viaggia nel puro positivismo giuridico alla Kelsen, per cui una cosa è giusta perché la legge la stabilisce e non viceversa?
    Qui manco di legge si tratta, ma di dcpm impugnabili davanti al Tar del Lazio. Atti amministrativi e lei lo sa bene.
    I suoi interventi sono particolarmente irritanti perché denunciano un atteggiamento di sottile sfottò, quasi che lei, da cattolico (almeno mi pare di capire) si divertisse a fare l’avvocato del diavolo, cercando quanto può rafforzare la posizione del potere politico ed ecclesiastico.
    Surreale è anche parlare di politically correct a proposito della riapertura delle chiese. Ora l’hanno timidamente chiesta anche i vescovi, subito smentiti dal papa, ma fino a qualche giorno fa chi la chiedeva, a parte Salvini e un po’ di gente sul web?
    Se poi cattolico non è, lo dica, così evitiamo di perdere tempo a risponderle. Di prese in giro, preti e fedeli, ne abbiamo già subite molte dallo Stato e dai vescovi e non abbiamo bisogno delle sue.

    • Avv. Patruno Francesco ha detto:

      Caro Don,
      interessanti osservazioni. Proverò a risponderLe. Certo, però se a Lei piace leggere ciò che è conforme ai Suoi schemi ed al Suo pensiero, tanto da irritarLa, beh, mi chiedo, perchè continua a leggere i miei contributi provocatori. Può benissimo passarci su. Veniamo al punto delle Sue questioni.
      1. Il fatto che, nella prassi, si celebrino senza alcun’autorizzazione messe ben oltre la terza, mi è ben nota. Ma qui, come Lei stesso afferma, siamo in un ambito contra legem e, quindi, diremmo non nell’ambito fisiologico. Il fatto che esista una prassi contra legem, ciò non vuol dire che si possa prescindere dal dato normativo nè far assurgere la prassi contra legem a regola;
      2. Io non conosco la Sua realtà ligure. Io parlo per la realtà del Sud Italia, dove solitamente, nelle messe domenicali, l’aula liturgica anche di grandi chiese non basta, rimanendo molte persone in piedi. E po diciamola tutta, la chiesa non è un ristorante: lì si può fare in base alla disponibilità dei coperti. Nelle chiese non si potrebbe fare, se non privando ingiustamente quelli che chiedono i doni spirituali. Forse io parlerò da legleio. Forse. Ma è una deformazione professionale. Ma a me pare che Lei parli da burocrate.
      3. Non ho detto che le chiese debbano essere soggette a norme più severe rispetto ad altre attività. Il problema è che la CEI, che sicuramente non è assistita da ingegneri, medici e virologi (e me ne accorgo di ciò dalla nota della CEI sui funerali dove si confonde la sanificazione con l’igienizzazione …..), ha proposto la sanificazione dopo ogni celebrazione. E l’uso di questo termine ha un significato ben preciso.

    • Avv. Patruno Francesco ha detto:

      Piccola addenda riguardo alla surrealità. Beh …. converrà che siccome quello della riammissione dei fedeli a Messa è diventato un tema oramai ….. diciamo …. comune sia ad esponenti di destra sia di sinistra (da Forza Nuova a Giachetti ……), ciò vuol dire che è diventato praticamente politicamente corretto. E’ un dato di fatto.

      • DON ETTORE BARBIERI ha detto:

        Se in Italia – e su questo ha ragione – ci sono realtà diverse, allora ogni vescovo o, al massimo, ogni conferenza episcopale regionale dovrebbe prendere provvedimenti ad hoc. Dopo aver blaterato per anni di autonomia delle Regioni, adesso il nostro bravo satrapo al governo si muove in perfetto stile dittatoriale. Stessa cosa per quanto riguarda la Chiesa: da sette anni si blatera di decentramento e poi, però, tutti in fila per tre, come cantava Edoardo Bennato. Ci sono regioni italiane che hanno centinaia o migliaia di casi ed altre poche decine. E’ la stessa cosa? GIustifica un blocco nazionale?

        • Boanerghes ha detto:

          Sig. Patruno, venga in Emilia-Romagna a vedere come sono piene le Chiese….
          Sono andato nel supermercato più rinomato di Ferrara, e deve vedere come comunque tra clienti non sono rispettate le distanze, anche se ciascuno ha la mascherina.

          • Iginio ha detto:

            Ma coooome, il modello emiliano, san Bonaccini salvaci tu… Ah già, a Ferrara siete cattivi, votate Lega.
            Che poi anche dove regna il Pd in Emilia-Romagna non è che le cose vadano molto bene, però guarda caso i mass media non ne parlano.

  • Catholicus ha detto:

    http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/8855-e-ancora-la-chiesa-di-cristo :
    “monsignor Grazioso Ceriani (1906-1974, un parroco milanese fondatore del C.O.P., Centro di Orientamento Pastorale, nel libro “La dottrina del Cristo”, pag. 115 Edizioni Scolastiche Mondadori, 1955, vol. 3,) afferma senza esitazioni che Maria è Corredentrice. Oggi, però, per bocca del vescovo di Roma, sentiamo dire che Maria Santissima è una ragazza, è una meticcia, è una discepola, anzi è una donna come tutte le altre; che non la si deve chiamare Regina e tanto meno Corredentrice, perché lei non ha mai preteso di essere né l’una, né l’altra cosa”
    Una baggianata? Una battuta da bar? Purtroppo no, bensì un tassello di un piano di dissacramento e desacralizzazione della Chiesa Cattolica, della sua dottrina, del suo magistero, di Gesù Cristo e di Maria SS.ma, che viene da lontano, dal CV II, e che trova in Bergoglio il suo “terminator”. “Ho l’ambizione di cambiare la Chiesa, in modo che non si possa più tornare indietro”, ebbe ad affermare orgogliosamente poco dopo la sua elezione (valida? Ci sarebbe più di qualche perplessità in proposito) al trono petrino.

    • Catholicus ha detto:

      conclusione :”i casi sono due: o ciò che insegnava la Chiesa prima del Concilio era falso e campato per aria; oppure era tutto vero, e allora a mentire è la chiesa odierna, che però, a questo punto, non può esser più chiamata cattolica”

      • Enrico ha detto:

        Catholicus ha fatto centro!

        • Catholicus ha detto:

          Grazie Enrico, all’amico Igino vorrei rispondere al suo “Buona lefebvrata !”, dicendogli che mi vanto di essere un entusiasta ammiratore di mons. Léfébvre, un vero santo del XX secolo, un eroe della Resistenza cattolica antimodernista, che certamente finirà sugli altari, quando la tempesta modernista sarà passata. Da questa sua ostilità ad un vero cattolico, di eroiche virtù, non si può che concludere che ci sono oggi due chiese ben distinte l’una dall’altra: una è la Chiesa Cattolica di sempre, bimillenaria (anche se ridotta al “piccolo resto” di evangelica memoria), l’altra è la falsa chiesa, la chiesa conciliare, modernista, ecumenista suicida, comunista, luterana e filomassonica. Vedremo cosa rimarrà in piedi dolo il trionfo del Cuore Immacolato di Maria SS.ma, spero solo che i conciliaristi si sveglino in tempo. LJC

          • Enrico ha detto:

            Attento Catholicus, Lei ha scritto Igino invece di Iginio, che potrebbe fare una romanzina accademiacruschesca.

          • Iginio ha detto:

            Splendido esempio di Paralogismo (e che è? Lo scopra da solo).
            Un “vero cattolico di eroiche virtù” non lacera la tunica inconsutile di Cristo che è la Chiesa. Moltissimi sono i sacerdoti di eroiche virtù (dal card. Siri in giù) i quali, dopo un’iniziale comprensione di Lefebvre, lo hanno lasciato perdere perché lui stesso si è messo in una posizione insostenibile. E hanno fatto bene. Ma forse lei non ne ha mai sentito parlare o li considera traditori.

          • Enrico ha detto:

            La luce prorompente del Beato Iginio è davvero una consolazione. Tuutavi a il Beato iginio a sta a Mons. Lefebvre come un moscerino sta a un’aquila.

      • DON ETTORE BARBIERI ha detto:

        Guardi che, almeno in questo, il Concilio non c’entra nulla. La memoria liturgica di Maria Regina è stata conservata al 22 di agosto e il Catechismo parla di Maria associata alla redenzione e alla regalità di Cristo.
        Perciò, non facciamo minestroni. Ad ognuno il suo. Francesco porta avanti cose che sono sue e della sua parte.

        • Enrico ha detto:

          “Al meno in questo” . Un po’ pochino! E tutto il resto che è una montagna di sfacelo? Non le sembra, don Ettore?

          • Iginio ha detto:

            Mi piace uno che disquisisce di concili, eresie, riti (senza mai saper ribattere alle obiezioni) e poi scrive “al meno” non sapendo la differenza tra “al meno” (complemento) e “almeno” (avverbio).
            Buona lefebvrata, mi raccomando. Poi aspettiamo con ansia lo scarico abituale di invettive ma non contro il sottoscritto, bensì contro i comunisti, il Pd, i centri sociali, i colleghi sindacalisti, gli atei del bar, i militari bestemmiatori… Ma temo che aspetteremo invano: quelle sono categorie che menano, come si dice a Roma, quindi meglio evitarle e prendersela con le persone serie, che non aggrediscono nessuno.

          • DON ETTORE BARBIERI ha detto:

            Potreste leggere “Il signor Veneranda” di Carlo Manzoni, autore umoristico, Una lettura molto utile.

          • Gaetano2 ha detto:

            Don Ettore,
            è una trappola? Il buon Giovannino frequentandolo è finito in galera…

          • Enrico ha detto:

            Di fronte a cotanta sapienza iginiana non resta che prostrarsi e piangere della propria ignoranza. Sant’Iginio papa: suona bene.

        • Catholicus ha detto:

          Caro son Ettore, ammiro molto la sua fedeltà alle parti cattoliche del CV II, è lodevole, ma però mi consenta di ricordarLe il pensiero di San Pio X che diceva (mi sembra nella Pascendi) che i modernisti usano furbescamente dire una verità e subito dopo una menzogna al fine di far accettare questa assieme a quella, e che di fronte a tale strategia non possiamo che rifiutare in blocco l’opera e gli scritti di questi nemici della vera Chiesa Cattolica. Del resto, come non vedere le eresie, le pugnalate alla schiena inflitte alla Chiesa preconciliare,, al suo magistero, ai suoi concili, papi, santi e martiri con documenti come Unitatis reintegratio e il “subsistit in di Lumen Gentium 8/b, con Dignitatis Humanae , con Nostra Aetate? Quando fu discussa e approvata Dignitatis Humanae il card. Ottaviani pianse calde lacrime, annotando poi sul suo diario “spero di morire prima della fine del Concilio, almeno così morirò cattolico”; e che dire del fatto che uno degli estensori del documento fu il giovane perito don J. Ratzinger? (perito del card. Frings). Pace e bene e L.J.C.

          • Enrico ha detto:

            Attento Catholicus, ha scritto son invece di don: se ne accorge Iginio dalla sua cattedra greco-romana-cattolico-sanscrita (ho dimenticato qualcosa?) Le liscia il pelo!

          • DON ETTORE BARBIERI ha detto:

            Dalla mia infanzia ho frequentato ambienti tradizionali anche se non lefebvriani dove la maggior parte delle critiche che la Fraternità sollevava e solleva erano presenti. Queste persone hanno cercato di portare avanti quelle obiezioni senza rompere con Roma. Il card. Siri da me già citato varie volte è stato con la sua vita e la sua parola l’emblema di quella posizione.
            Guardi, io credo che le questioni solllevate da lei e da altri siano di enorme complessità: le radici dei problemi esplosi dopo il Vaticano II vanno ricercati molto in profondità e non si risolvono certo all’interno dei commenti di un blog, soprattutto quando sono mossi da un atteggiamento perennemente arrabbiato e da tifoseria calcistica o forse peggio.
            Perciò, la ringrazio per la sua pacatezza.
            Non si tratta di “dialogare”, nel senso abusato che ha assunto in molti ambienti.
            Però, se apriamo il Vangelo, Gesù ha dialogato: con la samaritana, con Nicodemo e tanti altri. Lo ha fatto per annunciare la Verità ossia Sė stesso, ma lo ha fatto.
            Mons. Lefebvre stesso ha dialogato: con Jean Guitton, con Paolo VI, con Giovanni Paolo II, con il card. Siri, con il card. Ratzinger e penso che, nonostante la sua indole forte, lo abbia fatto con maggiore carità e intelligenza di tanti suoi seguaci.
            Qui ci sono quattro strade: o vedere nel Concilio e dopo Concilio una rottura e una liberazione (sinistra e centro-sinistra), o vedere in esso un momento molto felice, ma con alcune ombre (centro), o considerarlo come un periodo problematico, ma con alcuni elementi positivi o almeno accettabili (destra “interna”), oppure pensare che tutto dal 1958 in avanti sia stato soltanto male e nient’altro che male, a cui si sarebbe sottratta unicamente la Fraternità (anche se poi la stessa pretesa ce l’hanno anche quei gruppi che da essa sono fuoriusciti e con essa intrattengono – ricambiati – dei pessimi rapporti).
            A me quest”ultima posizione appare contraria alla fede, perché se così fosse dovremmo ammettere o che Dio, contraddicendosi, ha abbandonato la Chiesa oppure che ci siamo ingannati e che il messaggio cristiano è falso.

          • DON ETTORE BARBIERI ha detto:

            Risposta a Catholicus, ovviamente

          • DON ETTORE BARBIERI ha detto:

            Prima di essere aggredito dai soliti noti preciso che anche la prima posizione è contraria alla fede. Quella di centro è ingenua o compromissoria.

    • Iginio ha detto:

      Una cosa non diventa vera perché lo dice un parroco milanese. 🙂
      Non ho nulla contro Maria Corredentrice – sono devotissimo della Madonna – ma non è con argomentazioni farlocche che si difendono le cause giuste.
      Come quelli che dicono che la cosiddetta (non lo è) “messa di sempre” doveva restare perché lo dicevano “i cardinali Ottaviani e Bacci”. E allora? Altri cardinali dicevano il contrario. Che risolviamo?
      Oltretutto Ottaviani ha fatto un mucchio di danni, bloccando cause di beatificazione o condannando Maria Valtorta solo perché a lui sembravano irrazionali e superstizione…
      La storia e la dottrina bisogna conoscerle bene, anziché parlare a orecchio.

  • Enrico ha detto:

    Per Stilumcuriale Emerito, che pur continuando a rilevare l’atteggiamento sovversivo di Begoglio continua a chiamarlo “Santo Padre”.
    http://imposturecattolicesimo.blogspot.com/2013/04/13-inoppugnabili-ragioni-per-cui-papa.html#.Xqw8MagzbIU

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Se io non fossi d’accordo su cose dette o fatte Da Elisabetta II del Regno Unito, nominandola dovrei continuare a chiamarla Elisabetta II Regina d’Inghilterra, non certo col suo nome di nascita Elizabeth Alexandra Mary. Il titolo che le spetta non dipende dall’opinione che io ne ho. E non sta a me giudicare se quel titolo è legittimo o no. E’ il suo titolo ufficiale.

      • Enrico ha detto:

        Sgusciante. Abilmente sgusciante. Inutilmente sgusciante.

        • Iginio ha detto:

          Ossessivo. Abilmente ossessivo. Inutilmente (e dannosamente) ossessivo.

        • Iginio ha detto:

          Le ossessioni le ha dentro la sua mente. E la portano fuori strada. Ma dire a un ossessionato “sei un ossessionato” è notoriamente tempo perso. Capisco che non avrà altri modi di farsi notare e quindi usa questo. Mi dispiace per lei, dico davvero. E’ triste cercare di sfuggire alla solitudine con internet che permette di attaccare briga con gli sconosciuti che altrimenti dal vivo ci si guarderebbe bene dal provocare.
          A proposito: lei continua a replicare con attacchi personali a osservazioni precise e razionali. Della serie: sei antipatico quindi hai torto. Ho già incontrato persone così, ma erano o balordi atei o pretonzoli ipocredenti e modernizzati. Chissà perché lei non li incontra mai. Forse vive nel paradiso dei lefebvriani dove tutti sono belli e bravi perché seguono scrupolosamente le rubriche del 1962. Il Signore nel Vangelo infatti ha detto più volte che alla Sua destra finiranno solo coloro che seguivano la “Messa di Sempre” senza bisogno di fare altro.

          • Enrico ha detto:

            “Sei un antipatico quindi hai torto” se lo è inventato Lei che è un altezzoso di prima categoria. La sua analisi psicologistica nei miei confronti fa ridere e le sue “osservazioni precise e razionali” se le attribuisce da solo.
            Scenda dal piedistallo, piuttosto.

  • Valeria Fusetti ha detto:

    Terrificante! Ma i membri della CEI, quando parlano e/ o scrivono, pensano prima alle conseguenze di ciò che dicono ? Si dovrebbe pensare che non conoscono la differenza tra disinfettare e sanificare ? È di cosa sia necessario in una Chiesa e cosa in una sala chirurgica ? Per il resto del dotto articolo lo trovo interessante ma, in ogni caso, rimango convinta che la decisione della Chiesa polacca sia quella più sensata, visto che anche in condizioni di pandemia è la Chiesa che decide nella Casa di Dio, non lo Stato. E per quello che riguarda i “diritti dei fedeli” questi dovrebbero essere subordinati ai diritti di Dio che, per grazia, associa a sé i suoi figli.

  • Enrico ha detto:

    Mentre si continuano a stendere interi trattati tanto pignolescamente infarciti di note, canoni, citazioni e comitati tecnici quanto assolutamente inutili, l’anticattolico Bergoglio, umile baciatore di mano al “fratello maggiore” Rotshild, agisce e continua a seminare schifezze.
    https://www.radiospada.org/2020/05/un-eccentrico-nuovo-vescovo-ausiliare-per-milano/

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Aspetto non trascurabile. Forse l’ideale sarebbe poter celebrare in luoghi aperti, con controllo della temperatura agli ingressi e del distanziamento da parte di volontari nello spazio stabilito, che potrebbe essere anche un parco pubblico nelle adiacenze della parrocchia, laddove questa non disponga di una zona esterna alla chiesa, solitamente riservata agli incontri ludici dei ragazzi.
    Ovviamente, sempre confidando nella disponibilità dei fedeli a rispettare le regole e il disagio dello stare in piedi per la durata della celebrazione.

    • Gaetano2 ha detto:

      Cara Signora Maria Michela Petti,
      mi sono accorto solo ora della Sua identità, voglio che sappia che mi dispiace per quello che Lei e la sua famiglia state vivendo. Non voglio aggiungere altro.

  • Doroti ha detto:

    Qua mi sembra che anziché incoraggiare per la riapertura delle celebrazioni si aggiunga ostacolo su ostacolo! Troppi miscredenti ci sono in giro. E poi perché si continua ad ascoltare infettivologi atei invece di ascoltarne qualcuno credente e praticante? Io non chiederei mai ad un meccanico un consiglio per il mal di testa.

  • stefano ceccanti ha detto:

    ps: scusate qualche refuso, mi è partita una bozza, ma credo si capisca

    • Iginio ha detto:

      Confortante che anche lei frequenti questo blog. Come lo ha scoperto? Glielo segnala l’ufficio stampa del Partito? O da uomo libero?
      Due piccoli piccoli particolari.
      1. Non è un DPCM a poter legiferare su alcunché, tanto meno su limitazioni a diritti costituzionali del cittadino.
      2. La Chiesa cattolica è indipendente e sovrana (cfr. art. 7 della Costituzione). I buddisti, gli ebrei, i musulmani, i testimoni di Geova no. Punto. Piaccia o non piaccia (e scommetto che a lei e al suo partito non piace, malgrado l’antenato del suo partito avesse votato a favore).

  • Massimiliano ha detto:

    Scusi avvocato ma di cosa stiamo parlando? Lei mi sta dicendo quindi che i negozi, le fabbriche, i supermercati, le edicole, i distributori di carburanti e gli uffici vengono sanificati ogni giorno…? Suvvia avvocato, cerchiamo di essere seri almeno di fronte al Signore. Di azzeccagarbugli cè ne abbiamo uno ingombrante al governo, non ci si metta anche lei per favore a raccontar panzane. Saluti.
    Massimiliano.

    • Avv. Patruno Francesco ha detto:

      Bene. Dimostri che sono panzane.

      • Massimiliano ha detto:

        Beh, e lei che non ha risposto alla mia domanda. Quindi negozi uffici supermarket edicole tabaccai farmacie fabbriche etc etc vengono sanificazio ogni santo giorno o no? Il resto avvocato è fuffa legalista. E la fuffa legalista può legare con li lievito dei farisei ma non con Cristo e la Santa Messa Cattolica. Saluti.
        Massimiliano.

    • Giorgio ha detto:

      Applausi a Massimiliano. L’avvocato parla solo in termini legalistici ignorando del tutto la Fede e, direi, il buon senso!

      • Avv. Patruno Francesco ha detto:

        come fa a dire che manca la fede? Forse manca – e quello è vero – il sentimentalismo religioso. Molti sono affetti oggi da sentimentalismo religioso, che è cosa ben diversa dalla Fede, con la f maiuscola. A parte questo, vorrei sapere in cosa mancherei di buon senso e quale sia il buon senso …. . Uno non deve fare affermazioni gratuite, ma deve dimostrare quel che sostiene.

        • Giorgio ha detto:

          Egregio Avvocato, mi dispiace ma mi consenta di dirLe che dalla risposta data a me e, prima di tutto, dalla risposta data a Don Barbieri, il Don è stato molto Signorile e rispettoso, cosa che Lei non ha fatto! E dirLe che forse la mia fede ha la f minuscola ma da questo non si può dedurre che possa essere inferiore alla sua! Parlando in termini di “conoscenza” forse conosce l’antico detto: “Sutor non ultra crepidam”?

          • Boanerghes ha detto:

            Avvocato, cosa intende per sentimento religioso?
            Sentimentalismo?
            Per cortesia, faccia l’avvocato e non si avventuri troppo in discorsi religiosi

  • stefano ceccanti ha detto:

    Scusate, il mio emendamento è noto ed è leggibile qui: https://stefanoceccanti.it/il-testo-del-mio-eemendamento-sui-protocolli-per-la-liberta-di-culto/
    Non prevede l’immediata ripresa. Prevede una logica pattizia con ciascuna confessione proprio perché i problemi della ripresa sono estremamente complessi, diversi a seonda del tipo di culto e non possono (non devono) essere decisi unilateralmente né dallo Stato né dalle singole confssioni. Quindi il dpcm interviene su questo fondamento legislativo procedurale rispettoso dei ruolo reciproci dello Stato e delle confessioni. Ovviamente si può per varie ragioni essere favorevoli o contrari al’emendamento, non è neanche questione di appartenenza politica a questo o quale gruppo, ma l’importante è che si sappia esattamente cosa propone. Grazie

    • COSIMO DE MATTEIS ha detto:

      Non so chi sia questo Parlamentare dell’ex PCI, e neppure so se la Fuci di pisa era (è) più modernista e dossettiana di quella di padova che per anni mi ha doppiamente tollerato (1) sono meridionale, 2)sono cattolico).

      Ma soprattutto non ho compreso il Testo dell’Emendamento.

      A titolo informativo: lei quanto prende al mese?
      Grazie!

      • COSIMO DE MATTEIS ha detto:

        POSTILLA “GOLIARDICA”: se il primo difetto, in qualche modo, veniva -con molta fatica,- tollerato, il secondo no, proprio no. Soprattutto gli Assistenti su QUEL difetto erano inflessibili.

    • Avv. Patruno Francesco ha detto:

      La ringrazio Professore. Purtroppo quando ho mandato il mio contributo al dott. Tosatti, il Suo emendamento non era stato ancora pubblicato, ma solo annunciato dagli organi di stampa. Quindi, non avevo avuto modo di valutarne il contenuto. Provvedo a rettificare. Grazie della Sua attenzione.

      • stefano ceccanti ha detto:

        La ringrazio. Approfitto per qualche altra risposta ad altri lettori. 1- chi fa il parlamentare, penso lo facciano in moltissimi di tutti i gruppi, va costantemente a cercare dove viene citato (esiste peraltro google alert, non c’è bisogno di un ufficio stampa di partito) e dove gli viene chiesto conto di quello che fa, a prescindere dall’orientamento del luogo in cui si è citati. E’ servizio pubblico cercare di rispondere ove possibile 2- rispondo da parlamentare, quindi in questa sede non entro in dibattiti ecclesiali sui percorsi di ciascuno e non mi interessano le etichette; mi sembra opportuno distinguere i piani, altrimenti si fa confusione; in ogni caso basta andare su su google e sul mio sito e trovare vari miei interventi anche su temi ecclesiali per avere le risposte; non posso poi parlare a nome dell’ex Pci perché non ne ho mai fatto parte; 3- i dpcm si fondano su decreti legge, norme primarie che possono limitare i diritti. Ho presentato un altro emendamento che cerca di farli passare obbligatoriamente per il Parlamento vista la centralità che assumono in questa fase, anche se al momento il Governo è contrario; l’ho fatto anche se sono un parlamentare di maggioranza perché riguarda l’equilibrio tra istituzioni; lo trovate nel mio sito e vari commenti su google a proposuto dell’iniziativa; 4- il metodo pattizio è esteso dall’articolo 8 della Costituzione anche alle altre confessioni religiose, ma al di là di questo dato formale immagino che si capisca facilmente che a un parlamentare debba stare a cuore che vengano prodotte norme che consentano il massimo di libertà di culto senza mettere in pericolo vita e salute di chiunque vi partecipa. Lo spirito che guidava del resto il testo che ho commentato. Eviterei quindi, soprattitto in questa fase, faziosità e litigiosità inutili e dannose. Grazie. Ovviamente poi il singolo cittadino e credente è interessato soprattitto all’esercizio della libertà del culto a cui appartiene, ma il deciisore pubblico si deve occupare di tutti. Cordiali slauti a tutti

        • Iginio ha detto:

          Articolo 8
          Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge [cfr. artt. 19, 20].

          Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.

          I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

          Dove sta scritto che le altre confessioni religiose sono indipendenti e sovrane? Non sta scritto, anche perché esse non hanno un’autorità indipendente e sovrana come la Santa Sede. Punto.
          Un'”intesa” non è un concordato.

          • stefano ceccanti ha detto:

            Forse non mi sono spiegato bene e, nel caso, me ne scuso. Posto che l’evoluzione costituzionale è andata nel senso di un forte avvicinamento di Concordato e Intese (ritenendo ad esempio inammissibili gli emendamnti alle leggi relative alle intese, che si devono limtarle a recepirle) ,qui non si sta discutendo né di equipararli seccamente né di concetti di teoria generale, ma di una questione pratica: è ovvio che, siccome ogni confessione ha le sue specificità, nel momento in cui si va a stabilire una normativa dettagliata che tiene conto di quella specifità ci sia una logoca pattizia nel costruirla. Non ha senso che lo Stato vari una normativa unilaterale o uniforme. nell’interesse stesso dello Stato che vuole produrre norme efficaci. Siccome il diritto è anzitutto una tecnica parziale per risolvere problemi penso che su questo si possa concondare a prescondere dai propri orientamenti politici o confessionali. Anche perché qui non esiste un conflitto tra lo Stato e le confessioni: ad entarmbi interessa il modo migliore di tutelare libertà di culto e diritto alla vita e alla salute. Eviterei di dividerci anche dove non ce n’è bisogno. Cordaili saluti

        • Iginio ha detto:

          https://formiche.net/2020/04/governo-costituzione-lippolis/
          Aumentano le voci che avanzano dubbi o mettono decisamente in discussione la conformità alla Costituzione delle modalità con le quali il governo sta affrontando l’emergenza creata dalla diffusione del Corona virus. Su cosa si basano questi rilievi?

          La critica si rivolge alla utilizzazione del Dpcm (decreto del presidente del consiglio, un atto normativo secondario, subordinato alla legge) al fine di prevedere limitazioni di diritti garantiti in Costituzione. Limitazioni pesanti che stiamo sperimentando tutti noi in questi giorni e che riguardano la libertà di circolazione e di soggiorno, il diritto di riunione, il diritto al lavoro, il diritto di iniziativa economica, il diritto di professare una fede religiosa. La costituzione tutela la salute come diritto “fondamentale” e prevede che limiti ad altri diritti possano essere posti per motivi di sanità o di sicurezza pubblica, ma chiede che ciò avvenga mediante la legge (c.d. riserva di legge), mentre – e qui si fonda la critica – il governo pone limitazioni con atti che non sono sottoposti alla firma del capo dello Stato, né esaminati dal parlamento. Così facendo incide su aspetti fondamentali della libertà dei cittadini sfuggendo ad ogni controllo ed al confronto con il parlamento. Abbiamo assistito ad un uso dei decreti del presidente del consiglio del tutto inusuale.

          Detto così sembrerebbe che si sia fuori del dettato costituzionale.

          È necessario precisare. La riserva di legge viene distinta dai giuristi in assoluta e relativa. È assoluta, quando l’intera disciplina della materia è riservata alla legge. È relativa quando alla legge spetta la disciplina essenziale o di principio e agli atti dell’esecutivo l’ulteriore disciplina di dettaglio. Il governo ha adottato due decreti legge, atti equiparati alla legge, ma sottoposti al vaglio del parlamento, nei quali ha previsto di poter intervenire con Dpcm anche per limitare diritti costituzionali. Ha cioè dato una base legislativa agli atti del presidente del consiglio. Il primo di questi due decreti è già stato convertito in legge, il secondo è all’esame delle camere.

          Quali sono le maggiori criticità?

          Secondo me, un problema nasce dal fatto che la riserva di legge per i diritti che vengono limitati è assoluta. E poi, anche ammesso che la costruzione possa reggere, mi pare necessario che la previsione di emanare tali atti sia ben circoscritta. Nel primo decreto legge vi era una previsione del tutto generica, una sorta delega in bianco, nel secondo il raccordo tra norma legislativa e Dpcm è stato meglio definito.

          Così il governo si sarebbe posto almeno in parte al riparo da incostituzionalità?

          Non del tutto. Un meccanismo come quello descritto è al limite perché lo strumento previsto dalla Costituzione per situazioni di straordinaria necessità e urgenza è il decreto-legge che è emanato dal Presidente della Repubblica e deve essere convertito in legge dal parlamento entro sessanta giorni. Al contrario, come dicevo prima, si è attribuito al presidente del consiglio un potere di emanare atti che limitano libertà fondamentali senza che tali atti siano sottoposti al vaglio del presidente della Repubblica e delle camere. Si deve anche tener presente che i Dpcm possono essere emanati ancor prima che il parlamento si sia pronunciato.

          Il comportamento del governo è quindi da bocciare?

          Non si deva andare con la scure. Di fronte all’erompere di una gravissima emergenza come quella che stiamo affrontando è naturale che sia l’esecutivo ad agire e può essere accettata qualche forzatura giustificata dal fine di combattere l’emergenza. È inutile prendere la matita rossa e blu per evidenziare sbavature. Le norme costituzionali vanno interpretate con riferimento al contesto. A febbraio l’imperativo era di respingere il virus. Il problema è semmai quello della durata: si può procedere come si è fatto solo temporaneamente, in un arco di tempo ristretto e per combattere il nemico che incombe. Ora che la situazione si sta normalizzando riterrei che si possa intervenire, quando necessario, mediante decreti-legge e ristabilire un più continuo rapporto con il parlamento. Non penso assolutamente che si possa parlare di colpo di Stato, ma vi è stata una concentrazione di potere nelle mani dell’esecutivo che non può protrarsi.

          • Enrico ha detto:

            Mamma mia, Iginio! Lei è un torrente in piena! Vista la sua straripante sapienza perché non si candida a Presidente del Consiglio?

    • Iginio ha detto:

      Due piccoli piccoli particolari.
      1. Non è un DPCM a poter legiferare su alcunché, tanto meno su limitazioni a diritti costituzionali del cittadino.
      2. La Chiesa cattolica è indipendente e sovrana (cfr. art. 7 della Costituzione). I buddisti, gli ebrei, i musulmani, i testimoni di Geova no. Punto. Piaccia o non piaccia (e scommetto che a lei e al suo partito non piace, malgrado l’antenato del suo partito avesse votato a favore).

  • Marcus ha detto:

    Secondo me, quando Conte, i ministri, i prefetti, i governanti e tutte le autorità civili che comandano in questo frangente e sono direttamente coinvolti nel proibire l’esercizio della libertà di culto; quando tutti costoro dovranno fare le valigie per partire da questo mondo, la Chiesa dovrebbe negare loro i funerali religiosi, al massimo una benedizione al cimitero. Non volete che si celebri un funerale religioso dignitoso per i poveri cristi? Bene, allora non lo si celebrerà neanche per voi. Impedite alla gente di andare in chiesa perché considerate la messa un’attività non essenziale, superflua, a differenza della spesa o del comprare le sigarette? Bene, allora quando toccherà a voi, il funerale ve lo fate fare dal tabaccaio. Se la Chiesa fosse governata da gente con le palle, dovrebbe dire e fare così. Invece, quando toccherà a qualcuno di questi capoccia, per i loro funerali ci saranno file di vescovoni con le mitre in testa, organo e cori solenni, ricchi paramenti e alte uniformi, nuvole d’incenso, per loro che hanno fatto seppellire come cani la povera gente e hanno ritenuto l’andare in chiesa un’attività di cui non c’è bisogno: non è giusto. Queste cose dovrebbero dire i vescovi a Conte e a tutti i grandi capi, se avessero un po’ di dignità: il funerale che voi disponete per gli altri, lo avrete per voi: 15 persone, un prete sgangherato e via andare. La Chiesa negò i funerali a Welby, che era un povero cristo che soffriva tanto, non so se quella decisione fosse giusta, ma certamente era più degno lui di essere portato in chiesa di tutti questi governanti che disprezzano la religione e la ritengono una cosa di cui si possa fare a meno.

  • G. ha detto:

    Punto parità di trattamento: si entra in ordine di arrivo. Punto sanificazione: a casa nostra sanifichiamo tutti i giorni, tuttw le settimane o tutti i mesi? Mai! Solo gel per mani e/o guanti e mascherine basterebbero! Punto terzo: in questo periodo tutti scienziati e tutti…canonisti!

    • Avv. Patruno Francesco ha detto:

      Ordine di arrivo? Ecco, come la corsa per il black-friday. L’ho scritto.
      Punto sanificazione: casa sua, con tutto il rispetto, non è luogo pubblico nè aperto al pubblico e quindi, mentre in casa sua può fare ciò che vuole in ordine alla sanificazione, non così avviene per i luoghi pubblici o aperti al pubblico. Punto terzo: non sono uno scienziato, è vero, ma sino a prova contraria sono un giurista con competenza canonica. Non so lei.

  • COSIMO DE MATTEIS ha detto:

    Confesso di aver letto tutto l’articolo ma la mia considerazione verte dalla chiosa:

    “Ciò ovviamente farebbe slittare la data di riapertura delle chiese supposta per il 10-11 maggio prossimo.”

    Mi perdoni Avvocato, ma credo converrà con me che probabilmente è proprio questo l’obiettivo: rinviare il più possibile l’accesso dei fedeli ai Sacramenti.

    Anzi, parrebbe proprio si siano poste le condizioni -in parte ben da lei evidenziate- per un rinvio, di fatto, sine die.

    Ribadisco: satana regna e solo l’intervento Celeste farà precipitare il cornuto da lì dove è stato issato con tanto di intronizzazione.

    E rida pure chi vuole.

    LJC

    • Avv. Patruno Francesco ha detto:

      Un tempo si diceva “la gatta frettolosa fa i micini ciechi”. Non vorrei che la foga e la fretta di riaprire possa condurre a scelte poco meditate, che potrebbero avere ripercussioni per ben maggior tempo sulla Chiesa. Mi spiego. Il pericolo dietro l’angolo è che l’adozione di misure difficilmente sostenibili possano condurre ad ispezioni dell’autorità sanitaria e, quindi, alla chiusura sine die di quei luoghi che fossero stati aperti. Il Signore nel Vangelo invita ad essere accorti e non precipitosi: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt. 16, 16)

    • Giorgio ha detto:

      Ringrazio e plaudo a Marcus e Cosimo De Matteis. Io la penso assolutamente come loro. Il Legale parla da legale e non mi sembra proprio un uomo di Fede.
      All’Avvocato vorrei chiedere: Per quale motivo si dovrebbe condannare un politico perché parla di cose di fede? E guarda caso quello da accusare è sempre e solo Salvini. A me sembra che la visione politica di Salvini posso o non possa essere condivisa, ma condannare Salvini perché mette in evidenza problemi/esigenze/usi di carattere religioso, è aberrante, soprattutto se questa condanna viene da parte di cattolici (che neanche in questo caso sanno applicare il monito di Gesù: “Date a Dio quello che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare”). Spiace che l’Avvocato, con tutta la sua cultura, cada anche lui in questo errore di valutazione.

      • Avv. Patruno Francesco ha detto:

        Beh, occorre star attenti alle strumentalizzazioni, a fini politici, della fede. Trovo strano che chi non è mai andato a messa venga di colpo a difendere la messa e chiedere la celebrazione di questo o quel rito. Per lo meno troverei la cosa molto sospetta. Così come troverei sospetta l’iniziativa di chi, come nel caso di Giachetti, si improvvisi “lettore del Vangelo”, dopo aver per anni assunto posizioni decisamente ….. come dire …. antievangeliche. Bisogna star attenti alle strumentalizzazioni della fede e dei suoi simboli. Di solito queste strumentalizzazioni sono solo espressione di ricerca di consensi, ma poco o nulla giovano alle ragioni della Fede.

        • Iginio ha detto:

          Sì. Continua però a sfuggire il punto, che è questo: una cosa è giusta o sbagliata in sé e per sé, non perché la dice Salvini, Conte, Giachetti, il Pd, il Papa (esatto: nemmeno il Papa), l’avvocato, il giudice, il professore, la legge ecc. ecc. ecc.
          Che poi ciò non venga più spiegato nelle università di oggi, non mi sorprende. Ma la verità è verità sempre, che la si riconosca o no.

        • Iginio ha detto:

          e perché Ceccanti invece la fede non la strumentalizzerebbe? Ha il bollino blu?

        • Iginio ha detto:

          “E quale sarebbe qui la verità?”
          Bravo, Ponzio Pilato non avrebbe saputo replicare meglio.

          Allora, glielo ripeto pazientemente. Il punto non è: una cosa è giusta o sbagliata perché lo dice Salvini (evviva Salvini! Mamma mia l’orco cattivo Salvini!). Nè perché lo dice Conte. Né perché lo dice l’Arbitro (farlocco) Mattarella. Né perché lo dice Bergoglio, sia da papa sia da non papa. Nè perché lo dice la legge o il decreto. Nè perché lo dice l’avvocato. Nè perché lo dice il PM. Né perché lo dice il giudice. Né perché lo dice il collegio giudicante. Né perché lo dice la Suprema Corte. Né perché lo dice la Corte Costituzionale (tantomeno perché lo dicano Amato o Cartabia).
          Una cosa è giusta di per sé. L’argomentare se una cosa dunque sia giusta o meno prescinde da chi l’abbia detta. Chiaro?

          Più in generale: comprendo il suo spirito di patata, capisco che sia divertente usarlo qui dove abbondano i commentatori stravaganti esaltati e maniaco-ossessivi, però le sarei grato se facesse lo spiritoso anche in sede di dibattimento sia col PM sia soprattutto col giudice presidente. E se lo facesse anche coi cattedratici giuristi che transitano per il Parlamento. Ma dubito che lo faccia.

          • Enrico ha detto:

            “Allora glielo ripeto pazientemente”: quale misericordiosa premura nei confronti di chi non assimila la manna iginiana!