CORONAVIRUS, IL NEMICO INVISIBILE. DI PERUCCHIETTI E D’AURIA.
3 Aprile 2020
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, vi presentiamo oggi un’opera estremamente interessante e attuale: “CORONAVIRUS IL NEMICO INVISIBILE”, di Enrica Perucchietti e Luca D’Auria. È un’opera che intende affrontare il dramma che stiamo vivendo sotto una gamma di aspetti diversi. eccone un elenco:
Le teorie alternative alla genesi e alla diffusione del Covid-19
L’impatto sulla Via della Seta e le accuse della Cina agli USA
La teoria dello shock e la “percezione” di una minaccia globale
Modello Conte e modello Johnson. I diversi provvedimenti in Europa e le limitazioni della libertà personale per ragioni di sanità
Il rischio di un attacco speculativo e il capitalismo dei disastri
Il comportamento della UE. La BCE e il caso Lagarde
Esiste il rischio di una dittatura sanitaria? Analisi giuridica dello stato di eccezione
Il passaggio dell’uomo da animale sociale ad animale virtuale
Come vedete lo spettro delle questioni trattate è vastissimo, e pure è esattamente il quadro che ci troviamo di fronte, se cerchiamo di porci in una visione panoramica, che non si fermi alla pura e semplice cronaca dei contagi, delle guarigioni e dei decessi. Vi offriamo qui di seguito altri elementi del libro.
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Dalla spagnola a oggi nessun nemico “invisibile” era riuscito a fare tanto. In pochi mesi il Covid-19 ha contagiato centinaia di Paesi, provocando migliaia di morti e spingendo l’OMS a dichiarare lo stato di pandemia globale. Fin da subito i media e il web hanno favorito la diffusione del panico: la psicosi è così dilagata tra la popolazione, stravolgendo le abitudini dei cittadini, disposti anche a cedere la propria libertà in cambio della sicurezza.
A differenza delle altre nazioni, il governo italiano ha scelto di imporre l’autoisolamento, spaccando l’opinione pubblica in due, tra i sostenitori e gli oppositori del provvedimento.
In passato abbiamo avuto casi simili con le epidemie di SARS, aviaria, suina, morbillo o ebola: fenomeni localizzati in alcune aree precise che
sono diventati dei veri e propri “terremoti planetari”. Nulla di paragonabile all’attuale pandemia: la vita di tutti noi si è trasformata, forse per sempre, in una realtà “virtuale” che ha cancellato duemila anni di storia dell’umanità.
Il saggio scritto a quattro mani dalla giornalista e scrittrice Enrica Perucchietti e dall’avvocato e saggista Luca D’Auria intende rispondere a numerose domande e sollevare altrettanti quesiti, offrendo un quadro giornalistico e un’analisi filosofico, sociologica e antropologica della pandemia e di come l’emergenza sanitaria stia modificando in maniera sostanziale la vita di tutti noi.
Nella prima parte, curata da Enrica Perucchietti, si ricostruisce la genesi e la diffusione della pandemia, presentando anche le incongruenze, le lacune e le contraddizioni della versione “ufficiale”. L’obiettivo è documentare come esista un acceso dibattito su diversi punti cruciali che a oggi risultano ancora fumosi e indeterminati: in particolare origine, luogo e cause del contagio. Esistono infatti ipotesi diverse, persino sostenute da eminenti scienziati o analisti, che si differenziano dal resoconto semplicistico che è stato offerto all’opinione pubblica.
L’indeterminatezza dell’informazione mainstream, dovuta in parte alla mancata trasparenza della gestione iniziale della pandemia da parte della Cina e in parte alla diffusione di dati contrastanti e poco chiari da parte degli organi istituzionali e degli stessi esperti, è stata percepita dall’opinione pubblica come contradditoria. Per settimane neppure i giornalisti sono stati in grado di capire la gravità della situazione, essendo troppo diverse e antitetiche le dichiarazioni degli scienziati e dei medici. La psicosi è così dilagata tra la popolazione, stravolgendo le abitudini dei cittadini, disposti anche a cedere la propria libertà in cambio della sicurezza. A differenza delle altre nazioni, il governo italiano ha scelto di imporre l’autoisolamento, spaccando l’opinione pubblica in due, tra i sostenitori e gli oppositori del provvedimento.
Si sono poi affacciate e rincorse soprattutto sul web delle ipotesi alternative sulla possibile origine del contagio.
In un momento estremamente delicato per il governo cinese, alle prese con la rimessa in moto dell’economia nazionale, giovedì̀ 12 marzo il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian, tramite un tweet al vetriolo, ha accusato il governo americano di poter essere responsabile della genesi della pandemia: i militari statunitensi potrebbero aver portato il coronavirus nella città cinese di Wuhan. La posizione di Lijian è stata ripresa e condivisa da diversi ricercatori e analisti. In attesa di poter ottenere maggiori dati sull’origine della pandemia, quello sollevato da Pechino rimane un sospetto che non rimanda necessariamente a un’azione di bioterrorismo.
Le ipotesi più estreme che intendono avvalorare invece l’ipotesi della guerra batteriologica fanno capo alla guerra commerciale tra USA e Cina e puntano anche a rivelare come uno dei due Paesi maggiormente colpiti dal contagio siano l’Italia e l’Iran, partner commerciali della Cina. La pandemia ha infatti danneggiato la Nuova Via della Seta, BRI (Belt and Road Initiative), l’ambizioso programma del governo cinese che intende finanziare con oltre 1.000 miliardi di dollari volti alla realizzazione o al potenziamento di infrastrutture commerciali – strade, porti, ponti, ferrovie, aeroporti – e impianti per la produzione e la distribuzione di energia e per sistemi di comunicazione in quasi ogni angolo del pianeta: Africa, Europa, India, Russia, Indonesia.
Il saggio mostra inoltre come l’emergenza che ha colpito il nostro Paese sia stata strumentalizzata all’estero per screditarci e per aprire le porte a possibili speculazioni finanziarie. L’Italia è stata trattata letteralmente da “appestata”: gli “aiuti” dalla UE si sono fatti attendere , nessun Paese dell’Eurozona ci ha mandato le mascherine che avevamo richiesto (gli aiuti sono arrivati infatti dalla Cina), diversi Paesi hanno richiesto un bollino “virus free”. L’Italia è stata dipinta, a livello globale, come l’epicentro del contagio.
E che dire della disastrosa conferenza stampa di Christine Lagarde, presidente della BCE, che ha affondato i titoli di Stato dell’Italia, facendo esplodere lo spread? Inizialmente considerate come una brutta gaffe, le parole dell’ex governatrice del FMI potrebbero nascondere un altro intento, ossia una speculazione finanziaria per mettere le mani sugli asset strategici dell’Italia. Liquidare le dichiarazioni di Lagarde come un svista o una semplice gaffe potrebbe essere riduttivo e miope, anche perché́ non ci troviamo di fronte a una dilettante.
E mentre a livello globale si corre ai ripari per armarsi e combattere il nemico invisibile, contro cui non può̀ esistere né tregua né armistizio alcuno, la società̀ è destinata a mutare forma, schiacciata sotto il peso della psicosi: di un’Europa che si mostra egoista e spietata rivelando inaspettatamente scelte e orientamenti radicalmente opposti (tanto che potremmo parlare di un sistema Johnson e di un sistema Conte) che stanno già aprendo dibattiti sul futuro dell’Eurozona; del rischio di attacchi speculativi all’Italia (il cosiddetto “capitalismo dei disastri”); del mutamento antropologico dei cittadini in autoisolamento che da animali “sociali” si sono ritrovati a mutare forma e natura, diventando esseri “virtuali”.
Ciò̀ di cui si discute in queste giornate di quarantena forzata è, oltre alle ricadute mediche ed economiche per l’emergenza da coronavirus, ciò̀ che resterà̀, dal punto di vista antropologico e sociale di questa strana vita a cui nessuno era abituato e che negli ultimi settanta anni nessuno aveva mai conosciuto, né in Europa né in Occidente in generale. La seconda parte del libro, curata dall’avv. D’Auria, vuole infatti raccontare un’ipotesi sul presente e sul futuro provando a leggere la direzione del mondo attraverso le tracce lasciateci dai primi vent’anni del Duemila e cogliendone le radicali differenze rispetto alla sua millenaria tradizione antropologica.
Inaspettatamente la giustizia si è rapidamente riqualificata in forma “smart”, facendo auspicare agli operatori del diritto che questa spirale virtuosa possa mantenersi anche dopo il termine in cui cesserà̀ la quarantena. È stato sufficiente che il tema coronavirus si scatenasse nella società̀ europea per far riemergere le differenze più̀ profonde tra sistemi culturali diversi. Da un lato la tradizione utilitarista ed empirista inglese, quella idealista di stampo germanico e infine quella solidaristica più̀ tipicamente cattolica. Queste differenze filosofiche hanno, in pochissime settimane, sfaldato le prospettive giuridiche universaliste per favorire la rinascita delle differenze radicali tra comunità̀ sociali europee che hanno rappresentato non solamente tanti conflitti politici e religiosi nel Vecchio Continente ma, piuttosto, una piuttosto una costante dialettica culturale che ha rappresentato la vera cifra dell’Occidente.
Il legislatore italiano si è caratterizzato per una scelta radicale: per la prima volta nella storia della Repubblica tutta la nazione è stata messa in quarantena in applicazione del disposto dell’articolo 16 della Costituzione, supportando il provvedimento con la forza coercitiva della normativa di diritto penale. Una tale scelta è stata fatta in nome della solidarietà̀ e del tentativo di offrire uguali forme di cura ai bisognosi. Il mondo anglosassone ha evitato il più possibile ogni forma di modificazione della realtà̀ per non intaccare la “Rule of law” e con essa i diritti dei cittadini, anche a costo di far soffrire perdite e non assicurando cure uniformi tra tutti i consociati. Ogni giurista è chiamato a valutare o, quanto meno, rilevare queste radicali differenze che, come detto, affondano le utopie universaliste nel campo etico-giuridico che si sono rivelate utili solamente in epoche in cui era assente lo stato emergenziale.
Nel testo si assume inoltre che i giorni del coronavirus rappresentino uno spartiacque decisivo tra “il mondo che fu” e ed uno tutto nuovo, che stava già pulsando e trasformando antropologicamente l’essere umano.
Dai tempi della Grecia antica, culla della cultura occidentale, l’uomo era un “animale sociale e politico” (Aristotele) immerso e proiettato nel reale esterno a lui. L’uomo animale sociale ha costantemente messo in congedo l’io soggettivo se non al fine di intervenire, modificare e dominare l’esterno da se stesso. Dopo il periodo di quarantena sarà certificata una nuova forma di essere umano, quello di “animale virtuale”.
Una modificazione così radicale e decisiva nella forma antropologico-culturale dei rapporti umani non è “caduta dal cielo” sulla collettività̀ ma è il risultato di un lavorìo lungo e sempre più̀ decisivo che si accompagna con il progredire della tecnica e con il trionfo di questa negli ultimi decenni. Può̀ addirittura apparire che questo nuovo paradigma tecnologico attendesse l’occasione propizia per disvelare tutta la sua potenza, sino a oggi rimasta in forma ambigua di gioco vanitoso all’interno di qualche quotidianità̀, in specie come svago autoreferenziale.
La verità̀ rivelata da questi mesi di reclusione fisica è come tutte quelle attività̀ che, sino a ieri, imponevano l’uomo animale sociale abbiano saputo riqualificarsi con una rapidità̀ inaspettata in verità̀ rivelate tipiche dell’uomo animale virtuale. Non solamente lo svago ma anche attività̀ determinanti del vivere sociale (quali la giustizia e la politica) in pochissime settimane hanno visto il trionfo dell’uomo animale virtuale e c’è da scommettere che un paradigma così suggestivo che era già parte integrante del corredo cognitivo dell’ultimo uomo animale sociale non possa essere rigettato in seconda fila al termine di questa forzosa quarantena.
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Tag: coronavirus, d'auria, perucchietti
Categoria: LIBRI
Io consiglierei di stare attenti a questo editore e stare attento a pubblicizzare i libri che edita. Nel caso specifico mi sembra di vedere sfruttare con un “istant book” la paura che sembra attanagli tutti noi, soprattutto chi non riesce ad affidarsi alla misericordia dell’Altissimo ed a comprendere che le Sue vie non sono le nostre vie, accettando le tribolazioni che ci arrivano. In generale, tornando al discorso sull’editore, le edizioni comprendono i libri di “BIGLINO” sulle interpretazioni fantasmagoriche della Bibbia descritta come un falso storico correlato con gli extraterrestri ed altre stupidate simili. Per arrivare ad OSHO et similia passando per interpretazioni cristologiche campate in aria e spacciate per vere. Mi sembra solo una operazione commerciale, anche se gli argomenti trattati è possibile che, in questo caso, abbiano un fondo di verità. Grazie
Non abbiamo pubblicizzato un editore. Abbiamo parlato di un libro su un tema specifico, che ci è sembrato interessante.
In una famiglia con 5 figli piccoli, uno dei bambini prende una malattia grave, tassa di mortalità di 10%. La rendita della famiglia è di 2000 euro. Viene il medico e dice che è assolutamente necessario un medicamento che può ridurre la tassa di mortalità in 5% e che se il padre non compra il medicamento chiamerà la polizia. Il prezzo della medicina è 5000 euro/mese.
Il simile diventa forse più verosimile se il malato è la nonna, invece di uno dei bambini.
palesemente un clamoroso fake…. ovvero bufala…
Scusate il fuori tema ma non più di tanto… propongo questa petizione
https://www.change.org/p/papa-e-conferenza-episcopale-italiana-consentiteci-il-conforto-dei-sacramenti/share_for_starters?just_created=true
Sarà un altro buco nell’acqua. Mi sa che sono diventati tutti sordi.
Firmato. Invito tutti gli amici del blog a firmare.Capisco la delusione e la frustrazione per il mancato accoglimento di suppliche e appelli ma non possiamo e non dobbiamo disperare , meno che mai ora , non sarebbe cristiano nè da noi.
segnalo CR sulla Cina
https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/card-bo-il-partito-comunista-cinese-e-colpevole-per-la-pandemia-il-popolo-cinese-e-la-prima-vittima/
e
https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/cronologia-del-coronavirus-il-responsabile-e-il-pcc-ecco-le-prove/
poi, a Hong Kong ha ripreso
https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/coronavirus-seconda-pandemia-di-ritorno-cosi-hong-kong-ci-rivela-il-nostro-futuro/
NON È FUORI TEMA: È IL NOCCIOLO DEL TEMA:
Antonio Livi, uno dei tanti Grandi rifiutati senza un perché.
“Ho pochi momenti lucidi nell’agonia, ma so che altri continueranno dopo di me”.
di Stefano Fontana
Una cattiva filosofia produce una cattiva teologia e questa porta la Chiesa fuori strada. Non aveva dubbi, monsignor Antonio Livi, che ci ha lasciati ieri per aspettarci nella Gloria di Dio quando questo passaggio toccherà anche a noi, che la Chiesa stia andando fuori strada ed aveva impegnato tutta la sua vita di filosofo e di teologo per spiegare e difendere la recta ratio, la verità naturale, la filosofia spontanea dello spirito umano, senza della quale non è possibile la recta fides, la fede non solo come atto soggettivo (fides qua) ma anche come conoscenza delle verità rivelate salvifiche (fides quae). La dislocazione attuale dall’oggetto al soggetto, dai contenuti alla prassi, dalla dottrina alla pastorale tipica delle età in decadenza come scriveva Josef Pieper (“Tutte le epoche in procinto di dissolversi sono soggettive, mentre tutte le epoche che guardano in avanti hanno una direzione oggettiva”) connota anche questa nostra età della decadenza e riguarda anche la Chiesa. La teologia cattolica, insegnava Antonio Livi, sta perdendo il riferimento ad un sistema naturale di pensiero senza il quale essa si riduce a generica letteratura religiosa, a vaga esortazione parenetica, ad assimilazione mimetica e compiaciuta del linguaggio del mondo, ma non serve più il dogma. Senza la struttura di verità del proprio pensiero – egli usava l’espressione “epistemologia aletica” – la fede cristiana cessa di essere un autentico sapere, non si comunica a tutti gli uomini, non presenta i dogmi sempre nello stesso senso, non li difende dalle eresie.
Sulla scia del suo maestro Étienne Gilson, Antonio Livi è stato un grande tomista vissuto in un’epoca in cui la teologia cattolica ha messo il realismo metafisico completamente da parte. Per questo la sua vita è stata una “lotta” teoretica e pratica – “sapesse quante ne ho passate! Mi aveva detto” -, una lotta fino all’ultimo momento, una lotta che egli lascia in eredità: “ho pochi momenti lucidi nell’agonia, ma so che altri continueranno dopo di me”.
Proprio come Gilson, Livi ha denunciato tutti i tentativi moderni, necessariamente confluenti nel modernismo, di negare il realismo filosofico, sapendo che se si concede al pensiero moderno anche una sola briciola di vantaggio all’inizio, la partita prima o dopo sarà perduta. La stessa battaglia che Gilson aveva intrapreso fieramente contro la scuola di Lovanio negli anni Trenta del secolo scorso, Livi l’ha affrontata contro i neomodernisti del nostro tempo, denunciando il razionalismo di origine protestante dilagante ormai nella teologia cattolica e che animava la protestantizzazione del cattolicesimo ormai sotto gli occhi di tutti. La sua “filosofia del senso comune” eliminava ogni concessione al dubbio cartesiano e al criticismo kantiano, impediva sul nascere qualsiasi accordo tra il realismo metafisico e i principi della filosofia moderna, liquidava come inconsistente e dannosa la teologia ufficialmente professata in moltissimi centri accademici cattolici comprese le università pontificie, fronteggiava apertamente i più acclamati maestri del pensiero cattolico attualmente in voga, tanto inconsistenti quanto vezzeggiati dal nuovo establishment ecclesiastico.
Come aveva fatto Réginald Garrigou-Lagrange negli anni quaranta del secolo scorso, Antonio Livi si era chiesto dove stesse andando la nouvelle théologie e la sua diagnosi confermava quella del grande domenicano: essa conduce alla tesi che una teologia non attuale è falsa e che la teologia vera per essere vera deve essere attuale. È così che ha pensato Rahner e che pensa Kasper per i quali l’essere è tempo e il tempo è essere, la teologia nasce dall’esistenza che è sempre mutevole e così anche essa cambia. Una teologia immutabilmente vera oggi è ritenuta cosa impossibile anche ai vertici della Chiesa, ma non da Antonio Livi. Nel suo libro forse più famoso “Vera e falsa teologia” egli presentò un elenco di teologi, poi più volte aggiornato, che stravolgevano la teologia cattolica e che ciò nonostante erano insigniti al merito da parte dell’autorità ecclesiastica. Nei suoi ultimi editoriali della rivista “Fides Catholica”, di cui aveva preso la direzione dopo le note vicende accadute ai Francescani dell’Immacolata, aveva denunciato la logica hegeliana penetrata nello stesso magistero, come conseguenza matura della nuova teologia modernista: un certo insegnamento dottrinale o morale è vero, ma poi i tempi cambiano e quindi bisogna riconsiderarlo.
Antonio Livi va paragonato, come già osservato, a Garrigou-Lagrange, a Étienne Gilson, a Cornelio Fabro, ai grandi filosofi e teologi della Scuola Romana la cui ricchezza è stata rifiutata e dimenticata e nessuno sa dire perché. Rifiutata perché non più attuale, ma rifiutare una verità perché non più attuale significa rifiutarla senza un perché. Certamente è triste che i Grandi siano rifiutati senza un perché. Del resto, però, ciò evidenzia la loro grandezza rispetto alla quale nessun perché è sufficiente per rifiutarli.
Stefano Fontana
Osservatorio Internazionale
Cardinale Van Thuân
sulla Dottrina sociale della Chiesa
Via Besenghi, 16 – 34143 Trieste (Italia) Telefono +39 040 308272
E-mail info@vanthuanobservatory.org
Web
Padre Luis Eduardo ,
come si può rifiutare una Verità perchè non attuale , quando si tratta di Verità che vive nella dimensione dell’Eternità ?
Quanto mi dispiace che padre Livi non sia più con noi .
Ho commentato sulla pagina fb di Zingaretti
“Nicola, contento che ti sei rimesso. Ma il fatto politico è che Mario Adinolfi del PdF è stato il primo a dire lockdown, e il 2 marzo, dopo le suppletive di Roma, in lockdown ci si è messo lui e famiglia di persona, quando gli altri avevano appena fatto gli aperitivi a “Milano non si ferma”, e poi “Abbraccia un cinese” e “Non è affatto facile il contagio”, e avevano rimandato indietro i cinesi, invece di metterli in quarantena. E ora, Adinolfi è stato il primo a proporre “helicopter money”, per l’emergenza economica
https://www.popolodellafamiglia.info/video/guarda/345.
Sala almeno si è scusato
https://www.ilmattino.it/primopiano/politica/coronavirus_milano_non_si_ferma_sala_ultime_notizie_oggi_24_marzo_2020-5130005.html
ma anche tu hai grandi responsabilità in tutto questo.
Quindi, il modello Conte è stato un fallimento.
Circa la Cina, BRI, ecc, segnalo questo, prima del virus
https://it.gatestoneinstitute.org/15106/cina-commerciare-imbroglia-ruba
Vi date del tu, lei e Zingaretti? Che begli amici che ha, lei…