BARONIO: UNTORI DELL’ANIMA CHIUDONO GLI OSPEDALI (LE CHIESE…).
13 Marzo 2020
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Cesare Baronio ci ha inviato questa riflessione che ci sembra interessante condividere con voi. Ed è, ovviamente, centrata sui mali fisici e morali che stiamo vivendo in questi giorni. Buona lettura.
§§§
GLI UNTORI DEL CORPO E QUELLI DELL’ANIMA
Un parallelo tra la pandemia presente e la peste morale
Sana quod est saucium.
Vi sono concetti che sono più comprensibili quando sono espressi per mezzo di una similitudine. E ad una similitudine, anzi ad un parallelo, voglio ricorrere per proporre una breve riflessione.
Ogni pestilenza consta di tre elementi: un virus contagioso, delle persone contagiate, una cura.
Il virus viene considerato come un male, una malattia, ossia qualcosa che colpisce la vittima in modo più o meno grave, provocando danni fisici cui può anche seguire la morte.
Il contagiato del morbo è una persona in condizioni di maggiore o minore salute, che contrae la malattia esponendosi al virus in modo più o meno consapevole; essa è allo stesso tempo anche il vettore del contagio, perché quando ne è affetto – anche in forma asintomatica – può trasmetterlo ad altri. E quante più persone contagerà, tanto maggiore sarà la diffusione dell’epidemia, perché ciascuna a sua volta si troverà a contatto con famigliari, amici, conoscenti.
La cura può essere preventiva, come nel caso del vaccino, o di rimedio, quando il virus è stato contratto e il paziente viene sottoposto ad una terapia che combatta il virus e al tempo stesso rafforzi le difese immunitarie del malato. Il vaccino consiste nell’inoculare al paziente sano il virus in modo che il corpo sia in grado di sviluppare una difesa che, in caso di contagio, gli permetta di sconfiggere la malattia.
Le cronache delle epidemie del passato e gli stessi fatti cui assistiamo ci confermano che ai primi segni di contagio è sempre opportuno, anzi necessario e doveroso, isolare i contagiati, impedendo loro di diffondere il virus. Chi viene messo in quarantena è sottoposto ad un isolamento proporzionato alle modalità di contagio e alla gravità della malattia: a chi ha un’influenza viene consigliato di rimanere a casa alcuni giorni e di curarsi, perché anche laddove egli dovesse contagiare altre persone la gravità del virus influenzale comune è relativa; ma l’anziano dovrà esser più prudente perché il suo fisico risponde in modo più debole e rischia di rimanerne gravemente debilitato o anche di morire. Parimenti, chi vive con persone anziane o malate farà attenzione ad evitare di contagiarle, proprio per la debolezza del loro sistema immunitario. Chi invece è colpito da un virus pericoloso – come ad esempio il vaiolo o l’ebola – dev’essere ricoverato in ospedale, in zone cui può accedere solo il personale debitamente protetto. In certi casi tutti gli oggetti che il malato ha usato e toccato devono essere disinfettati o distrutti, e le persone che dovessero esser state a contatto con lui vengono sottoposte ad una verifica del loro stato di salute ed eventualmente curate.
La gravità del virus e la facilità del contagio, avendo una ripercussione sociale, sono oggetto di specifiche norme da parte dell’Autorità civile, che legifera per obbligare i malati alla quarantena – anche forzata – e punisce chi, per colpa o per dolo, diffonde l’epidemia. Lo Stato predispone inoltre cure preventive e vaccini volontari o obbligatori ai suoi cittadini, così come allestisce ospedali specializzati, finanzia lo studio delle malattie e la somministrazione dei farmaci.
Vediamo quindi che, come fenomeno sociale, è unanimemente riconosciuta tanto dalla comunità scientifica quanto dalle persone comuni la pericolosità del virus, la contagiosità del malato, la necessità del contenimento e della cura, la punizione di chi diffonde l’epidemia.
In questi giorni abbiamo assistito al riproporsi di fenomeni ricorrenti ogniqualvolta ci si sia trovati in presenza di un’epidemia: l’iniziale negazione della pericolosità del virus o addirittura della sua stessa esistenza; la tendenza a sottovalutare la necessità dell’isolamento dei malati e a voler mantenere gli stili di vita ordinari; la complessità da parte dell’Autorità di imporre misure drastiche per fronteggiare l’epidemia, date le ripercussioni immediate e a lungo termine sull’economia, la stabilità della Nazione, l’ordine pubblico. Ma quando il virus inizia a diffondersi, di norma la maggioranza della popolazione riconosce che è necessario correre ai ripari, e spesso si pente di non aver preso provvedimenti più tempestivi. Per questo motivo, la severità dell’intervento immediato viene giudicata necessaria e doverosa. E chi dissente, chi reclama un presunto diritto di uscire di casa in nome della libertà, è considerato un criminale.
Ora, se queste considerazioni sono accolte come indiscutibili da qualsiasi persona di buon senso, non altrettanto si può dire quando lo stesso discorso, le stesse argomentazioni sono applicate ad un virus che non colpisce il corpo, ma l’intelletto e l’anima. Quello che è evidente per un male fisico, non vale per il male spirituale. O meglio: non vale più, a partire dalla Rivoluzione francese e dal cosiddetto secolo dei Lumi. Fino ad allora, la censura dei libri, delle pubblicazioni e degli spettacoli era considerata un necessario presidio al diffondersi di idee contrarie alla Fede o alla Morale, o sediziose nei confronti dell’Autorità costituita, tanto civile quanto ecclesiastica. Impedire la diffusione di libelli eretici, di romanzi immorali, di composizioni blasfeme, di opere teatrali inneggianti alla ribellione, di scritti rivoluzionari era un compito grave dei Governanti, tanto quanto lo era impedire la propagazione della peste. Poiché di peste dell’anima si tratta, e la salvezza eterna è incomparabilmente più importante di quella del corpo. Il Sovrano si considerava moralmente responsabile dei propri sudditi, e non poteva consentire che uno di essi, corrotto nell’anima, potesse diffondere il morbo dell’eresia o il virus della ribellione. O anche solo l’errore e l’ignoranza, in qualsiasi ambito della vita sociale.
Tra le cosiddette conquiste del libero pensiero vi fu la libertà di stampa e di opinione, grazie alle quali ogni persona è ritenuta autorizzata non solo a coltivare privatamente le proprie idee a prescindere dalla loro pericolosità, ma anche a diffonderle ad altri. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, monumento ideologico massonico, ha cancellato l’aspetto soprannaturale del vivere civile, ha bandito Dio dallo Stato proclamando l’indipendenza dei singoli e delle società dal loro Creatore, e ha così consentito la diffusione della peste dell’anima, una peste di cui ancor oggi subiamo le nefastissime conseguenze.
Ma gli Stati moderni, pur così solleciti nel consentire l’arbitrio più sfrenato dei propri cittadini, hanno dovuto ricorrere alla censura, che pur deplorano, applicandola a quelle ideologie che di volta in volta riteneva contrarie ai propri interessi: le persecuzioni cruentissime degli scorsi due secoli contro la Chiesa Cattolica sono state perseguite anche impedendo la predicazione del Clero, obbligando i Vescovi a sottoporre all’approvazione dell’Autorità civile le Lettere Pastorali, vietando la pubblicazione delle Encicliche e dei Documenti papali, proibendo ai chierici di vestire l’abito ecclesiastico e interdicendo l’insegnamento cattolico e le scuole religiose. L’abbiamo visto in Francia, in Italia, in Ispagna, in Messico ed in tutte le occasioni in cui la Massoneria o il Comunismo sono riusciti ad impadronirsi del potere. Ed oggi la censura, pur dichiarata proibita, vige per Mein Kampf o per i Protocolli dei Savi di Sion, ma non per altre opere non meno ideologicamente pericolose. Senza ricordare che in molti Stati moderni la dottrina cattolica – ad esempio in materia di morale – è pubblicamente avversata ed ufficialmente condannata in nome di una libertà pervertita in licenza. A breve anche in Italia, nel silenzio della Gerarchia, entrerà in vigore una legge contro l’omotransfobia che considererà reato affermare che il matrimonio legittimo e naturale è solo tra un uomo e una donna, ed infliggerà pene severissime ai trasgressori, impedendo de facto la predicazione integrale delle Verità cattoliche. Vi sono Nazioni in cui alcuni passi della Sacra Scrittura sono considerati discriminatori nei confronti dei sodomiti, e per ciò stesso meritevoli di esser censurati. In Canada gli enti e le aziende che vogliono beneficiare di fondi pubblici devono sottoscrivere – e far sottoscrivere ai propri dipendenti – una dichiarazione in cui accettano la liceità dell’aborto e dell’omosessualità, vietando qualsiasi forma di obiezione di coscienza.
Anche la setta conciliare, pur con il ritardo che contraddistingue la sua cortigianeria nei confronti dell’ideologia dominante, si è assoggettata al pensiero rivoluzionario, ed ha iniziato proprio al Concilio, annunciando che la Chiesa avrebbe rinunciato alla condanna degli errori, e si sarebbe posta in un atteggiamento di dialogo con la società moderna. Paolo VI abolì l’Index Librorum Prohibitorum, che costituiva un importante freno alla curiosità dei semplici ed un riferimento per gli studiosi, poiché segnalava i libri considerati pericolosi e ne indicava i punti in contrasto con la Fede o la Morale. E lo fece proprio nel momento in cui maggiore era la diffusione degli errori modernisti, rendendosi complice di quanti fino a pochi decenni prima erano considerati nemici della Chiesa. I teologi progressisti, già condannati dal Sant’Uffizio per le loro tesi ereticali, furono accolti come consultori nelle Commissioni del Vaticano II sia da Giovanni XXIII sia dal suo tristo Successore. Veri e propri untori, hanno seminato l’errore tra il Clero e il popolo, e l’epidemia si è propagata ovunque: nella Curia Romana, negli Atenei Pontifici, nei Seminari, nei Conventi e giù giù fino alle parrocchie, alle associazioni cattoliche, contagiando praticamente l’intero corpo ecclesiale, i singoli fedeli, e coloro che nella cosa pubblica si sarebbero poi trovati ad assumere decisioni e a votare leggi nelle quali avrebbero dovuto mostrare la propria coerenza con la Fede professata.
Ma se lo Stato ribelle a Dio può in qualche modo esser coerente nel consentire la propagazione degli errori e dell’immoralità tra i suoi cittadini, è inaudito che altrettanto avvenga in seno alla Chiesa di Cristo, i cui Sacri Pastori – e il Sommo Pontefice in primis – hanno come loro sacro dovere non solo la diffusione della Verità, ma anche la condanna dell’errore, poiché “non opporsi all’errore equivale ad approvarlo; non difendere la V erità significa conculcarla; e invero non redarguire il malvagio quando si può farlo non è un peccato minore dell’incoraggiarlo” (San Felice III, Papa).
Si comprende la perfetta coerenza dell’insegnamento cattolico, che segue il parallelismo tra l’epidemia del corpo e quella dell’anima: non opporsi alla malattia equivale ad approvarla; non difendere la salute significa conculcarla; e invero non denunciare chi diffonde il contagio quando è possibile non è una colpa minore dell’incoraggiare la propagazione dell a pestilenza.
E sappiamo bene che, come non esiste il virus se non nel momento in cui esso è attivo in un corpo vivente che ha reso contagioso, così non esiste il peccato se non in chi lo commette. Ma se si nega la malattia, non occorre cura; e se si nega la colpa morale, l’errore dottrinale, non serve nemmeno la cura spirituale. Ecco allora cancellata la profilassi del Catechismo, il vaccino dell’istruzione religiosa, la medicina della penitenza e del sacrificio, la cura miracolosa della Confessione e dell’assiduità ai Sacramenti. Ecco spazzati via la predicazione, l’apostolato, le missioni, la formazione dottrinale e morale del Clero.
Se in presenza del Coronavirus è indispensabile evitare il contatto con chi ne è contagiato e chiedere al Cielo di risparmiarci, non è forse più indispensabile tenersi lontani dagli untori dell’anima e invocare la protezione di Dio? E se è considerato indegno un medico che neghi l’epidemia ed anzi la propaghi, cosa si dovrà pensare del medico dell’anima che tace dinanzi alla peste morale, si adopra per diffonderla tra quanti ricorrono a lui e che chiude non uno, ma tutti gli ospedali?
Cesare Baronio
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Tag: chiesa, coronavirus, pastori
Categoria: Generale
“Tra le cosiddette conquiste del libero pensiero vi fu la libertà di stampa e di opinione, grazie alle quali ogni persona è ritenuta autorizzata non solo a coltivare privatamente le proprie idee a prescindere dalla loro pericolosità, ma anche a diffonderle ad altri”. Forse l’autore non si rende conto che queste conquiste si chiamano liberta’ personale, autodeterminazione e democrazia.
Capisco che possa essere nostalgico del totalitarismo religioso come ammesso nello stesso articolo (Fino ad allora, la censura dei libri, delle pubblicazioni e degli spettacoli era considerata un necessario presidio al diffondersi di idee contrarie alla Fede o alla Morale, o sediziose nei confronti dell’Autorità costituita, tanto civile quanto ecclesiastica. Impedire la diffusione di libelli eretici, di romanzi immorali, di composizioni blasfeme, di opere teatrali inneggianti alla ribellione, di scritti rivoluzionari era un compito grave dei Governanti, tanto quanto lo era impedire la propagazione della peste…), ma questa non e’ fede e’ pura idologia. Siamo nel 2020, il medioevo e’ passato da un pezzo, sarebbe ora di accettare il fatto che esiste anche chi la pensa diversamente. Oltretutto i riferimenti nostalgici a cui accenna (Il Sovrano si considerava moralmente responsabile dei propri sudditi, e non poteva consentire che uno di essi, corrotto nell’anima, potesse diffondere il morbo dell’eresia o il virus della ribellione) sono esattamente cio’ che avviene negli stati islamici piu’ integralisti. Casuale analogia ?
“Tra le cosiddette conquiste del libero pensiero vi fu la libertà di stampa e di opinione, grazie alle quali ogni persona è ritenuta autorizzata non solo a coltivare privatamente le proprie idee a prescindere dalla loro pericolosità, ma anche a diffonderle ad altri”.
Forse era possibile nel Medioevo. Oggi no.
Vale solo per le idee contro la Chiesa.
Prova a diffondere idee contro i “frateli” maggiori o minori che siano e vedi dove ti sbattono.
“Prova a diffondere idee contro i “fratelli” maggiori o minori che siano e vedi dove ti sbattono” Se mi spiega il senso di questa affermazione la sua obiezione mi sara’ piu’ chiara.
Ma le chiedo: “Quando finira’ questo cattovittimismo per cui tutto il mondo e’ contro i poveri credenti” ?
“Se mi spiega il senso di questa affermazione la sua obiezione mi sara’ piu’ chiara.”
Se non l’hai capita vuol dire che non la puoi capire. Illuminati un po’ di più e forse ci arrivi.
Guardi, per capire meglio la sua affermazione l’ho sottoposta ad altre due persone della mia famiglia. Il risultato e’ stato lo stesso. Se non e’ in grado di sostenerla significa che lei per primo non ne e’ convinto. Si rassereni.
Allora si vede che come excattolico può andare. Ma in quanto a “illuminato”, no.
Caro Illuminato,
l’analogia c’è, eccome: quello che Lei considera oscurantismo (non a caso, in opposizione all’illuminismo di chi si dimostra non meno dogmatico di coloro che disprezza) altro non è se non coerenza. Un’altra parola in odio ai novatori, che distribuiscono patenti di legittimità sociale e fulminano scomuniche agli integralisti, ai fanatici, ai rigidi. In questo potrà sentirsi in buona compagnia con quell’Argentino che risiede al motel Santa Marta.
Ma il maomettano – a differenza dei cattolici adulti sfornati dal Concilio e portati in palmo di mano dal Clero progressista, dai vari Ravasi e Spadaro – non ha avuto la disgrazia di avere un Vaticano II, e crede fermissimamente quel che la sua religione (ancorché falsa) gl’insegna. Per il suo credo, il fedele della Mezzaluna è disposto a morire, a combattere, a conquistare il mondo. Quella fierezza, quel senso di appartenenza – non scevro da esagerazioni proprie di una religione falsa inventata da uomini – non è però un male in sé, così come non lo era, sotto certi aspetti, la coerenza dell’ebreo Saulo, persecutore dei Cristiani, che una volta convertito è divenuto l’Apostolo dei Gentili.
Voialtri moderati – dei quali parla inequivocabilmente l’Apocalisse, e lascio a Lei trovar la citazione – credono che per esser Cattolici sia necessario non crede a nulla e andar d’accordo con tutti, mentre il cielo è per i violenti:
Regnun celorum violenza pate
da caldo amore e da viva speranza,
che vince la divina volontate:
non a guisa che l’omo a l’om sovranza,
ma vince lei perché vuole esser vinta,
e, vinta, vince con sua beninanza.
(Par. XX, 94, 99)
Egregio Baronio, concordo assolutamente che il limite dell’islamismo sia stato quello di non aver avuto un Concilio II che portasse modernita’ alle posizioni integraliste di quella religione. Ritengo pero’ che lo stesso Vaticano II sia stato a sua volta, e fortunatamente, influenzato dalle evoluzioni e dallla spinta innvoatrice della societa’ moderna, altrimenti ci saremmo mantenuti in quelle posizioni di controllo verticistico della societa’ che lei auspicava nel suo precedente intervento.
Definire poi una falsa religione quella dei mussulmani e’ una sua personale opinione, Ciascun credente, di qualsiasi religione, sosterra’ fermamente che la propria sia quella vera a dispetto delle altre, Lei non fa eccezione. Le posso inoltre assicurare che il mio dogmatismo (scusi, ma perche’ le mie convinzioni sarbbero dogmatismo e le sue semplicemente coerenza ? Non potrebbe benissimo essere il contrario ?) ed odio verso i cattolici sia frutto solo di una sua interpretazione di fantasia; mi madre e’ cattolica praticante e piu’ di una volta ho avuto modo di accompagnarla in chiesa per le sue cagionevoli ragioni di salute, , senza peraltro mutare nelle mia convinzioni, cioe’ che per me, e sottolineo per me, sia una cosa di poco interesse, Ognuno e’ libero di fare quel che vuole e mi pare che nel nostro paese la religione non sia penalizzata: per cortesia non mi scada nel solito vittimismo “Tutto il mondo e’ contro i cristiani”…Concludo rispondendole che la lettura dell’l’Apocalisse non mi desta particolare interesse e che ritengo l’inquilino di Santa Marta ancora troppo poco innovatore per i miei gusti. Con ossequio.
…e con le Sue parole si conferma il mio assunto, e cioè che il contagio pestilenziale delle idee conciliari e relativiste si è diffuso ovunque, cosa che non sarebbe avvenuta se vi fossero stati dei “medici dell’anima” capaci di bloccare il virus ed impedirne la propagazione. Lei è vittima del contagio e nega – come molti fino a ieri negavano il Coronavirus – di esserne affetto, e continua a diffonderlo anche senza volere. Io sono dogmatico nel denunciare il virus (evidentissimo); Lei lo è nel negarlo: ma la realtà sotto gli occhi di tutti dimostra che l’oggettività ha un riscontro evidente, mentre la presunta libertà di coscienza, di pensiero e di parola è alla radice del contagio. Si curi, e se possibile eviti di diffondere la peste delle Sue idee. Purtroppo oggi non c’è più chi possa impedirlo d’imperio per tutelare la salute pubblica.
Simpatico Baronio, ma veramente pensa le assurdita’ anacronistiche che scrive ? “contagio pestilenziale delle idee conciliari e relativiste si è diffuso ovunque” ? Ma in che mondo vive ? Siamo nel 2020! le persone sono istruite, esistono i libri, i giornali, la televisione, Internet…la sua concezione di liberta’(o di totale mancanza di liberta’) del pensiero umano, anche di scelta religiosa, e’ assolutamente paradossale. Da ex cattolico conosco benissimo l’ambiente, se la proposta non mi coinvolge e’ proprio perche’ esistono persone come lei che si sentono depositari di verita’, trasformando la fede in pura ideologia religiosa. E poi vi stupite che vi siano sempre meno fedeli ??? Vivissimi auguri.
Nella pubblicità compresa nelle intestazioni, oggi è capitata la pubblicità di un’astrologa. Non c’è la possibilità di fare in modo che dette pubblicità siano escluse ? L’astrologia è condannata già da san Basilio nel suo volume di commento alla Genesi…
Già segnalato. Grazie comunque.
“… non è forse più indispensabile tenersi lontani dagli untori dell’anima e invocare la protezione di Dio?”.
Sissignore. Per questo i piú accorti frequentano questo blog et similia.
“… cosa si dovrà pensare del medico dell’anima che tace dinanzi alla peste morale, si adopra per diffonderla tra quanti ricorrono a lui e che chiude non uno, ma tutti gli ospedali?”.
Che è INDEGNO e ormai moltissimi sappiamo chi sono.
Vedrete l’ipocrisia dei nostri bravi Vescovi quando sarà tutto finito. Adesso chiudono addirittura tutte le chiese e poi, risolta l’emergenza, in maniera spudorata vorranno celebrare messe solenni di ringraziamento con tanto di pontificali! Ma che se ne vadano tutti a fare in c*** (Scusate il politicamente corretto…)
Si prepari a mandarceli 2 volte. Come farò io.
Perché tra 5/6 settimane partirà la campagna CEI per l’ 8×1000.
CEI, sei venuta meno alla tua ragione di esistere (Messe e celebrazioni dei sacramenti), ed io dovrei darti l’ 8×1000.
Col c…o, me..e (Tosatti mi perdoni i francesismi)
Disanima su cui dovrebbero riflettere, soprattutto, i portatori “sani” (!!!) di virus di cui si è favorita la diffusione – pur ammettendone l’esistenza – per incapacità conclamata, o per ignoranza o per altrettanto comprovata supponenza, o forse per un mix micidiale di questi ed altri sintomi trascurati e proliferati in una bolla di “indifferenza” e di un’adesione acritica ad una chiamata a difendere per forza di inerzia o sulla parola (p minuscola) l’istituzione.
Ed ora che gli “untori dell’anima” come da descrizione nell’articolo in esame – battuti in ritirata, anche in questo frangere con falsi alibi – se ne restano rintanati, sarebbe il caso che facessero seguire il rientro in sé, sull’esempio del figliol prodigo, al ritiro volontario dichiarato dai vescovi con il comunicato a giustificazione delle misure restrittive adottate su tutto il territorio nazionale e, per la diocesi di Roma, con la chiusura delle chiese, come da comunicato del card. De Donatis.
La campana è suonata per tutti, invitandoci ad una seria e non più procrastinabile riflessione, ad un bagno di umiltà. Il tempo, solitamente tiranno, sembra essersi mosso a pietà restituendoci con l’obbligo di restarcene al chiuso un’occasione di recupero del tempo perso.
Accomunati in una dimensione di effettiva parità, la realtà impone un sano realismo per il presente e per il futuro immediato e a breve termine. Per ora ci ha costretti ad un cambio di abitudini, probabilmente al termine della fase drammatica di questa esperienza ci scopriremo diversi da quelli che eravamo, con una scala di priorità non più dettate da narrazioni avulse dal contesto. Ci ritroveremo in una globalizzazione che non sarà quella dell’indifferenza a senso unico. Già la testimonianza di quanti abbracciano e lottano per difendere la vita, oggi, lontano dai riflettori e dalla grancassa, sta ridefinendo i confini fra concretezza e sentimentalismo, con la lezione (forse un po’ desueta) dell’inesistenza su questa terra di uomini che possano sentirsi o sostituirsi all’Onnipotente, nelle Cui mani siamo ora più che mai.
È calato il sipario su un inglorioso intermezzo della vita ecclesiale. E la concomitante coincidenza – per quanto fortuita, ma non meno cogente – come in qualsiasi altra simultaneità di eventi esige risposte adeguate agli interrogativi che interpellano intelletto e coscienza, ove non irrimediabilmente compromessa.
Ha ragione Cesare Baronio.
Siamo ridotti in questo stato per colpa dei “progressisti”.
Non è che io tema il “progressismo” se la dottrina è quella “tradizionalista” (i termini sono impropri, ma li uso per rendere l’idea).
Cioè: non mi fa paura una teologia “progressista” se è ben radicata alla Tradizione, che non potrà comunque superare certi limiti. Ad esempio: non potrà mai negare l’inferno, o che l’ATTO omosessuale di per se sia un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio.
Allo stesso modo non mi spaventano le opinioni “progressiste”, quando i valori sono “tradizionalisti”, in quanto non potranno spingersi oltre un certo limite. Ad esempio: un “progressista” non può arrivare ad avere un’opinione che ammette l’aborto, o aderire al PD, il partito più abortista e genderista d’Italia, senza commettere (in buona fede o meno) peccato mortale!
Nella Chiesa mi spaventano quei “progressisti” che sono di fatto neo-modernisti. Quelli cioè che mettono in discussione la SANA DOTTRINA. Sono costoro, per dirla con Cesare Baronio, gli untori della peste morale che ammorba il mondo cristiano e tutta la società.
Sono modernisti perché non VOGLIONO rinunciare al vizio (il peccato basterebbe CONFESSARLO col PROPOSITO di non peccare più), o sono viziosi perché modernisti: poco cambia.
Fatto sta che chi è modernista ragiona come il mondo per cui non può capire il celibato (chi può capire capisca, dice Gesù).
Non lo capisce, o non lo capisce più, perché non è più per Cristo, ma è per il mondo, cioè è contro Cristo.
E la cosa peggiore non è tanto che sono incoerenti (ripeto: c’è la Confessione), ma che non sanno, o non vogliono saperlo, di esserlo!
E se non capiscono le esigenze della morale tradizionale, è quasi consequenziale che, consciamente o meno, forzino la mano per “aggiustarla” secondo loro.
Concordo. Chi è esplicitamente fuori dalla Chiesa non va temuto, e peraltro ha una sua dignità. È dannoso chi si trova (chissà per quale ragione) all’interno della Chiesa e vuole modificarne l’essenza.
Già, chiude pure gli ospedali da campo!!
Tutto ormai diventa sempre più evidente agli occhi di tutti. Nessuno di noi avrà scuse o giustificazioni per potere dire,davanti al dilagare del male, io non lo sapevo. Dio è grande e non permetterà mai ai suoi veri figli che desiderano la sua paternità di essere ingannati e perdersi nelle mani del nemico. La decisione da che parte stare dipende da noi e la scelta da che parte stare diventerà sempre più visibile anche ai più ciechi. Ricordiamoci le parole di Gesù: È necessario che la gramigna maturi prima di passare alla mietitura ed evitare di bruciare anche il grano, ed oggi questo è quello che sta accadendo. Cerchiamo di fare la scelta giusta e preghiamo per i nostri fratelli che sono nell’errore.
PARALLELI
La Medicina ha bisogno di Sapienza, di esperienza, di umiltà, di carità. Per esempio NON di sapienti televisivi, comparse,affaristi,venditori di parole….
La Chiesa ha bisogno di Maestri,non di politici, di profondi sapienti, non di imbonitori che diffondono insicurezza, di chiari messaggi che illuminino non di manifestazioni di potere, di semplicità non di cortigianeria, di parole definitive come i principii eterni,
di Guide forti come dovrebbero essere i Padri per noi
che diventeremo un piccolo gregge.
Un forte grazie per la chiarezza e per il rigore a Cesare Baronio
in questi giorni non corre solo il COVID 19, oggi ricorre il SETTENARIO dell’elezione del sommo pontefice
https://www.aldomariavalli.it/2020/03/13/chiose-e-postille-di-padre-giocondo-8/
“Avanti nella difesa della verità. Le maschere dei nemici cadranno. I traditori della fede cadranno per terra e la Vittoria di Dio verrà per i giusti» (messaggio n. 4907, del 31 dicembre 2019).
Mentre lo stesso giorno berORGOGLIO picchiava una signora cinesa in Piazza San Pietro e da fronte il Presepio. Chinavirus dixit. Siamo nell’ anno topo, secondo calendario cinese…come capitò nel terribilis 1936, quando costui nacque.
Scusate: anno del topo.
Madre Teresa deve essere stata allora proprio una grandissima criminale!
andare in mezzo ai lebbrosi e rschiare di contagiare poi chi è sano!
che str…a!
Certo, capisco. Alla fine, il re è nudo.
«Se non concepisci che l’adulterio possa essere un bene; se non credi che l’Eucarestia sia un diritto; se hai problemi a vedere la Pachamama al centro di riti pagani in Vaticano; se pensi che il celibato non vada messo in discussione, neanche per delle eccezioni; se mantieni che ci siano azioni che sono intrinsecamente un male; se insisti nel dire che l’unica conversione è quella a Cristo e non all’ecologia…» (Riccardo Cascioli)
…allora il virus è il meno.
Fatto sta che il popolo di Dio non medita sulle origini di questa crisi, anzi, (quasi) tutti si guardano bene dall’accostarvisi, perché è lì che “chi tocca muore”, come c’è scritto nei cartelli, altro che virus.
Umanamente non c’è soluzione, solo meditare, pregare e convertirci. Poi, la Provvidenza aprirà una strada. Nei suoi tempi e modi, si capisce, ma sarà senz’altro dolorosa.
“…se non credi che l’Eucarestia sia un diritto…”
Mi pare che da qualche settimana la prospettiva sia invertita…o forse era incompleta la frase e doveva proseguire con “…per cinesi e selvaggi vari…”.
Mi dispiace per le persone che stanno soffrendo perché non hanno il conforto di “essere presenti” alle messe e di non poter prendere la comunione per 15-30 giorni.
Però per le confessioni e preghiere le chiese sono “APERTE”.
Non capisco perché si continua a dire che sono “CHIUSE” quando questo non corrisponde alla “VERITÀ”.
Se conosce delle “parrocchie chiuse” , probabilmente sono chiuse sono per non creare assemblamento, ma se citofonate o telefonate al parroco, vedrete che vi aprirà e vi confesserà in privato o a porte chiuse.
“LE CATTEDRALI sono tutte aperte” per le confessioni e le preghiere.
Ovviamente non potete pretendere questo dalla chiese “non parrocchie o con convento annesso”.
Capisco la delusione e la frustrazione, ma le cose devono essere riportate in modo “ESATTO E VERITIERO”, altrimenti si fa solo la figura dei menzonieri per partito preso a prescindere.
Se poi la vostra chiesa di fiducia ha colto l’occasione per togliervi anche la confessione e la comunione, allora riprendete e ammonite il prete. ( responsabile personalmente e privatamente, e non con la chiesa o la diocesi che invece gli hanno comandato ben altro )
Lo ha detto in un comunicato il cardinale vicario.
Chiese aperte?..a Roma non mi risulta, mentre la CEi e il resto delle diocesi italiane stanno valutando la chiusura di TUTTE le chiese d’Italia.
VERA LECTIO MAGISTRALIS.
ET EXPECTO TRIUMPHUS CORDIS IMMACULATI MARIÆ.
CHE CEPPO TERRIBILE QUELLO DEL CV II E PIÙ TERRIBILE UNO DEI SUOI FRUTTI IN QUESTI 7 ANNI DI COLPO DI STATO VATICANO. RAPPRESENTATO DAL CHINAVIRUS IN CORSO.
UNA PICCOLA PANDEMIA PERMETTERA’ DI INSTAURARE UN GOVERNO MONDIALE”
Maurizio Blondet 12 Marzo 2020
Era il maggio 2009, e la pandemia che spaventava era quella della SARS, che diede tante speranze e poi invece risultò loffia. Jacque Attali, intervistato da L’Express, pontificò:
“La storia ci insegna che l’umanità evolve significativamente soltanto quando ha realmente paura: allora essa inizialmente sviluppa meccanismi di difesa; a volte intollerabili (capri espiatori e totalitarismi); a volte inutili (distrarsi); a volte efficaci (misure terapeutiche, che scartano se necessario tutti i principi morali precedenti). Poi, una volta passata la crisi, trasforma questi meccanismi per renderli compatibili con la libertà individuale ed iscriverli in una politica di salute democratica.”
“La pandemia che sta iniziando potrebbe far scatenare una di queste paure strutturanti”, poiché essa farà emergere, “meglio di qualsiasi discorso umanitario o ecologico, la presa di coscienza della necessità di un altruismo, quanto meno interessato.”
“E, anche se, come bisogna ovviamente sperare, questa crisi non sarà molto grave, non bisogna dimenticare, come per la crisi economica, di impararne la lezione, affinché prima della prossima crisi – inevitabile – si mettano in atto meccanismi di prevenzione e di controllo, come anche processi logistici di un’equa distribuzione di medicine e di vaccini. Si dovrà per questo, organizzare: una polizia mondiale, un sistema mondiale di stoccaggio (delle risorse) e quindi una fiscalità mondiale. Si arriverebbe allora, molto più rapidamente di quanto avrebbe permesso la sola ragione economica, a mettere le basi di un vero governo mondiale. È del resto con la creazione dell’ospedale che è cominciata in Francia, al XVII secolo, la realizzazione di un vero e proprio Stato”.
(Giusto per ricordare. Ormai non c’è più molto da dire: conoscete il Progetto E chi ricorda padre Paisios, Irlmaer, la Emmerich, sa come andrà a finire)