“IL DIALOGO STRADA DI PACE”: UN LIBRO DI BRUNO VOLPE E DOMENICO SCILIPOTI.
17 Giugno 2019
Marco Tosatti
Arriva a metà Luglio in libreria: “Il dialogo, strada di pace” ( edizioni Italia Semplice) scritto dal Senatore di Forza Italia e Presidente di Unione Cristiana Domenico Scilipoti Isgrò e dal giornalista del Quotidiano di Bari, collaboratore de La Fede Quotidiana e de La Croce Bruno Volpe. Il tema è quanto mai attuale e oggetto di discussione, in particolare all’interno della Chiesa. Gli autori affermano la necessità del dialogo, specialmente tra le tre religioni monoteiste. I due autori ricordano quanto, in temi segnati da conflitti e ricorso alla violenza e al terrorismo, la religione debba essere strumento di pace e mai di conflitto. Nessun cedimento, ovviamente, a visioni sincretiche, anzi si ribadisce nel testo che ciascun credo debba rispettare la propria identità. Tutto questo, tuttavia, non implica rifiuto del dialogo a priori. Nella narrazione, gli autori discorrono del dialogo con il mondo ebraico e soprattutto con quello protestante. E viene fuori, nella sintesi, un invito affinché, in questo momento così convulso, i cristiani sappiano e vogliano trovare, anche in politica un comune denominatore, perché possano tornare a contare qualche cosa.
Introduzione
Il titolo scelto per questo volumetto non vuole essere affatto ambizioso, ci mancherebbe altro. Per cenni e pochi capitoli, abbiamo trattato alcuni punti cardine che hanno tutti bisogno di un ingrediente fondamentale: il dialogo. Senza di esso non si va lontano ed ogni logica gridata, sbattuta, violenta o peggio ancora arrogante non porta da nessuna parte ed anzi, molto spesso, è causa di violenza e di sanguinosi conflitti. Il dialogo è alla base della tolleranza, anzi tra dialogo e tolleranza esiste uno stretto nesso di relazione. In queste paginette abbiamo dunque accennato al dialogo col mondo ortodosso russo ( dopo la traslazione delle ossa di San Nicola in Russia), a quello col mondo islamico e mediorientale, a quello altrettanto decisivo con l’ ebraismo. Non potevamo non dedicare il giusto spazio al dialogo inter religioso ed ecumenico, con un’occhiata speciale a Lutero. Nella nostra breve analisi ci siamo soffermati sulla famiglia, nella quale oggi più che mai il dialogo è essenziale, come del resto nell’ economia. Un capitolo è dedicato alle non sempre facili relazioni tra malato e strutture sanitarie, e successivamente sulla necessità di edificare un nuovo umanesimo cristiano. Non potevamo ignorare la realtà economica con qualche riferimento all’ ecologia e alla finanza dal volto umano. E sempre in tema di dialogo, non poteva mancare un piccolo cenno a quello col mondo della cultura e dello spettacolo. Ho voluto inserire, inoltre, due capitoli conclusivi, “La pace agli uomini di buona volontà” e “La scienza può convivere con la fede”. Scopo raggiunto? Non lo sappiamo e non ne abbiamo la presunzione. Giudicheranno i lettori con clemenza e pazienza.
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Tag: dialogo, scilipoti, volpe
Categoria: Generale
Scilipoti???!!!
Non so Maria Cristina, ma nessuno mi ha mai obbligata a partecipare ai dibattiti del Cineforum. Avendo come religione la “rivoluzione attraverso la partecipazione” parteciparvi era un mio sacro dovere. Dialogando si sarebbe cambiato il mondo. Anzi, si sarebbe salvato il mondo ! Poi ho capito che il mondo lo ha salvato Gesù Cristo, e che se volevo essere salvata anch’ io dovevo lasciare un dialogo sterile e falso per dedicarmi all’ ascolto e, con la grazia di Dio, all’ obbedienza. Perché la Chiesa è sempre Madre e Maestra, ed attraverso di lei, lo Spirito Santo “nutre” i figli e le figlie adottive attraverso ciò che hanno detto e fatto Gesù Cristo, gli Apostoli, il Magistero negli ultimi 2000 anni, poco più…Insomma, quella roba lì. Chi si accontenta degli ultimi 50 anni, contro i 1960 che li precedono, è in un palese errore, apparentemente determinato da orgoglio e pregiudizio. Concordo con quanto leggo dai precedenti interventi sul blog, e vorrei aggiungere una considerazione fatta dallo psichiatra Gerard van den Aardweg, nell’ intervista rilasciata a Diane Montagna, sul documento vaticano “Li ha creati uomo e donna: perché un percorso di dialogo sulla questione del “genere” nell’ educazione”. Ad un certo punto van den Aardweg afferma “Ma queste affermazioni sono allo stesso tempo indebolite da affermazioni come (riassumo):” Il giusto approccio alla teoria del ” genere” è la via del dialogo.” Perché dovrebbe essere così ? Non c’è risposta, perché siamo nel regno dell’ideologia. Di cosa potremmo parlare ? Sappiamo dove sta andando il dialogo grazie all’ esperienza con i comunisti.” E con la citazione mi fermo qui. Illustra bene quello che penso.E tutta l’ intervista serve a chiarire sempre meglio le basi, sia culturali che spirituali, di una parte significativa della Chiesa.
Eh, io invece me li sono dovuti sorbire i cineforum, alle elementari e alle medie (a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80), dalle suore. Si andava da mielosi film aventi come protagonisti un bambino israeliano e una bambina araba, a cervellotici film di probabile ispirazione ciellina o giù di lì, per arrivare a… Truffaut! Ero troppo educato all’epoca per avere un momento “Corazzata Potemkin”, ma ho dovuto sopportare…
Torniamo al discorso del dialogo. Il problema è identificare cosa si intende, perché ci sono varie forme di comunicazione e non tutte sono dialogo. A me convince molto una definizione riportata da A. M. Valli: due persone dialogano se non hanno la verità dietro di loro e la cercano insieme. Questo va bene per le questioni opinabili. Ma per le questioni non opinabili, la Verità ce l’abbiamo: e allora si deve usare piuttosto la disputa. Come San Francesco dal Sultano.
Quello di Nicodemo, allora, si capisce che non è dialogo secondo questa definizione. Infatti la conversazione si apre con un:
«Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui»
Ovvero Nicodemo riconosce da subito che Cristo è il maestro e lui è il discepolo. Non capisce molte cose e le chiede, e non sappiamo se alla fine le accetta; ma tiene sempre un atteggiamento molto umile, non prova a contrapporre le sue teorie a quello che dice Cristo. Non dice mai: “Gesù, tu mi dici bianco, ma non mi convinci: secondo me è nero”, oppure “Mettiamoci d’accordo sul grigio”.
DIALOGO … DIALOGO … DIALOGO: SI FA PRESTO A PARLARE DI DIALOGO!
Il termine dialogo (dal latino dialŏgus, in greco antico διάλογος, derivato di διαλέγομαι «conversare, discorrere» composto da dià, “attraverso” e logos, “discorso”) indica il confronto verbale che attraversa due o più persone come strumento per esprimere sentimenti diversi e discutere idee non necessariamente contrapposte. (Wikipedia)
Mai parola del lessico italiano fu abusata al pari di questa! Oggi tutte da tutte le parti si invoca a questo benedetto dialogo, dalle organizzazioni umanitarie all’ONU all’Unione Europea, ognuna delle quali però ha sul suo significato un’idea propria e spesso egemone da imporre a tutti i costi: in ragione di questo dialogo la Germania ci impone delle regole che però essa non intende rispettare, ci impone di accogliere i cosiddetti migranti ma poi ce li rispedisce per “posta aerea” previa sedazione farmacologica dei medesimi nel caso di una loro opposizione al trasferimento, come del resto fanno anche Francia e Regno Unito, i quali dopo aver spogliato delle sue immense ricchezze naturali il continente africano, oggi si pavoneggiano in prima fila come paladini del dialogo, imponendo a noi l’integrazione di questi poveri cristi che nel corso dei secoli loro stessi, con una colonizzazione selvaggia hanno continuato a impoverire e depredare.
Per non parlare della chiesa di Francesco, ospedale da campo povero e accogliente, la quale martellando incessantemente su questo tasto, condanna al rogo coloro che, usando la fede e la ragione e magari “brandendo” i simboli cristiani, fanno semplicemente notare che è matematicamente impossibile trasferire tutta l’Africa nel nostro piccolo paese.
Per non parlare poi del pontefice regnante che del pauperismo, del dialogo, del discernimento, della misericordia e dell’accoglienza ha fatto la bandiera della sua “acerba” predicazione che gli permette di poter affermare: “Chi sono io per giudicare?”.
Tali situazioni sembrano aver sortito l’effetto di una “conversione di massa” di tutti quei media che durante il precedente pontificato titolavano:su Benedetto XVI: “IL PASTORE TEDESCO” (con chiaro riferimento al cane) e che oggi, folgorati come San Paolo sulla via di Damasco, si riferiscono a Bergoglio definendolo “IL SANTO PADRE FRANCESCO”.
Un papa questo che peraltro appare palesemente affetto da una grave forma di “artrosi clericale” che gli impedisce di inginocchiarsi davanti al Santissimo Sacramento e che sembra attenuarsi soltanto quando si prostra davanti ai non cristiani o ai potenti, specie se a favore di obiettivo.
…BOH!
Ai moralisti di questo tempo sembra assai difficile capire il senso di quel “chi sono io per giudicare”, detto da papa Francesco e che ha scandalizzato i soliti benpensanti.
Eppure, se non sbaglio, nel Vangelo sta scritto ben evidenziato: “non giudicate per non essere giudicati”. Dunque, il Papa altro non ha fatto se non ripetere parole evangeliche.
Ma i cristiani moralisti, tutti esemplarmente impeccabili, no, non accettano. Non riescono a comprendere che nei comportamenti degli esseri umani c’è un “quid” nascosto che solo Dio conosce, per cui gli uomini( che non sono Dio) meglio farebbero a “NON GIUDICARE”.Caso mai, giudichino sé stessi.
La questione dell'”artrosi clericale” ( per giunta scritta in grassetto), poi, si evidenzia da sé, se si riesce a vedere nel Papa un uomo già avanti negli anni,che cammina a fatica e che ha difficoltà ad inginocchiarsi. Io riesco a vederlo. Chissà mai perché tanti altri invece no, non se ne accorgono.
Si è prostrato davanti ai non-cristiani? È stato aiutato a farlo, e per una buona causa, anche questa comprensibile, a mio modesto avviso.
Il Santissimo Sacramento non si offende e non si avvilisce se qualcuno non si prostra davanti a Lui. L’AMORE non si offende mai. Gli atteggiamenti esteriori sono nulla a confronto di quelli interiori.
Così dice il Catechismo della Chiesa cattolica:
L’ultima prova della Chiesa
§ 675 –
Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’anticristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.
§ 676 –
Questa impostura anticristica si delinea già nel mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica che non può essere portata a compimento se non al di là di essa, attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, la Chiesa ha rigettato questa falsificazione del regno futuro sotto il nome di millenarismo, soprattutto sotto la forma politica di un messianismo secolarizzato «intrinsecamente perverso».
§ 677 –
La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell’ultimo giudizio dopo l’ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa.
http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s2c2a7_it.htm
Tu …di che religione sei?
Di religione, anzi di FEDE CRISTIANA, secondo il Vangelo del Cristo però, non del catechismo scritto dagli uomini, caro Marco Matteucci.
Questo catechismo stato approvato in una prima stesura da San Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica Fidei Depositum (11 ottobre 1992) e in forma definitiva, sempre dal medesimo Pontefice Santo, il 15 agosto 1997 con la lettera apostolica Laetamur Magnopere.
SANTI NON …UOMINI!!!
Ora che Eloisa ha ammesso di non essere cattolica, si potrebbe anche evitare di risponderle.
Esatto; tanto più che non bisogna nutrire i troll, specie se satanisti come costei (ammesso sia una “lei”).
NOTA:
San Giovanni Paolo II, già distrutto dalla malattia che presto lo avrebbe condotto alla morte, continuava ancora ad inginocchiarsi davanti al Santissimo.
Certo lui non ha mai sofferto di “artrosi clericale” …PER FORTUNA!
Quel Papa, oggi santificato, era semplicemente eccessivo, gentile Marco Matteucci. Badava agli atteggiamenti esteriori.
Tra l’altro, negli ultimi tempi, quando si mostrava moribondo e con la bava alla bocca, faceva malissimo, a mio avviso. Costringeva a voltare la faccia per non vedere uno scempio simile. Io, almeno, non lo guardavo. Non faceva aumentare la fede; questo è certo.
Giovanni Paolo II a me piaceva, ma quegli atteggiamenti esagerati, mostrati pubblicamente, non mi piacevano per niente. Sospetto che dietro di lui ci fossero altre persone a spingerlo.
Tu pensi che forse c’era qualcuno a “spingerlo”.
Potrebbe anche essere che “quel qualcuno” potesse essere Gesù stesso che oltre a “spingerlo” forse pensava ancora di più a sorreggerlo.
…NON TROVI?
@ELOISA
“Si è prostrato davanti ai non-cristiani? È stato aiutato a farlo, e per una buona causa, anche questa comprensibile, a mio modesto avviso”
… e perché mai non si fa aiutare a prostrarsi davanti al suo SIGNORE? Adesso capisco: questa non “una buona causa”, o per lo meno, è una causa “poco comprensibile!”
Dato che come dice Eloisa Il Santissimo Sacramento non si offende mai.
Si potrebbe usare la cannabis al posto dell’incenso, …sai che sballo!
Forse lei, Giorgio, non ha ancora capito che al SIGNORE non interessano gli atteggiamenti esteriori di noi esseri umani.
Inginocchiarsi perché? Una volta lo si faceva davanti ai re e agli imperatori, che pretendevano queste forme di riverenza.
Oggi forse ancora a qualcuno importano.
Ma Gesù Cristo era semplice e umile. Neanche voleva essere chiamato “Maestro”, non ricorda?
E poi, se proprio vuol saperlo, una volta, nei primi tempi della cristianità, durante le cerimonie liturgiche si restava in piedi, non ci si inginocchiava.
Vale l’umiltà interiore, caro Giorgio. Solo quella.
Quanto al Papa, chi ci dice che non sia stato il suo medico a suggerirgli di non inginocchiarsi, conoscendo la sua situazione fisica? Io, che ancora non sono papa, quando ho dolore alle ginocchia, mi guardo bene dall’inginocchiarmi. Il dolore, mi è stato detto, non risparmia i papi.
E tenga conto di un’altra cosa importante, che a nessuno viene in mente: Il Papa è molto affaticato perché ha un solo polmone funzionante. Mica una cosa da niente!
Viva Cristo RE!
Carissima Eloisa ti chiedo scusa per averti turbato con questi miei ragionamenti forse “eccessivamente cattolici” da apparire alla tua fede addirittura integralisti, anzi “fanatici”, a mia discolpa riconosco il torto di essere forse troppo “bacchettone” e forse anche troppo vecchio per poter apprezzare questo “vento nuovo” che avanza, anzi direi che incalza.
Comunque ti lascio volentieri alcuni passi tratti da un’omelia di Papa Benedetto XVI (il pastore tedesco) proprio sull’importanza della genuflessione di fronte al Sacro, nella speranza che tu possa ulteriormente riflettere:
“Vi sono ambienti, che esercitano notevole influenza, che cercano di convincerci che non bisogna inginocchiarsi. (…) L’inginocchiarsi non è solo un gesto cristiano, è un gesto cristologico. Il passo più importante sulla teologia dell’inginocchiarsi è e resta per me il grande inno cristologico di Fil 2,6-11. (…) Il gesto umile con cui noi cadiamo ai piedi del Signore, ci colloca sulla vera via della vita, in armonia con tutto il… cosmo.(…) L’incapacità a inginocchiarsi appare addirittura come l’essenza stessa del diabolico (…), Chi impara a credere, impara a inginocchiarsi; una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale. Dove questo gesto è andato perduto, dobbiamo nuovamente apprenderlo, così da rimanere con la nostra preghiera nella comunione degli apostoli e dei martiri, nella comunione di tutto il cosmo, nell’unità con Gesù Cristo stesso”.
Ti auguro ogni bene, serena notte e buona settimana.
Eppure, se non sbaglio, nel Vangelo sta scritto ben evidenziato: “non giudicate per non essere giudicati”.
Eloisa, ma alura (dice Scarpe Grosse, il gnorantone) cume mai che in del Vangelo di quel mattacchione del Matteo (18,18) c’è anche scritto: — In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. — Quello di assolvere o no i peccatori non è mica il mestiere dei preti? E il Papa è mica un prete? Mah !
Signor Deutero.Amedeo, dica a Scarpe Grosse, il “gnorantone” che lei conosce bene, che quelle parole dette dal “mattacchione” evangelista, sono rivolte ai discepoli, ovvero ai cristiani tutti che si mettono alla sequela del Cristo. Non solo ai preti o al papa. Tutto il discorso è imperniato sul tema del perdono.
D’altra parte, lo stesso Matteo scrive : “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate (= chiudere a chiave) il regno dei cieli dinanzi alla gente, poiché né vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare (Matteo, 23:13)”
Dunque, è chiaro che bisogna saper interpretare bene le parole di Gesù, considerando il contesto.
Signor Deutero, dica anche a quel zuzzurellone di Fabrizio Giudici, se lo incontra, che la sottoscritta non ha mai detto di NON essere cattolica. Ha invece fatto capire più volte che nell’ essere cristiani e cattolici si deve saper fare discernimento, non fare di tutta l’erba un fascio, come fanno di solito le pecore ottuse.
Buona notte!
Io parlo di Matteo 18,18 e lei mi risponde parlandomi di Matteo 23,13. Due situazioni completamente diverse, due uditòri completamente diversi, due argomenti completamente diversi.
Spiacente, ma proprio non ci siamo, sig.a Eloisa.
Un auspicio, una speranza, un’urgenza:”un nuovo umanesimo cristiano”, per il superamento di questo interminabile Medioevo e della filosofia corrente dettata dal pensiero unico.
Beh, su, dai, adesso Scilipoti maestro di filosofia e teologia è troppo…
Meno male!….
Visto l’abuso che negli ultimi decenni se ne è fatto , quando sento la parola dialogo la mano corre da sola alla fondina. Come peraltro capita alle parole accoglienza discernimento accompagnamento misericordia inclusione ecc.
Stesso per me. Ci siamo autodistrutti con il dialogo.
L’unica nota che aggiungo è l’apprezzamento, in generale, per Bruno Volpe.
Stesso per me. Il dialogo oggi ha preso il posto del “ dibbbattito” degli anni 70 . Nooo, il dibattito noooo!!
E come negli anni 70 davvero ci obbligavano nei cineforum dopo aver visto un bel film a partecipare al “ dibattito” ( vedi l’ immortale scena di Fantozzi e della Corazzata Potomkin) cosi’ oggi siamo obbligati al dialogo. E perche’ mai? Tutto cio’ Che e’ piu’ importante, piu’ vero e piu’ incisivo non si “ dice” si mostra , anche nel silenzio: vedi Padri del Deserto, immensi testimoni di Cristo che non dialogavano affatto, ma sfuggivano gli importuni che volevano cavagli parole,fuggendo per spelonche e deserti, vedi i grandi santi russi, San Serafino di Sarov a cui la gente si avvicinava e “ senza scambiare una parola” era convertita.
Tutto sommato anche la conversione a Cristo , in tanti personaggi del Vangelo, e’ piu’ una questione di sguardi fra il Divino Maestro e l’ uomo, che di dialoghi filosofici.
L’ unico dialogo di cui ci e’ stata data notizia nel Vangelo e’ quello fra Gesu’ e Nicodemo, un notabile e ricco fariseo, che venne a Lui di notte., per paura di farsi vedere. Non si sa poi se Nicodemo si converti’ dopo il dialogo, mentre si sa che il buon ladrone solo vedendo Cristo come moriva sulla Croce si converti’ Istantaneamente, e cosi’ tanti altri.’