UN PRETE DI CAMPAGNA SCRIVE A STILUM CURIAE: NON TUTTO È ABUSO QUEL CHE SI DENUNCIA…

31 Marzo 2019 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari Stilumcuriali, un prete di campagna, parroco d tre paesini, per inviarci una sua riflessione in tema di abusi sessuali. Una riflessione che giudico interessante, anche nei punti in cui è critica verso alcune posizioni assunte da Stilum Curiae. Buona lettura.

Egregio Dottor Tosatti,

da parecchio tempo seguo il suo blog, di cui condivido molte preoccupazioni e perplessità sullo stato attuale della Chiesa.

Tuttavia, non mi trovano pienamente d’accordo alcune posizioni da lei espresse riguardo al tema degli abusi sessuali.

Infatti, a mio avviso, da circa vent’anni assistiamo – perdoni il gioco di parole – ad un abuso della parola “abuso”.

Un tempo l’espressione “abuso sessuale” o ancor più “violenza sessuale” significava inequivocabilmente aggredire qualcuno per costringerlo con violenza e/o minacce ad un rapporto sessuale: in poche parole, significava stupro.

Esistevano, poi, nel nostro Codice penale, gli “atti di libidine violenta”, per significare tutte quelle azioniche, pur non essendo stupro, comportavano una violazione della libertà sessuale della persona(toccamenti, palpeggiamenti eccetera).

Poi, il furore femminista è riuscito ad imporre l’idea che tutti gli atti che, in qualunque modo, coinvolgono la persona contro la sua volontà in questo ambito sono da considerarsi “violenza sessuale”, mettendo di fatto sullo stesso piano lo stupro e la pacca sul sedere.

Diceva molto bene Gianni Baget Bozzo nel suo libro L’Anticristo che “(…) nel femminismo il principio di alterità è divenuto il principio del conflitto, poiché esso considera che tutto ciò che l’uomo ha costruito nella società di cui esso è stato il centro sia stato costruito contro la donna. La lotta dei sessi si sostituisce alla lotta di classe, il principio di trasformare la differenza in conflitto è il principio anticristico che tende a trasformare il contrario nell’ostile e a fare quindi della negazione il principio stesso della vita.”

Nelle culture tradizionali, perché la donna non fosse molestata, si tendeva a consigliarle di mantenere un atteggiamento che non sollecitasse le voglie maschili; poi, con la rivoluzione sessuale, di cui una parte del femminismo è stato l’artefice, si è sancito il principio che la donna poteva vestirsi e comportarsi come una puttana senza che questo potesse essere considerata un’imprudenza.

Quest’ultimo punto è particolarmente interessante, perché svela il principio che informa la morale “laica” (ammesso che ne esista una): la libertà da qualunque vincolo esterno. Punto. Puoi fare ciò che vuoi del tuo corpo (sesso, aborto, eutanasia, prostituzione e chi più ne ha più ne metta), purché tu sia “libero”.

Intendiamoci bene: non voglio giustificare in alcun modo i comportamenti pecorecci e nemmeno voglio dimenticare il fatto che spesso i processi per violenza carnale si trasformassero in una farsa in cui la vittima doveva rendere conto se avesse provocato o meno il violentatore o se avesse provato godimento.

Però, non posso nemmeno accettare il principio propugnato, ad esempio, dall’associazione di Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, per il quale la donna non si deve mai sentire in colpa per nessuna ragione: ossia, ti puoi ubriacare, girare nuda per strada, ma se ti capita qualcosa la colpa è sempre e solo degli altri: un po’ come i ciclisti: passano con il rosso, vanno in doppia e tripla fila, non usano le luci, marciano contromano, ma se c’è un incidente la colpa è sempre e soltanto dell’automobilista.

Viene cancellato il principio per il quale la vita è sempre relazione e mai individualismo: lo si vede in maniera lampante, ad esempio, nella maggior parte delle leggi sull’aborto, in cui la donna è la “dea” che decide insindacabilmente sulla vita del nascituro. Chabrol, regista laicista, aveva intitolato un suo film su questo tema “Affari di donne”: proprio così, caro Tosatti, la vita del nascituro,secondo l’ideologia femminista, non è relazione, ma affare individualistico della donna.

Anche per questo motivo, noi viviamo in quella che, se la memoria non m’inganna, Jean Baudrillard definiva la società “vittimale”, facendo l’esempio della signora che aveva messo nel microonde il propriocagnolino per asciugarlo e siccome l’animale era morto, aveva fatto causa alla ditta produttrice perché nelle istruzioni non c’era scritto che il forno non era adatto per asciugare i cani.

Questo furore ideologico “liberatorio” ha portato a formulare (in Italia una ventina d’anni fa) delle leggi sulla violenza sessuale in cui è sancita la presunzione di colpevolezza; se qualcuno accusa, ha ragione fino a prova contraria: e così, oggi, è il presunto colpevole che deve arrampicarsi sugli specchi per dimostrare lapropria innocenza.

Certo, si è giustificata questa “innovazione” dicendo che con il sistema precedente molti colpevoli restavano impuniti, ma ottenendo come risultato che almeno alcuni innocenti siano puniti ingiustamente.

In poche parole, si è sovvertito il principio per il quale “meglio un colpevole libero che un innocente in carcere”.

Questo discorso si è esteso, sempre una ventina d’anni fa, ai minori.

E qui il discorso si fa ancora più interessante.

Infatti, questa estensione è perfettamente coerente con il principio di femminilizzazione della società e della famiglia: è il padre che spezza il cordone ombelicale.

Quando feci la mia visita militare in Marina nel 1988, venivano chiamati i ragazzi di 17 anni: a nessuno, a quell’epoca, veniva in mente di considerare un ragazzo di quell’età come un “bimbo” da proteggere, ma giustamente, lo si considerava come una persona ormai alle soglie dell’età adulta.

Poi, si è affermata sempre di più la società degli eterni adolescenti, per cui tutti sono “ragazzi” fino a 40 o50 anni, riuscendo nel miracolo, di cui canta Battiato, di invecchiare senza mai diventare adulti. E allora si èvenuta a creare, accanto a quella delle donne, un’altra specie protetta, quella dei minori, quasi fossero non degli individui appartenenti al genere umano, ma una razza a parte di persone indistinte, cosicché un ragazzo di 17 anni viene, almeno di fatto, considerato meritevole della stessa tutela di un bambino di due; coerentemente con questa visione, si è sancito il superdogma dei 18 anni, non più mera convenzione sociale, ma soglia magica, per la quale tutto ciò che avviene fino al giorno prima è supertutelato, tutto ciò che accade dal giorno dopo è lasciato alla libertà dell’individuo: se ti prostituisci il giorno prima sei il povero minore sfruttato, se lo fai il giorno dopo eserciti la tua libertà; se consumi una birra il giorno prima, tutti devono stracciarsi le vesti, inorriditi, se la bevi il giorno successivo va tutto bene.

A chi ha giovato creare questa sorta di “specie protetta”?

Innanzitutto al movimento omosessuale. Nell’immaginario collettivo, l’omosessuale era considerato un poco di buono anche perché spesso e volentieri andava in cerca di adolescenti (Pasolini docet): quale modo migliore per “santificare” il mondo gay che quello di estendere il concetto di pedofilia fino alla magica soglia dei 18 anni? Se lo fai “prima” sei lo sporco pedofilo e la gente ha un capro espiatorio su cui scaricare la propria riprovazione, se lo fai il giorno dopo sei il santo gay che rispetta la libertà della persona.

Pensiamo davvero che un rapporto adulto/minore sia necessariamente un abuso sessuale? Faccio degli esempi: è più abuso una relazione fra un trentenne e una diciottenne o un trentenne e una diciassettenne?

Che differenza c’è, sotto l’aspetto fisico e psicologico?

Non discuto l’esigenza giuridica di fissare una soglia, discuto il fatto di far passare l’idea che la finzione giuridica coincida con la realtà: l’ideologia del positivismo giuridico, per il quale una cosa è buona o cattiva perché lo stabilisce la legge e non viceversa, impedisce, ormai, qualunque ricerca seria della verità.

E qual è questa verità? E’ molto semplice: esistono adolescenti che effettivamente a 16/17 anni sono ancora molto ingenui, ma ne esistono altri che, a quell’età, già da tempo conducono una vita sessuale disordinatissima: perché devono essere tutelati nello stesso modo? Faccio un esempio: può far schifo cheBerlusconi si portasse a letto Ruby, ma non è certo lui ad averla resa una ragazza, diciamo così, un po’ leggera.

Esiste un bigottismo laicista che fa coincidere la morale con l’osservanza di norme convenzionali stabilite dalla società (18 anni possono esseri pochi o tanti, a seconda del soggetto), ma poi è favorevole a squartare il bambino sopravvissuto all’aborto; e se, un domani, la maggiore età scendesse a 17 anni, costoro sarebbero i primi a considerare del tutto normale ciò per cui fino al giorno prima si stracciavano le vesti.

Venendo a casi concreti – ed è ciò su cui mi trovo in disaccordo con lei – pensa che sia così facile (al di fuori della violenza fisica o di una minaccia grave) portarsi a letto un adolescente? Pensa che lo fosse di più negli anni ’70, ’80 e ’90, quando la repulsione per il mondo omosessuale era molto più forte di oggi?

Come si può accusare, ad esempio, McCarrick di “abusi” su seminaristi già maggiorenni e giovani preti? Che cosa faceva il porporato, saltava addosso alla gente? Li minacciava con un’arma? Non è obbligatorio diventare prete, dal seminario si può uscire. Ancora più discutibile, se riferito a giovani preti. A me pare la teoria di Asia Argento: le attrici erano “stuprate”, perché i registi chiedevano prestazioni sessuali in cambio della carriera: eh no, era induzione alla prostituzione, che ha trovato, dall’altra parte, persone disposte a prostituirsi.

Mi si dirà: magari non erano rapporti, ma molestie: a maggior ragione, il seminarista in questione poteva andarsene e il giovane prete avrebbe avuto più di uno strumento di difesa per far calmare i bollenti spiriti del cardinale.

Io sono prete da molti anni: ho conosciuto adolescenti già “ben messi” fisicamente che se mi fossi permesso di allungare le mani, mi avrebbero spedito al Pronto soccorso (non parliamo di giovani adulti) ed altri meno prestanti che si sarebbero rivolti immediatamente ai genitori.

Io francamente mi sono stancato di sentire la solita storiella dell’adolescente o del giovane adulto che – guarda caso – si “sveglia” per accusare sempre a distanza di molti anni dai fatti (a volte si tratta di decenni), con l’altrettanto solita scusa di non aver avuto la forza di farlo in un tempo ragionevole. Come è possibile ricostruire la verità dei fatti quando sono passati venti o trent’anni? Il diritto latino diceva: lex est vigilantibus, non dormientibus, ossia la legge è per chi è sveglio, non per chi dorme; quando ci renderemo conto che tutto il cosiddetto scandalo pedofilia nella Chiesa altro non è stato che un grande scandalo di omosessualità a cui sono stati cambiati i connotati e, diciamolo un po’ forte, anche un grosso, gustosissimo business per avvocati, psicologi, presunte vittime e loro famiglie?

Il dilagare di vittime su tutto l’orbe terracqueo che Benedetto XVI prima e Francesco dopo si sono affannati ad incontrare, dove erano prima? La polizia e la magistratura esistevano anche venti o trent’anni fa.

Molti dicono “effetto domino”. Siamo sicuri che non sia “effetto bancomat”?

Io sono certo che se alla vittima venisse corrisposto esclusivamente il rimborso delle spese mediche effettivamente sostenute e, al massimo, di quelle che, ragionevolmente, dovrà sostenere le denunce per violenza sessuale calerebbero drasticamente dell’80%.

L’altro grande risultato che questi scandali hanno ottenuto è stato quello di screditare completamente la Chiesa: come fate a sostenere la vostra dottrina morale, se siete soltanto un covo di pedofili?

In questo gioco al massacro hanno avuto un ruolo decisivo le cosiddette associazioni antipedofilia, tutte rigorosamente laiciste e anticlericali, che hanno contribuito a diffondere l’idea, negli anni di Benedetto, che la Chiesa altro non fosse che una enorme centrale della pedofilia. Guarda caso, tutte molto favorevoli all’ideologia gay o, magari, fondate da un gay militante (vedi Francesco Zanardi).

Conosco già le obiezioni: in alcuni casi, siamo di fronte a rei confessi, in altri a fatti accertati (ad esempio, flagranza di reato).

Infatti, non intendo negare l’evidenza, ossia che ci siano stati effettivamente abusi sessuali da parte del clero e che tali azioni non siano state affrontate adeguatamente; intendo, invece, contestare l’isteria collettiva costruita intorno a questo fenomeno, il clima da caccia alle streghe e la spudorata strumentalizzazione del fenomeno dal punto di vista economico e sotto l’aspetto dell’odio ideologico, complice il livore anticlericale di certa magistratura italiana ed estera.

Ancora alcune brevissime osservazioni: leggevo, sul quotidiano “La Verità”, che una diocesi americana di circa un milione e duecentomila fedeli ha pubblicato un elenco di 100 preti nei confronti dei quali sono stati presentati nel giro di alcuni anni denunce fondate di abusi sessuali: come dire che quasi tutti i preti di Torino commettono abusi sessuali, tutti tacciono per anni salvo poi uscire fuori tutti insieme; il Gran Giurì della Pennsylvania scopre 300 casi di pedofilia commessi oltre quarant’anni fa: qualcuno mi spiega dove erano le vittime in questi 45 e più anni e come hanno fatto i magistrati a ricostruire i fatti? E i “bambini” in questione, all’epoca dei fatti, quanti anni avevano? Magari 17 e mezzo?

La Chiesa, caro Tosatti, non è la Spectre di James Bond, ma è piuttosto (purtroppo) un’armata Brancaleone, costituita da molti soggetti fragili, che spesso razzolano male e non da oggi: lo sa che già negli anni ’70 i gabinetti della Gregoriana erano considerati luoghi di “marchette”? Ricorda l’inchiesta dell’Espresso nel ’92 sui luoghi d’incontro gay di preti e seminaristi a Roma, tra i quali figuravano ancora i bagni di quell’Università? E Monte Caprino e i cinema porno dove li mettiamo?

Non si tratta di approvare, giustificare e tantomeno incoraggiare l’immoralità del clero, si tratta di contestualizzarla; sono convinto che di abusi veri, ce ne siano relativamente pochi. Alcuni, purtroppo, conducono una vita largamente immorale che porta come conseguenza il fatto che persone (maggiorenni o meno) che ci “sono state” liberamente si scaglino poi per vendetta o denaro contro il cattivo prete di turno.

Infine, non dimentichiamoci che coloro che oggi si stracciano le vesti di fronte alla pedopornografia (intendo soprattutto la sinistra laica e radicale) sono gli stessi (o i loro figli) che negli anni ’80 deridevano l’onorevole Casini, del Movimento per la vita, quando in Parlamento denunciava l’utilizzo dei bambini nelle riviste pornografiche; quelli che oggi strepitano contro gli abusi del clero sono gli stessi (o i loro figli) che negli anni ’70 e per molti anni dopo, sull’onda della rivoluzione sessuale, incoraggiavano il sesso più squallido tra minori e tra questi e gli adulti (vedi, ad esempio, “Porci con le ali”), sono gli stessi (o i loro figli) che hanno voluto una legge, la 194, che permette ad una ragazzina di 14 anni di abortire senza bisogno del consenso dei genitori e che incoraggia la diffusione dei contraccettivi tra i minori, come fossero caramelle.

Se dai una pacca sul sedere ad una quindicenne, ti becchi cinque o sei anni di carcere, ma se la fai abortire o se fai in modo che la sua vita sia impostata da brava puttanella progressista, ti danno la medaglia.

Infine, tutta la partita sugli abusi, veri o presunti, è stata giocata sempre in difesa, con la preoccupazione non di un’autentica purificazione e di una giusta punizione dei colpevoli, ma con quella di essere accettati dalla mentalità mondana, ossia di “dimostrare” al mondo che stiamo facendo qualcosa (e magari nonfacciamo nulla).

Vorrei, da ultimo, sottolineare che la piaga dell’omosessualità non è solo di marca progressista, ma è ampiamente diffusa anche laddove ci si reputa “tradizionalisti”, con la differenza che nel primo caso è ostentata ideologicamente, nel secondo è coperta dietro a pizzi, merletti e cappelli romani, prontamente dismessi, quando si tratta di andare a caccia.

La ringrazio per la sua pazienza e le chiedo scusa per la lunghezza.

Distinti saluti.



Oggi è il 218° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.

Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?

È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?

Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.


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30 commenti

  • Paolo Pagliaro ha detto:

    Ma questo prete ha letto quello che hanno fatto molti preti?
    Se non ci si è informati alle fonti, meglio tacere.
    Quanto a McCarrick, invitava giovani seminaristi nel suo appartamento, in cui poi c’era un solo letto; quindi, approfittava della propria autorità episcopale, ben sapendo che un giovane cattolico non avrebe disobbedito agli inviti di un rappresentante dell’autorità apostolica.
    Quante vocazioni ha rovinato McCarrick? Non sembra importarne molto a questo prete, come del resto a molti dei suoi confratelli, pare.
    C’era un Tale che diceva: “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, …”.
    Si informi meglio il signor prete, e mediti sulla fiducia che sta seminandi certo clero nei fedeli.

    • Ettorr ha detto:

      Carissimo, non penso proprio che da seminarista, ossia tra i 20 e i 25 anni di eta avrei accettato di andare a letto con il mio vescovo perché atterrito dalla sua autorità episcopale, ma l’avrei mandato a spigolare, così come credo molti miei compagni di seminario. Forse sarebbe il caso che imparaste che un seminarista diocesano è normalmente autonomo economicamente e, perciò, in grado di farsi la valigia e andarsene. Smettete di leggere romanzi di Dan Brown e cercate di conoscere la Chiesa per quello che è veramente

  • VITMARR ha detto:

    Il ragionamento del sacerdote filosoficamente non è nuovo , infatti i filosofi detti sofisti facevano un ragionamento analogo per quanto riguarda la definizione di “mucchio” che se riguardava un certo numero di unità non costituenti mucchio, l’aggiunta di una singola unità, che per definizione non è mucchio, non poteva dare all’insieme così raggiunto la caratteristica di “mucchio” . Ne risulta che per i sofisti il concetto di mucchio è , come per loro tanti altri. del tutto illusorio. Nella realtà dei giudizi penali , definire un limite è opportuno. Nel sistema penale italiano fino ad oggi non si contempla il ricorso del giudice ad una sentenza che faccia appello al concetto di equità che è la giustizia del caso singolo.
    Infatti le casistiche delle circostanze con le relative pene precedono il singolo reato che viene così forzato a entrare nella casistica con la conseguenza che in moltissimi casi si ricorra in appello e poi in cassazione.
    Opposto è l’orientamento del mondo anglosassone in quanto il giudice prima di formulare il giudizio cerca come è stato giudicato in passato un caso analogo senza strascichi , e si adegua ad esso, cioè il precedente caso singolo può fare giurisprudenza.
    Quello che meraviglia nel pur ragionevole assunto
    del sacerdote è l’assenza di una parola di condanna della sodomia come in realtà è pesantemente condannata nel nuovo e nel vecchio testamento e se poi c’è scandalo nei confronti di un minore la pena è raffigurata senza scampo.

    • Ettore ha detto:

      Mi pare che il mio intervento contenga una condanna abbastanza chiara di certi comportamenti all’ interno del clero, dal momento che definisco tali condotte come largamente immorali. E comunque è evidente a chi voglia leggerlo con un po’ di attenzione che non intende certo approvare o giustificare. Ma la mia impressione è che sempre meno perdone comprendano il significato di ciò che leggono.

      • Monica ha detto:

        Reverendo, non comprendere ciò che si legge dipende sempre e solo dai lettori o forse anche da chi scrive?

  • Monica ha detto:

    Lo scritto contiene imprecisioni. Anzitutto il reato di violenza sessuale non é determinato solo da minacce ma anche da abuso di autorità. La coercizione può essere anche psicologica, morale. Nel caso McCarrick si avanza negli atti questo tipo di pressione. Nel caso di minori potrà trovare nella giurisprudenza casi in cui ci sono state questo tipo di coercizioni per esempio da parte di familiari. La violenza sessuale non é solo legata allo stupro, ma richiede la consapevolezza della natura oggettivamente “sessuale” dell’atto posto in essere con la propria condotta cosciente e volontaria. La legge ha cercato di tutelare la parte meno tutelata in passato. Il principio della tutela del più debole non é sbagliato a rigor di logica. L argomentazione dello scritto procede tuttavia sul concetto di minore, criticando la “protezione” di questa categoria, portando ad esempio il minore di 17 anni, cioé un esempio estremo. In questa parte diversi errori sono evidenti. Anzitutto il riferimento alla pedofilia omosessuale. Non é pedofilia ma pederastia. Poi l illogicitá nel denunciare la soglia fissata fra età minorile e maggiore età mentre si ammette di non mettere in discussione l esigenza giuridica di fissare una soglia. La legge considera alcuni casi di emancipazione del minore, ma fissa una necessaria, come riconosciuto, soglia sulla capacità di agire. Che vi siano minori più o meno capaci pienamente di intendere e di volere prima della maggiore età é un fatto reale. Ma che questo sia una giustificazione del maggiorenne che compie atti sessuali con essi é errato. Il cittadino maggiorenne che é ampiamente capace di intendere e volere vive in uno Stato e si adegua alle leggi. Sa che la legge vieta rapporti sessuali con minori. Che poi vi siano accuse calunniatrici utilizzando la legge purtroppo questo avviene in molti casi in ambiti diversi (divorzi, separazioni, . Un sacerdote può ricordare di non mentire, non dare falsa testimonianza. Ma fra i casi di menzogna vi sono anche casi di estrema sofferenza e i nostri fratelli devono sentire la vicinanza caritatevole della Chiesa. Ad avvalorare il fatto che di abusi ce ne siano pochi é la semplice opinione del prelato, in alcun modo giustificata con evidenze (laddove pone esempi ipotizza, ripeto ipotizza che le vittime siano 17enni). Come fedele, anche un solo abuso sessuale é scandalo indegno. La sessualità é teologia del corpo e trova il suo senso profondo nel matrimonio. Che sia svolta al di fuori di esso é un peccato, che sia svolta da un sacerdote é una colpa più grave, che sia verso minore una colpa più grave(chi scandalizza…), che sia contronatura una colpa più grave(peccato che grida …).
    Infine é incredibile il ragionamento sull accettazione della omosessualità in ambienti tradizionalisti (inteso come prelati visto il seguito della frase). Infatti un cattolico non é progressista, tradizionalista, praticante, simpatizzante o altro. Un cattolico é tale se segue l insegnamento di Cristo.

    • Carlo ha detto:

      Ottima analisi. Solo una chiosa sui tradizionalisti: l’appunto si giustifica perchè una certa propaganda (non faccio nomi) osa strumentalizzare gli abusi per colpire i cosiddetti progressisti. È quindi giusto ricordare che tanto gli abusi quanto le coperture degli stessi sono fenomeni trasversali e in alcun modo legati alle diverse posizioni teologiche.

      • Iginio ha detto:

        In “nessun” modo. Se dice “alcuno”, significa “qualche”.
        Detto questo, sì, in effetti sarebbero da stanare tutti questi ambienti clericali che praticano porcherie. Anche ad Albenga, che su certi siti magnificavano come roccaforte del tradizionalismo liturgico, c’erano personaggi inquietanti. Anche quel Sirico tanto citato anni fa dagli ambienti pliniani viene da un passato di militante pro-gay.
        Interessanti i riferimenti alla Gregoriana: non so dei passatempi nei cessi, so però che lì hanno insegnato e insegnano tesi deliranti, e squinternate del genere: l’ultima Cena non fu la prima comunione degli apostoli, Pio X era tanto cattivo, che bello che abbiamo una teologa musulmana (!) e via dicendo. Mi chiedo se questa gente si senta mai responsabile delle cavolate che dice e fa.

    • Ettore ha detto:

      Cara signora, lei si perde in una disquisizione per la quale non so nemmeno se sia competente. Il senso del mio ragionamento è chiarissimo: se un tempo le cose erano sfavorevoli per la vittima, più che per ragioni giuridiche, per la mentalità maschilista e pecoreccia di certi soggetti, ossia avvocati e magistrati, ora c’è la possibilità di montare un caso di molestia sessuale sulla base dell’accusa di qualcuno, purché l’accusa sia ritenuta credibile. Il problema è che ciò che sembra credibile non è detto che sia vero, in assenza di qualche elemento oggettivo. Lei stessa ammette che vi siano molte false denunce in ambito di separazioni e divorzi. Bene, ve ne sono anche contro preti. Le chiedo: che cosa rischia concretamente uno che fa una falsa denuncia? Che cosa rischia un pubblico ministero che imbastisce un processo distruggendo vite altrui, magari per puro livore ideologico? In Italia, certamente verrebbe promosso. Nell’ambito della violenza sessule, chissà perché, se uno accusa automaticamente, almeno nel sentire comune, ha ragione. Vuole un esempio? Il caso Pell, per il quale anche Marco Tosatti si è detto molto perplesso: coloro che lo accusavano erano senz’altro le vittime prima che qualunque sentenza venisse pronunciata. Le farò una confidenza: un sacerdote che è anche psichiatra, mi confidava di aver ascoltato molte vittime di abusi sessuali, ma di aver ascoltato ancora di più sacerdoti falsamente accusati. Lavorando anche all’ estero, mi raccontava che in certe città americane alcuni studi di avvocati si pubblicizzano così: “sei stato in un collegio cattolico? Vieni da noi e ti aiuteremo a ricordare”. Esistono psicologi specializzati nel fabbricare falsi ricordi. Sa che anche in Italia è possibile percepire anche centomila euro per molestie? Vale la pena, no?

      • Monica ha detto:

        Reverendo, immagino sia lei il sacerdote che ha scritto la lettera. Se il suo scritto sottolinea che vi sono casi di falsa testimonianza che si abbattono su innocenti, e come ho ribadito nel mio commento tali casi riguardano non solo i sacerdoti e non solo reati sessuali, quale é il fine della sua lettera? Affermare che vi sono ingiustizie su questa terra? Il primo ad essere stato accusato ingiustamente é nostro Signore. Quali le soluzioni? Non credere a nessuna accusa? Abbassare la maggior età ? Sarebbero soluzioni giuste? Ho commentato l argomentazione dello scritto, illogica in alcuni punti, imprecisa in altri, ed inconcludente alla fine in termini di soluzioni. Se sono stata imprecisa o se mi ritiene incompetente (su che basi poi visto che non mi conosce, non conosce i miei studi, il mio lavoro, ecc) mi informi sui punti, le parole, l argumentatio oggetto della sua critica. Sono disponibile a confronti, naturalemente argomentati.

  • Corrado ha detto:

    Come tutte le verità, questa lettera è politicamente scorretta, quindi interessante e coraggiosa. Una volta si diceva che “l’omo nun è de legno” per cui le donne dovevano essere prudenti nei loro comportameni. Era un’affermazione sostanzialmente benevola anche se sottintendeva conseguenze pericolose e un innegabile strabismo nel giudicare ruoli e comportamenti. Con la riferita femminilizzazione della società, tesa a rompere il rapporto di complementarietà tra i due sessi, inventandone di nuovi fino a renderli indefinibili, ogni comportamento tipicamente maschile è stato criminalizzato ed alla bonomia di quell’affermazione si è sostituito un tono accusatorio che obbliga gli “omini” a non essere più tali. Da quì, lo sdoganamento dell’omosessualità come possibile alternativa politicamente corretta alla virilità. Anche la Chiesa ha ceduto su questi aspetti, e l’omosessualità di un Carrick o di tanti prelati d’alto o basso bordo viene vista come una possibile via d’uscita per essere accettati, condannandone solo i comportamenti “pedofili” – anche nei confronti di nerboruti diciassettenni – e non la pratica di quello che continua ad essere uno dei quattro “peccati” che gridano vendetta al cospetto di Dio.

  • Anima smarrita ha detto:

    Considerazioni personali, rispettabilissime, che per avere il sigillo di “verità” universalmente riconosciuta dovrebbe essere supportata da dati oggettivi inconfutabili. Pur con le ammissioni generiche, sembra nascondere una velata sottovalutazione – se non colpevolizzazione – delle vittime. Tendenza fin troppo frequente anche nei ripetuti episodi di violenza di genere. E ci si meraviglia se poi le vittime di ogni forma di molestia fino all’abuso si chiuda nel silenzio, fino a che non scatti qualcosa, anche a distanza di molti anni, che lo spinga a confessare una sofferenza non più contenibile?
    Trovo offensivo derubricare a “isteria collettiva” l’attenzione per un fenomeno che colpisce nei soggetti più deboli l’intera società. Lodevoli gli sforzi delle associazioni che se ne preoccupano; anche le Superiori Maggiori hanno istituto un organismo cui invitano a rivolgersi le consacrate vittime di stupri e violenze varie.
    Si abusa della parola “abuso”? Pure il pontefice ha ripetutamente usato tale termine per condannare: abusi sessuali, abusi di potere e abusi di coscienza, tutti confluiti nel deprecato “clericalismo”, senza alcuna proposta di soluzione in merito. Ha firmato – come noto – venerdì scorso un Motu proprio e due leggi, valide soltanto per lo Stato del Vaticano e che dovrebbero ispirare in materia di tutela dei minori le conferenze episcopali di tutti gli altri Paesi, i cui presidenti erano stati convocati all’Incontro di fine febbraio, in vista del quale aveva bloccato ogni iniziativa su cui i vescovi americani avevano in programma di discutere nella loro assemblea del novembre scorso. Ma in molti Paesi sono già molto oltre rispetto a quanto deliberato dal papa. Senza entrare nel merito di tali documenti: poiché tali norme, che riguardano il personale alle dipendenze della Santa Sede, membri del clero e laici, prevedono l’obbligo di denuncia agli organi competenti interni, fatto salvo il segreto confessionale – su questo nulla da obiettare – siamo sicuri che i chierici non continueranno a farsene uno scudo quand’anche venissero per caso a conoscenza di episodi da denuncia e, dal canto loro, i laici nel timore di ritorsioni (soprattutto per la perdita del posto di lavoro) avranno il coraggio di esporsi?
    Poiché le norme varate si estendono ai dipendenti delle Nunziature, non sarà che si sia codificato il “metodo” mons. Capella, fatto riparare e sottoposto a processo in Vaticano, sottraendolo alla giustizia americana?

  • Angela ha detto:

    Reverendo, condivido ogni parola.
    Nel ‘68 avevo 18 anni e da allora ne ho viste di tutti i colori…
    Prima non sapevo nemmeno esistessero certe porcherie!
    Ma da quello che vedo, credo che dovrò vederne ancora di belle!

  • Carla ha detto:

    Reverendo, condivido ogni parola.
    Nel ‘68 avevo 18 anni e da allora ne ho viste di tutti i colori…
    Prima non sapevo nemmeno esistessero certe porcherie!
    Ma da quello che vedo, credo che dovrò vederne ancora di belle!

  • Lucia ha detto:

    Il prete di campagna ha centrato in pieno , a mio parere .L ‘ unica cosa che secondo me lui e tanti giornalisti e purtroppo il Vaticano non hanno capito e che in molti Paesi l ‘ abuso non e solo quello sessuale ma anche le molestie finalizzate a convincere un sottoposto a fare cio che il superiore vuole .Per il sistema giudiziario americano che il rettore di un seminario faccia delle avances non richieste ad un seminarista e grave quasi quanto uno stupro , ecco perche ci sono tutti quei casi nelle mani del grand giury .In vaticano , forse perche si trova sul suolo italiano , dove questa visione e quasi inesistente , hanno pensato che con il tempo la tempesta sarebbe passata , ovviamente non e stato cosi e visto che Papa Francesco si e circondato di vescovi e cardinali di ” sinistra” e quindi simpatizzanti per il movimento lbgtq la situazione si e incancrenita e adesso anche chi come me ha scusato il vaticano per gli scandali emersi intorno al 2000 stavolta non e disposto a credere a ” risolveremo , stiamo facendo e stiamo studiando” , quando solo qualche mese fa un vescovo zanchetta nonostante le denunce di ben 3 sacerdoti investigatori viene addirittura promosso ?

  • Adriana ha detto:

    Bella lettera , densa di riflessioni e che fa riflettere….Oso dire che per troppo tempo ” i processi furono una farsa …in cui la vittima doveva render conto se avesse provocato o meno il violentatore o se avesse provato godimento ” . Il processo – trasmesso parzialmente alla TV – a Guido , Izzo e Ghira fu uno di questi . L’Avv. difensore della due vittime , Tina Lagostena Bassi , dovette lottare duramente per far riconoscere i colpevoli ” colpevoli “. Era il 1975 .Ora la morale pare essersi ribaltata , per cui , ad esempio , l’attenzione dei media su Foffo e Prato è ” scivolata ” rapidamente via dal fattaccio , dopo aver provvisto a santificare la vittima e a descrivere i due esecutori come “giovanetti “. A un prolungato eccesso segue un altro eccesso di durata …? Ma ancora , se , come è probabile , tante “vittime” sono alla ricerca del Bancomat , non sarà – anche – per l’ostentazione di ricchezza mondana della gran parte degli uomini di Chiesa e per il parziale svelamento di preziosi e segreti conti IOR ?

    • Carlo ha detto:

      Guarda che Tina Lagostena Bassi e doprattutto chi ebbe l’iniziativa di fare del suo primo ”processo per stupro” un film erano femministe. Non so come tu faccia ad elogiare questa vergognosa lettera – che giustifica il maniaco perchè la vittima era in minigonna – con quello che dici sulla Lagostena Bassi.

      • Klaus B ha detto:

        Vergognosa è l’ipocrisia di fingere di credere che dichiarare imprudente un comportamento significhi voler giustificare uno stupro. Se io vado in giro per Torbellamonica di notte con un rolex d’oro al polso e mi sparano sono un imbecille. Verità il cui ovvio riconoscimento non può in alcun modo rendere meno delinquente colui che mi spara, come il politically correct,, ipocritamente finge di credere.

      • Adriana ha detto:

        Non c’entra nulla il film ” Dove vanno le lucciole ” con il processo antecedente e ripreso alla televisione . Femministe : non è mica una ” razza ” . Ci sono le femministe intelligenti , quelle che ci marciano e quelle “meno ” intelligenti . Tina Lagostena Bassi era prima di tutto una donna e , come tale , intelligente . Una costumanza del genere ” La ragazza con la pistola ” esisteva . L’ho scritto . Ma anche negare l’esistenza di possibili impulsi d’aggressione maschili di fronte alle spesso inconsapevoli e ideologiche esibizioni di nudità è un’astrazione . La natura non fa sconti neppure ai cosiddetti civilizzati . Sognare che li faccia è un’utopia roussoiana .Per chiarire : ritengo l’antropologa Ida Magli una gran donna e una donna intelligente che non trovò ascolto presso le gerarchie ecclesiastiche così come presso la ” razza ” delle femministe .

        • Paolo ha detto:

          tal ‘ADRIANA’ si lascia sfuggire l’affermazione <>.
          A me risulta che la percentuale di intelligenti e quella di sciocchi sia egualmente ripartita tra i due sessi.

    • Giuseppe ha detto:

      Santificare la vittima?????
      Un ragazzino di tredici anni?
      Ma si rende conto di quello che scrive?

      • Adriana ha detto:

        GIUSEPPE ,
        la vittima , Luca Varani , aveva 20 anni non 12 . Purtroppo per lui aveva accettato a pagamento di partecipare al festino . Aveva pure una fidanzatina . Queste cose vennero presto coperte in nome della libertà di scelta e di fronte all’enormità del delitto che però rappresentava , a quanto pare , un “incidente ” rispetto a una prassi di festini molto estesa e accettata .

      • Carlo ha detto:

        Scusi giuseppe…ma lei ha presente che genere di cose scrive questa utente in generale?

        • Ettore ha detto:

          E invece lei e il suo amico Carlo scrivete cose molto intelligenti, vero? Da come avete letto la mia lettera mi sembrate solo due analfabeti funzionali. Se non sapete cosa vuol dire potete consultare Wikipedia.

    • Ettore ha detto:

      Cara Signora Adriana, la ringrazio per il suo commento. Ho 4 sorelle, tutte più grandi di me e in casa mia ho imparato da subito il rispetto per la donna. La ringrazio perché ha capito il senso di ciò che volevo dire: non si può curare un male, anche grave, con un altro male, ossia favorendo in concreto la possibilità di false denunce. Inoltre, non si può strumentalizzare un fenomeno facendo di tutto un gran minestrone. Conosco il delitto del Circeo e la tragica storia della sopravvissuta. Per quanto riguarda i soldi, è proprio vero che ce ne sono troppi in certi ambienti.

  • Giuseppe ha detto:

    Semplicemente raccapricciante.

    • Carlo ha detto:

      Praticamente il maiale che salta addosso a una scollacciata e non si contiene, è equiparato all’automobilista che tira sotto il ciclista imprudente….peccato che il Curato si sia dimenticato di dire ”automobilista che accelera apposta” per tirare sotto l’imprudente, sennò il confronto non regge.

  • boh ha detto:

    mi spiace ,molto poco convincente e molto poco educativo .

  • Hierro1973 ha detto:

    Analisi esemplare! Complimenti!