DISPACCI DALLA CINA. DEMOCRAZIA SÌ, MA QUALE? IL RISCHIO HUAWEI…
18 Febbraio 2019
Marco Tosatti
Cari amici di Stilum Curiae, una pausa orientale nella tempesta su Sodoma, McCarrick e tutto il resto. Il M° Aurelio Porfiri ci ha inviato i suoi dispacci dalla Cina.
Cina e democrazia
Un interessante articolo di Chi Wang sul “South China Morning Post” si chiede se la Cina sia adatta al tipo di democrazia a cui è abituato l’occidente. Non è una domanda peregrina: “Potrebbe la Cina eleggere i suoi leader democraticamente come facciamo noi negli Stati Uniti, dove anche chi si oppone a Trump ammette ampiamente che egli è stato eletto dalla volontà popolare? Mettendo da parte la questione se la Cina abbia persino la capacità istituzionale di sostenere una democrazia, o qualsiasi indicazione di una mentalità riformista democratica, a livello sia di base che di governo, non sembra che la nazione possa sostenere una democrazia. Alla Cina manca la struttura ideologica in base alla quale la democrazia potrebbe svilupparsi spontaneamente o essere incoraggiata. Il confucianesimo è intrinsecamente antidemocratico; incoraggia l’obbedienza, non la libertà o la libertà personale”. Questo è un dibattito che è molto vivo in Cina e che certamente va fatto, senza preoccuparsi poi del giudizio, pure importante, sul tipo di alternativa alla democrazia che ora la Cina utilizza. Il problema è: la Cina è adatta per essere una democrazia di tipo occidentale? Se non lo è, non ci sono alternative al modello autoritario presente?
Ancora su Huawei
Un articolo di Milena Gabanelli e Andrea Marinelli sul “Corriere della Sera” informa sui pericoli connessi alla rete 5G in mano al colosso cinese Huawei: “Quello che è chiaro è che la guerra per la gestione dell’infrastruttura strategica del futuro è partita. Trump sta scatenando una campagna contro Huawei e, mentre negli Stati Uniti da sempre è vietato l’uso della tecnologia cinese per le infrastrutture strategiche, altri Paesi ne stanno mettendo in dubbio la sicurezza: Australia e Nuova Zelanda hanno bloccato l’accesso alla tecnologia 5G cinese; il Regno Unito ha trovato falle nel sistema, ha chiesto garanzie tecniche anti-spionaggio e anti-blocco che però tardano ad arrivare e ormai sono ai ferri corti; il Giappone ha sospeso ogni acquisto da Huawei per le sue aziende pubbliche; la Germania ha chiesto all’azienda cinese garanzie per permetterle di partecipare all’asta 5G di marzo, mentre Angela Merkel ha espresso il timore che la società possa passare dati sensibili al governo cinese. Nel frattempo, a novembre l’Unione europea ha votato una legge che prevede uno screening degli investimenti diretti stranieri che possano mettere in pericolo la sicurezza, e il 7 gennaio l’università inglese di Oxford ha sospeso l’accettazione di fondi per la ricerca e donazioni filantropiche dal gruppo cinese”. Eppure, malgrado questa diffidenza, l’Italia ha consegnato a questa tecnologia alcune delle sue istituzioni strategiche: “L’Italia, nonostante gli avvertimenti ricevuti dal Copasir negli ultimi dieci anni, ha invece messo le sue reti in mano all’azienda cinese, che offriva prodotti a costi estremamente bassi. «Già nel 2009 le agenzie di cybersicurezza mondiali avevano bandito Huawei dagli appalti per le infrastrutture critiche, mentre in Italia stava stringendo accordi con Telecom per sostituire Cisco», spiega al Corriere della Sera Giuseppe Esposito, ex vicepresidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. «Mentre il prodotto di Cisco si sapeva com’era fatto, con la quantità di produzione messa in piedi da Hauwei nessuno ha mai potuto controllare l’effettiva sicurezza». Persino la Panic Room di Palazzo Chigi, la stanza di massima sicurezza della presidenza del Consiglio, «passa attraverso due grandi nodi: il primo con i router di Tim, e quindi è fatto da Huawei», afferma Esposito. «Se ci fosse un microchip, loro potrebbero ascoltare o addirittura vedere in video il presidente del Consiglio: è possibile, ma non è mai stato provato»”. Malgrado le assicurazioni del capo della Huawei, non sono pochi a sollevare dubbi sulla effettiva sicurezza di questa rete.
Rivoluzione culturale
Il regista cinese Zhang Yimou è uno dei grandi maestri della cinematografia mondiale. Un suo film sulla rivoluzione culturale, come ci informa un articolo di Wang Zhicheng su “AsiaNews” è stato ritirato dal Festival di Berlino: “Il nuovo film del regista Zhang Yimou, ambientato nel periodo della Rivoluzione culturale (1966-1976), è stato ritirato dal Festival di Berlino. I produttori del film hanno annunciato due giorni fa che la pellicola non sarebbe stata proiettata durante il Festival che comincia domani. I motivi ufficiali sembrano essere “ragioni tecniche incontrate dopo la produzione”, ma milioni di cinesi sospettano che dietro il ritiro vi sia il veto della censura del governo. Il periodo della Rivoluzione Culturale è stato un decennio di applicazione dell’ideologia comunista più radicale, sfociata in una guerra civile fra le Guardie rosse – giovani manipolati da Mao Zedong e la “banda dei Quattro” – e l’esercito, terminata solo con la morte del “Grande Timoniere”. Oltre a persecuzioni delle persone religiose e dei critici di Mao, durante quel periodo gli universitari, professori e intellettuali sono stati trasferiti a forza nelle campagne a “imparare dal proletariato contadino” e molti anche ai lavori forzati”. Ci sono varie opere che parlano di questo decennio con cui la Cina odierna non riesce ancora a fare i conti.
Da lontano
Ho detto più volte, sulla scorta di alcune osservazioni fatte da alcuni studiosi, che forse la Cina si osserva meglio da lontano. In effetti il mondo cinese è così centrato su se stesso che dall’interno si fa fatica a capire l’insieme. Una fatica comprensibile vista l’enormità di ciò che si osserva e la difficoltà dell’osservazione.
Oggi è il 169° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.
Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?
È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?
Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.
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Tag: cina, huawei, maozedong, rivoluzione culturale
Categoria: Dispacci dalla Cina
Bisognava chiederlo agli studenti di Piazza Tienanmen quanto avrebbero desiderato la democrazia nel proprio paese, a Liu Xiaabo, premio Nobel per la Pace, rimasto in carcere fino alla morte per la difesa dei diritti umani, ai monaci buddisti che si dettero a fuoco per protesta contro quella dittatura militare che li cacciava dai templi, senza dimenticare i cinesi in Cristo, che professano la loro fede nel nascondimento della Chiesa Sotterranea contro il fasullo accordo di quella la Falsa Chiesa di cui farebbero parte i patrioti, venduti al potere sotto il falso nome di cristiani.
Una Cina controversa, in corsa verso svolte tecnologiche ed economiche, ma più corre e più perde pezzi umani perché nel suo complesso sistema l’uomo può tramutarsi in un povero ingranaggio a servizio della grande catena industriale, marciare per gli armamenti come per i più avanzati sistemi di informatica digitale, ma guai a quelli che pensano! Diventano all’istante una minaccia sovversiva da abbattere ….
L’ambigua politica stabilita con l’occidente ha finito solo col fortificare un potere oscuro che continuera’ come sempre ad imporsi con minacce e violenze, diversamente forse avrebbe potuto osare un dialogo costruttivo con gli interlocutori giusti, operando su altre intese ….
Ci sono ovvie ragioni per contrastarla, ma il suo isolamento incute altrettante paure, perché lascia prospettare con le alleanze più feroci tristi scenari di guerra.
Anche Mao sosteneva che Kung Fu era antidemocratico , che aveva il ” pallino ” del rispetto per i genitori , per la liturgia delle cerimonie sacre , che aveva la mania di voler convertire i signori al buon governo invece di darsi da fare per abbatterli .
In merito al paragrafo su “Ancora su Huawei”, interessante il commento all’articolo sulla clamorosa conferma di Martel alla denuncia di mons. Viganò che copio e incollo:
tito
17 Febbraio 2019 @ 6:19 pm
Tosatti, non dimentichi i dossier ! Qualche giorno fa un suo lettore è intervenuto spigenado che la Cia è anadata a studiare in Vaticano come si fabbricano dossier falsi per ricattare o danneggiare le persone…. La moglie di un ex gendarme del Vaticano ha raccontato a mia moglie alcuni fatti che confermano qual che ho detto: Per esempio l’uso delle “cimici” negli uffici e nelle auto e il pedinamento fuori dalle mura sono mezzi usuali. E possono esser usati come si vuole.
La sala stampa vaticana ha scritto che spretano mccarrick per “sollecitazione in Confessione e violazioni del Sesto Comandamento del Decalogo con minori e adulti”, http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/02/16/0133/00272.html
il 14 settembre 2018 Andrea Tornielli scriveva “No, McCarrick did not have homosexual relations.”
https://www.lastampa.it/2018/09/14/vaticaninsider/mccarrick-case-abuse-and-clericalism-doubts-on-his-appointment-u1ESkTTuDckA5ldvKTiXeN/pagina.html
Interessantissimo, come sempre. Grazie, maestro Porfiri.
Faccio una annotazione che credo importante: può darsi che la Cina non sia ancora pronta per la democrazia, ma quando il troppo è troppo, la Provvidenza dispone che un regime crolli, anche se i tempi non sembravano ancora maturi… d’altronde, razionalmente, non lo sarebbero stati mai… ;-)))… certo, non si sa quali saranno le conseguenze, spero il passaggio avvenga senza traumi… non è dato sapere.
Ma il problema grosso, collegato a quanto sopra, è un altro, e cioè che anche nel nostro Occidente “libero e democratico”, i regimi di democrazia solo rappresentativa, senza sussidiarietà, senza Dottrina sociale e senza autentica partecipazione popolare alla gestione della cosa pubblica, sono GIA’ diventati da un pezzo delle oligarchie stato-totalitarie hegeliane, vedi, esempio, qui
https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2018/12/10/lettera-aperta-a-matteo-salvini-su-tav-progresso-sviluppo-droga-e-aborti/
L’alternativa esiste, e, pur rozzamente detto, consiste nella “Società partecipativa” secondo Dottrina sociale, vedi qui:
https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/pier-luigi-zampetti/
e qui
http://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2015/09/LA-SOCIETA-PARTECIPATIVA-P-L-Zampetti.pdf
…ma ne siamo ancora lontanissimi.
La domanda è: quando, credo fra non molto, in Cina il regime crollerà, cosa prenderà il suo posto?… Faccio voti per la “Società partecipativa”, ovviamente, anche se credo che, fisiologicamente, anche alla Cina
toccherà passare PRIMA per le finte democrazie, come le nostre, o per un altro regime autoritario.
Preghiamo la Madonna di Cina, Maria di Sheshan https://www.annalisacolzi.it/maria-di-sheshan-la-madonna-dei-cinesi/, perché le sofferenze di quel grande popolo siano alleviate.
Dice il maestro Porfiri : “il Confucianesimo è intrinsecamente antidemocratico”.
Bene : tempo fa avevo letto che il governo cinese propagandava il confucianesimo nelle nostre università, semplicemente mediante corsi di lingue e di civiltà cinese. Finanziamenti cospicui, e pertanto molto ben visti dai nostri Rettori e dai senati accademici. Ho dato un’occhiata poco fa e ho visto che , a partire dall’Orientale di Napoli, passando per Ca’ Foscari, senza tralasciare la Sapienza di Roma, l’Università statale di Milano, e anche la Cattolica di Milano, l’Alma mater di Bologna, l’Università di Torino, Sant’Anna di Pisa ed anche l’Università di Genova nonchè l’Università di Enna, di cui ignoravo l’esistenza, tutte queste università ospitano, felici, Istituti Confucio.
Mi sembrava di aver letto che, all’estero, questi cospicui finanziamenti fossero stati rifiutati dalle autorità accademiche, perchè sintomo di una colonizzazione ideologica.
Ma se, come dice il Maestro Porfiri, il confucianesimo è essenzialmente antidemocratico, quale sarà, a lungo termine, il risultato del confucianesimo sulle menti dei nostri giovani ?
Excuse me for replying in English. Maestro Porfiri is not himself saying that ‘Confucianism is essentially anti-democratic’, but is just quoting the SCMP article!
According to the distinguished Chinese historian Yu Ying-shih (his writings are said to be banned in mainland China), Confucianism is compatible with western concepts of human rights, democracy, and freedom. He argues that it was Confucianists who introduced Western values to China’s political scene.
https://chinachange.org/2015/07/01/the-chinese-communists-are-not-confucianists/