DISPACCI DALLA CINA. OMBRE SULLA LIBERTÀ DI STAMPA A HONG KONG. GOVERNATA DA UNA CATTOLICA…
13 Agosto 2018
Marco Tosatti
Ancora notizie dalla Cina del M° Aurelio Porfiri. E veramente il panorama che emerge da questa cernita è molto interessante, e, come al solito preoccupante. Ma non dobbiamo dimenticarci che stiamo trattando di un Paese gerarchico per sua storia millenaria, e guidato da una dittatura di impronta comunista. Quindi, che che possiamo aspettarci? Buona lettura.
Una risposta interessante (e vagamente inquietante)
La governatrice di Hong Kong, città a cui la Cina ha concesso delle garanzie tramite una legge chiamata “Basic Law” che sarà in vigore fino al 2047 (garanzie che comprendono anche la libertà di stampa), intervenendo ad una conferenza stampa e rispondendo ad una domanda di un giornalista, ha detto che la legalità del riportare notizie su quei gruppi che vengono considerati come separatisti o indipendentisti (cioè che richiedono una separazione o indipendenza o maggiore autonomia dalla Cina) “dipenderà dalla situazione e dalla legge”. Carrie Lam quindi starebbe implicando che i media di Hong Kong che nel rispetto della libertà di informazione dovessero coprire anche quelle notizie che riguardano gruppi politici fortemente critici verso Pechino, potrebbero andare incontro a serie conseguenze.
In un video che si può vedere nel canale di Hong Kong Free Press, la cattolica Carrie Lam ha detto che nessuno può garantire cosa succederebbe se tali attività venissero in essere, se queste attività giornalistiche non sarebbero considerate contro la legge perché (parole sue) “la legge sta evolvendo”.
Carrie Lam in precedenza aveva affermato che la sua decisione di concorrere per il posto di governatore era una risposta ad una chiamata da parte di Dio.
Il prete della montagna
AsiaNews riporta un interessante articolo (6 agosto) di ‘Shan Ren Shen Fu’ (“Il il prete della montagna”), un sacerdote blogger da cui riprendiamo alcuni paragrafi: “Come dice il proverbio: “Per fare qualcosa devi pubblicizzarla!”. Proprio come nel commercio: chi non può appendere un cartello di fronte al suo negozio? Come segno, sul tetto dell’edificio il sacerdote ha messo la croce e la scritta “Chiesa cattolica”. Tuttavia, il vescovo aveva appena partecipato all’incontro organizzato dal governo locale, e il confratello ha ricevuto una telefonata che gli ha richiesto di rimuovere il segno che rappresenta la fede. (…)
“La libertà di [professare la] fede religiosa è un diritto che la Costituzione dà ad ogni persona. Quando un bambino non ha l’autorità per una scelta autonoma, i suoi genitori naturali o tutori legali hanno il diritto di lasciare che i loro figli ricevano la religione dei loro antenati. Se non esiste questa realtà si viola chiaramente la legge dello Stato. Per cui nessuna organizzazione ha alcun potere di impedire o limitare la libera ricerca e la scelta di una persona nel perseguire la fede religiosa. (…)
“Il piccolo luogo di preghiera del confratello ha reso felici molti fedeli locali. Ma ora questo luogo senza il simbolo della croce e senza poter organizzare corsi di catechesi, oltre all’imposizione di un vaccino adulterato, subisce un danno sempre più grave. Il dolore del sacerdote per la rimozione della croce non è paragonabile alla preoccupazione dei genitori per il vaccino dei loro figli, e alla paura di un’eventuale morte o invalidità (naturalmente, con questo non si negato il dolore della Chiesa per l’oppressione subita). Pieno di confusione e di rammarico, mi chiedo: in Cina, chi alla fine può ‘con mano violenta cogliere fiori (ossia: raggiungere buoni risultati con mezzi violenti)?…”
Una domanda a cui non siamo in grado di dare una risposta.
Quando il nemico è Winnie the Pooh
Desta curiosità una notizia riportata da La Repubblica in un articolo del 6 agosto di Filippo Santelli. Secondo questo articolo il film Cristopher Robin (in cui appare l’innocuo orsetto) è stato censurato in tutti i cinema cinesi in quanto in passato lo stesso personaggio era stato usato per deridere il presidente Xi: “Eppure i creativi della Disney dovevano saperlo. Quello che tutto il mondo considera un tenero e adorabile orsetto, Winnie The Pooh, in Cina è da tempo schedato come un pericoloso sovversivo. Bandito dalla Rete, da quando è diventato l’alter ego fantastico di Xi Jinping, complice una vecchia foto in cui il presidente-segretario trotterella con goffaggine un po’ ursina a fianco di Obama. E ora bandito anche dagli schermi cinematografici. Christopher Robin, l’ultima pellicola della casa americana che ha Winnie come protagonista (al fianco di Ewan McGregor, miracoli della computer-grafica), si è vista negare dalle autorità cinesi l’autorizzazione a essere proiettata nelle sale del Dragone. Il motivo, a sentire fonti interne citate da The Hollywood Reporter, sarebbe proprio la volontà di evitare che immagini e parole diventino materiali per i critici del regime, che usano l’orsetto come un simbolo di resistenza”. Naturalmente si spera vivamente che queste siano solo ricostruzioni fantasiose…
Inni cristiani
Mi fa pensare quella notizia data da Bitter Winter il 7 agosto con un articolo chiamato “Arrested for printing Christian Hymns”. Si parla di un uomo nella provincia dello Shanxi che sarebbe sotto detenzione e sorveglianza da vari anni per aver finanziato, fra le altre cose, la stampa di innari per una Chiesa domestica.
Mi fa pensare ai primi cristiani, al modo in cui ritenevano necessario che la musica facesse parte delle loro liturgie, anche se in forma adeguata alla loro situazione di persecuzione.
Ma mi fa pensare anche alla situazione della musica liturgica nel mondo cinese, non solo nella Cina continentale ma in tutti gli altri territori che rientrano nel mondo cinese, Taiwan, Singapore e naturalmente Hong Kong e Macao (le ultime due ne fanno parte de facto). La situazione della musica liturgica è travagliata in quanto, pur se in alcune aree si fa molto, manca però una produzione qualitativamente di livello alto. La diffidenza poi per quanto viene da fuori e per chi viene da fuori non aiuta certo a cambiare la situazione, ma questo è un problema generale che non riguarda solo la musica liturgica, quella “schizofrenia” per cui si diffida degli stranieri ma si corre appresso a tutto ciò che è straniero. Uno paradossi più grandi del mondo cinese, di difficilissima soluzione.
Cina e media, la fatica di discernere e capire
Quando si ha a che fare con la Cina e con le notizie che i media ci rimandano, ci troviamo sempre a dover selezionare quelle informazioni che ci sembrano più affidabili. Faccio un esempio: quando a Hong Kong mi danno il giornale Epoch Times io so già che questo giornale è pesantemente anti Pechino in quanto pubblicato dal movimento Falun Gong, un movimento considerato fuori legge in Cina e per questo fortemente perseguitato. Non che le notizie siano tutte false, ma essi hanno certamente interesse a mettere in cattivissima luce il governo cinese.
Poi però, notizie sulle persecuzioni religiose nel paese non appaiono solo su quel giornale, ma in giornali e blogs di tutto il mondo. Io fatico a stare dietro a tutte le notizie e devo fortemente selezionare quelle che mi sembrano più affidabili e interessanti. C’è poi la situazione che le persone dietro queste notizie a volte sono da me conosciute personalmente e non hanno nessun interesse personale a mettere in cattiva luce la Cina.
Spesso il governo dice che noi (non cinesi) non dobbiamo mischiarci nei loro affari interni, ma non possiamo evitare di farlo visto che loro vengono nei nostri paesi a investire nelle nostre industrie. Abbiamo il diritto di sapere con chi abbiamo a che fare? E la religione è in occidente un elemento culturale fondamentale.
Il rapporto fra Cina, media e occidente si pone come snodo cruciale per la comprensione delle dinamiche, non sempre evidenti, che muovono i destini in quel grande paese.
Nostre informazioni
Secondo un documento riservato, le autorità della provincia dell’Henan avrebbero ordinato la soppressione del movimento chiamato Chiesa di Dio Onnipotente (3 agosto, Bitter Winter).
Catholic News Agency, ripreso da Crux (e riprendendo da AsiaNews), pubblica un articolo sulla demolizione di una chiesa cattolica nella provincia dello Jinan (5 agosto, Cruxnow).
Un articolo dell’inviato del Corriere della Sera Guido Santevecchi ripreso da Dagospia informa che ci sarebbe qualche lotta tra fazioni all’interno del sistema di potere cinese, che vedrebbe non favorevolmente alcune iniziative del presidente Xi e quello che viene percepito come un culto della personalità (5 agosto, Dagospia).
A una donna cinese di origine musulmana, fuggita illegalmente in Kazakistan dallo Xinjiang dove era stata tenuta nei campi di rieducazione per musulmani, è stato concesso rimanere nel Kazakistan perché avrebbe potuto affrontare conseguenze molto dure nel suo ritorno al paese d’origine (6 agosto, Bitter Winter).
Il Washington Post riporta che il professor Sun Wenguang di 84 anni, attivista cinese, è stato arrestato insieme alla moglie da 5/8 persone nel mentre stava conducendo una intervista telefonica. Parte del dialogo con coloro che lo hanno detenuto è stato conservato prima che la telefonata è stata interrotta (6 agosto, ChinaAid).
Nella provincia di Gansu due preti appartenenti alla Chiesa non ufficiale sono stati rimossi per aver promosso campi scuola nella loro parrocchia, come ci informa un articolo dal nome “Underground priests removed in China for holding summer youth camp” (9 agosto, Cruxnow).
Cina da leggere
Ugo Frasca (2018). Le tormentate vicissitudini vaticane in Jugoslavia, URSS e Cina viste dall’Italia (1947-1954). Canterano (RM): Aracne editore.
L’autore, giornalista ed accademico, ci presenta uno studio non corposo ma denso e circostanziato su quello che è stato, in definitiva, il rapporto travagliato fra la diplomazia vaticana e i regimi comunisti attraverso gli occhi della diplomazia italiana, un rapporto che come sappiamo bene, si presenta travagliato anche nelle presenti circostanze: “il presente studio è un ulteriore tentativo volto a porre l’accento sull’immane sofferenza patita dal mondo cattolico nei regimi comunisti anche per la resistenza opposta dai Pontefici, a differenza di altre Chiese, al materialismo senza alcuna possibilità di compromesso”.
Nel libro sono raccontate le vicende che fanno riferimento ai rapporti con la Yugoslavia del maresciallo Tito: “L’atteggiamento di Tito fu durissimo con l’arresto di monsignor Alojzije Stepinac, il 7 settembre 1946, e la condanna a sedici anni di carcere dopo cinque di «domicilio coatto». La nomina cardinalizia nel 1953 avrebbe comportato pertanto la rottura delle relazioni diplomatiche su iniziativa di Belgrado un mese prima, il 17 dicembre 1952, ma l’opera di scristianizzazione comunista acquisiva connotati incredibili anche altrove”.
Poi, nel testo, vengono anche raccontate alcune vicende che riguardano i difficili rapporti con l’Unione Sovietica di Stalin e infine la Cina. La Cina che delle tre aree geografiche prese in esame presenta ancora una situazione irrisolta. L’autore riporta il messaggio della Associazione dei Cinesi Credenti, a cui fanno capo alcune confessioni religiose. In una parte di esso si legge: “L’obiettivo finale del comunismo è la distruzione di tutti i popoli che amano la libertà e il metodo democratico di vita e che credono nella religione. Il comunismo e la religione sono incompatibili e irreconciliabili, e come tali non possono coesistere. Se il comunismo prevalesse, sarebbe la fine della religione e la fine del mondo. È perciò necessario che gli aderenti di tutte le fedi religiose sorgano e si uniscano, e che ciascuno secondo la sua credenza faccia tutto il possibile per alimentare la forza morale del mondo allo scopo di resistere alla ulteriore avanzata dell’imperialismo comunista. È questa una responsabilità imposta dal Cielo ai credenti di tutte le fedi religiose. Mancare a questo dovere significa tradire la causa della religione e provocare la rovina del genere umano” (17 febbraio 1951).
Vengono poi messi in luce i tentativi del partito di dare vita ad una Chiesa autonoma, tentativi che si concretizzeranno nel 1957 con la creazione dell’Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi, ancora operante.
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Tag: asianews, carrie lam, cina, hong kong
Categoria: Dispacci dalla Cina
-Non fare il bene e’ male-
Così ha detto Papa Francesco ai giovani nell’incontro di domenica scorsa. È vero, ma fare il male è peggio.
Forse non è per caso che il Padre Nostro termini con la supplica :- LIBERACI DAL MALE- e io aggiungo : e da chi si ostina a farlo facendolo passare per bene.
i commenti di porfiri e del cardinal zen sono belli ma inutili
papa ciccio ha deciso di fare l’accordo con la cina per passare alla storia
parolin gli sta dietro perché spera di raccogliere abbastanza punti da diventare il prossimo papa
il cardinal zen e la chiesa clandestina o stanno zitti o li fanno stare zitti loro
Ma questi articoli glieli mandate a quel prelato gaudente della cina meravigliosa? Magari ci si va stabilire definitivamente…
“…Prima che la telefonata FOSSE interrotta”. Forse in cinese il congiuntivo non esiste ma in italiano sì (anche se forse la traduzione errata è stata fatta dall’inglese).
Che la situazione della musica liturgica in Cina sia piu tragica rispetto a quello della musica postconciliare mi sembra impossibile. Forse l’isolamento è una fortuna
Va detto che queste corrispondenze dalla Cina di Aurelio Porfiri sono davvero lodevoli. Grazie anche a Tosatti che le pubblica e che, imparzialmente, pubblica tutte le interminabili polemiche tra i suoi lettori, me compreso.
La Cina è vicina…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/