GENOCIDIO ARMENO. CENTOTRE ANNI. TROPPI PER UN RICONOSCIMENTO.
24 Aprile 2018
Marco Tosatti
Il 24 aprile del 1915, centotre anni fa, a Costantinopoli aveva inizio il genocidio degli Armeni, il primo del secolo dei genocidi. Centinaia di armeni che risiedevano nella capitale dell’Impero furono arrestati e uccisi. Quella che era la più popolosa attiva e creativa minoranza cristiana del Medio Oriente fu cancellata in maniera deliberata. Da un milione duecentomila a un milione e mezzo di persone scomparvero nei deserti al termine di marce forzate estenuanti, o furono massacrate sui luoghi dove gli armeni avevano vissuto per secoli in pace.
Fu un genocidio. Quel termine fu coniato da Raphael Lemkin, giurista polacco di origine ebraica, studioso ed esperto del genocidio armeno, nel 1944, nel suo libro Axis Rule In Occupied Europe. I governi turchi da circa un secolo negano che si sia trattato d genocidio, e conducono con le buone e con le cattive, con la persuasione e il ricatto, una campagna negazionista che appare sempre più irreale. Ma in Turchia parlare di genocidio può portare alla galera, e come nel caso di Hrant Dink, alla morte.
A dispetto di questo, e della resistenza di Paesi come Usa e Israele a compiere quel passo, il riconoscimento del genocidio guadagna spazio. Due mesi fa la Camera Bassa olandese lo ha riconosciuto; e Menno Snel, ministro delle Finanze dell’Aja presenzierà a Yerevan alle cerimonie di commemorazione. Sarà la prima volta che questo accade. Ankara ha reagito furiosamente al riconoscimento: i giornali turchi hanno etichettato cinque parlamentari olandesi che hanno origini turche, e che hanno votato a favore, così: “I cinque turchi che hanno tradito la patria”. A Washington centodue parlamentari, fra cui i presidenti della Commissione Affari Esteri e dei Comitati di intelligence hanno esortato il Presidente Trump a rifiutare il bavaglio imposto dai turchi e di ricordare con onestà e precisione il genocidio. “È tempo di mettere fine all’approccio ‘Prima la Turchia’ verso il genocidio armeno”, ha dichiarato Aram Hamparian, direttore esecutivo dell’Armenina National Committee of America. La lettera a Trump afferma che “Il genocidio armeno continua a essere un punto importante per dire che i crimini contro l’umanità non possono restare senza riconoscimento e condanna”.
Ma forse qualche cosa comincia a muoversi anche in Turchia. Su Hurriyet nei giorni scorsi è uscita la recensione a un libro di lettere, l’epistolario fra un emigrato in America e i parenti rimasti a Efkere, un villaggio che non esiste più come tale, nella zona di Cesarea. Le lettere danno un quadro della vita della comunità, spazzata via dal genocidio del 1915 e degli anni seguenti. E in effetti poco prima che l’epistolario si interrompa, bruscamente, proprio nel 195 ci sono alcuni accenni alla tragedia che si stava addensando sulle 500 famiglie armene di Efkere, travolte dall’orrore. Il fatto che il maggior giornale dedichi spazio a questo libro testimonia di una sensibilità nuova. Così come, nel nostro piccolo, è significativo che sia stato pubblicato in turco un libro scritto da Flavia Amabile e chi scrive qualche anno fa: La vera storia del Mussa Dagh. Il libro racconta, basandosi su documenti originali, la eroica e fortunata resistenza di sette villaggi armeni su un monte prospiciente la baia di Alessandretta, assediati dall’esercito turco. Resistettero con le armi, oltre 45 giorni, e furono infine salvati dalla marina francese. Fu uno scacco storico per l’esercito turco. Che oggi in Turchia sia pubblichi questo libro ha certamente un significato che va ben al di là del valore dell’opera….
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Tag: genocidio armeno, Mussa dagh, trump, turchia
Categoria: Storia
Stia attento, dottor Tosatti, anni fa il giornalista (genovese) Alberto Rosselli, per aver pubblicato un libro sul genocidio armeno che avrebbe dovuto presentare presso l’Istituto italiano di cultura di Ankara, venne bombardato di telefonate minatorie da parte di personaggi con accento esotico…
Caro Iginio, negli anni ’90, quando cominciammo a cercare di portare alla luce il tema genocidio armeno, scrivendo un libro, i Baroni di Aleppo, e pubblicando articoli e conferenze, l’ambasciata di Turchia in Italia si mobilitò per benino…ma con l’aiuto di Dio andiamo avanti.
la vera storia del mussa dag sembra sia ancora reperibile alla biblioteca civica berio. Genova, ovviamente.
una domanda dottor tosatti : è stato per caso allievo del compianto prof. Durand al liceo D’oria?
…ne leggevo stamani il resoconto breve sul sito “santi e beati”, qui
http://www.santiebeati.it/dettaglio/96594
fatto molto bene. Roba da paura… che storia. Non posso fare a meno di pensare, cent’anni dopo, al caso di Alfie, a tutti quelli consimili, alla Siria… Cent’anni dopo, i massoni imperversano ancora, e dominano ancora il mondo.
Ma penso anche al fatto dell’aborto… dal 1978, solo in Italia, più di sei milioni di vittime… son quattro genocidi armeni… eh già, è lunga la strada per Tipperary.
Lasciamo stare il riconoscimento e l’ingresso in ue,che stanno nella fantasia del don.Qualcosa comincia a muoversi?Hurryet è un giornale non islamista,uno dei pochi rimasti.Conta nulla.In una Turchia sempre più diretta verso una società alla cinese,quali spazi si possono aprire?
Mario Bianchi,
non è fantasia mia. E’ il Governo turco che aveva inoltrato la richiesta di ingresso all’UE, la quale – giustamente – rispose che la Turchia non riconosce i diritti umani adeguatamente.
Scusi il lapsus calami, Marco.
Dottor Tosatti,
ogni tanto qualche buona notizia. Riconoscere il genocidio armeno da parte dell’attuale Governo turco è certamente troppo tardi rispetto a chi ne fu responsabile, ma un gesto di civiltà da parte di un governo, tra l’altro indispensabile se interessato ancora di entrare nell’Unione Europea.
Non sapevo del suo libro. Qual è il titolo esatto dell’edizione italiana che lei ha scritto, onde poterlo reperire?
In realtà sono tre. I Baroni di Aleppo, La vera storia del Mussa Dagh, e Gli eroi traditi. Grazie e buona giornata.
Grazie molte.
caro tosatti, scrivi “Che oggi in Turchia sia pubblichi questo libro ha certamente un significato che va ben al di là del valore dell’opera…”, adesso arriva spettro di cuesto o un altro dei nomi con cui si nasconde andrea x dirti ke è di sicuro merito anke questo di un twitt del gelataio.
alfie respira da solo da 9 ore, se resiste qualke altra ora forse riescono a portarlo in italia e a salvarlo, che Dio lo aiuti
Come mai lo chiami “Andrea”, lo conosci?
Ma perché non parliamo di Alfie nel post di Alfie e del genocidio armeno in questo?
Ci sono lavori in corso nel blog? Da ieri risulta scompaginato ed è difficile trovare la strada…
Sì, sanno mettendo a punto la nuova veste grafica…teniamo le dita incrociate!
Io trovo che la nuova veste sia migliore dell’altra, in cui non riuscivo a trovare i messaggi cui rispondere se non facendoli scorrere uno alla volta.
Grazie don Ezio. Da buon genovese devo dire: con quello che mi è costato….
E adesso come li trova scusi?
Prima c’erano gli RSS dei commenti, adesso non li trovo più.
Caro spettro,
io trovo tutti i commenti in un documento ben esteso e dopo ogni commento trovo “Rispondi”, prima non sempre facendo passare i commenti trovavo il “Rispondi”, dovevo tornare nella posta elettronica e cercare da lì.
Questo perchè non si può andare oltre una certa colonna, visto che le risposte vengono indentate. Qua ancora non l’ha visto perchè ci sono ancora pochi commenti, ma il suo problema si ripresenterà (magari attenuato perchè i caratteri sono più piccoli). Io non trovo più gli ultimi commenti e non posso passare da un articolo ad un altro ma devo sempre ritornare alla pagina principale.