ABORTO: IN BRASILE USANO IL PAPA COME TESTIMONIAL. FANNO CREDERE A UN PERDONO A PRIORI…
15 Dicembre 2016
Marco Tosatti
Un’organizzazione abortista brasiliana, l’ANIS – Istituto di Bioetica, collegata alla multinazionale Planned Parenthood statunitense, quella che finanziava Hillary Clinton e sotto accusa per aver venduto parti dei bambini abortiti, ha lanciato sulle reti sociali una singolare campagna promozionale, usando la foto del Pontefice e facendo capire che in realtà dopo le parole del Papa abortire è un gesto di gravità minore.
C’è una bella foto di papa Francesco, come potete vedere, sorridente, accompagnata dalla frase: “Donne che abortiscono: sono migliaia in Brasile. Tutte perdonate da papa Francesco”. Insomma l’atto di misericordia e attenzione del Pontefice durante l’anno giubilare, e prolungato poi indefinitamente, si è trasformato per quell’organizzazione in un implicito invito ad abortire. L’eterogenesi dei fini…
L’immagine, secondo quello che racconta ACI Prensa, circola intensamente sui social, Facebook, Twitter e Whatsapp.
La frase, così come è formulata, induce a credere che ci sia il perdono automatico per chi abortisce, o aiuta ad abortire. E’, al minimo, una interpretazione difettosa del documento “Misericordia et misera” che il Pontefice ha emanato alla fine del giubileo, in cui al punto 12 si estende a tempo indefinito a tutti i sacerdoti la facoltà di perdonare chi si è reso responsabile di aborto. L’unica scusa per gli autori del manifestino sta nel fatto che i mass media il 20 novembre e nei giorni successivi hanno alimentato un equivoco sulla questione. Non a caso in Brasile il banner è accompagnato da un articolo dell’antropologa Débora Diniz intitolato “Papa Francesco e il perdono dell’aborto”. Lo ha pubblicato l’Huffington Post, e si dice fra l’altro che “non c’è più scomunica per la donna che abortisce, c’è perdono, dice papa Francesco”. L’autrice inoltre afferma che a partire da ora, e in obbedienza al Pontefice i cristiani non dovrebbero “minacciare la donna con le pene dell’inferno” o con l’espulsione dalla Chiesa se abortiscono.
L’organizzazione dietro la campagna è l’ANIS – Istituto di Bioetica, che riceve cospicui finaziamenti dalle fondazioni Ford e Mac Arthur, una delle tre rappresentanti di Planned Parenthood in Brasile, molto attiva non solo nella diffusione e promozione dell’aborto ma anche delle battaglie legate al “Gender”.
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Tag: aborto, aci prensa, anis, brasile, misericordia, papa, perdono, promozione aborto
Categoria: Generale
@Longino
“eppure la libertà umana esiste………..
quando lei non pecca o quando pecca c’è o non c’è la libertà?
copio e incollo : S.Agostino « Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi […] ma non fino al punto di togliere la libertà, perché, usando bene o male, siano con somma giustizia giudicati » (De spiritu et littera, 33, 58)”.
Aggiungo che l’Eterno Padre disse a Santa Caterina da Siena che il libero arbitrio che Lui ci ha donato, è talmente forte che nessun demonio – Satana incluso – può spingerci verso il Male… se noi non acconsentiamo, appunto utilizzando il nostro libero arbitrio.
Questo insistere sul fatto che “la Grazia viene prima” (il che è sicuramente vero) è specioso: perché porta a pensare che il libero arbitrio non esista oppure sia coartato (il che cozza direttamente con l’insegnamento di Dio Padre alla Santa, e anche con la frase di Agostino da te citata), in qualche maniera ignota.
Un Dio che salvasse qualcuno, e altri no, non sarebbe forse sommamente ingiusto?
Proprio per questo Egli fa valere il libero arbitrio: potrebbe anche salvarci in altre maniere, però non lo fa: col libero arbitrio siamo noi, e solo noi (appoggiandoci alla Grazia che ci viene liberamente donata, oppure rifiutandola), che decidiamo per il Bene o per il Male; per la salvazione o per la dannazione.
La verità è che molti vogliono la botte piena e la moglie ubriaca: vogliono perseverare in peccato grave… e vogliono anche essere in Grazia di Dio, accedendo ai Sacramenti.
E quanto sono scemi, gli altri cattolici, i quali, spesso con grandi sforzi, si preoccupano di star lontani dai peccati gravi?
E perché c’è stato bisogno di un documento lunghissimo, che dice tutto e il contrario di tutto, se la pastorale precedente (e non parliamo della Dottrina, poi) non è cambiata?
Il bene dei figli… il bene dei figli: e al bene di queste anime, che rischiano la dannazione eterna, non ci pensa nessuno?
Nessuno pensa al dovere di un confessore, di rendere edotte le anime, sul fatto che Dio chiama alla conversione tutti quanti, e specie chi persiste nel peccato?
Ne porta più all’Inferno la Misericordia di Dio (di cui si abusa fin troppo spesso, e sempre più spesso) che la Sua Giustizia…
Dall’utero a Lutero – http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/12/dallutero-a-lutero/
A chi fosse interessato, una bella testimonianza, dell’esperienza di Chiesa in uscita, di chi ha combattuto e combatte ancora in prima linea a difesa della vita e dell’amore, con la A maiuscola e minuscola.
Anche oggi il Papa ha ripetuto ai ragazzi di ascoltare i nonni, per età la testimonianza che consiglio di leggere è quella di una nonna, combattiva, competente, da cui traspare un amor alla Verità più che a se stessi.
Buona lettura a chi vorrà ascoltare questa bella e feconda esperienza di vita.
Buon Santo Natale innanzitutto a lei Tosatti per il suo per me prezioso lavoro e la sua pazienza, poi a tutti i suoi lettori che leggeranno questo commento.
C’è anche da specificare di che tipo di inconsapevolezza si tratta.
Se è colpevole o meno.
Se uno crede che meno conoscenza significa meno responsabilità
commette un peccato ancor più grave dell’adulterio
È ovvio, infatti si parla di ignoranza incolpevole.
Il che non significa non conoscere la norma, ma che la propria coscienza formula incolpevolmente in giudizio erroneo su determinati argomenti.
Come si può leggere nel Vademecum in questi casi la Chiesa è chiamata a rispettare la coscienza del fedele.
Per favore leggetelo questo stra benedetto vademecum, promulgato sotto GPII, così magari, forse, capirete che:
1) Al non ha detto nulla di nuovo, ha semplicemente applicato il discernimento anche ai divorziati risposati nello stesso modo in cui prima si applicava ad altri peccatori in materia grave;
2) e forse capirete meglio alcune delle argomentazioni che sto portando (inutilmente, devo constatare) in questi giorni a sostegno di Al e della differenza tra stato di peccato oggettivo e peccato mortale soggettivo, e sul perché affermo che dove vi è il primo (lo stato di peccato oggettivo) non è affatto detto che vi sia il secondo.
E chi contesta Al e Papa Francesco, accusandolo di eresia, abbia il coraggio di fare lo stesso con San Giovanni Paolo II, quindi.
#1) Al non ha detto nulla di nuovo, ha semplicemente applicato il discernimento anche ai divorziati risposati nello stesso modo in cui prima si applicava ad altri peccatori in materia grave#
Ma allora se non dice nulla di nuovo a che serve AL? Non serviva…. Bastava rimanere a quanto affermato da GPII! Non credo affatto che divulgare a tutti questioni per le quali occorre leggere e capire manuali alti 10 dita,come dice lei, sia un bene. Assistiamo a un mondo laicista che applaude alle presunte aperture di questo papa e a un popolo di fedeli disorientati e confusi: non credo che consista in questo confermare i fratelli nella fede!
Più si insiste ad appiattire AL sulle posizioni di GPII negando le innovazioni, meno si capisce perché è stata pubblicata.
A me pare che la novità stia in quello che AL sottointende, fa capire, suggerisce e si vede in tutta la discussione che ha generato, nelle posizioni ultra progressiste che aspettavano questo autorevole rilancio per emergere e venir tollerate, perché AL serve a “innescare processi”, non a confermare.
C’è poi la questione delle azioni intrinsecamente malvagie anch’essa intaccata da questa logica sottesa da AL su cui altri commentatori si sono espressi molto meglio di me http://www.marcotosatti.com/2016/12/15/aborto-in-brasile-usano-il-papa-come-testimonial-fanno-credere-a-un-perdono-a-priori/#comment-2040
Ma infatti Al cambia la pastorale, ammettendo che i divorziati risposati che, a causa di attenuanti, non siano in colpa mortale, possano fare la Comunione nonostante siano in stato di peccato grave oggettivo quanto alla materia.
La novità di Amoris Laetitia è questa.
E la logica delle azioni intrinsecamente malvagie non viene intaccata da ciò, poichè affermando che i divorziati risposati siano in stato di peccato grave oggettivo il Papa CONFERMA l’illiceità intrinseca delle nuove nozze e degli atti sessuali al loro interno.
Semplicemente ricorda la dottrina della Chiesa, secondo la quale possono esserci attenuanti che riducono la colpevolezza, evitando che chi commette un peccato in materia grave perda a Grazia.
Il suo ragionamento dimostra che non ha capito nulla di quanto ho scritto, perché questa è dottrina della Chiesa applicata a tutti gli altri peccatori e fattispecie di peccato.
Vuole un esempio? Oltre al già citato esempio della contraccezione trattata nel vademecum del 97 (questione alla quale, GUARDACASO, nessuno ha risposto), la Chiesa riconosce accetta l’intercomunione, ad esempio, per i membri della Chiesa Ortodossa (che sono in stato di oggettivo peccato grave contro il primo comandamento, colpevoli di scisma, materialmente scismatici e quindi peccatori oggettivi contro il primo comandamento, che lo proibisce).
Il primo comandamento afferma che
“L’incredulità è la noncuranza della verità rivelata o il rifiuto volontario di dare ad essa il proprio assenso. « Viene detta eresia l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti ».30”
Ora, gli ortodossi rifiutano di sottomettersi al Sommo Pontefice e quindi sono materialmente colpevoli di scisma. Eppure la Chiesa Cattolica accetta l’intercomunione con gli ortodossi perchè, oltre ad avere i Sacramenti validi (sebbene illeciti), e la nostra stessa Fede nell’Eucaristia, presume che siano in buona Fede e quindi in stato di Grazia.
Ovvero la Chiesa Cattolica presume che dei peccatori oggettivi, dei cristiani materialmente scismatici (e lo scisma è un peccato peggiore dell’adulterio, non a caso appartiene al primo comandamento, il più importante), possano essere in stato di Grazia.
La stessa cosa che fa nei confronti dei divorziati risposati.
Perciò o si chiarisce che i peccati contro il sesto comandamento sono peccati speciali, talmente gravi che non possono darsi circostanze attenuanti o coscienza incolpevolmente erronea che preservi dalla colpa mortale pur permanendo la materia grave del peccato, oppure Amoris Laetitia non afferma nulla di formalmente eretico.
Marco è impermeabile ad ogni spiegazione. Per esempio che, se uno ha peccato senza piena consapevolezza contro l’indissolubilità del matrimonio, questo non invalida il matrimonio – o, se lo fa, il problema è un altro: annullare il matrimonio.
Se il matrimonio è valido, ma la piena consapevolezza mancasse, il dovere del confessore è spiegargli in cosa consiste il peccato e, successivamente, chiamarlo a pentirsi e seguire la volontà di Dio – con tutta la pazienza pastorale che questo comporta. Semplice, ovvio.
Se tu hai rubato, ma non avevi piena consapevolezza di dover restituire il maltolto, le cose non si aggiustano con la confessione: il sacerdote ti ricorda che devi riparare, per quanto possibile.
Esatto, per quanto possibile.
E ci sono situazioni dove riparare il primo matrimonio non è più possibile, e imporre la castità assoluta la risposato porterebbe alla dissoluzione della nuova unione con tanti saluti all’educazione dei figli nati da essa.
Ribadisco, le norme non cambiano, ciò che cambia è il modo di applicarle alle persone.
Non tutti i casi sono uguali e non tutte le vite sono uguali, ed è questo che voi vi ostinate a non capire, affermando che la legge andrebbe applicata a tutti allo stesso modo.
E riguardo all’annullamento penso saprà che fino a poco tempo fa c’era la possibilità di farlo solo per i ricchi.
Quindi se il tuo matrimonio era nullo ma non potevi dimostrarlo ce l’avevi in quel posto a vita. E quante persone c’erano che non potevano dimostrarlo, semplicemente perché non avevano i soldi per andare incontro al processo di annullamento.
Sui matrimoni validi ribadisco quanto ho scritto: nessuno ha messo in dubbio che chi, a fronte di un primo matrimonio valido, contrae una nuova unione, viva in una situazione di peccato oggettivo, ma quello che si mette in dubbio è che tale situazione faccia discendere automaticamente la perdita della Grazia.
La Chiesa ammette, e non da oggi, la possibilità di una coscienza incolpevolmente erronea (che ciòe formula un giudizio morale opposto al Magistero su alcune questioni, ma incolpevolmente) o di circostanze attenuanti che rendono chi compie atti in materia grave non imputabile di peccato mortale.
Vedere qui http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1344740
gli argomenti, nel Vademecum di GPII sugli sposi che fanno uso di contraccezione, sono gli stessi usati in Al, a riprova che determinati insegnamenti non sono una novità di Bergoglio.
In ogni caso sull’ aborto il Papa è stato chiaro, ma sa bene che i media spesso lo tirano per la giacchetta, dovrebbe cercare il più possibile di non farsi strumentalizzare.
Ma se riescono a fargli dire che “ha aperto all’aborto” quando egli stesso ha ribadito che l’aborto è un gravissimo peccato è che distrugge una vita innocente, di fronte ad una tale malafede cosa dovrebbe fare il Papa, vietare la libertà di stampa?
Non siamo più ai tempi del Papa Re, e sinceramente parole meno “strumentalizzabili” di quelle dette dal Papa era impossibile dirne.
Voglio dire, cosa c’è di meno strumentalizzabile del dire “desidero ribadire con tutte le forze che l’aborto è un gravissimo peccato e che distrugge una vita innocente”?
Chi vuole strumentalizzare trova sempre il modo di farlo, esattamente come hanno fatto quei Vescovi in Canada sull’eutanasia, dopo che il Papa l’ha condannata più volte.
Dovrebbe tener cinto di chi ascolterà i suoi messaggi ed esercitare più la prudenza, sopratutto ad alta quota. Infatti quando si esprime a braccio sembra un’altra persona rispetto a quella che legge i discorsi ufficiali con voce spenta….
Cosa dovrebbe fare? Semplicissimo: quando viene strumentalizzato il suo pensiero, faccia intervenire la sala stampa vaticana così sollecita in altre occasioni. O, ancor meglio, chiarisca lui come stanno le cose.
Difficile? Non mi sembra che, su altre questioni, si riscontrino difficoltà a ripetere il messaggio, vero?
Inoltre se si ha ben chiaro cosa vuol dire primato della Grazia Sacramentale rispetto alla prassi e il Matrimonio è Sacramento a tutti gli effetti e se si ascolta il ” nonno”che vive in Vaticano, che in uno dei suoi ultimi incontri con Papa Francesco ha detto, ( riferito dallo stesso PapaFrancesco) che bisogna stare in guardia dai peccati contro Dio Creatore, si eviterebbe quel discernimento, che accompagna all’ eutanasia, come da nota pastorale di 10 Vescovi Canadesi, che hanno redatto tale documento dicendo di ispirarsi ad A.L. ( fonte art. su la nuova bussola quotidiana)
Di certo non possono basarsi sul pensiero del Papa e di Amoris Laetitia quei Vescovi che fanno un “accompagnamento all’eutanasia” (!?) http://www.lalucedimaria.it/papa-francesco-leutanasia/ pertanto stanno facendo una diabolica distorsione, non dissimile da quella di questa organizzazione abortista brasiliana e che Tosatti ha subito provveduto a diffondere.
Per il resto, sulla presunta antinomia tra grazia sacramentale e prassi, dove a suo dire bisognerebbe sacrificare l’una all’altra o viceversa (fondamentalmente la distruzione della carità in nome della verità o, all’errore opposto, la distruzione della Verità in nome della carità), ho scritto qui http://www.marcotosatti.com/2016/12/15/aborto-in-brasile-usano-il-papa-come-testimonial-fanno-credere-a-un-perdono-a-priori/#comment-1925
Voglio aggiungere un’altra cosa: si è detto in questi interventi che ci sono vari matrimoni “partiti male” non validi fin da principio, perché non chiedere la nullità?
Se non è stata concessa significa che il matrimonio è valido per cui………il resto aggiungetelo voi.
………E anche le donne e gli uomini che sciaguratamente si sono fatti bere il cervello da certa propaganda, guardacaso, col tempo manifestano dei grandissimi sensi di colpa, se hanno abortito o sono stati complici dell’aborto, questo perché la loro anima avverte che non si è trattato di raschiare via un “insignificante grumo di cellule”…….. io sostengo che se ho degli ostacoli maggiori oltre alla comune confessione per revocare la scomunica, forse ci penso maggiormente prima di meritarla e se sono un sanitario, forse…. evito di praticare qualche aborto!!!!
“io sostengo che se ho degli ostacoli maggiori oltre alla comune confessione per revocare la scomunica, forse ci penso maggiormente prima di meritarla e se sono un sanitario, forse…. evito di praticare qualche aborto!!!!”
Ma quando mai….. Chi abortisce in genere in quei momenti pensa a tutto meno che alla scomunica della Chiesa.
Non sia ingenua, Mary.
Marco, lo so benissimo che non è stata revocata, è stata accorciata la via per eliminarla, va meglio così?
Ora il peccato dell’aborto si può confessare nello stesso modo con cui un bambino confessa di aver detto le bugie alla mamma.
E questo che nel giro di poco tempo diverrà nel collettivo immaginario il peccato dell’aborto!!!!
“Ora il peccato dell’aborto si può confessare nello stesso modo con cui un bambino confessa di aver detto le bugie alla mamma.”
Mi spiace ma questa è un’idiozia. L’aborto è a tutti gli effetti l’assassinio di un innocente, e questo chiunque abbia capito che la vita inizia al concepimento e non si è fatto traviare il cervello dalle falsità demoniache degli abortisti lo sa benissimo.
E anche le donne e gli uomini che sciaguratamente si sono fatti bere il cervello da certa propaganda, guardacaso, col tempo manifestano dei grandissimi sensi di colpa, se hanno abortito o sono stati complici dell’aborto, questo perché la loro anima avverte che non si è trattato di raschiare via un “insignificante grumo di cellule”.
Rischio del peccato di Aronne ben illustrato da mons. Schneider: http://www.corrispondenzaromana.it/la-grandezza-non-negoziabile-del-matrimonio-cristiano/
(P.s. sono un laico ignorante)
Giusto Liso, la scomunica poteva almeno rappresentare la gravità del peccato, invece così….. tra due settimane chi di dovere avrà dimenticato di aver detto che rimane cmq un peccato grave.
Mary, guardi che la scomunica rimane per chi abortisce o si rende complice di aborto, non è stata revocata, semplicemente, il Papa, che all’inizio dell’anno giubilare aveva aveva concesso a tutti i sacerdoti la possibilità di assolvere dal peccato di aborto, con la lettera “Misericordia et misera” estende questa concessione “sine die”.
Perciò non viene rimossa la scomunica, essa viene rimossa solo quando si viene assolti nel Sacramento della Riconciliazione, è in quel momento che viene meno la scomunica laetae sententiae.
Per riassumere, l’obiettivo del Papa non è certamente quello di sminuire la gravità di un gravissimo peccato come l’aborto, ma semmai il cammino di conversione di quanti si sono macchiati di questa gravissima colpa.
Ricordiamoci che “suprema lex salus animarum”, la legge principale della Chiesa è innanzitutto e prima di tutto la salvezza delle anime.
Questo va tenuto sempre a mente.
È un mondo davvero difficile.
Esprimere una opinione e subito venir tacciati di essere antipapisti o reazionari.
Quindi, a proposito di confusione, questa cosa subdola, difficile da scovare, perfida.
Ribadire che un peccato è grave, anzi più grave che mai, per poi affermare che può essere perdonato dal “curato di campagna” e non dal Vescovo o penitenziere, è confusione.
Lo è perché la gente, che capisce immediatamente quel che gli fa comodo, procede subito ad una associazione di idee: meno importante il giudice meno importante la colpa.
Ma tant’è, questo è il papato della misericordia e come scelta è quantomeno coerente.
Se l’albero è buono lo saranno pure i frutti.
Per ora mi limito a personali quano ininfluenti statistiche, confortato ahimè dalle impietose statistiche ufficiali, vedi sito ISTAT sul culto religioso.
Ecco a chi ricorrere alla Divina Misericordia, come fanno i tanti che avendo coscienza della loro libertà esercitata, nel rimanere nel loro stato di peccato in quanto divorziati risposati, non si accostano al Sacramento Eucaristico, partecipano alla S. Messa e umilmente domandano incessantemente il perdono bussando con la loro preghiera alla porta del cuore di Cristo- Misericordia Divina, sicuri di una risposta, non approfittando di sacerdoti che sentendosi più misericordiosi di Nostro Signore Gesù come ha detto oggi il S. Padre non fanno come San Giovanni Battista che diceva sempre la verità è per questo gli hanno tagliato la testa.
Se fosse così semplice come continua a ripetere il dotto sig. Marco, sarebbe stato scritto chiaramente in A.L. che per la S. Chiesa diventa da ora possibile ricevere il Sacramento Eucaristico.
Ma non è scritto, ci sono solo le note citate che danno adito ad interpretazione opposte.
È’ questo che è molto grave aver aperto un processo in modo ambiguo e non si può continuare a far finta di non vedere quello che sta accadendo nella Chiesa tutta.
Io sono un ignorante ma credo che prima di una norma morale l’indissolubilità è all’origine del Sacramento stesso.
Quindi il Sacramento non può essere trattato pastoralmente prima di essere trattato nella Sua Verità oggettiva.
A costo di dire una eresia, ma mi prendo il rischio perché anch’io sono un semplice fante e non ho grandi responsabilità seguendo il criterio dell’ amore pastorale e la cura delle ferite, di fronte al battesimo di un bimbo che ha una famiglia con problemi gravi o è senza famiglia, perché non immergerlo due volte, oppure di fronte ad una anima particolarmente ferita, perché dargli la S. Comunione solo una volta,dovremmo potergli concedere di rimettersi in fila e farlo una seconda o terza volta.
Sarebbe cura pastorale amore ed attenzione alla persona no?
Ovviamente sono paradossi offensivi della Grazia Sacramentale di Cristo, ma seguirebbe per me la logica di dove si potrebbe arrivare privilegiando la pastorale rispetto alla Verità oggettiva dei Sacramenti.
Più passa il tempo più prego la Madonna che sia Papa Franesco a porre fine a questo fumo che annebbia i cuori e le menti e divide la S. Chiesa, se lo facesse colui che sarà il prossimo successore di Pietro, sarà più difficile ricomporre questa profonda fattura nella S. Chiesa.
@Giuseppe Marson
“Ecco a chi ricorrere alla Divina Misericordia, come fanno i tanti che avendo coscienza della loro libertà esercitata, nel rimanere nel loro stato di peccato in quanto divorziati risposati, non si accostano al Sacramento Eucaristico, partecipano alla S. Messa e umilmente domandano incessantemente il perdono bussando con la loro preghiera alla porta del cuore di Cristo- Misericordia Divina, sicuri di una risposta, non approfittando di sacerdoti che sentendosi più misericordiosi di Nostro Signore Gesù come ha detto oggi il S. Padre non fanno come San Giovanni Battista che diceva sempre la verità è per questo gli hanno tagliato la testa.”
È proprio qui il suo errore, Signor Giuseppe. Lei sempre accusare Amoris Laetitia di “occultare la Verità” in qualche modo, ma così non è, perché se si prenderà il tempo e la briga di leggere il documento potrà constatare lei stesso che Al ribadisce con forza l’indissolubilità del matrimonio cattolico quando validamente celebrato.
Semplicemente pone in evidenza un aspetto che, in passato, è stato forse un po’ trascurato, ovvero l’aspetto soggettivo del peccato, che poi è decisivo per stabilire la differenza tra peccato materiale e formale (esattamente come nel delitto di scisma ed eresia di cui si parlava sopra vi è questa differenza, che è dirimente).
Questo è forse cambiare la dottrina? No, anzi, pone in luce un aspetto in passato tenuto forse non in debita considerazione (negli ultimi secoli, perlomeno).
Nessuno è invitato ad “approfittarsi di confessori che si credono più misericordiosi di Gesù”, semmai il Papa ha invitato quelle persone che versano in quello stato ad approcciarsi al sacramento della riconciliazione, nel quale il Sacerdote potrà valutare se vi sono delle attenuanti oppure no, e se è necessario oppure no imporre al penitente di riformare radicalmente la propria vita per essere assolto, in altre parole se vi sia peccato mortale o “solo” veniale; ed è chiaro che il penitente non deve fare un “turismo dell’assoluzione” alla ricerca di confessori di manica larga, ma deve scegliersi un confessore e spiegargli la sua situazione sinceramente, senza omettere nulla (ricordiamo infatti che una Confessione falsa, che inganni il Confessore, è sacrilega).
Non c’è nessun cambiamento della dottrina, ripeto. Il cambiamento della dottrina (impossibile, e quindi qualora Al lo adombrasse avrebbero ragione coloro che parlano di eresia) ci sarebbe stato se si fosse affermata la liceità in se della seconda unione.
Questo punto è bene tenerlo a mente perché è fondamentale.
“Se fosse così semplice come continua a ripetere il dotto sig. Marco, sarebbe stato scritto chiaramente in A.L. che per la S. Chiesa diventa da ora possibile ricevere il Sacramento Eucaristico.
Ma non è scritto, ci sono solo le note citate che danno adito ad interpretazione opposte.”
Ammesso e tutt’altro che concesso che Al non sia chiara (quando lo è eccome, se letta alla luce del Catechismo), il Papa con la lettera ai Vescovi Argentini chiaro lo è stato eccome: “non c’è altra interpretazione” (cfr Papa Francesco).
Certo, mi si può obiettare che una lettera ai Vescovi argentini non rappresenti un atto di Magistero, ma è innegabile che il Papa abbia fornito una chiave ermeneutica del suo documento decisamente chiara, poi chi vuole intendere intenda e chi non vuole non lo faccia.
Le “interpretazioni opposte” sono nate non perché non sia chiaro ciò che intende il documento, ma perché c’è chi, proprio perché ne intende bene il contenuto, lo rifiuta aprioristicamente, senza nemmeno darsi la pena di verificare se davvero sia contrario alla dottrina.
“È questo che è molto grave aver aperto un processo in modo ambiguo e non si può continuare a far finta di non vedere quello che sta accadendo nella Chiesa tutta.”
Sono d’accordo con lei, è molto grave che ci sia chi, mettendo le proprie idiosincrasie personali davanti all’unità della Chiesa, accusa di eresia un documento papale e il Papa stesso senza darsi la pena di verificare se davvero vi siano gli estremi per farlo.
“Io sono un ignorante ma credo che prima di una norma morale l’indissolubilità è all’origine del Sacramento stesso.
Quindi il Sacramento non può essere trattato pastoralmente prima di essere trattato nella Sua Verità oggettiva.”
Lei ha ragione quando afferma che l’indissolubilità è all’origine del Sacramento stesso, ma non la capisco quando afferma che “il Sacramento non può essere trattato pastoralmente prima di essere trattato nella Sua Verità oggettiva”. O meglio, capisco ciò che vuole dire, ma il punto è che non c’è antinomia tra la Verità oggettiva del Sacramento e la cura pastorale verso i soggetti.
La Verità oggettiva del Sacramento è, per così dire, la “stella polare” dalla quale si trae orientamento nel discernimento, ma il discernimento tiene in considerazione non solo la verità oggettiva ma anche la situazione concreta del soggetto in quella particolare situazione.
Non c’è quindi un’antinomia, un “aut aut”, ma un “et-et”, in pieno stile cattolico. Siamo cattolici, ovvero realisti, non siamo degli assolutisti kantiani. Ribadisco che “suprema lex salus animarum”, la salvezza delle anime viene prima di tutto, nella Chiesa.
“A costo di dire una eresia, ma mi prendo il rischio perché anch’io sono un semplice fante e non ho grandi responsabilità seguendo il criterio dell’ amore pastorale e la cura delle ferite, di fronte al battesimo di un bimbo che ha una famiglia con problemi gravi o è senza famiglia, perché non immergerlo due volte, oppure di fronte ad una anima particolarmente ferita, perché dargli la S. Comunione solo una volta,dovremmo potergli concedere di rimettersi in fila e farlo una seconda o terza volta.”
Capisco quello che vuole dire ma in realtà non ha molto senso, poiché:
1) il Battesimo imprime nell’anima un marchio spirituale indelebile, che rimane tale anche se uno fa apostasia e chiede lo “sbattezzo”, perciò battezzando due volte non avrebbe senso, perché dopo essere stati battezzati una volta nemmeno vendere l’anima al diavolo può cambiare questo fatto;
2) la Comunione è una questione delicata, poichè sappiamo da San Paolo che “chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e sangue del Signore” (1 Cor 11,27) e che “chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11,29), perciò è estremamente importante che chi si accosta alla Comunione non sia in stato di peccato mortale, ed ecco perché è assolutamente fondamentale che ci si confessi quando si ha il dubbio di essere in peccato mortale o, come i divorziati risposati, si vive in stato di peccato grave oggettivo, rispettando la decisione del Confessore anche qualora negasse l’assoluzione, perché qualora si agisse diversamente si commetterebbe sacrilegio.
Perciò, per rispondere alla sua domanda
“Sarebbe cura pastorale amore ed attenzione alla persona no?”
Direi proprio di no, perché nel caso del Battesimo sarebbe inutile, e nel caso della Comunione sarebbe sacrilegio, e se il penitente, seguendo sventuratamente il consiglio del Sacerdote, potrebbe avere qualche attenuante, in quanto male consigliato (mancherebbe quindi la piena avvertenza) la colpa del sacrilegio ricadrebbe sul Sacerdote in massimo grado.
“Ovviamente sono paradossi offensivi della Grazia Sacramentale di Cristo, ma seguirebbe per me la logica di dove si potrebbe arrivare privilegiando la pastorale rispetto alla Verità oggettiva dei Sacramenti.”
Ma infatti non va privilegiata la pastorale sopra la verità oggettiva, ma vanno tenute in debito conto entrambe, senza sminuire nè l’una nè l’altra, sempre tenendo fermo il principio della suprema lex.
“Più passa il tempo più prego la Madonna che sia Papa Franesco a porre fine a questo fumo che annebbia i cuori e le menti e divide la S. Chiesa, se lo facesse colui che sarà il prossimo successore di Pietro, sarà più difficile ricomporre questa profonda fattura nella S. Chiesa.”
Anche io prego tutti i giorni la nostra Madre celeste che faccia si che coloro che stanno dividendo la Chiesa, accusando il Papa e i suoi documenti di eresia senza nemmeno prendersi la briga di leggerli alla luce del Catechismo, e che mettono le proprie idiosincrasie personali aldisopra del bene della Chiesa, si pentano delle loro colpe e facciano ammenda, a favore dell’unità del corpo mistico del Cristo, evitando questa terribile confusione che stanno seminando nei cuori dei fedeli, spingendo alcuni di loro finanche all’apostasia dalla Chiesa.
# 2) visto che Familiaris Consortio e il nuovo codice di diritto canonico ha applicato un cambiamento pastorale di non poco conto, togliendo la scomunica per queste persone, non si capisce perché Papa Francesco non possa approfondire ulteriomente la questione a livello pastorale #
Ma i divorziati dal matrimonio in chiesa e risposati quanti matrimoni vivono? Solo il primo che resta lecitamente valido? O anche il secondo “di fatto”? Non possono vivere con due matrimoni validi! Se non si convertono dai loro errori e vigliono riconciliarsi con la chiesa come fanno a ottenere il perdono e l’accesso all’Eucarestia? Devono rinunciare al secondo matrimonio nel senso indicato fa FC, per non contraddire il primo matrimonio valido. Il loro desiderio di Comunione esclude fa pensare che non vi sia piena avvertenza e deliberato consenso dell’insegnamento della chiesa! E proprio questo manca in AL ed è questa riproposizione che serve per evitare di ammettere alla comunione chi vive due matrimoni. Fanno bene i 4 a mettere in guardia contro chi vorrebbe semplicemente accontentare i fedeli correndo il Rischio del peccato di Aronne ben iusttato da mons. Schneider
(P.s. sono un laico ignorante)
@ Raffaele
“Ma i divorziati dal matrimonio in chiesa e risposati quanti matrimoni vivono? Solo il primo che resta lecitamente valido? O anche il secondo?”
Come scrivevo sopra a Carolus, oggi molto spesso il consenso è viziato fin dall’inizio, perché gli sposi spesso non partono con l’idea di indissolubilità assoluta che vuole la dottrina, ergo il loro consenso è viziato fin dall’inizio, e questa è una delle cause di nullità.
“Ma i divorziati dal matrimonio in chiesa e risposati quanti matrimoni vivono? Solo il primo che resta lecitamente valido? O anche il secondo “di fatto”? Non possono vivere con due matrimoni validi! Se non si convertono dai loro errori e vigliono riconciliarsi con la chiesa come fanno a ottenere il perdono e l’accesso all’Eucarestia? ”
Tralasciando il fatto che, come ho detto, molti matrimoni sacramentali sono nulli, per gli altri vale quanto detto in Amoris Laetitia, che riprende il Catechismo, e cioè che pur in una situazione oggettiva di peccato si possa essere in Grazia di Dio poichè varie attenuanti (che sta al Confessore valutare, sicchè è importante che chi è in certe situazioni si appprocci alla Confessione, perché rischia il sacrilegio andando direttamente a comunicarsi) fanno si che pecchino solo venialmente.
In questi casi, e solo in questi, è possibile la Comunione ed essere in grazia di Dio anche senza cambiare vita, poiché la propria condizione non uccide la Grazia.
” E proprio questo manca in AL ed è questa riproposizione che serve per evitare di ammettere alla comunione chi vive due matrimoni. ”
Assolutamente no, Al infatti non dichiara che sia lecito in se un secondo matrimonio, nella maniera più assoluta, anzi dichiara chiaramente che quelle persone sono in stato di peccato OGGETTIVO (e non potrebbe essere altrimenti, essendo la dottrina sull’indissolubilità di un matrimonio sacramentale celebrato validamente irreformabile e infallibile). Cito nuovamente Amoris Laetitia (di cui, personalmente, ho idea che molti parlino a sproposito senza averla letta)
“A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa.[351] Il discernimento deve aiutare a trovare le strade possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti. Credendo che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio. Ricordiamo che «un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà».[352] La pastorale concreta dei ministri e delle comunità non può mancare di fare propria questa realtà.”
Se non si comprende la differenza tra peccato materiale e formale, ovvero tra peccato grave quanto alla materia e peccato mortale (il solo che uccide la Grazia e, se non perdonato tramite Confessione o rimesso da Dio in punto di morte grazie ad un atto di contrizione vera, conduce alla dannazione) si continuerà a parlare a vanvera.
Ribadisco che anche i famosi “Dubia” dei fantastici quattro trovano tutti risposta, ecco perché il Papa non ha risposto personalmente; non ha senso piegarsi alla disonestà intellettuale di certe persone, quando è sufficiente leggere Al coadiuvati dal Catechismo e il Catechismo coadiuvati da Al e si trovano tutte le risposte.
#In questi casi, e solo in questi, è possibile la Comunione ed essere in grazia di Dio anche senza cambiare vita, poiché la propria condizione non uccide la Grazia.#
A me pare che questo argomentato non regga.
I tuoi argomenti funzionano solo riguardo al passato di una coppia divorziata e risposata perché, in quel periodo, si può presumere la mancanza della piena avvertenza e del deliberati consenso su questa materia grave che è l’esercizio della sessualità al di fuori del matrimonio cattolico.
Ma se questa coppia chiede (o peggio pretende) l’Eucaristia è chiaro che vuole unirsi sacramentalmente a quel Gesù che fu chiaro e duro contro io divorzio concesso da Mosè ai sui tempi. L’accompagnamento del sacerdote e del concessore non può eludere il tema della validità del primo matrimonio! E con questa consapevolezza non si può più ammettere alcuna assenza di “piena avvertenza” né di “deliberato consenso”.
Proprio questo è il punto: il passato può essere perdonato ma il presente e il futuro? Come conciliare il “secondo matrimonio” con la durezza esigente di Gesù nel vangelo a proposito di adulterio? Non vedo altra risposta che quella prospettata da GPII nella FC. Si obietterà che è difficile, che non piace, che è fuori moda, ma la sequela di Cristo è la croce e ognuno di noi ha la sua.
I divorziati risposati possono lo stesso raggiungere la salvezza e la vita eterna se aderiscono al Gesù del vangelo che è esigente come chiaramente disse s. GPII in FC e non piacioine come il Gesù compagnone del prelato progressista del film “Dogma”
Ma la pastorale voluta da GPII non è irreformabile, perciò se la Chiesa oggi valuta che sia meglio per le anime un altro tipo di pastorale non vedo perché opporsi strenuamente.
Sul resto lei continua a confondere la dottrina con la sua applicazione, come se l’applicazione della dottrina dovesse essere uguale identica in tutti i casi, senza discernimento.
Come ho scritto sopra questo è l’errore tradizionalista, che vede la pastorale come l’applicazione meccanica della dottrina (di fatto sconfessando il principio stesso di pastorale e identificando la stessa con la dottrina), errore che è uguale ed opposto a quello modernista che vede invece la dottrina come qualcosa di inutile e cangiante, cambiandolo a piacimento.
Mi spiego: da un lato il fedele con mentalità tradizionalista ricorderà l’indissolubilità del matrimonio e, in nome di tale indissolubilità, invocherà un’applicazione meccanica della dottrina alla vita concreta delle persone (di fatto sconfessando il principio stesso di pastorale, perché se la pastorale fosse l’applicazione meccanica della dottrina indipendentemente dalle circostanze e limiti concreti non si chiamerebbe più pastorale, perché basterebbe esporre la dottrina e dire “arrangiatevi”), dall’altro il fedele con mentalità modernista, preoccupato dall’accompagnamento pastorale delle persone, di fatto chiederà la dissoluzione della dottrina, e di sciogliere matrimoni indissolubili per venire incontro alle circostanze concrete (una proposta simile l’aveva avanzata il teologo Andrea Grillo quando parlava di morte del matrimonio).
In buona sostanza, per il tradizionalista esiste solo la dottrina, che va applicata alle persone in maniera meccanica, per il modernista esiste solo la pastorale, in nome della quale addirittura andrebbe cambiata la dottrina.
Inutile dire che entrambi questi errori non sono basati su una mentalità cattolica (ovvero realista), ma su due idealismi uguali e opposti, la stessa dualità che si vede quando si parla del Concilio Vaticano II dove invece Benedetto XVI, da cattolico realista, ha parlato di “riforma nella continuità”. Non solo riforma come vogliono i modernisti (secondo i quali, come ho scritto sopra, non esistono aspetti inalterabili della dottrina ma è tutto cangiante, non solo l’applicazione della dottrina ma proprio la dottrina stessa a livello teoretico) e non solo continuità come vogliono i tradizionalisti, ma riforma nella continuità, ovvero discontinuità negli aspetti accidentali (altrimenti non vi sarebbe riforma ma solo continuità) e continuità negli aspetti sostanziali (altrimenti non vi sarebbe continuità ma solo riforma).
Non a caso i concetti di sostanza e accidente sono propri del tomismo, che è dottrina cattolica e realista per definizione.
Amoris Laetitia è uno dei migliori aspetti di riforma nella continuità.
Infatti abbiamo la riforma su alcuni aspetti accidentali, come l’accompagnamento dei divorziati risposati e il modo di applicare la dottrina nelle veria situazioni concrete, e abbiamo la continuità sugli aspetti sostanziali, dove infatti Papa Francesco afferma l’indissolubilità di un matrimonio celebrato validamente e lo stato di peccato grave oggettivo (vedere Amoris Laetitia al paragrafo 305) nel quale versano quelle persone.
E anche qui vediamo che, come col Concilio Vaticano II, solo pochi riescono a restare equilibrati (io ci sto provando), infatti si passa dal tradizionalista che non accetta la riforma tacciandola di eresia al modernista che vorrebbe vedere in Amoris Laetitia una sconfessione dell’indissolubilità matrimoniale e della dottrina irreformabile sul matrimonio.
In altre parole, questa tempesta nella Chiesa sta mostrando che tradizionalismo e modernismo sono due facce della stessa medaglia.
#Ma la pastorale voluta da GPII non è irreformabile, perciò se la Chiesa oggi valuta che sia meglio per le anime un altro tipo di pastorale non vedo perché opporsi strenuamente.#
Ma la questione è logica, non pastorale.
Lei dice che l’esercizio della sessualità in coppie divorziate e risposte non arriva ad essere un peccato mortale a causa della mancanza di deliberato consenso e piena avvertenza.
Ma il desiderio di comunione che spinge la coppia verso l’Eucaristia ed il confronto con il sacerdote in confessione porta la coppia a conoscere il proprio stato di contraddizione con il matrimonio precedente e ancora valido.
Quindi, da quel momento in poi, le circostanze attenuanti non sarebbero più invocabili!
I divorziati risposati che volessero rimanere fedeli al primo matrimonio rimarrebbero fedeli anche a Gesù che dissre di non separare ciò che Dio aveva unito, e sarebbero nelle condizioni di chiedere la comunione anche sacramentale. La vita come fratello e sorella è troppo difficile? Ma la via di Gesù è la croce e coloro che lo vogliono seguire debbono caricarsi ciascuno la propria.
“Ma la questione è logica, non pastorale.
Lei dice che l’esercizio della sessualità in coppie divorziate e risposte non arriva ad essere un peccato mortale a causa della mancanza di deliberato consenso e piena avvertenza.
Ma il desiderio di comunione che spinge la coppia verso l’Eucaristia ed il confronto con il sacerdote in confessione porta la coppia a conoscere il proprio stato di contraddizione con il matrimonio precedente e ancora valido.
Quindi, da quel momento in poi, le circostanze attenuanti non sarebbero più invocabili!”
Quello che dice è falso perché, come quasi tutte le argomentazioni dei tradizionalisti, è troppo semplificato.
La Chiesa riconosce la possibilità di una coscienza incolpevolmente erronea (che non significa “non conoscere la norma” ma non interiorizzarla, non riconoscerla per l’appunto) e la possibilità di circostanze attenuanti che rendono meno libera la persona.
Quando il Catechismo afferma quanto segue
“Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave.”
Dice esattamente quanto sto affermando io.
Nel caso dei divorziati risposati possono esserci passioni che attenuano la gravità della colpa o pressioni esterne che fanno si che non si possa agire in modo diverso (ad esempio imponendosi la castità assoluta da giovani, condizione che potrebbe mandare in malora l’unione e poi a farne le conseguenze sarebbero i figli nati da essa, che non sono meno importanti dei figli nati dal matrimonio)? Secondo la Chiesa si.
Ergo la sua equazione “il sacerdote mi espone la norma = ora o la seguo o game over” è ridicolmente semplicistica.
Se fosse come dice lei non esisterebbero manuali di teologia morale alti 10 dita in cui si trattano queste questioni, nè il Magistero della Chiesa si esprimerebbe come ho riportato.
Ovviamente è anche possibile che di attenuanti non ce ne siano, e che quindi il divorziato risposato se non cambia vita sia in peccato mortale, certo, non sto dicendo che in tutti i casi ci siano delle attenuanti che permettano di applicare l’epikeia.
Ma il punto è proprio questo: ogni caso è a se.
La norma è generale ma l’applicazione della stessa non può che edere individuale, anche perché il principio della Chiesa è la salvezza delle anime.
Ehhh, caro Tosatti, i tifosi argentini del San Lorenzo hanno invaso anche il suo blog, oltre che la Chiesa…
Che confusione………..
Che significa che gli Ortodossi possono fare la S.Comunione con noi?
Sono scismatici, non sappiano se siano in grazia o peccato mortale.
Se rifiutano qualcosa che la Chiesa Cattolica dichiara, avrei dei dubbi che siano in grazia.
Per tutto il resto……….. è solo fumo negli occhi…
Chi non è sposato davanti a Dio è in peccato grave se poi è sposato civilmente con un\a divorziato\a commette peccato contro il nono comandamento, diversamente è manipolazione della Dottrina Cattolica.
Purtroppo non si legge quanto ho scritto.
Gli ortodossi commettono peccato contro il primo comandamento(si da il caso che il peccato di eresia e scisma sia contro il primo comandamento) nonostante ciò possono fare la Comunione con noi perché la Chiesa presume che, sebbene siano scismatici ed eretici materialmente, non lo siano formalmente (ovvero non siano in peccato mortale) perché presume che siano convinti in buona Fede che la pienezza della Verità sia nella loro Chiesa scismatica ed eretica.
Allo stesso modo, se uno scismatico ed eretico può essere tale solo materialmente, senza esserlo formalmente, non si capisce perché dei risposati debbano essere ipso facto in peccato mortale.
Certo che commettono peccato contro il sesto e il nono comandamento, ma per l’appunto bisogna vedere se hanno delle attenuanti che ne riducano la colpevolezza facendo sì che tale trasgressione, sempre grave quanto alla materia, sia soggettivamente veniale.
Nessuna “confusione”, questa è dottrina cattolica il più “essoterica” (ovvero a disposizione di tutti) possibile, visto che c’è anche nel Catechismo (la spiegazione che le attenuanti possano ridurre o annullare l’imputabilità soggettiva), ma capisco che in un’epoca nella quale anche un sacerdote (?) come Fabio Pittore non sa che la materia grave non è sufficiente, da sola, ad uccidere la Grazia, si possa vedere come “confusione” l’esposizione della semplicissima dottrina cattolica.
Qualora non fosse chiaro, NESSUNO nella Chiesa sta cercando di fare passare l’idea che il secondo matrimonio non sia peccato OGGETTIVO.
Questa è una cosa che non potrà mai cambiare, perché cambiarla significherebbe modificare la dottrina sull’indissolubilità del matrimonio, il che è semplicemente impossibile, essendo tale dottrina irreformabile e quindi infallibile.
Notate infatti cosa scrive il Papa in Amoris Laetitia
” A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione OGGETTIVA DI PECCATO – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa.[351] Il discernimento deve aiutare a trovare le strade possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti. Credendo che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio. Ricordiamo che «un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà».[352] La pastorale concreta dei ministri e delle comunità non può mancare di fare propria questa realtà.”
CHIARO? L’eresia di cui molti vanno blaterando ci sarebbe se il Papa avesse affermato che è possibile “coonestare” il secondo matrimonio in se, renderlo lecito in se, ma ciò come vedete come vedete non è avvenuto.
Semplicemente il Papa riprende il Catechismo che afferma che
” gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave”
E lo riporta in Amoris Laetitia. Quindi il secondo matrimonio non viene affatto coonestato in se, nè si afferma che il secondo matrimonio non sia un grave peccato oggettivamente, semplicemente si afferma che la materia grave non è sufficiente e che vi possono essere attenuanti che possono far si che le persone risposate pecchino “solo” venialmente.
Sfido chiunque a dimostrare che ciò sia eretico o contrario alla dottrina.
Semplicemente oggi le cose sono cambiate molto a livello sociale, ci sono delle pressioni esterne e uno stile di vita nonchè di valori che secoli fa era semplicemente impensabile, e la Chiesa ha valutato che tale situazione storica con tutto ciò che ne consegue crei delle attenuanti che in una società molto diversa, permeata in tutto dalla cristianità, non ci sarebbero o ci sarebbero molto più raramente.
Tanto è vero che, riprendendo il Catechismo al paragrafo 1860, dove afferma che “L’ignoranza involontaria può attenuare se non annullare l’imputabilità di una colpa grave. Si presume però che nessuno ignori i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo.” Oggi c’è una ignoranza abissale in merito, non tanto nel sapere cosa insegni la Chiesa, ma nel capirlo, nell’interiozzarlo nella coscienza.
La Chiesa oggi valuta che la coscienza talvolta possa essere incolpevolmente erronea (e anche questo non è insegnamento nuovo, ma tradizionale), infatti Al scrive, al 301, che
“Per comprendere in modo adeguato perché è possibile e necessario un discernimento speciale in alcune situazioni dette “irregolari”, c’è una questione di cui si deve sempre tenere conto, in modo che mai si pensi che si pretenda di ridurre le esigenze del Vangelo. La Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti. Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante. I limiti non dipendono semplicemente da una eventuale ignoranza della norma. Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere «valori insiti nella norma morale»[339] o si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa. ”
Anche qui, sfido chiunque a dimostrare dove sarebbe l’eresia.
Spero quindi di essere stato più chiaro, e di aver dissipato l’eventuale “confusione” di cui si va blaterando.
E a chi affermasse che questo sia un documento mai visto nella storia della Chiesa, mettendo magari Ratzinger o San Giovanni Paolo II contro Papa Francesco, consiglio di leggere questo http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1344740 dove si tratta dei coniugi che fanno uso di contraccezione artificiale (peccato grave, quanto alla materia, tanto quanto il secondo matrimonio eh).
Lo si legga e si vedrà che quel Vademecum è il precursore di Al, le è uniche differenze sono che:
1) venne scritto nel ’97 invece che nel 2016;
2) era diretto solo ai Confessori, mentre Al è diretta a tutti;
3) tratta di coniugi che fanno uso di contraccezione invece che di divorziati risposati;
4) uscì sotto San Giovanni Paolo II invece che sotto Papa Francesco.
Per il resto tra i due documenti c’è una totale identità di linea pastorale, sia per quanto riguarda il peso che si da alla coscienza e alle circostanze concrete sia per quanto riguarda la misericordia che i sacerdoti sono esortati a mostrare con quelle persone, perciò o si rifiuta SIA Al CHE QUEL DOCUMENTO E SI ACCUSA DI ERESIA NON SOLO PAPA FRANCESCO, MA ANCHE UN SANTO PAPA COME SAN GIOVANNI PAOLO II, OPPURE LI SI ACCETTA ENTRAMBI. TERTIUM NON DATUR.
Oppure avanti, leggete quel link che vi ho messo e ditemi dove quel documento dfferirebbe da Al, a parte i quattro punti sopra elencati.
Forse non ha capito bene.
Non ho mai detto che la Devozione alla Coroncina della Misericordia sia inutile, anzi.
Quello che intendo citando il passo della lettera di San Giacomo è riferito a LEI non alla Coroncina della Divina Misericordia;
e cioè che è inutile che LEI (o un divorziato) citi la Coroncina della Divina Misericordia se LEI (o un divorziato) si ostina a persistere nell’errore;
le ricordo che il presupposto principale per la conversione è il pentimento.
da qui: Lettera di San Giacomo 2,10 ” Poiché chiunque osservi tutta la Legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto”
è chiaro adesso? ha scritto un panegirico inutilmente
e se c’è un protestante è proprio lei che giustifica il divorzio, oltre alla contraccezione e alla convivenza e toglie la responsabilità alle anime con il suo peccato oggettivo grave;
Lei e quelli come lei utilizzano in maniera diabolica la nozione di Peccato oggettivo grave, per giustificare situazioni che sono a tutti gli effetti Peccato mortale;
si tenga conto che al centro della discussione ci sono divorziati “cattolici” ; divorziati cattolici che sono stati battezzati, confessati (con corso di preparazione annesso) comunicati (con corso di preparazione annesso) e cresimati (con corso di preparazione annessi) poi sposati (con corso di preparazione annesso), e lei vuole dire che non sono consapevoli?
la consapevolezza ce la hanno eccome;
solo che poi subentrano le scelte di comodo;
stiamo parlando di decine e decine di migliaia di persone, per lei tutte inconsapevoli e quindi deficienti ( di conoscenza).
lei sa se ha convissuto, se ha fatto o fa uso di contraccettivi o se abbia divorziato o meno; e sa perfettamente che la Chiesa li ha sempre ritenuti peccati gravi; quindi la consapevolezza ce la ha; eppure la contraccezione da come ha scritto sopra la continua a giustificare;
Per quanto riguarda la Conversione, la volontà personale c’entra eccome, bisogna scegliere di convertirsi e chiederlo; poi subentra la Grazia; badi che per Conversione non si intende credere in Dio, ma cambiare vita alla luce della Parola di Gesù;
e non parli di tradizionalisti, la Chiesa non è un partito; c’è chi rispetta la Verità e chi la vuole piegare ai propri comodi o ai dettami del mondo;
a Lei inoltre manca una visione storica; non si rende conto che la Chiesa da due secoli, oltre ai millenari attacchi esterni, ha subito e sta subendo anche una pesante infiltrazione; infiltrazione che ha come scopo non quello di eliminare l’istituzione della Chiesa, ma quello di renderla INOFFENSIVA. Da qui la protestantizzazione in atto di cui lei sostenendo CONTRACCEZIONE, CONVIVENZE e DIVORZIO è un involontario sostenitore;
questo papa al mondo piace; ma si ricordi “guai a voi quanto tutti diranno bene di voi” ;
il mondo non attacca questo papa, si chieda perchè; strumentalizzano? anche, ma non solo; smentite non ce ne sono; dirà lei non deve smentire; no ,non è così; anche perchè quando vuole le smentite le fa; vedi Card. Sarah.
in ogni caso contribuisce alla confusione
ah, dato che invia continuamente link https://www.lifesitenews.com/blogs/climate-of-fear-in-the-vatican-is-very-real
tenga conto anche delle altre voci sul suo papa tanto misericordioso con il mondo e tanto spietato con il gregge;
il caso di Padre Manelli? perchè non lo commenta,? un ordine sano, che aveva decine di vocazioni, distrutto;
perchè non commenta “non esiste un Dio cattolico” (viva la religione universale), perchè non commenta “Dio è ingiusto”
Comunque non faccia sempre ricorso ad esempi immaginari per giustificare le sue tesi; citi degli esempi concreti di persone che conosce e si renderà conto che tutte le sue peripezie logiche verranno meno;
@Longino
“Quello che intendo citando il passo della lettera di San Giacomo è riferito a LEI non alla Coroncina della Divina Misericordia;
e cioè che è inutile che LEI (o un divorziato) citi la Coroncina della Divina Misericordia se LEI (o un divorziato) si ostina a persistere nell’errore;
le ricordo che il presupposto principale per la conversione è il pentimento.”
Continua a non capire: la conversione e il pentimento trae origine proprio dalla Misericordia di Dio, che muove il cuore del peccatore a pentimento.
La nostra volontà mai sceglierebbe di agire bene o di pentirci, se non per la Grazia di Dio che precede.
Si chiama Grazia efficace, qualora non lo sapesse.
Quando Cristo afferma
“Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola….(Quaderni…, II, 122)”
Vuole dire proprio questo, e cioè che all’anima che si raccomanda alla Sua Misericordia, anche peccatore incallito, darà la Grazia prima della morte della vera conversione e della vera contrizione dei peccati, e quindi della salvezza.
Quando afferma
” 3) Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e reciteranno la Coroncina nell’ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia li proteggerà in quell’ultima lotta (Quaderni…, V, 124).”
Sta appunto ricordandoci che la Misericordia non è conseguenza della nostra conversione, ma è la causa della nostra conversione, esattamente come la Grazia della contrizione dai peccati proviene dalla Misericordia di Dio
Ecco perché Cristo ha detto che u sacerdoti la consiglieranno ai peccatori come ultima tavola di salvezza: perché ci ha legato delle grazie talmente potenti che l’anima che vi fa affidamento non perirà, anche se fosse quella del peccatore più incallito. Le parole di Cristo sono chiarissime in merito, è lei che le distorce.
“da qui: Lettera di San Giacomo 2,10 ” Poiché chiunque osservi tutta la Legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto””
L’ha già citato quel passo, e non si rende conto che prendendolo alla lettera implicherebbe la dannazione dell’intera umanità.
“e se c’è un protestante è proprio lei che giustifica il divorzio, oltre alla contraccezione e alla convivenza e toglie la responsabilità alle anime con il suo peccato oggettivo grave”
Mi dispiace ma il suo modo di ragionare non è cattolico, se ne faccia una ragione. Io non ho scritto che quelle anime non abbiano responsabilità, e non ho scritto nemmeno il contrario.
Ho scritto altresì che ogni caso è storia a se e se in alcuni casi non ci sono attenuanti in altri invece ci sono. Questo non lo affermo io, ma la Chiesa.
“Lei e quelli come lei utilizzano in maniera diabolica la nozione di Peccato oggettivo grave, per giustificare situazioni che sono a tutti gli effetti Peccato mortale;”
Sappia che la Chiesa non afferma che quelle situazioni sono “a tutti gli effetti peccato mortale”, questo è ciò che afferma farisaicamente lei, ma la Chiesa non lo fa.
Ergo si prenda la responsabilità di questa affermazione, che contrasta con l’insegnamento della Chiesa in merito.
“si tenga conto che al centro della discussione ci sono divorziati “cattolici” ; divorziati cattolici che sono stati battezzati, confessati (con corso di preparazione annesso) comunicati (con corso di preparazione annesso) e cresimati (con corso di preparazione annessi) poi sposati (con corso di preparazione annesso), e lei vuole dire che non sono consapevoli?
la consapevolezza ce la hanno eccome;
solo che poi subentrano le scelte di comodo;”
Non è affatto vero quello che dice, è troppo facile liquidare tutto con una scelta di comodo.
Una donna che è stata abbandonata dal marito che la picchiava e poi si è rifatta una famiglia non può essere trattata allo stesso modo del tizio che se ne va con l’amante più giovane di 20 anni piantando in asso moglie e figli. È non solo un’esigenza di Misericordia, ma anche di Giustizia.
Quello che lei afferma è privo di pietà e di misericordia, è legalismo farisaico della peggior specie.
Il suo post è praticamente lo specchio di tutte le critiche fatte ai tradizionalisti negli ultimi 4 anni, e le conferme tutte una per una. Lei arriva addirittura a parlare di situazioni oggettive di peccato mortale quando la Chiesa (la CHIESA! Chiaro? L’istituzione fondata da Cristo) non si permette di affermare ciò e ha sempre detto (anche ai tempi di GPII) che in una situazione oggettiva di peccato si può essere in grazia di Dio.
Perciò di che parliamo? Lei è un protestante e un fariseo, che si erge sopra al giudizio della Chiesa stessa, e giudica situazioni nelle quali non è mai stato.
Le verrà mostrata la stessa Misericordia che mostra verso gli altri, ne stia certo.
“stiamo parlando di decine e decine di migliaia di persone, per lei tutte inconsapevoli e quindi deficienti ( di conoscenza).”
L’unico deficiente qui è lei, poichè io non ho mai affermato che tutte quelle persone abbiano delle attenuanti. Affermo che ce ne sono alcune che le hanno e altre che non le hanno, e affermo che verso alcune il trattamento dovrà essere diverso rispetto ad altre, perchè è la giustizia, e non solo la misericordia, ad imporlo.
Ma lei, da buon tradiprotestante, non solo disconosce gli insegnamenti della Chiesa, ma si erge aldisopra di essi.
“lei sa se ha convissuto, se ha fatto o fa uso di contraccettivi o se abbia divorziato o meno; e sa perfettamente che la Chiesa li ha sempre ritenuti peccati gravi; quindi la consapevolezza ce la ha; eppure la contraccezione da come ha scritto sopra la continua a giustificare;”
Io non ho giustificato nulla, ho semplicemente riportato il Vademecum per Confessori emanato sotto San Giovanni Paolo II. Lo legga http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1344740 e tragga le sue conclusioni, se ne è capace, e lo confronti con quanto ho scritto io.
“Per quanto riguarda la Conversione, la volontà personale c’entra eccome, bisogna scegliere di convertirsi e chiederlo; poi subentra la Grazia; badi che per Conversione non si intende credere in Dio, ma cambiare vita alla luce della Parola di Gesù;”
Questo è falso. La stessa volontà di convertirsi è opera della Grazia, e non è merito nostro. Certo, poi i comportamenti che mettiamo in atto sono nostro merito, ma non li avremmo mai messi in atto se la Grazia di Dio non avesse mosso il nostro cuore a conversione, esattamente come, senza la Grazia di Dio, è impossibile pentirsi realmente dai propri peccati.
Ecco spiegate le promesse di Cristo sulla Coroncina o sui nove venerdì del sacro cuore, dove Gesù afferma che quelle persone non moriranno in Sua disgrazia. Lo afferma perché vi ha legato la Grazia della buona morte, anche se chi la recita fosse il peccatore più incallito.
Le sue parole in Tal senso
“Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola….(Quaderni…, II, 122)”
Sono inequivocabili, anche se li cerca di svuotarle dall’interno. Come può un peccatore INCALLITO avere volontà di convertirsi? Evidentemente non può, ma Cristo ha istituito una devozione potente come quella proprio per i peccatori induriti, ai quali, se si affideranno alla Sua Misericordia, darà la Grazia del pentimento, della conversione, e della morte in grazia di Dio.
Ma comunque la Grazia di Dio precede SEMPRE la nostra volontà, poichè se la nostra volontà decide di convertirsi è perché è stata mossa dalla Grazia. Senza la Grazia semplicemente ciò non avverrebbe.
Ecco, studi la differenza tra Grazia efficace e grazia sufficiente http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=3014
Cito Padre Bellon
” Per grazia sufficiente s’intende l’impulso che Dio dà per accogliere la grazia.
Questa grazia sufficiente la dà a tutti, perché vuole salvare tutti e per tutti Cristo è morto sulla croce.
Tuttavia quando la grazia sufficiente è accolta, viene accolta per un’ulteriore grazia per la quale Dio aiuta la nostra volontà ad accoglierla.
Questa ulteriore grazia viene chiamata grazia efficace.
Con questo s’intende dire che anche il sì che diamo alla grazia di Dio è grazia di Dio: “È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13).”
È chiaro? Ecco perché la Coroncina è fondamentale, perché ad essa Cristo ha legato la Grazia efficace, tramite la quale il giusto verrà confermato in Grazia e il peccatore si pentirà, se non ora comunque prima della morte.
“e non parli di tradizionalisti, la Chiesa non è un partito; c’è chi rispetta la Verità e chi la vuole piegare ai propri comodi o ai dettami del mondo;”
Giusto, e poi ci sono quelli come lei che si ergono aldisopra degli insegnamenti della Chiesa, negandoli e distorcendoli in forza di un bieco legalismo farisaico.
“a Lei inoltre manca una visione storica; non si rende conto che la Chiesa da due secoli, oltre ai millenari attacchi esterni, ha subito e sta subendo anche una pesante infiltrazione; infiltrazione che ha come scopo non quello di eliminare l’istituzione della Chiesa, ma quello di renderla INOFFENSIVA. Da qui la protestantizzazione in atto di cui lei sostenendo CONTRACCEZIONE, CONVIVENZE e DIVORZIO è un involontario sostenitore;
questo papa al mondo piace; ma si ricordi “guai a voi quanto tutti diranno bene di voi” ;”
Lei avrebbe ragione se io stessi davvero sostenendo contraccezione, convivenze e divorzio. Ma io non lo sto facendo. Semplicemente, se condanno il peccato, evito di condannare il peccatore, poichè non sono Dio e non sono il loro Confessore, a cui spetta di valutare ogni situazione concreta.
“ah, dato che invia continuamente link https://www.lifesitenews.com/blogs/climate-of-fear-in-the-vatican-is-very-real
tenga conto anche delle altre voci sul suo papa tanto misericordioso con il mondo e tanto spietato con il gregge;
il caso di Padre Manelli? perchè non lo commenta,? un ordine sano, che aveva decine di vocazioni, distrutto;
perchè non commenta “non esiste un Dio cattolico” (viva la religione universale), perchè non commenta “Dio è ingiusto””
Sul caso di Padre Manelli c’è stato un errore, ma non è la prima volta nella storia della Chiesa che accade. Pensiamo alla persecuzione subita da un Santo come Padre Pio o da molti altri Santi nella storia della Chiesa, e all’epoca di quei fatti non c’era Bergoglio.
Riguardo al “Dio cattolico”, voleva semplicemente affermare che Dio, essendo infinito, non può essere “com-preso” (cioè preso dentro) totalmente dalle Sue creature, ed è la pura verità.
Infatti chi può affermare di conoscere Dio come egli È? Di Dio sappiamo più ciò che non è di ciò che è.
Riguardo al “Dio è ingiusto” penso si riferisse al passo della Scrittura dove San Paolo afferma
“2 Cor 5,21: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
E sta a significare che Dio ha trattato Gesù Cristo, l’innocente, il senza peccato, come se fosse stato il più grande peccatore di questo mondo. Anzi come se avesse compiuto tutti i peccati degli uomini.
Pertanto come se fosse il peccato in persona.
E proprio per questo sulla croce Gesù ha espiato al posto di tutti noi: “perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
È innegabile che, da un punto di vista UMANO, sia difficile capire la giustizia del far ricadere sull’unico innocente le colpe di tutti i colpevoli.
Ed è altrettanto difficile capire perché, sempre dal punto di vista UMANO, Dio abbia voluto che la colpa dei progenitori si trasmettesse di generazione in generazione, creando anime morte alla Grazia.
Tutto questo dal punto di vista umano, della logica umana, è difficile, anzi impossibile da capire. Oppure lei mi vuol dire che giudicherebbe bene un padre UMANO che, per le colpe del primogenito, facesse ricadere le sue colpe sugli altri figli?
La risposta a tutto questo sta nella croce, ecco perché il Papa dice
“Perché i bambini soffrono? Non c’è risposta a questo”, ha ripetuto: “Soltanto guardare il Crocifisso, lasciare che sia lui a dare la risposta. ‘Ma padre, Lei non ha studiato teologia, non ha letto libri?’ Sì, ma guarda il Crocifisso: soffre, piange, questa è la nostra vita. Non voglio vendere ricette che non servono, questa è la realtà”.
Afferma che non c’è risposta dal punto di vista UMANO, e ciò è vero, perché affermare che le sofferenze degli innocenti siano colpa del peccato originale NON risponde comunque alla domanda “perché un Dio giusto dovrebbe permettere che il peccato di Adamo debba ricadere su tutti gli uomini, sebbene non esistessero ancora al tempo di Adamo e quindi non abbiano alcuna colpa? Perché, quindi, Dio ha voluto questo, che per il peccato di uno tutti fossero costituiti peccatori?”.
Questo è un mistero, e l’unico modo è affidarsi al Crocefisso, nella certezza che Dio ci ama al punto tale da sacrificare se stesso sulla croce per noi, e che quindi il suo disegno, per quanto ci possa sembrare incomprensibile e talvolta ripugnante all’umana ragione, è un disegno di amore.
“Comunque non faccia sempre ricorso ad esempi immaginari per giustificare le sue tesi; citi degli esempi concreti di persone che conosce e si renderà conto che tutte le sue peripezie logiche verranno meno;”
È proprio perché ho sotto gli occhi degli esempi concreti di persone in certe situazioni che mi permetto di parlarne. Nessuna peripezia logica, è che la vita è un tantino più complicata degli schemini “bianco o nero” di cui parla lei.
Quando, invece che 27 anni, avrà tre decenni in più come il sottoscritto, vedrà che mi darà ragione.
Ora probabilmente lei fa certi ragionamenti non per cattiveria (infatti con ogni probabilità ho sbagliato ad usare certe parole) , ma perchè è giovane e idealista, quando avrà qualche decennio in più sul groppone diventerà un realista.
Badi bene, non cinico, realista, son due cose diverse. Il realismo è cattolico, l’idealismo (sia di destra che di sinistra, sia tradizionalista che modernista) non lo è.
Saluti.
” ma perchè è giovane e idealista, quando avrà qualche decennio in più sul groppone diventerà un realista.
Badi bene, non cinico, realista, son due cose diverse. Il realismo è cattolico, l’idealismo (sia di destra che di sinistra, sia tradizionalista che modernista) non lo è.”
spero proprio di no………..
si ricordi che bisogna essere come bambini per entrare nel Regno;
“Continua a non capire: la conversione e il pentimento trae origine proprio dalla Misericordia di Dio, che muove il cuore del peccatore a pentimento.
La nostra volontà mai sceglierebbe di agire bene o di pentirci, se non per la Grazia di Dio che precede.
Si chiama Grazia efficace, qualora non lo sapesse”
eppure la libertà umana esiste………..
quando lei non pecca o quando pecca c’è o non c’è la libertà?
copio e incollo : S.Agostino « Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi […] ma non fino al punto di togliere la libertà, perché, usando bene o male, siano con somma giustizia giudicati » (De spiritu et littera, 33, 58).
ecco lei elimina la parte della giustizia ed utilizza solo quella della misericordia;
non ha risposto sulla questione storica, ovverosia sulla infiltrazione modernista; se la tenesse presente le assicuro che darebbe la giusta interpretazione a quello che accade oggi, evitando così di censurare ciò che non quadra con la sua visione;
@Longino
“Quello che intendo citando il passo della lettera di San Giacomo è riferito a LEI non alla Coroncina della Divina Misericordia;
e cioè che è inutile che LEI (o un divorziato) citi la Coroncina della Divina Misericordia se LEI (o un divorziato) si ostina a persistere nell’errore;
le ricordo che il presupposto principale per la conversione è il pentimento.”
Continua a non capire: la conversione e il pentimento trae origine proprio dalla Misericordia di Dio, che muove il cuore del peccatore a pentimento.
La nostra volontà mai sceglierebbe di agire bene o di pentirci, se non per la Grazia di Dio che precede.
Si chiama Grazia efficace, qualora non lo sapesse.
Quando Cristo afferma
“Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola….(Quaderni…, II, 122)”
Vuole dire proprio questo, e cioè che all’anima che si raccomanda alla Sua Misericordia, anche peccatore incallito, darà la Grazia prima della morte della vera conversione e della vera contrizione dei peccati, e quindi della salvezza.
Quando afferma
” 3) Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e reciteranno la Coroncina nell’ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia li proteggerà in quell’ultima lotta (Quaderni…, V, 124).”
Sta appunto ricordandoci che la Misericordia non è conseguenza della nostra conversione, ma è la causa della nostra conversione, esattamente come la Grazia della contrizione dai peccati proviene dalla Misericordia di Dio
Ecco perché Cristo ha detto che u sacerdoti la consiglieranno ai peccatori come ultima tavola di salvezza: perché ci ha legato delle grazie talmente potenti che l’anima che vi fa affidamento non perirà, anche se fosse quella del peccatore più incallito. Le parole di Cristo sono chiarissime in merito, è lei che le distorce.
“da qui: Lettera di San Giacomo 2,10 ” Poiché chiunque osservi tutta la Legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto””
L’ha già citato quel passo, e non si rende conto che prendendolo alla lettera implicherebbe la dannazione dell’intera umanità.
“e se c’è un protestante è proprio lei che giustifica il divorzio, oltre alla contraccezione e alla convivenza e toglie la responsabilità alle anime con il suo peccato oggettivo grave”
Mi dispiace ma il suo modo di ragionare non è cattolico, se ne faccia una ragione. Io non ho scritto che quelle anime non abbiano responsabilità, e non ho scritto nemmeno il contrario.
Ho scritto altresì che ogni caso è storia a se e se in alcuni casi non ci sono attenuanti in altri invece ci sono. Questo non lo affermo io, ma la Chiesa.
“Lei e quelli come lei utilizzano in maniera diabolica la nozione di Peccato oggettivo grave, per giustificare situazioni che sono a tutti gli effetti Peccato mortale;”
Sappia che la Chiesa non afferma che quelle situazioni sono “a tutti gli effetti peccato mortale”, questo è ciò che afferma farisaicamente lei, ma la Chiesa non lo fa.
Ergo si prenda la responsabilità di questa affermazione, che contrasta con l’insegnamento della Chiesa in merito.
“si tenga conto che al centro della discussione ci sono divorziati “cattolici” ; divorziati cattolici che sono stati battezzati, confessati (con corso di preparazione annesso) comunicati (con corso di preparazione annesso) e cresimati (con corso di preparazione annessi) poi sposati (con corso di preparazione annesso), e lei vuole dire che non sono consapevoli?
la consapevolezza ce la hanno eccome;
solo che poi subentrano le scelte di comodo;”
Non è affatto vero quello che dice, è troppo facile liquidare tutto con una scelta di comodo.
Una donna che è stata abbandonata dal marito che la picchiava e poi si è rifatta una famiglia non può essere trattata allo stesso modo del tizio che se ne va con l’amante più giovane di 20 anni piantando in asso moglie e figli. È non solo un’esigenza di Misericordia, ma anche di Giustizia.
Quello che lei afferma è privo di pietà e di misericordia, è legalismo farisaico della peggior specie.
Il suo post è praticamente lo specchio di tutte le critiche fatte ai tradizionalisti negli ultimi 4 anni, e le conferme tutte una per una. Lei arriva addirittura a parlare di situazioni oggettive di peccato mortale quando la Chiesa (la CHIESA! Chiaro? L’istituzione fondata da Cristo) non si permette di affermare ciò e ha sempre detto (anche ai tempi di GPII) che in una situazione oggettiva di peccato si può essere in grazia di Dio.
Perciò di che parliamo? Lei è un protestante e un fariseo, che si erge sopra al giudizio della Chiesa stessa, e giudica situazioni nelle quali non è mai stato.
Le verrà mostrata la stessa Misericordia che mostra verso gli altri, ne stia certo.
“stiamo parlando di decine e decine di migliaia di persone, per lei tutte inconsapevoli e quindi deficienti ( di conoscenza).”
L’unico deficiente qui è lei, poichè io non ho mai affermato che tutte quelle persone abbiano delle attenuanti. Affermo che ce ne sono alcune che le hanno e altre che non le hanno, e affermo che verso alcune il trattamento dovrà essere diverso rispetto ad altre, perchè è la giustizia, e non solo la misericordia, ad imporlo.
Ma lei, da buon tradiprotestante, non solo disconosce gli insegnamenti della Chiesa, ma si erge aldisopra di essi.
“lei sa se ha convissuto, se ha fatto o fa uso di contraccettivi o se abbia divorziato o meno; e sa perfettamente che la Chiesa li ha sempre ritenuti peccati gravi; quindi la consapevolezza ce la ha; eppure la contraccezione da come ha scritto sopra la continua a giustificare;”
Io non ho giustificato nulla, ho semplicemente riportato il Vademecum per Confessori emanato sotto San Giovanni Paolo II. Lo legga, visto che l’ho postato mille volte, e tragga le sue conclusioni, se ne è capace, e lo confronti con quanto ho scritto io.
“Per quanto riguarda la Conversione, la volontà personale c’entra eccome, bisogna scegliere di convertirsi e chiederlo; poi subentra la Grazia; badi che per Conversione non si intende credere in Dio, ma cambiare vita alla luce della Parola di Gesù;”
Questo è falso. La stessa volontà di convertirsi è opera della Grazia, e non è merito nostro. Certo, poi i comportamenti che mettiamo in atto sono nostro merito, ma non li avremmo mai messi in atto se la Grazia di Dio non avesse mosso il nostro cuore a conversione, esattamente come, senza la Grazia di Dio, è impossibile pentirsi realmente dai propri peccati.
Ecco spiegate le promesse di Cristo sulla Coroncina o sui nove venerdì del sacro cuore, dove Gesù afferma che quelle persone non moriranno in Sua disgrazia. Lo afferma perché vi ha legato la Grazia della buona morte, anche se chi la recita fosse il peccatore più incallito.
Le sue parole in Tal senso
“Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola….(Quaderni…, II, 122)”
Sono inequivocabili, anche se li cerca di svuotarle dall’interno. Come può un peccatore INCALLITO avere volontà di convertirsi? Evidentemente non può, ma Cristo ha istituito una devozione potente come quella proprio per i peccatori induriti, ai quali, se si affideranno alla Sua Misericordia, darà la Grazia del pentimento, della conversione, e della morte in grazia di Dio.
Se avesse voluto dire ciò che intende lei non avrebbe promesso la Misericordia anche al peccatore più incallito, ma solo al peccatore già convertito. Invece le sue parole sono chiarissime “chiunque si affida a me tramite la Coroncina non perirà”. Stop.
Ma comunque la Grazia di Dio precede SEMPRE la nostra volontà, poichè se la nostra volontà decide di convertirsi è perché è stata mossa dalla Grazia. Senza la Grazia semplicemente ciò non avverrebbe.
Ecco, studi la differenza tra Grazia efficace e grazia sufficiente http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=3014
Cito Padre Bellon
” Per grazia sufficiente s’intende l’impulso che Dio dà per accogliere la grazia.
Questa grazia sufficiente la dà a tutti, perché vuole salvare tutti e per tutti Cristo è morto sulla croce.
Tuttavia quando la grazia sufficiente è accolta, viene accolta per un’ulteriore grazia per la quale Dio aiuta la nostra volontà ad accoglierla.
Questa ulteriore grazia viene chiamata grazia efficace.
Con questo s’intende dire che anche il sì che diamo alla grazia di Dio è grazia di Dio: “È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13).”
È chiaro? Ecco perché la Coroncina è fondamentale, perché ad essa Cristo ha legato la Grazia efficace, tramite la quale il giusto verrà confermato in Grazia e il peccatore si pentirà, se non ora comunque prima della morte.
“e non parli di tradizionalisti, la Chiesa non è un partito; c’è chi rispetta la Verità e chi la vuole piegare ai propri comodi o ai dettami del mondo;”
Giusto, e poi ci sono quelli come lei che si ergono aldisopra degli insegnamenti della Chiesa, negandoli e distorcendoli in forza di un bieco legalismo farisaico.
“a Lei inoltre manca una visione storica; non si rende conto che la Chiesa da due secoli, oltre ai millenari attacchi esterni, ha subito e sta subendo anche una pesante infiltrazione; infiltrazione che ha come scopo non quello di eliminare l’istituzione della Chiesa, ma quello di renderla INOFFENSIVA. Da qui la protestantizzazione in atto di cui lei sostenendo CONTRACCEZIONE, CONVIVENZE e DIVORZIO è un involontario sostenitore;
questo papa al mondo piace; ma si ricordi “guai a voi quanto tutti diranno bene di voi” ;”
Lei avrebbe ragione se io stessi davvero sostenendo contraccezione, convivenze e divorzio. Ma io non lo sto facendo. Semplicemente, se condanno il peccato, evito di condannare il peccatore, poichè non sono Dio e non sono il loro Confessore, a cui spetta di valutare ogni situazione concreta.
“tenga conto anche delle altre voci sul suo papa tanto misericordioso con il mondo e tanto spietato con il gregge;
il caso di Padre Manelli? perchè non lo commenta,? un ordine sano, che aveva decine di vocazioni, distrutto;
perchè non commenta “non esiste un Dio cattolico” (viva la religione universale), perchè non commenta “Dio è ingiusto””
Sul caso di Padre Manelli c’è stato un errore, ma non è la prima volta nella storia della Chiesa che accade. Pensiamo alla persecuzione subita da un Santo come Padre Pio o da molti altri Santi nella storia della Chiesa, e all’epoca di quei fatti non c’era Bergoglio.
Riguardo al “Dio cattolico”, voleva semplicemente affermare che Dio, essendo infinito, non può essere “com-preso” (cioè preso dentro) totalmente dalle Sue creature, ed è la pura verità.
Infatti chi può affermare di conoscere Dio come egli È? Di Dio sappiamo più ciò che non è di ciò che è.
Riguardo al “Dio è ingiusto” penso si riferisse al passo della Scrittura dove San Paolo afferma
“2 Cor 5,21: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
E sta a significare che Dio ha trattato Gesù Cristo, l’innocente, il senza peccato, come se fosse stato il più grande peccatore di questo mondo. Anzi come se avesse compiuto tutti i peccati degli uomini.
Pertanto come se fosse il peccato in persona.
E proprio per questo sulla croce Gesù ha espiato al posto di tutti noi: “perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
È innegabile che, da un punto di vista UMANO, sia difficile capire la giustizia del far ricadere sull’unico innocente le colpe di tutti i colpevoli.
Ed è altrettanto difficile capire perché, sempre dal punto di vista UMANO, Dio abbia voluto che la colpa dei progenitori si trasmettesse di generazione in generazione, creando anime morte alla Grazia.
Tutto questo dal punto di vista umano, della logica umana, è difficile, anzi impossibile da capire. Oppure lei mi vuol dire che giudicherebbe bene un padre UMANO che, per le colpe del primogenito, facesse ricadere le sue colpe sugli altri figli?
La risposta a tutto questo sta nella croce, ecco perché il Papa dice
“Perché i bambini soffrono? Non c’è risposta a questo”, ha ripetuto: “Soltanto guardare il Crocifisso, lasciare che sia lui a dare la risposta. ‘Ma padre, Lei non ha studiato teologia, non ha letto libri?’ Sì, ma guarda il Crocifisso: soffre, piange, questa è la nostra vita. Non voglio vendere ricette che non servono, questa è la realtà”.
Afferma che non c’è risposta dal punto di vista UMANO, e ciò è vero, perché affermare che le sofferenze degli innocenti siano colpa del peccato originale NON risponde comunque alla domanda “perché un Dio giusto dovrebbe permettere che il peccato di Adamo debba ricadere su tutti gli uomini, sebbene non esistessero ancora al tempo di Adamo e quindi non abbiano alcuna colpa? Perché, quindi, Dio ha voluto questo, che per il peccato di uno tutti fossero costituiti peccatori?”.
Questo è un mistero, e l’unico modo è affidarsi al Crocefisso, nella certezza che Dio ci ama al punto tale da sacrificare se stesso sulla croce per noi, e che quindi il suo disegno, per quanto ci possa sembrare incomprensibile e talvolta ripugnante all’umana ragione, è un disegno di amore.
“Comunque non faccia sempre ricorso ad esempi immaginari per giustificare le sue tesi; citi degli esempi concreti di persone che conosce e si renderà conto che tutte le sue peripezie logiche verranno meno;”
È proprio perché ho sotto gli occhi degli esempi concreti di persone in certe situazioni che mi permetto di parlarne.
Chiedo scusa per il doppio post, all’inizio pensavo che il primo non fosse stato pubblicato.
La notizia mi lascia raggelato. Ma il 26 Novembre, stigmazzando la facoltà di assolvere il crimine dell’aborto concessa a tutti i sacerdoti anche dopo la chiusura del Giubileo, avevo pubblicato questa provocatoria immagine: http://opportuneimportune.blogspot.it/2016/11/misericordia-et-misera-cui-prodest.html
Ora vedo che la satira, ancora una volta, è stata confermata dalla realtà.
Beh, travisando volutamente le parole del Papa è possibile fargli dire tutto e di più, persino fargli dire che ora l’aborto sia meno grave quando il Papa stesso ha ribadito la sua estrema gravità.
Nulla di nuovo, quindi.
“Considerando che, secondo la dottrina, non è lecita nessuna forma di amore sentimentale e sessuale aldifuori del matrimonio sacramentale, di fatto oggi, dove si arriva a finire gli studi a 25 anni, a trovare lavoro un paio di anni dopo, a cominciare a guadagnare qualcosa a 30 anni e a guadagnare abbastanza per mantenere la famiglia a 35 anni, di fatto oggi ci sarebbe la possibilità di avere una vita sentimentale e sessuale solo dai 35 anni in poi, per la maggioranza degli occidentali.
Dice che questo non dovrebbe essere un’attenuante e che la pastorale della Chiesa dovrebbe essere la stessa del Medioevo, dove a 18 anni le donne e 20 o poco più gli uomini erano già sposati e con figli?
Le condizioni sociali non possono cambiare la dottrina ma possono, e devono, per il bene della anime, cambiare il modo di applicarla alla gente, altrimenti si fanno solo danni.”
Nessuna giustificazione, nessuna attenuante è possibile; come si convive, così ci si può sposare;
il peccato puzza;
il nocciolo del suo pensiero il “cambiare il modo di applicarla alla gente” , il primato della prassi, è profondamente sbagliato è va respinto con tutte le forze; è questo il modernismo della libera muratoria, e lei è un suo (spero involontario) esponente.
Lettera di San Giacomo 2,10 ” Poiché chiunque osservi tutta la Legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto”
Riguardo al papa unico, si parla di magistero condiviso attualmente; quindi non sarei così convinto che le profezie non si riferiscano al presente
Ho letto l’articolo che mi ha consigliato http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=2371 e se lei la pensa come l’autore non ha fede.
“Nessuna giustificazione, nessuna attenuante è possibile; come si convive, così ci si può sposare;”
E infatti questo è ciò che ha portato alla caterva di matrimoni nulli che abbiamo oggi, perché se la gente si sposa per “obbligo”, perché è l’unico modo che ha per avere una vita sentimentale senza doversi sentire in colpa, la conseguenza non può essere che una caterva di matrimoni nulli, con gente che si sposa senza le intenzioni della Chiesa.
“il nocciolo del suo pensiero il “cambiare il modo di applicarla alla gente” , il primato della prassi, è profondamente sbagliato è va respinto con tutte le forze; è questo il modernismo della libera muratoria, e lei è un suo (spero involontario) esponente.”
Non è il primato della prassi, la Chiesa ha sempre cambiato il modo di applicare la dottrina alla gente. Quello che lei ha in mente è il metodo post tridentino, ma la Chiesa non è sempre stata in quel modo.
“Ho letto l’articolo che mi ha consigliato http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=2371 e se lei la pensa come l’autore non ha fede.”
L’articolo esprime alcuni concetti interessanti, a mio parere, come il fatto che una Fede fondata sulla paura non produce nulla di buono.
Nel caso del matrimonio, l’aver reso il matrimonio sacramentale l’unico modo per avere una vita sentimentale e sessuale declassando qualsiasi altra forma ad “intrinsece malum” (di fatto affermando che qualunque rapporto sentimentale e sessuale non vissuto all’interno del matrimonio sacramentale sia un male in se) ha portato a ciò che abbiamo oggi.
Nulla di cui stupirsi se la motivazione è solo la paura.
Visto che le piace la lettera di Giacomo
” Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà avuto misericordia. La misericordia ha sempre la meglio sul giudizio.” (Giacomo 2,12-13).
Come vede l’apostolo voleva esprimere un concetto che se lo si cita a spizzichi e bocconi come ha fatto lei può essere travisato facendogli dire addirittura l’opposto.
Salve.
E altra cosa, giusto per mettere i puntini sulle I. Lei scrive
“Nessuna giustificazione, nessuna attenuante è possibile; come si convive, così ci si può sposare;”
E questa è una grande balla, perché, come dovrebbe sapere, la dottrina proibisce anche la contraccezione non abortiva (e i metodi naturali non danno minimamente le stesse garanzie, tanto è vero che tutte le famiglie che hanno applicato Humanae Vitae hanno come minimo 4 figli, quando non sopraggiunga robe come sterilità o altri problemi) perciò se un giovane ha già trovato l’anima gemella (cosa niente affatto facile da trovare subito , io per esempio ho conosciuto mia moglie a 36 anni dopo essere passato per diverse storie fallite, e parliamo di molti anni fa) e si sposa, commette comunque peccato perché se non ha ancora le possibilità per mantenere dei figli è costretto a fare uso di contraccezione.
E oggi molti arrivano ad avere le possibilità di mantenere una famiglia BEN dopo i 30 anni, a differenza di un tempo dove a 20 anni si era già lavoratori da diversi anni, perciò tragga lei le sue conclusioni.
Quello che voglio dire è che applicare la dottrina in un certo modo era fattibile nel mondo pre industriale, oggi non più, per il semplice motivo che le condizioni sociali non lo rendono possibile.
La dottrina rimane la medesima, ma è chiaro che, agli occhi della Chiesa, oggi ci sono molte più attenuanti che in passato, in una società nella quale vigeva l’orrore del matrimonio combinato e nella quale si andava a lavorare a 14 anni, non c’erano.
Non è, ribadisco, primato della prassi, è che la Chiesa è chiamata alla salvezza delle anime, non all’imposizione di una prassi che oggi non può piu esistere se non nell’immaginario iperuranio platonico di qualche nostalgico del Sacro Romano Impero.
Se per lei questo è un ragionamento da massone non so che dirle.
mi da sempre più la conferma che lei non ha fede Marco;
lei giustifica tutto e tutti, ma unica è la Verità e soprattutto è semplice
la Conversione è totale, non a meschina e miserabile “Va e non peccare più” NON SIGNIFICA “va e non peccare più, ma tieni conto delle circostanze eh , e non far soffrire l’altro adultero, ah e se hai dei figli vedi tu, vabbeh continua a peccare tanto c’è misericordia per tutti, e tutti si salvano”
il Vangelo non è un esercizio logico e sofistico come lo riduce lei; lo scopo è la salvezza eterna, non giustificare la propria condotta terrena;
la condizione di base è la CONVERSIONE, poi può citare tutti i codici che vuole;
da quello che ho capito lei giustifica pure la contraccezione, oltre che la convivenza e le seconde nozze; è davvero tutto un programma;
ci sono giovani che non fornicano prima del matrimonio, che non usano contraccettivi e che non convivono prima di sposarsi; quindi lo si può fare se lo si vuole; io ho 27 anni e glielo posso testimoniare;
“Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio”
il passo di SAN Giacomo, non di Giacomo, glielo ho scritto perchè è inutile citare la coroncina della Divina Misericordia se poi si persevera nel peccato;
la Misericordia cui fa riferimento San Giacomo presuppone che ci sia stata conversione; non è misericordia verso chi persiste nel peccato come vuole capirla lei
Comunque se non crede alle profezie della beata Emmerick, creda almeno a Fatima; la Madonna ha detto a Santa Giacinta che la maggior parte delle anime si perde a causa di peccati contro il VI e il IX comandamento;
per come ragiona lei sarebbero tutti salvi………
Il suo modo di ragionare non è cattolico, perciò è inutile continuare.
La Coroncina della Divina Misericordia serve proprio per la conversione, perché Cristo ha promesso che chi la recita morirà in stato di Grazia, perché lui gli darà la Grazia, qualora avesse dei peccati mortali che gravano sulla sua anima, della contrizione perfetta, fosse anche in punto di morte.
Perciò non è affatto vero che “è inutile consigliare la Coroncina se poi non ci si converte”, perché Cristo ci ha legato delle Grazie talmente potenti che la persona che la recita morirà in grazia di Dio.
Cito le parole di Cristo
“Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola….(Quaderni…, II, 122)”
Queste sono le parole di Cristo, e se permette io gli credo, anche perché la Chiesa ha accettato la sovrannaturalità di tale rivelazione e GPII ci ha fatto, su di essa, anche la festa della divina misericordia. Ma capisco bene che a gente come lei dia molto fastidio questo, perché rischiano di salvarsi troppe persone, e poi giustamente la gente come lei direbbe “cosa ho seguito a fare la Legge tutta la vita se poi si salva anche chi, a norma di legge, non lo meriterebbe”?
Comunque le parole di Cristo sono chiare in merito, se non le stanno bene perché, da buon dottore della Legge, vuole che sia la legge a giudicare e non la misericordia, è un problema suo.
E, qualora non lo sapesse, anche la Grazia della conversione (ovvero il pentimento sincero dei propri peccati) e la morte in stato di grazia sono per l’appunto GRAZIE che vengono da Dio.
Riguardo a questo
“la Conversione è totale, non a meschina e miserabile “Va e non peccare più” NON SIGNIFICA “va e non peccare più, ma tieni conto delle circostanze eh , e non far soffrire l’altro adultero, ah e se hai dei figli vedi tu, vabbeh continua a peccare tanto c’è misericordia per tutti, e tutti si salvano””
Se dovessero salvarsi solo quelli che dice lei, invece, non si salverebbe nessuno.
Prima di tutto le ripeto che la conversione e il pentimento sono grazie che vengono da Dio e non un qualcosa che ci si autoimpone, in secondo luogo la Chiesa non ha mai ragionato come dice lei, ovvero con l’applicazione meccanica della dottrina indipendentemente dalle circostanze e dai limiti individuali.
Anche perché se così fosse non esisterebbe la teologia morale e non esisterebbe la pastorale, perché basterebbe esporre la dottrina freddamente e dire arragiantevi.
Non le sta bene questo? Pazienza, sappia che la Chiesa non l’ha mai pensata come lei, e non ha mai visto l’applicazione della legge come un qualcosa di meccanico e di avulso dalle circostanze concrete.
“il Vangelo non è un esercizio logico e sofistico come lo riduce lei; lo scopo è la salvezza eterna, non giustificare la propria condotta terrena;”
Ma si da il caso che sia la Chiesa, e non lei, a decidere come vada applicato alla vita delle persone, proprio perché lo scopo è la salvezza eterna e la Chiesa deve puntare alla salvezza delle anime, non a farne dannare il più possibile (cosa che avviene se per la salvezza si pongono limiti invalicabili e uguali per tutti).
“la condizione di base è la CONVERSIONE, poi può citare tutti i codici che vuole;”
Conversione che, caro il mio fariseo, è opera della Misericordia di Dio e non della volontà personale. E questo non sono io a dirlo ma la teologia cattolica, ecco perché cose come la coroncina sono importantissime, perché Cristo ha promesso la grazia della conversione prima della morte a chi la reciterà.
“Comunque se non crede alle profezie della beata Emmerick, creda almeno a Fatima; la Madonna ha detto a Santa Giacinta che la maggior parte delle anime si perde a causa di peccati contro il VI e il IX comandamento;
per come ragiona lei sarebbero tutti salvi………”
Lei dice falsità, poichè la Madonna affermò che la maggior parte di chi si danna (e non la maggior parte delle anime, non sappiamo quanti si perdano o si salvino) si danna per i peccati della carne, e i peccati della carne non includono solo la sessualità ma anche, cito San Paolo, “idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze,”
Queste sono le opere della carne secondo San Paolo (le ho citato le opere della carne che comprendono anche peccati che non sono relativi alla sessualità, anche perché spesso il movente dei peccati della sessualità è il piacere, non la malvagità, e se possono senza dubbio essere peccati mortali è più difficile che lo siano rispetto alle altre opere della carne, prima di tutto perchè, come dice il Catechismo, il peccato più grave è quello commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, in secondo luogo perché, specie in quest’epoca, la gente non capisce più l’insegnamento della Chiesa in merito, e quindi manca la piena avvertenza).
Comunque è veramente esilarante che lei mi citi la Madonna di Fatima (approvazione approvata dalla Chiesa) perché parla di dannazione e cose negative e quando poi le cito le parole di Cristo a Santa Faustina (anch’esse approvate dalla Chiesa) m venga a dire che la Coroncina non serve, quando Cristo ci ha legato per la sua stessa promessa la Grazia della buona morte e della conversione. Solita ipocrisia farisaica.
Tra l’altro per capire che lei straparla di ciò che non sa è sufficiente vedere quando afferma “la Verità è semplice”, intendendo che sia semplice applicarla alla gente.
Ma se così fosse Dio non ci avrebbe lasciato la Chiesa e il Magistero, ci avrebbe lasciato due o tre precetti e ci avrebbe detto “applicateli alla lettera”.
Invece, guardi un po’, è la Chiesa che decide come deve essere applicato il Vangelo e che pastorale tenere, e l’ha SEMPRE fatto, adattandosi in base ai periodi storici.
Se questo non le sta bene e crede di poter discernere lei come applicare il Vangelo nei tempi attuali le do una notizia: è diventato protestante, perciò occhio che la profezia della Emmerick sul protestantesimo che dilagava nella Chiesa potrebbe riguardarla da vicino.
Saluti.
Cito da qui http://www.parrocchiasanbiagio.it/wp-content/uploads/2015/04/Coroncina-della-Divina-Misericordia.pdf
“Gesù Cristo ha raccomandato ai sacerdoti di consigliare la Coroncina ai peccatori come ultima tavola di salvezza; promettendo che “anche se si trattasse del peccatore più incallito, se recita questa coroncina una volta sola, otterrà la grazia della mia infinita misericordia”.
La Coroncina per essere efficace deve essere recitata con grande fiducia, come tutte le altre forme della devozione alla Misericordia di Dio, ma più delle altre forme del culto, deve essere caratterizzata da una straordinaria costanza. Solo in caso di una preghiera che chiede la grazia della buona morte, Cristo ha promesso di concederla dopo solo una recita, mentre invece in tutti gli altri casi ha ripetuto con insistenza l’importanza della perseveranza. ”
Voi tradizionalisti amate citare Fatima perchè una rivelazione approvata dalla Chiesa? Bene, anche quella di Santa Faustina lo è. E ribadisco che se, sapendo queste grazie che Cristo ha legato a tale devozione (tra le quali la più importante in assoluto, di fronte alle quali tutte le altre svaniscono) non la consigliate a chi vive nel peccato, dimostrate che in realtà ciò che muove le vostre critiche verso il Papa non è il timore che il Papa possa favorire la perdizione delle anime (come dite e che, stando a ciò che dite, sembrerebbe il primo movens delle vostre critiche) ma piuttosto il timore che con questo Papa, che fa conoscere la Misericordia di Dio in un modo mai visto in passato, troppe anime si salvino.
Se, dopo aver conosciuto questa devozione, non la fate conoscere a chi ne ha più bisogno (ovvero a chi vive in condizione di peccato oggettivo e che, anche se non è soggettivamente in peccato mortale, per ovvi motivi è in una situazione a rischio, visto che è comunque in occasione prossima di peccato mortale) dimostrate che le critiche che vi vengono rivolte da tre anni a questa parte ( ovvero di essere dei dottori della Legge interessati a sbarrare le porte della salvezza, invece che facilitarla ) sono veritiere.
E in quest’ultimo caso poveri voi, perché sappiate che vi sarà mostrata la stessa Misericordia che voi mostrate agli altri infatti, come dice San Giacomo, “il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà avuto misericordia”.
“Premetto che su San Pio X ha ovviamente ragione lei dal punto di vista sostanziale, la mia visione però è un po’ diversa: al tempo nel popolo cattolico non esisteva questa conoscenza (non esiste neanche oggi, a dire il vero) sulla differenza tra stato di peccato grave oggettivo e peccato mortale, ma chi leggeva il Catechismo pensava che quelle persone fossero “morte alla Grazia” punto e stop. Glielo dico perché ho dei genitori anziani e conosco diverse persone anziane che mi hanno parlato di come il Catechismo veniva loro insegnato ai tempi.”
Ecco, dette così le cose vanno un po’ meglio, però volevo ricordarti che tu, forse esprimendoti non chiaramente, dicevi invece che, prima del Vaticano II e nel caso concreto il n. 854 del Catechismo di San Pio X, “non è vero che L’ASSUMERE QUASI DI DEFAULT CHE CHI È IN POSIZIONE IRREGOLARE SIA IPSO FACTO IN PECCATO MORTALE NON ABBIA MAI FATTO PARTE DEL MAGISTERO.”
Tutto questo discorso è partito da una tua critica ad una mia citazione di un teologo che diceva appunto che mai il Magistero ha detto che gli irregolari in materia matrimoniale sono ipso fatto in peccato mortale formale. Piuttosto questa idea è stata veicolata dalla catechesi di Tizio o Caio, ma non dal Magistero.
E qui però farei un ulteriore appunto. Vero è che certe distinzioni sottili della teologia, come quella tra peccato materiale e formale, sono spesso ignorate dai più, però mi sembra che (dato che anche nella mia famiglia persone cresciute con il Catechismo di San Pio X non mancano) all’epoca in cui si tendeva a passare il messaggio per cui gli irregolari erano ipso facto in peccato mortale formale, si volesse sottolineare come fosse difficile, sempre per l’epoca, che chi si trovava in questa situazione irregolare, che è di per sé materia grave, non avesse la piena avvertenza e il deliberato consenso. Spero di spiegarmi: NON sto dicendo che all’epoca TUTTE le situazioni irregolari erano peccati gravi formali (andrei infatti contro la dottrina di sempre, lungi da me!), ma che, data la maggiore incidenza della fede e della Chiesa nelle masse, era più facile avere la piena avvertenza e il deliberato consenso, a differenza di oggi. Per cui appunto nella catechesi spicciola non si facevano mille distinzioni, ma si sottolineava “tout court” la gravità dell’atto con maggiore severità e rigore. Pastorale diversa appunto! E non dottrina diversa…
“perché ciò avvenga il matrimonio non dovrebbe essere una costrizione. Di fatto, secondo la dottrina, l’unico modo per avere una relazione sentimentale e sessuale senza essere in peccato è sposarsi sacramentalmente, mentre tutte le altre forme di amore umano (compreso il matrimonio civile) SAREBBERO sgradite a Dio e metterebbero a rischio l’anima.”
““Ma non riesco a togliermi dalla testa che sia enormemente contraddittorio parlare di vocazione al matrimonio e poi, de facto, imporlo a tutti come obbligo dicendo che qualunque altra forma di unione sia anatema agli occhi di Dio.
Perché se è cosi allora non si tratta più di “vocazione al matrimonio”, ma di obbligo inderogabile, poiché se esistono persone che non hanno vocazione al matrimonio come lo intendiamo noi è altresì vero che non esistono persone (o ne esistono molto poche) che vogliano stare tutta la vita da sole (e sostanzialmente l’unico modo per non vivere in peccato, se non ci si sposa sacramentalmente, è stare da soli tutta la vita).
Perciò ripeto, o si cambia l’approccio con cui si gestiscono questi casi oppure i matrimoni nulli aumenteranno.””
??? Curioso quello che dici! Quindi insinui che Dio gradirebbe, in certi casi magari, l’amore, espresso mediante rapporti sessuali, di due cristiani sposati solo civilmente, ammettendo pure che siano non in stato di peccato grave formale? Questi atti davvero sono così innocui che non metterebbero a rischio le loro anime? E che fine fa allora il discorso di San Giovanni Paolo II, che ho già citato, in VS n. 63 “Il male commesso a causa di una ignoranza invincibile, o di un errore di giudizio non colpevole, può non essere imputabile alla persona che lo compie; ma anche in tal caso esso NON CESSA DI ESSERE UN MALE, un disordine in relazione alla verità sul bene. Inoltre, il bene non riconosciuto NON CONTRIBUISCE ALLA CRESCITA MORALE DELLA PERSONA CHE LO COMPIE: esso non la perfeziona e non giova a disporla al bene supremo. Così, prima di sentirci facilmente giustificati in nome della nostra coscienza, dovremmo meditare sulla parola del Salmo: «Le inavvertenze chi le discerne? Assolvimi dalle colpe che non vedo» (Sal 181,13). Ci sono colpe che non riusciamo a vedere e che nondimeno rimangono colpe, perché ci siamo rifiutati di andare verso la luce (cf Gv 9,39-41).”? Il papa è stato chiaro: le situazioni di peccato grave materiale, sebbene appunto la grazia di per sé non sia stata perduta, non perfezionano le persone in quelle situazioni, non le dispongono al bene supremo, non contribuiscono allo loro crescita morale… Perché non si tiene conto anche di questo punto importante della dottrina nella nuova prassi pastorale in cui la dottrina non è cambiata? Rischiamo di far passare l’idea che essere in una situazione di peccato grave materiale, per cui si è in grazia di Dio, è la stessa cosa di chi è in grazia di Dio “tout court”. No, San Giovanni Paolo II dice di no. La prima situazione è più delicata, è più fragile, è più a rischio proprio perché comunque il male c’è, anche se non è imputabile! Mi spiace la tanta leggerezza su questo punto… Ecco perché mi ostino nel pensare che Dio non è più contento di due che convivono e hanno rapporti sessuali e sono magari fedeli di due sposati in Chiesa che si picchiano! Sicuramente il buon Dio invece farà di tutto perché tutte e due queste situazioni che non sono secondo il suo divino volere si possano “sistemare”!
La vocazione al matrimonio non è una costrizione, ogni vocazione può essere accolta oppure no, la vocazione è un dono che mi precede, che viene da Dio, come la vocazione al matrimonio, precede l’uomo e la sua libertà, perché Dio ha nel suo disegno d’amore per noi previsto che l’amore tra uomo e donna sia sugellato dal matrimonio. Ma se tu uomo vuoi vivere una relazione piena con una donna non puoi, se sei cristiano, scegliere una cosa diversa dal matrimonio! Se non lo fai sei tu che ti metti fuori LIBERAMENTE (pur senza dimenticare tutti i possibili condizionamenti ed attenuanti del caso) e non è la Chiesa che ti discrimina! La libertà viene sempre rispettata da Dio, per cui se io voglio posso scegliere di non sposarmi e convivere, ma è questa vera libertà? Dice san Giovanni Paolo II in VS 13: “I comandamenti rappresentano, quindi, la condizione di base per l’amore del prossimo; essi ne sono al contempo la verifica. Sono la prima tappa necessaria nel cammino verso la libertà, il suo inizio: «La prima libertà — scrive sant’Agostino — consiste nell’essere esenti da crimini… come sarebbero l’omicidio, l’adulterio, la fornicazione, il furto, la frode, il sacrilegio e così via. Quando uno comincia a non avere questi crimini (e nessun cristiano deve averli), comincia a levare il capo verso la libertà, ma questo non è che l’inizio della libertà, non la libertà perfetta…».”
Non mi sembra che se io dico che l’unica forma di unione tra uomo e donna è il matrimonio allora sto facendo un’imposizione, ma sto semplicemente dicendo la Verità del disegno che Dio ha per l’uomo. Non discuto che forse c’è modo e modo per dirlo, ma il nocciolo è qui ed è per me irrinunciabile!
Poi, siamo d’accordo che la dottrina della Chiesa è chiara. Infatti l’unico uso lecito della sessualità umana, secondo cioè il disegno di Dio per l’uomo, è quello all’interno del matrimonio e per i cristiani è quello all’interno del matrimonio sacramentale. “Catechismo alla mano” viene detto a riguardo, per esempio, dei fidanzati che “… RISERVERANNO AL TEMPO DEL MATRIMONIO le manifestazioni di tenerezza proprie dell’amore coniugale (=rapporti sessuali, ndr). Si aiuteranno vicendevolmente a crescere nella castità.” Tra l’altro oggi è tabù, e lo sta diventando anche nella Chiesa purtroppo, parlare e proporre la somma virtù della castità cristiana… (nella stessa AL la parola “castità” compare una sola volta… Con questo non voglio dire che il papa è eretico, ma semplicemente che trovo tanto strano che parlando “sull’amore nella famiglia” la castità sia stata così tanto trascurata…)
In merito sembra più che la pastorale odierna insinui l’idea che “le persone possano essere troppo deboli per obbedire ai comandi di Dio” o peggio ancora “che le leggi morali sono ideali, e non è realistico attendersi che vengano adempiute”. C’è una specie di sfiducia nell’uomo e nella grazia di Dio. L’uomo di oggi anche se ferito dal peccato e pesantemente condizionato può vivere la radicalità del vangelo aiutato dalla grazi di Dio! Per fare una battuta, Gesù all’adultera non ha detto va’ e se senti che la tua relazione che hai con quest’altro uomo ti rende davvero felice e ti sembra che puoi essere a lui fedele per il momento continua pure, ma va’ e NON PECCARE PIÙ! L’adulterio è sempre male!
Io credo che ciò che è veramente gradito è ciò che Dio stesso vuole. “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12, 2). Dio vuole l’adulterio, la fornicazione, vuole che l’uomo e la donna battezzati vivano la loro relazione sessuale al di fuori del matrimonio sacramentale, etc? Direi di no, per cui se Dio questo non lo vuole bisogna trarne le debite conseguenze…
“Come può esserci un “consenso libero” a queste condizioni? Come è possibile parlare di “vocazione al matrimonio” se qualunque altra forma di amore tra uomo e donna viene esclusa per principio trattandola addirittura di “intrinsece malum”?”
“Parlare della “partecipazione alla vita della Chiesa in modo imperfetto” per conviventi e sposati civilmente è molto più realistico (invece che assumere quasi di default che siano anime in disgrazia di Dio), così come è molto più realistico il vedere quello come un primo passo verso il matrimonio sacramentale, accompagnando queste persone.
In caso contrario, se si dovesse continuare a far leva solo sulla paura, aspettiamoci che i matrimoni nulli all’origine non solo non diminuiscano, ma aumentino.”
Che strano ragionamento! Esisterebbe quindi una qualche specie di vocazione imperfetta alla convivenza o all’adulterio allora?! È chiaro che siccome il male assoluto non esiste, grazie al cielo, anche nelle situazioni irregolari ci sono delle cose buone in sé, come la fedeltà, per esempio, se vogliamo possiamo chiamarle “semi di bene”. Comunque i semi sono una cosa, la pianta che porta i frutti un’altra, nel senso che sì nel seme c’è la potenzialità di far nascere una pianta, ma finché il seme non muore non dà frutto. Idem nelle situazioni irregolari, i semi di bene vanno fati germogliare, non basta solo dire che ci sono e finito lì, cioè bisogna cercare pastoralmente di risolvere queste situazioni in modo che possano esprime in pienezza il disegno di Dio creatore e redentore dell’uomo, bisogna puntare alto! Non accontentarsi di dire il Signore è misericordioso rimanete pure nella vostra situazione irregolare, tanto di più di così non ce la fate!
In più le forme alternative di amore tra uomo e donna al matrimonio sono “intrisece malum”, cioè sono atti che sono moralmente cattivi “sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze”. Infatti prendendo l’esempio dei divorziati risposati, forma di amore altra rispetto al matrimonio cristiano, usando le fonti della moralità abbiamo che il loro rapporto sessuale si configura in quanto all’oggetto come un adulterio; in quanto all’intenzione non c’è nessuna intenzione anche di per sé buona che possa rendere l’oggetto (che è l’adulterio) buono; in quanto alle circostanze ci possono circostanze che aumentano o attenuano la malizia morale dell’atto, ma non nessuna circostanza può rendere buono o giusto un adulterio. Piuttosto le circostanze possono attenuare la responsabilità di chi agisce. L’adulterio non può mai essere un bene e questo VALE SEMPRE E PER SEMPRE. Dice San Giovanni Paolo II nella VS 52: “La Chiesa ha sempre insegnato che non si devono mai scegliere comportamenti proibiti dai comandamenti morali, espressi in forma negativa nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Come si è visto, Gesù stesso ribadisce l’inderogabilità di queste proibizioni: «SE VUOI ENTRARE NELLA VITA, osserva i comandamenti…: non uccidere, NON COMMETTERE ADULTERIO, non rubare, non testimoniare il falso» (Mt 19,17-18)”.
“Riguardo al resto che ha scritto, sulla “vera felicità che si sotiene seguendo pienamente il disegno d’amore che il Signore ha per ogni uomo”, che nella sostanza sarebbe il matrimonio sacramentale, le rispondo da persona sposata da molti anni: esistono coppie sposate civilmente o conviventi che non sono meno fedeli e felici di noi coppie sposate sacramentalmente.
Io sinceramente non me la sento di assunere che tutte quelle persone siano “morte alla Grazia” o che non sappiano cosa sia la felicità o la vera fedeltà.”
Io neppure credo che tutte quelle persone siano morte alla grazia e infatti non l’ho mai detto. Che invece anche quelle persone sappiano davvero che cos’è la vera felicità o fedeltà fuori dal matrimonio sacramento non lo credo, altrimenti perché il Signore chiederebbe all’uomo e alla donna di sugellare il loro amore con il matrimonio sacramento? Non c’è un DI PIÙ nel sacramento e che di più, se veramente crediamo ai sacramenti e alla loro efficacia? Il punto sta qui, se allora la loro fedeltà e felicità è uguale o più grande a chi ha contratto matrimonio sacramentale viene da pensare che è meglio lasciarli in quella situazione, ma siamo davvero sicuri che questa è la volontà di Dio? Ripeto per me il rischio in tutto questo è di far passare l’idea che “in un certo caso, la volontà di Dio per me consiste in un atto in cui io trasgredisco uno dei suoi comandamenti” e che si può essere davvero felici e fedeli anche in una situazione oggettiva di peccato (e qui ritornerebbe il discorso sul peccato grave materiale che anche se non è imputabile, però è sempre un male e fa male…)
Buon Natale!
#Comunque i semi sono una cosa, la pianta che porta i frutti un’altra, nel senso che sì nel seme c’è la potenzialità di far nascere una pianta, ma finché il seme non muore non dà frutto. Idem nelle situazioni irregolari, i semi di bene vanno fati germogliare, non basta solo dire che ci sono e finito lì, cioè bisogna cercare pastoralmente di risolvere queste situazioni in modo che possano esprime in pienezza il disegno di Dio creatore e redentore dell’uomo, bisogna puntare alto! Non accontentarsi di dire il Signore è misericordioso rimanete pure nella vostra situazione irregolare, tanto di più di così non ce la fate!
In più le forme alternative di amore tra uomo e donna al matrimonio sono “intrisece malum”, cioè sono atti che sono moralmente cattivi “sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze”. Infatti prendendo l’esempio dei divorziati risposati, forma di amore altra rispetto al matrimonio cristiano, usando le fonti della moralità abbiamo che il loro rapporto sessuale si configura in quanto all’oggetto come un adulterio; in quanto all’intenzione non c’è nessuna intenzione anche di per sé buona che possa rendere l’oggetto (che è l’adulterio) buono; in quanto alle circostanze ci possono circostanze che aumentano o attenuano la malizia morale dell’atto, ma non nessuna circostanza può rendere buono o giusto un adulterio. Piuttosto le circostanze possono attenuare la responsabilità di chi agisce. L’adulterio non può mai essere un bene e questo VALE SEMPRE E PER SEMPRE. Dice San Giovanni Paolo II nella VS 52: “La Chiesa ha sempre insegnato che non si devono mai scegliere comportamenti proibiti dai comandamenti morali, espressi in forma negativa nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Come si è visto, Gesù stesso ribadisce l’inderogabilità di queste proibizioni: «SE VUOI ENTRARE NELLA VITA, osserva i comandamenti…: non uccidere, NON COMMETTERE ADULTERIO, non rubare, non testimoniare il falso» (Mt 19,17-18)”.#
Eccezionale. Hai scritto benissimo quello che io a malapena riesco a intuire. Ma sono con te su questa strada.
Caro Carolus, innanzitutto TI RINGRAZIO (e mi permetto di darti del tu visto che stia facendo altrettanto, cosa che preferisco pure io) perché sei l’unico in questo topic che cerca di capire ciò che scrivo, non è che gli altri non ci arrivino, è che sono prigionieri della loro mentalità ed idee e quindi, per così dire, passano sopra “di default” a certe mie argomentazioni che, in quanto scomode per loro, vengono giudicate come dei “sofismi”.
Passiamo a quanto hai scritto, perché hai riportato cose molto interessanti. Perdonami se sarò piuttosto lungo, ma hai scritto un sacco di cose interessanti, che meritano risposte precise.
“Ecco, dette così le cose vanno un po’ meglio, però volevo ricordarti che tu, forse esprimendoti non chiaramente, dicevi invece che, prima del Vaticano II e nel caso concreto il n. 854 del Catechismo di San Pio X, “non è vero che L’ASSUMERE QUASI DI DEFAULT CHE CHI È IN POSIZIONE IRREGOLARE SIA IPSO FACTO IN PECCATO MORTALE NON ABBIA MAI FATTO PARTE DEL MAGISTERO.”
Beh, ovviamente intendevo il Magistero per come RECEPITO dal popolo cattolico, ci mancherebbe che un dottissimo pontefice come San Pio X non sapesse la differenza tra peccato materiale e formale.
Ma credimi, ho dei genitori anziani e so che, all’epoca, le persone in situazione irregolare erano considerate, popolarmente, dei “dannati ambulanti”.
“Tutto questo discorso è partito da una tua critica ad una mia citazione di un teologo che diceva appunto che mai il Magistero ha detto che gli irregolari in materia matrimoniale sono ipso fatto in peccato mortale formale. Piuttosto questa idea è stata veicolata dalla catechesi di Tizio o Caio, ma non dal Magistero.”
Diciamo che è stata veicolata anche da una presentazione troppo semplificata di certi aspetti del Magistero che, fino a poco tempo fa, erano pertinenza solo degli “addetti ai lavori” (pensa solo al vademecum del 1997).
“E qui però farei un ulteriore appunto. Vero è che certe distinzioni sottili della teologia, come quella tra peccato materiale e formale, sono spesso ignorate dai più, però mi sembra che (dato che anche nella mia famiglia persone cresciute con il Catechismo di San Pio X non mancano) all’epoca in cui si tendeva a passare il messaggio per cui gli irregolari erano ipso facto in peccato mortale formale, si volesse sottolineare come fosse difficile, sempre per l’epoca, che chi si trovava in questa situazione irregolare, che è di per sé materia grave, non avesse la piena avvertenza e il deliberato consenso. ”
Esatto. Ottimo punto.
“Spero di spiegarmi: NON sto dicendo che all’epoca TUTTE le situazioni irregolari erano peccati gravi formali (andrei infatti contro la dottrina di sempre, lungi da me!), ma che, data la maggiore incidenza della fede e della Chiesa nelle masse, era più facile avere la piena avvertenza e il deliberato consenso, a differenza di oggi. Per cui appunto nella catechesi spicciola non si facevano mille distinzioni, ma si sottolineava “tout court” la gravità dell’atto con maggiore severità e rigore. Pastorale diversa appunto! E non dottrina diversa…”
La dottrina non è cambiata di una virgola, esatto, ciò che è cambiata è la pastorale.
Bisogna considerare che all’epoca non c’era stata la rivoluzione sessuale, che ha abituato le nuove generazioni a vedere il sesso prematrimoniale ed extramatrimoniale (come appunto i divorziati risposati) come “innocente”.
Ergo era molto più facile avere la piena avvertenza del peccato, mentre oggi la dottrina della Chiesa, alle nuove generazioni (e mi riferisco anche alle persone di 50 anni ed oltre, cresciute durante il boom della rivoluzione sessuale), semplicemente sembra assurda, non tanto “difficile”, ma spesso letteralmente insensata.
Ora, è possibile commettere un peccato mortale se non si riesce nemmeno a capire/interiorizzare che il tale atto è un peccato? È molto più difficile, ovviamente, perché viene a mancare l’intenzione di peccare. È infatti difficile affermare che ci sia stata l’intenzione di peccare se un tale atto la propria coscienza non lo riconosce come peccato.
Ora, è vero che esiste la coscienza COLPEVOLMENTE erronea, che aggrava la peccaminosità dell’atto, ma è possibile dire che oggi la coscienza delle persone sia colpevolmente erronea su certi punti, col bombardamento che avviene da 50 anni con la rivoluzione sessuale che ha letteralmente PLASMATO la mente delle masse?
A mio avviso è molto più difficile.
È chiaro, questo non significa che chi è in adulterio o semplicemente convive senza essere sposato sia SEMPRE innocente e incolpevole di peccato mortale, esattamente come 100 anni chi conviveva dopo un matrimonio fallito non era SEMPRE in peccato mortale, ma è evidente che 100 anni fa fosse molto più facile peccare mortalmente in certi atti, proprio per la motivazione che hai detto, ovvero la formazione cristiana autentica e pervasiva dell’intera società.
E questo era ancora più presente nel Medioevo, l’epoca del cosiddetto “cristianesimo totale”, dove la Fede permeava letteralmente ogni momento della giornata.
“??? Curioso quello che dici! Quindi insinui che Dio gradirebbe, in certi casi magari, l’amore, espresso mediante rapporti sessuali, di due cristiani sposati solo civilmente, ammettendo pure che siano non in stato di peccato grave formale? Questi atti davvero sono così innocui che non metterebbero a rischio le loro anime?”
Premetto che quella è solo una mia idea, ma affermo semplicemente che Dio possa preferire, ad un rapporto tra persone sposate sacramentalmente ma che vivono nell’oppressione e nella violenza (come accadeva in tante famiglie del passato) un rapporto tra uomo e donna basato sull’amore sincero e fedele anche se non suggellato dal vincolo sacramentale.
Poi non so, magari agli occhi di Dio tutte quelle relazioni sono anatema e preferisce di gran lunga che una donna stia con uno che la mena e la maltratta in continuazione, purchè sia sposata, questo non posso saperlo, non sono nella mente di Dio.
Diciamo che tendo ad avere un’idea di un Dio meno “bigotto” di quella che hanno molti miei correligionari. Sbaglio? Può benissimo essere! Eppure non riesco a togliermi dalla testa questa cosa.
Poi tu mi chiedi
“Questi atti davvero sono così innocui che non metterebbero a rischio le loro anime?”
E mi metti in imbarazzo perché io, pur essendo sposato da ormai 24 anni, ed essendo felice del mio matrimonio, ho delle coppie di amici che sposati non sono, eppure ti garantisco che la loro unione è splendida e fedele.
Secondo la dottrina sono degli adulteri e dei fornicatori, potenzialmente degni dell’anatema di Dio e del peggior inferno, eppure hanno dato lezioni di cosa voglia dire amarsi davvero a me e a mia moglie, durante un periodo molto duro del nostro matrimonio, nel quale rischiammo la separazione.
Fu il loro esempio a darci la forza di recuperare il rapporto.
Io sono costretto ad affermare, dottrinalmente, che loro siano in stato di peccato grave oggettivo, in una situazione che è anatema agli occhi di Dio, eppure ti garantisco che non riesco minimamente a convincermene interiormente.
Certo, difendo la dottrina della Chiesa, essendo cattolico, ma nondimeno ciò che ho detto rimane.
E riguardo al rischio per le loro anime ti ricordo che “senza la Legge il peccato è morto” (cfr San Paolo). Ora, se non ci fosse la Legge a ricordarlo, chi penserebbe che due ragazzini che si amano e fanno l’amore (ma anche se non fanno l’amore, qualunque atto sessuale fuori dal matrimonio, anche se non completo, per la dottrina è materia grave, ovvero potenzialmente meritevole di condanna eterna) meriti l’inferno o che due persone che si sono separate perché si avvelenavano l’anima a vicenda e si risposano trovando finalmente la felicità siano meritevoli di dannazione?
Te lo dico io: nessuno. Semplicemente la gravità di certi atti è incomprensibile, se non fosse che c’è la legge a ricordarli.
“E che fine fa allora il discorso di San Giovanni Paolo II, che ho già citato, in VS n. 63 “Il male commesso a causa di una ignoranza invincibile, o di un errore di giudizio non colpevole, può non essere imputabile alla persona che lo compie; ma anche in tal caso esso NON CESSA DI ESSERE UN MALE, un disordine in relazione alla verità sul bene. Inoltre, il bene non riconosciuto NON CONTRIBUISCE ALLA CRESCITA MORALE DELLA PERSONA CHE LO COMPIE: esso non la perfeziona e non giova a disporla al bene supremo. Così, prima di sentirci facilmente giustificati in nome della nostra coscienza, dovremmo meditare sulla parola del Salmo: «Le inavvertenze chi le discerne? Assolvimi dalle colpe che non vedo» (Sal 181,13). Ci sono colpe che non riusciamo a vedere e che nondimeno rimangono colpe, perché ci siamo rifiutati di andare verso la luce (cf Gv 9,39-41).”? Il papa è stato chiaro: le situazioni di peccato grave materiale, sebbene appunto la grazia di per sé non sia stata perduta, non perfezionano le persone in quelle situazioni, non le dispongono al bene supremo, non contribuiscono allo loro crescita morale.”
E il discorso di San Giovanni Paolo II, dal punto di vista dottrinale, è assolutamente ineccepibile, e in quanto cattolico vi aderisco pienamente. È infatti senz’altro vero, indubitabile, che in una situazione di peccato grave oggettivo ma di Grazia soggettiva comunque vi sia una situazione di peccato, un male, una mancanza, che in una situazione ordinata non vi sarebbe.
Il fatto che io stesso, pur essendo sposato, non riesca a vedere tutte queste mancanze in chi, a differenza mia, vive in situazione irregolare agli occhi della Chiesa, ovviamente non cambia nulla, perché io sono solo un fedele, non sono nè un Santo nè Dio.
Sinceramente non so perché la mia coscienza affermi ciò, anzi probabilmente lo so: ho 57 anni e sono figlio, volente o nolente, di quest’epoca, con tutto ciò che ne consegue.
Se fossi nato nel 1876 invece che nel 1959 avrei avuto una visione delle cose diversa? Direi che è quasi certo! Nondimeno non posso mentire su quello che sento. E bada, studio teologia da 20 anni e medito su queste questioni da ancora più anni, eppure niente.
“Perché non si tiene conto anche di questo punto importante della dottrina nella nuova prassi pastorale in cui la dottrina non è cambiata? ”
Ma certo che se ne tiene conto, Carolus, però per l’appunto ciò che guida la Chiesa, la suprema Lex, la legge suprema, è la salvezza delle anime.
La Chiesa oggi sa che non ha più la presa di un tempo sulle anime, e sa anche che, soprattutto, il mondo di oggi è immensamente più pieno di tentazioni rispetto a quello di 100 anni fa e incommensurabilmente più pieno di tentazioni rispetto al Medioevo.
Ergo la Chiesa sa che, battendo troppo sulla dottrina e sull’oggettività di certe norme morali, senza un accompagnamento pastorale, rischia di:
1) provocare un allontanamento di massa dalla Chiesa (cosa che stava già avvenendo con GPII, il quale parlò di “scisma sommerso”;
OPPURE
2) di mettere in condizione i fedeli che vi aderissero con l’intelletto, la coscienza e la volontà, di dannarsi, perché essendo il mondo di oggi infinitamente più pieno di tentazioni rispetto ad una volta, queste persone si troverebbero nella condizione di peccare mortalmente di continuo, a meno che non siano già fortificati da una Fede eroica.
Insomma, è un cul de sac, come vedi. E te lo dico da persona coinvolta, perché io stesso sarei tenuto a vedere quegli amici di cui ho parlato sopra come dei concubini adulteri degni di dannazione eterna, eppure non so che dirti, non ci riesco.
Certamente se devo parlare a livello dottrinale non posso che confermare che si, sono dei concubini adulteri e fornicatori, che potenzialmente potrebbero meritare l’inferno, ma tra il dirlo e crederlo davvero c’è la sua differenza.
Lo dico perché sono cattolico e difendo la dottrina cattolica, per quanto su certi punti mi appaia “aliena”, ma non posso mentire sulla mia coscienza, non posso dire che la mia coscienza veda certe situazioni come male intrinseco, perché non è così, non è così che la vedo.
Posso però, anzi devo, difendere la dottrina cattolica e metterla aldisopra di alcune mie convinzioni, altrimenti non sarei più cattolico ma protestante.
“Rischiamo di far passare l’idea che essere in una situazione di peccato grave materiale, per cui si è in grazia di Dio, è la stessa cosa di chi è in grazia di Dio “tout court””
Dunque, la “Grazia di Dio tout court non esiste”, o si è in Grazia o non lo si è. Ma ovviamente capisco quello che dici, e concordo dal punto di vista dottrinale.
Da questo momento in poi parlerò solo come cattolico, e non come “Marco”, onde evitare di confondere le idee a cui dovesse leggere.
“No, San Giovanni Paolo II dice di no. La prima situazione è più delicata, è più fragile, è più a rischio proprio perché comunque il male c’è, anche se non è imputabile! ”
È questo è assolutamente vero, chi versa in situazione di peccato oggettivo è in una situazione ben più rischiosa, perché anche se non è in peccato mortale è comunque in occasione prossima di peccato mortale e, in ogni caso, vive una situazione “manchevole”, mutilata rispetto al vero Bene.
Ecco perché scrivevo che è importante far conoscere a queste persone la devozione alla Divina Misericordia, perché sia che siano in peccato formale sia che siano in peccato solo materiale Cristo ha promesso la salvezza per chi si affiderà a Lui tramite la Coroncina, ci ha legato la sua promessa divina http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/coroncina-della-divina-misericordia.asp
“Mi spiace la tanta leggerezza su questo punto… Ecco perché mi ostino nel pensare che Dio non è più contento di due che convivono e hanno rapporti sessuali e sono magari fedeli di due sposati in Chiesa che si picchiano! Sicuramente il buon Dio invece farà di tutto perché tutte e due queste situazioni che non sono secondo il suo divino volere si possano “sistemare”!”
Non volevo essere leggero su tale punto, e indubbiamente dal punto di vista dottrinale ciò che dici è ineccepibile.
Che poi io, tra una situazione di degrado, abusi e sofferenza suggellata dal Sacramento, e una situazione di fedeltà, amore e rispetto non suggellata dal Sacramento, creda che Dio preferisca la seconda, perché più che la Legge ha a cuore la felicità dei suoi figli, è un PENSIERO MIO PERSONALE, che al momento, non essendo ancora entrato nel mondo dei più, non posso nè smentire nè confermare.
Magari, quando nel Giudizio particolare mi troverò di fronte al Rex tremendae maiestatis, scoprirò che tutta questa enfasi sulla Misericordia è stata un grande abbaglio e che Dio è molto più terribile e severo di quanto noi moderni siamo portati a credere, e magari scoprirò che a Dio importa prima di tutto e innanzitutto il rispetto della Legge invece che la felicità dei suoi figli e che la Misericordia è solo un’eccezione una tantum alla Sua terribile e inesorabile Giustizia.
Tuttavia, essendo un devoto della rivelazione alla divina misericordia che Gesù fece a Santa Faustina, fino a prova contraria continuerò a credere in un Dio leggermente diverso da quello che anima i sogni (o forse gli incubi) dei miei amici tradizionalisti.
“La vocazione al matrimonio non è una costrizione, ogni vocazione può essere accolta oppure no, la vocazione è un dono che mi precede, che viene da Dio, come la vocazione al matrimonio, precede l’uomo e la sua libertà, perché Dio ha nel suo disegno d’amore per noi previsto che l’amore tra uomo e donna sia sugellato dal matrimonio. ”
Ma guarda, di fatto la è, una costrizione, perché o uno si sposa sacramentalmente oppure è costretto a non guardarla neanche, una donna, se non vuole rischiare di commettere peccato mortale.
Se esistesse la possibilità di una “doppia via”, di scegliere se entrare in una unione sacramentale oppure no, allora non sarebbe una costrizione, ma così la è.
Se ti dicessero, banalizzando brutalmente, che “votare PD è una vocazione, che deve votare tale partito solo chi ne è realmente convinto e condivide il suo programma elettorale ma che, chi non ha tale vocazione, deve rinunciare ad avere una proprietà privata e non può allontanarsi dal suo paese senza avvisare i funzionari di polizia del luogo per dichiarare dove va” affermeresti che uno è libero di non votare PD?
Certo, formalmente lo è, libero, ma è anche libero di sapere quali sono le conseguenze.
Ora, cerca di capire, ho banalizzar volutamente e brutalmente per esprimere il concetto, ma spero che si sia capito ciò che intendo dire.
“Ma se tu uomo vuoi vivere una relazione piena con una donna non puoi, se sei cristiano, scegliere una cosa diversa dal matrimonio! Se non lo fai sei tu che ti metti fuori LIBERAMENTE (pur senza dimenticare tutti i possibili condizionamenti ed attenuanti del caso) e non è la Chiesa che ti discrimina! La libertà viene sempre rispettata da Dio, per cui se io voglio posso scegliere di non sposarmi e convivere, ma è questa vera libertà?”
Dire che non è la Chiesa che ti discrimina sembra un po’, perdonami se anche qui banalizzo volutamente e semplicisticamente, come dire “non sono io ad essere razzista, sei tu che sei negro”.
Ovviamente, non te la prendere, è una banalizzazione voluta, ma faccio a vedere la libertà se una cosa è imposta sotto colpa grave.
Per carità, sono cattolico e accetto tale precetto, e non solo lo accetto, ma lo difendo anche se qualcuno lo mette in dubbio, nondimeno parlare di libertà in questo caso è oggettivamente difficile.
Di fatto, oggi, se uno trova la persona da sposare a 35 anni (cosa tutt’altro che remota, visto che non siamo più nell’epoca dei matrimoni combinati dove lei a 16 e lui a 20 erano già sposati con figli) è costretto o a vivere come un monaco fino a quell’età oppure a commettere peccati in materia grave contro il sesto comandamento, e quindi rischiare anche il peccato mortale e la dannazione.
Capisci perché la Chiesa oggi parla molto di attenuanti su queste situazioni e meno di castità? Non perché sia stata infiltrata dai massoni, mondialisti, satanisti eccetera, ma semplicemente perché tali attenuanti ci sono, e la Chiesa o le ammette o dichiara il 99% delle persone come dannati ipso facto.
La Chiesa ha una dottrina infallibile e irreformabile su queste cose, ma che applicare concretamente nella società post industriale è divenuto davvero difficilissimo, per il semplice motivo che è una dottrina, con relativa pastorale, costruita su una civiltà completamente diversa.
Perciò la Chiesa si è trovata costretta a cambiare la pastorale, costretta in nome della salus animarum, che viene prima di tutto, anche prima della Legge, anzi è essa stessa la suprema Legge (Salus animarum suprema lex ecclesiae)!
“Non mi sembra che se io dico che l’unica forma di unione tra uomo e donna è il matrimonio allora sto facendo un’imposizione, ma sto semplicemente dicendo la Verità del disegno che Dio ha per l’uomo. Non discuto che forse c’è modo e modo per dirlo, ma il nocciolo è qui ed è per me irrinunciabile!”
Ma infatti è irrinunciabile, tale dottrina non potrà mai cambiare. Nondimeno, rimane quanto detto sopra.
“Poi, siamo d’accordo che la dottrina della Chiesa è chiara. Infatti l’unico uso lecito della sessualità umana, secondo cioè il disegno di Dio per l’uomo, è quello all’interno del matrimonio e per i cristiani è quello all’interno del matrimonio sacramentale. “Catechismo alla mano” viene detto a riguardo, per esempio, dei fidanzati che “… RISERVERANNO AL TEMPO DEL MATRIMONIO le manifestazioni di tenerezza proprie dell’amore coniugale (=rapporti sessuali, ndr). Si aiuteranno vicendevolmente a crescere nella castità.” Tra l’altro oggi è tabù, e lo sta diventando anche nella Chiesa purtroppo, parlare e proporre la somma virtù della castità cristiana… (nella stessa AL la parola “castità” compare una sola volta… Con questo non voglio dire che il papa è eretico, ma semplicemente che trovo tanto strano che parlando “sull’amore nella famiglia” la castità sia stata così tanto trascurata…)”
Esatto, il Catechismo è chiaro, e non solo vieta “gli atti proprio dei coniugi” prima del matrimonio, ma qualunque atto di tipo sessuale.
Perciò è come dicevo sopra, oggi o uno trova la persona da sposare a 18/20 anni oppure deve vivere IN CASTITÀ ASSOLUTA fino a 30/35/40 anni, fino al giorno in cui si sposa.
Questa è la dottrina, ed è irreformabile. Ma nella pratica? Eh, è lì che casca l’asino, Carolus. Tanto per dirti, io sono sposato da molti anni, e felice di esserlo, ma non mi sono sposato subito, non avevo nè i mezzi nè le possibilità per sposarmi e mantenere dei figli (tali possibilità sono arrivate dopo) e ti garantisco che, se avessi imposto a mia moglie, all’epoca, di vivere in castità assoluto fino al matrimonio, la nostra relazione non sarebbe manco iniziata, perché semplicemente una prospettiva del genere era inammissibile per la sua mentalità. E quindi che avrei dovuto fare? Perderla?
Ti dico di più, anche le storie che ho avuto prima di lei non sarebbero manco iniziate se avessi voluto viverle “Catechismo alla mano”.
Perciò come vedi i cattolici, nel mondo moderno, sono in un cul de sac, nel quale o trovano subito la donna/uomo da sposare, da adolescenti, oppure se non vogliono peccare gravemente devono vivere innaturalmente fino a oltre 30 anni nella castità assoluta, condizione che, per la sua scarsa popolarità, provoca tra l’altro il chiudersi di una storia d’amore fin dall’inizio (cosa che, te lo garantisco, sarebbe accaduta con mia moglie ma anche con le altre con cui sono stato).
Perciò come vedi la situazione è davvero complessa, perché ci troviamo con una dottrina, che non può essere toccata manco con un dito, essendo irreformabile, che va applicata nel mondo moderno pur essendo tarata su una società completamente diversa da quella odierna!
È un vero e proprio cul de sac, e l’unico modo per gestirlo è la pastorale.
“In merito sembra più che la pastorale odierna insinui l’idea che “le persone possano essere troppo deboli per obbedire ai comandi di Dio” o peggio ancora “che le leggi morali sono ideali, e non è realistico attendersi che vengano adempiute”. C’è una specie di sfiducia nell’uomo e nella grazia di Dio. L’uomo di oggi anche se ferito dal peccato e pesantemente condizionato può vivere la radicalità del vangelo aiutato dalla grazi di Dio! Per fare una battuta, Gesù all’adultera non ha detto va’ e se senti che la tua relazione che hai con quest’altro uomo ti rende davvero felice e ti sembra che puoi essere a lui fedele per il momento continua pure, ma va’ e NON PECCARE PIÙ! L’adulterio è sempre male!”
Non è che le persone siano troppo deboli, è che le circostanze attuali sono quelle che sono, vedi quanto ho scritto sopra. Perciò che dobbiamo fare, aspettarci che TUTTI i cattolici siano mostri di eroismo oppure mandarli tutti all’inferno?
Perché si, oggi non è più come un tempo, dove ti sposavi a 18/20 anni, e quindi la castità durava pochissimi anni, oggi si tratterebbe di interi decenni, la parte migliore della propria vita, vissuta come un monaco di clausura per la maggioranza dei cattolici.
È realistico attendersi ciò? Non so, Carolus, non so, ma penso che Dio stia ispirando la pastorale giusta per questi tempi, visto che se è vero che Dio è immutabile è altrettanto vero che il mondo non lo è, e i cristiani, anche se non sono DEL mondo, devono inevitabilmente vivere NEL mondo.
“Che strano ragionamento! Esisterebbe quindi una qualche specie di vocazione imperfetta alla convivenza o all’adulterio allora?! È chiaro che siccome il male assoluto non esiste, grazie al cielo, anche nelle situazioni irregolari ci sono delle cose buone in sé, come la fedeltà, per esempio, se vogliamo possiamo chiamarle “semi di bene”. Comunque i semi sono una cosa, la pianta che porta i frutti un’altra, nel senso che sì nel seme c’è la potenzialità di far nascere una pianta, ma finché il seme non muore non dà frutto. Idem nelle situazioni irregolari, i semi di bene vanno fati germogliare, non basta solo dire che ci sono e finito lì, cioè bisogna cercare pastoralmente di risolvere queste situazioni in modo che possano esprime in pienezza il disegno di Dio creatore e redentore dell’uomo, bisogna puntare alto! Non accontentarsi di dire il Signore è misericordioso rimanete pure nella vostra situazione irregolare, tanto di più di così non ce la fate!”
Ma è assolutamente ovvio questo. Infatti Amoris Laetitia parla di situazioni come le convivenze o i matrimoni civili come situazioni da portare, ogni volta che sia possibile, verso il bene pieno dell’unione sacramentale.
Questo il Papa lo sa bene, e infatti lo ha scritto in Amoris Laetitia, che cito
“La scelta del matrimonio civile o, in diversi casi, della semplice convivenza, molto spesso non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti».[319] In queste situazioni potranno essere valorizzati quei segni di amore che in qualche modo riflettono l’amore di Dio.[320] Sappiamo che «è in continua crescita il numero di coloro che, dopo aver vissuto insieme per lungo tempo, chiedono la celebrazione del matrimonio in chiesa. La semplice convivenza è spesso scelta a causa della mentalità generale contraria alle istituzioni e agli impegni definitivi, ma anche per l’attesa di una sicurezza esistenziale (lavoro e salario fisso). In altri Paesi, infine, le unioni di fatto sono molto numerose, non solo per il rigetto dei valori della famiglia e del matrimonio, ma soprattutto per il fatto che sposarsi è percepito come un lusso, per le condizioni sociali, così che la miseria materiale spinge a vivere unioni di fatto».[321] Comunque, «tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo. Si tratta di accoglierle e accompagnarle con pazienza e delicatezza».[322] È quello che ha fatto Gesù con la samaritana (cfr Gv 4,1-26): rivolse una parola al suo desiderio di amore vero, per liberarla da tutto ciò che oscurava la sua vita e guidarla alla gioia piena del Vangelo.”
Quello che affermo io è che, se la Chiesa nel Vaticano II ha cercato il bene anche nelle altre religioni, coi semi del Verbo, affermando che è possibile vivere in Grazia anche per gli appartenenti ad altre religioni, e salvarsi per i meriti straordinari di Cristo (sebbene vivano in stato oggettivo di peccato, perché anche gli ortodossi sono materialmente colpevoli di scisma, ergo sono in stato di peccato pubblico e permanente contro il primo comandamento agli occhi della nostra dottrina, finché non si convertono) non vedo perché ciò non potrebbe valere per i divorziati risposati e i conviventi.
Sono in una situazione di peccato oggettivo? Non c’è dubbio, esattamente come lo sono gli ortodossi e i protestanti, colpevoli di scisma ed eresia, peccato contro il primo comandamento, nonché gli appartenenti ad altre religioni, anch’essi in stato di peccato grave contro il primo comandamento.
Poi bisogna puntare alto e, nel caso delle convivenze, puntare al matrimonio sacramento e nei divorziati puntare, ove possibile, ad una forma di vita non più in contrasto col sesto comandamento?
Certo, esattamente come bisogna puntare a far scoprire agli appartenenti delle altre religioni e confessioni cristiane la verità Cattolica, di modo che si convertano a smettano di vivere in condizione di peccato oggettivo contro il primo comandamento, situazione che coinvolge ogni non cattolico.
Dici bene poi, le forme di unione che sono “altro” dal matrimonio sacramentale sono “intrinsece malum”, esattamente come lo è lo scisma (ortodossi), l’eresia (protestanti), l’idolatria e il paganesimo (induisti e buddisti), eppure la nostra Chiesa, con gli ortodossi, permette addirittura l’intercomunione (poichè hanno i Sacramenti validi, sebbene illeciti, e hanno la nostra Fede nell’eucaristia) sebbene siano materialmente scismatici, ovvero peccatori oggettivi contro il primo comandamento.
“L’adulterio non è un bene e questo vale sempre e per sempre”.
Assolutamente, ed è altrettanto vero che le condizioni concrete e le intenzioni non cambiano la qualità dell’atto, che resta sempre negativo, ciò che cambia con le circostanze e le intenzioni è l’imputabilità, come già detto.
È assolutamente vero, quindi, ciò che dici.
“Io neppure credo che tutte quelle persone siano morte alla grazia e infatti non l’ho mai detto. Che invece anche quelle persone sappiano davvero che cos’è la vera felicità o fedeltà fuori dal matrimonio sacramento non lo credo, altrimenti perché il Signore chiederebbe all’uomo e alla donna di sugellare il loro amore con il matrimonio sacramento? Non c’è un DI PIÙ nel sacramento e che di più, se veramente crediamo ai sacramenti e alla loro efficacia? Il punto sta qui, se allora la loro fedeltà e felicità è uguale o più grande a chi ha contratto matrimonio sacramentale viene da pensare che è meglio lasciarli in quella situazione, ma siamo davvero sicuri che questa è la volontà di Dio? Ripeto per me il rischio in tutto questo è di far passare l’idea che “in un certo caso, la volontà di Dio per me consiste in un atto in cui io trasgredisco uno dei suoi comandamenti” e che si può essere davvero felici e fedeli anche in una situazione oggettiva di peccato (e qui ritornerebbe il discorso sul peccato grave materiale che anche se non è imputabile, però è sempre un male e fa male…”
Ma infatti è bene puntare, ovunque sia possibile, alla regolarizzazione della situazione matrimoniale di quelle persone.
Sul fatto se si possa essere davvero felici beh, questa è una delle situazioni dove tra dottrina ed esperienza concreta, come ho scritto sopra, vi è lo iato, il divario, più grande.
Ciò non toglie che dobbiamo mantenerci fedeli alla Legge del Signore e puntare, dal bene possibile attuale, ad arrivare al bene massimo che Dio propone tramite la Sua Chiesa.
Su questo non posso che essere d’accordo.
Buon Natale anche a te, Carolus!
Posso dirlo? Quante stronzate!
La malafede degli antipapisti è arrivata a livelli parossistici. Peccato che non possano certo appellarsi al Papa, visto che lui ha ribadito con la massima chiarezza che l’aborto è un gravissimo peccato e che uccide una vita innocente.
E, per rispondere ad Echenique, è stato chiaro anche sul divorzio, semplicemente ha detto una cosa che è da sempre nota ai Confessori: anche in una situazione oggettiva di peccato, come può essere un secondo matrimonio -situazione oggettiva di peccato quanto alla materia grave- è possibile che la persona sia in grazia di Dio grazie a circostanze attenuanti che attenuano o annullano la sua imputabilità soggettiva, facendo sì che non sia peccato mortale.
Ha semplicemente chiarito che anche quel peccato è perdonabile, e che i divorziati risposati non sono in un buco senza uscita, dove senza eccezioni devono o mandare all’aria la loro nuova famiglia o andare all’inferno.
E, guardate un po’, la stessa cosa era stata fatta da San Giovanni Paolo II con i coniugi che fanno uso di contraccezione http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1344740
Perciò di che parliamo? Se si rifiuta Al bisogna rifiutare anche il vademecum per confessori del ’97.
Riguardo all’aborto, ripeto, il Papa è stato chiarissimo, perciò caro Tosatti, eviti di farsi portavoce della malafede gravissima di questa organizzazione abortista.
Io propongo che anche i conviventi che non si sono mai sposati possano accedere alla comunione se ci sono le “circostanze attenuanti che attenuano o annullano la sua imputabilità soggettiva, facendo sì che non sia peccato mortale” ;
perchè solo quelli che erano precedentemente sposati e poi convivono devono poterlo fare? non le sembra una ingiustizia?
per chi non avesse capito è ironica
saluti
“Io propongo che anche i conviventi che non si sono mai sposati possano accedere alla comunione se ci sono le “circostanze attenuanti che attenuano o annullano la sua imputabilità soggettiva, facendo sì che non sia peccato mortale” ;
perchè solo quelli che erano precedentemente sposati e poi convivono devono poterlo fare? non le sembra una ingiustizia?
per chi non avesse capito è ironica”
Ironia mal riposta. Di fatto ciò che preclude l’accesso alla Comunione non è la materia del peccato in se, ma il peccato mortale, che c’è quando vi è anche l’imputabilità soggettiva.
Esempio concreto: noi abbiamo l’intercomunione coi cristiani ortodossi, che hanno l’Eucaristia valida come noi.
Si da il caso che i cristiani ortodossi benedicano, a certe condizioni, le seconde nozze in Chiesa, secondo l’oikonomia pastorale (concetto diverso da quello dell’epikeia cattolica che si trova in Amoris Laetitia, perché l’epikeia non va a “coonestare” una situazione di peccato oggettivo, ma al massimo rileva che non vi sia peccato MORTALE a causa di fattori attenuanti, qualora ci siano), e che i cristiani ortodossi, se ne necessario, possano fare la Comunione durante i riti cattolici, questo NONOSTANTE SIANO MATERIALMENTE SCISMATICI ED ERETICI.
Ora, perché possono fare la Comunione da noi nonostante siano materialmente scismatici ed eretici?
Perché se sono sempre stati ortodossi ed educati come tali non hanno colpa di questa condizione, perciò sono si scismatici ed eretici materialmente, ma non lo sono formalmente, nel senso che non sono imputabili di peccato mortale nonostante l’eresia e lo scisma sia a tutti gli effetti, quanto alla materia, un peccato gravissimo.
Tutto questo per dire che se le circostanze personali e le circostanze attenuanti hanno un peso nel decidere di ammettere alla Comunione degli scismatici eretici come gli orientali, a maggior ragione ce l’hanno (il peso) con i fedeli cattolici.
Prima di fare ironia, prima di credersi furbi, sarebbe meglio conoscere nel dettaglio ciò di cui si parla, grazie.
Caro Marco,
permettimi una precisazione: gli ortodossi sono scismatici e non eretici! Scismatici ed eretici sono semmai i protestanti. Infatti per eresia il Codice di Diritto canonico dice che “Can. 751 – Vien detta eresia, l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti (proprio come gli ortodossi, ndr)” e ancora al Can. 844 – § 3. I ministri cattolici amministrano lecitamente i sacramenti della penitenza, dell’Eucarestia e dell’unzione degli infermi ai membri delle Chiese orientali, che non hanno comunione piena (=scisma e non eresia, ndr) con la Chiesa cattolica, qualora li richiedano spontaneamente e siano ben disposti (=in grazia di Dio, come tutti coloro che si accostano alla comunione, ndr); ciò vale anche per i membri delle altre Chiese, le quali, a giudizio della Sede Apostolica, relativamente ai sacramenti in questione, si trovino nella stessa condizione delle predette Chiese orientali)
Detto questo non pare azzeccatissima, o meglio chiarificante, l’analogia tra la comunione fatta dall’ortodosso e quella fatta dal divorziato risposato non in peccato mortale formale.
Mi spiego. All’ortodosso, nato e cresciuto tale, certo non si può imputare il grave peccato di scisma, ma se è in grazia di Dio e fa la comunione da un prete cattolico non c’è scandalo, come c’è se un divorziato risposato fa la stessa cosa, anche se lui pure non è in peccato mortale formale. Questo perché? Non c’è scandalo perché all’ortodosso si può applicare senza problema quel famoso detto di Gesù nel vangelo: “Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi»” (Lc 9,49-50)”, mentre lo scandalo c’è per il divorziato risposato che non è in peccato mortale formale, perché lui oggettivamente contraddice l’altro famosissimo detto di Gesù nel vangelo: “si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo
alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la
propria moglie per qualsiasi motivo?».
Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li
fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il
padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno
una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne.
Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto »” e poi anche quest’altro: “«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa
un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il
marito, ne sposa un altro, commette adulterio»”
Carolus, in realtà la questione sugli ortodossi è più complessa poichè de facto negano perentoriamente delle verità di Fede vincolanti per ogni cattolico (tra le quali, en passant, quelle sul matrimonio, dato che il loro concetto di oikonomia è profondamente diverso dell’epikeia tomista tirata fuori in Al e le riflessioni sulle circostanze attenuanti) http://www.ilgiudiziocattolico.com/1/88/le-differenze-fra-la-chiesa-cattolica-e-le-chiese-ortodosse.html
Di certo esiste una notevole differenza tra ortodossi e protestanti, poichè gli ortodossi celebrano i sacramenti validamente (sebbene illecitamente) compresa la Santa Eucaristia, ma rimane il fatto che rifiutano delle verità di Fede che per un cattolico non sono opzionali.
Tra le altre cose, come detto sopra, loro hanno il principio dell’oikonomia, che anch’esso porta a delle eresie, poichè ad esempio loro accettano, pur riconoscendo l’indissolubilità del primo matrimonio, di benedire delle seconde e anche terze unioni in Chiesa (con conseguente ammissione all’Eucaristia) ma questo è un grave errore perché va a coonestare una situazione di peccato grave oggettivo, che rimane tale finché perdura, e che è ben diversa dell’epikeia cattolica, che mai riconosce la liceità di certe situazioni limitandosi al massimo a riconoscere la non imputabilità soggettiva dei peccatori in oggetto.
Se il Papa avesse espresso dei concetti simili all’oikonomia ortodossa, in Al, avrebbero ragione coloro che parlano di eresia, infatti il Cardinale Kasper aveva proposto una soluzione simile a quella degli ortodossi nei due Sinodi, ma tale soluzione penitenziale (che dopo qualche tempo sarebbe andata a coonestare il secondo matrimonio in se) è stata scartata, e giustamente, perché eretica senza se e senza ma.
Altra cosa
“mentre lo scandalo c’è per il divorziato risposato che non è in peccato mortale formale, perché lui oggettivamente contraddice l’altro famosissimo detto di Gesù nel vangelo”
Infatti lo “scandalo” è ciò che ha spinto la Chiesa in passato addirittura alla scomunica verso queste persone (ho citato, più sotto, il codice di diritto canonico del 1917), ma oggi la Chiesa valuta che, a causa delle mutate condizioni sociali, possa essere più scandaloso e allontanare dalla Fede l’escludere sempre e comunque queste persone dai Sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia.
È un mutamento pastorale, col quale si può anche dissentire, non essendo dogmatico nè infallibile. L’importante però sarebbe che le critiche rimanessero in quest’ambito, senza andare a tirare fuori inesistenti eresie o “impeachement” al Papa.
Ovviamente gli ortodossi, oltre a quanto già detto, possono fare la Comunione perché hanno la nostra stessa Fede nell’Eucaristia come presenza reale (oltre che avere, loro, l’Eucaristia celebrata validamente), ma spero che si sia capitala differenza tra peccato materiale e peccato formale/mortale.
Riguardo alle convivenze e ai matrimoni civili Amoris Laetitia afferma quanto segue
“Lo sguardo di Cristo, la cui luce rischiara ogni uomo (cfr Gv 1,9; Gaudium et spes, 22) ispira la cura pastorale della Chiesa verso i fedeli che semplicemente convivono o che hanno contratto matrimonio soltanto civile o sono divorziati risposati. Nella prospettiva della pedagogia divina, la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo imperfetto: invoca con essi la grazia della conversione, li incoraggia a compiere il bene, a prendersi cura con amore l’uno dell’altro e a mettersi al servizio della comunità nella quale vivono e lavorano. […] Quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico – ed è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove – può essere vista come un’occasione da accompagnare verso il sacramento del matrimonio, laddove questo sia possibile”.
“La scelta del matrimonio civile o, in diversi casi, della semplice convivenza, molto spesso non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti».[319] In queste situazioni potranno essere valorizzati quei segni di amore che in qualche modo riflettono l’amore di Dio.[320] Sappiamo che «è in continua crescita il numero di coloro che, dopo aver vissuto insieme per lungo tempo, chiedono la celebrazione del matrimonio in chiesa. La semplice convivenza è spesso scelta a causa della mentalità generale contraria alle istituzioni e agli impegni definitivi, ma anche per l’attesa di una sicurezza esistenziale (lavoro e salario fisso). In altri Paesi, infine, le unioni di fatto sono molto numerose, non solo per il rigetto dei valori della famiglia e del matrimonio, ma soprattutto per il fatto che sposarsi è percepito come un lusso, per le condizioni sociali, così che la miseria materiale spinge a vivere unioni di fatto».[321] Comunque, «tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo. Si tratta di accoglierle e accompagnarle con pazienza e delicatezza».[322] È quello che ha fatto Gesù con la samaritana (cfr Gv 4,1-26): rivolse una parola al suo desiderio di amore vero, per liberarla da tutto ciò che oscurava la sua vita e guidarla alla gioia piena del Vangelo.”
Perciò si, ne dispiaccia a lei e agli altri neogiansenisti, anche per quei luridi fornicatori dei conviventi o sposati solo civilmente è possibile una cura pastorale che non tagli tutto con l’accetta ma che valuti le circostanze in cui vive quella persona che, come ogni persona, sono uniche e particolari.
Lei pensi pure che l’unione di due conviventi che per qualche ragione non possono sposarsi (e/o di due sposati civilmente ) che però si amano sinceramente e sono fedeli l’uno all’altra sia maledetta da Dio e che lui preferisca un matrimonio dove magari vi sono violenze e prevaricazioni di ogni tipo, se la fa star bene pensare questo faccia pure.
Marco,
da questo e da altri suoi commenti sotto è evidente davvero la notevole confusione;
le cose sono semplici:
1) il matrimonio è unico sacro e indissolubile;
2) le ricordo che per un ortodosso è vietato fare la comunione cattolica; e non da parte dei cattolici, ma da parte degli ortodossi stessi; prima del concilio vaticano secondo solo i cattolici potevano ricevere l’Eucarestia, un motivo forse c’era
saluti
Agli ortodossi è vietato prendere la Comunione solo dalla loro Chiesa, ma la nostra li ammetterebbe senza problemi, nonostante siano materialmente scismatici ed eretici.
Infine, certo che il matrimonio è sacro e indissolubile. È impossibile trovare sia una mia dichiarazione sul blog, sia una sola frase di Amoris Laetitia, che neghi o metta in dubbio l’indissolubilità di un matrimonio sacramentale celebrato validamente (cosa niente affatto facile, visto che molti si sposano senza le intenzioni della Chiesa).
“Lei pensi pure che l’unione di due conviventi che per qualche ragione non possono sposarsi (e/o di due sposati civilmente ) che però si amano sinceramente e sono fedeli l’uno all’altra sia maledetta da Dio e che lui preferisca un matrimonio dove magari vi sono violenze e prevaricazioni di ogni tipo, se la fa star bene pensare questo faccia pure.”
Caro Marco, questo esempio è davvero fuorviante! Il buon Dio certamente non benedice le prevaricazioni e le violenze all’interno di un matrimonio valido (anche qui volendo però si potrebbe aprire il discorso sull’imputabilità o meno di chi compie violenze in famiglia), come certamente non benedice chi, anche se non può sposarsi per mille motivi ( e qui mi chiedo: può esistere un motivo davvero inattaccabile per NON sposarsi e quindi trasgredire la legge divina?) vive anche fedelmente la propria unione! Perché allora il Signore avrebbe innalzato il patto coniugale a sacramento, se tanto anche chi convive fedelmente ha le benedizioni del Signore? Se i due conviventi non hanno colpa per mille motivi, e quello lo sa il Signore e agirà di conseguenza, certamente questo non significa assolutamente che il Signore può, contraddicendo se stesso, benedire ciò che non è secondo il suo disegno per noi uomini!!!
Aspetti Carolus, “benedire” in senso lato, intendevo “non maledire”.
Ciò che volevo dire è che credo che, al Signore, tra un matrimonio fondato su prevaricazione e violenza o stipulato per accordi materiali (come accadeva molte volte nel passato) e una convivenza o un matrimonio civile fondati sull’amore, sulla fedeltà e sul rispetto, sia gradito molto di più il secondo piuttosto che il primo.
Ma ovviamente non c’è modo di speculare su una cosa del genere, e rimane ovvio e incontestabile che un matrimonio sacramentale celebrato validamente e fondato sull’amore reciproco sia la forma di amore sulla quale DIO fa ricadere più grazie, su questo non c’è alcun dubbio.
Caro Marco,
in merito agli ortodossi faccio alcune precisazioni. Dicendo che gli ortodossi non sono eretici ma solo scismatici volevo innanzitutto cercare di correggere la tua affermazione iniziale, troppo tranchant come dicono i francesi, per cui gli ortodossi sono scismatici ed eretici, perché passa l’idea che ortodossi e protestanti sono la stessa minestra alla fine, dato che i protestanti sono eretici e scismatici. Poi la seconda cosa è che dicendo che gli ortodossi sono scismatici, ma non eretici (forse sono troppo formale) intendevo dire che la causa dello scisma in primis non è stata un’eresia, ma proprio il rifiuto o meglio la pretesa che i patriarchi di Costantinopoli fossero in tutto pari al Pontefice di Roma, tanto che dicevano che ormai il primato di Roma era passato a Costantinopoli, che era diventata la capitale dell’Impero (con il conseguente cesaropapismo). Per cui all’origine dello scisma d’oriente non c’è un’eresia, come invece per i protestanti, perché la Chiesa Cattolica contro i protestanti al Concilio di Trento ha condannato come eretiche diverse loro posizioni teologiche. In questo senso voglio dire che gli ortodossi sono solo scismatici e non eretici. Per di più è vero che ci sono anche divergenze sostanziali nella dottrina (anche qui forse sono troppo formale), ma credo che si possa dire comunque che sono solo scismatici e non eretici nel senso che (e qui riprendo l’articolo segnalatomi di Corrado Gnerre):
1. Il primato petrino è stato dogmatizzato solo al Concilio Vaticano I, quindi molto tempo dopo lo scisma;
2. la concezione del divino risente della tipica cultura orientale, apofatica, per cui va bene interpretata;
3. i dogmi mariani dell’immacolata e dell’Assunta sono anch’essi recenti rispetto al tempo dello scisma;
4. anche il settenario sacramentale è stato dogmaticamente definito dopo lo scisma e anche tutte le altre precisazioni sui sacramenti in specie;
5. lo stesso dicasi per il purgatorio.
Per cui, a rigore, gli ortodossi non sono eretici in quanto le definizioni dogmatiche che oggi li renderebbero tali sono state fatte dopo lo scisma.
Chiedo scusa, forse tutto questo discorso è una sottigliezza, ma comunque lo faccio lo stesso…
Su tutta la faccenda del cardinal Kasper e dell’oikonomia ortodossa sono pienamente d’accordo con te!
Sugli ortodossi diciamo che non fu un’eresia il motivo dello scisma, ma loro de facto oggi hanno una Fede sostanzialmente diversa dalla nostra su molti punti che per noi sono vincolanti, ad esempio la negazione dell’infallibilità papale, la loro oikonomia sul matrimonio e il rifiuto dell’immacolata concezione, perciò de facto hanno una Fede eretica anche se il primo movens dello scisma non fu un’eresia.
Sul discorso del primato Petrino nel primo millennio ci sarebbe molto da dire, ma non è il topic.
SONO D’ACCORD… ISSIMO
Caro Marco, mi pare che tu metta insieme due cose diverse (come “el butèr e la feruvìa, direbbe mio nonno…): la contraccezione è una cosa, il divorzio un’altra. Dall’uso dei contraccettivi si può assolvere, dal divorzio no. Almeno fino a ieri. Oggi nemmeno io so più cosa fare, e tremo al pensiero del momento in cui al confessionale si affaccerà un divorziato che vuole l’assoluzione. Perché il mio problema (e io sono solo “la fanteria” della Chiesa) è proprio questo: che cosa gli dico, se non ci capisco più niente nemmeno io?
“Dall’uso dei contraccettivi si può assolvere, dal divorzio no”.
L’unico peccato imperdonabile è il peccato contro lo Spirito Santo, non certo il divorzio.
Anche perché se fosse così sarebbe assurdo, uno potrebbe fare mille stragi ed essere assolto ma se divorzia e si risposa, magari facendo dei figli, si trova in un buco senza via di uscita.
E questa è un’impossibilità logica.
Uno potrebbe fare mille stragi, ma poi *pentirsi del male commesso*, *promettere di emendarsi e di non fare più il male* quindi essere assolto.
Uno divorzia, *si pente del male commesso*, *promette di emendarsi=di vivere con la nuova coniuge come fratello e sorella*, e quindi essere assolto.
Nel suo ragionamento manca il passaggio fondamentale: il pentimento e quindi il proposito di cambiar vita. Senza questi elementi, non si può assolvere nemmeno il bambino che ruba la caramella…
“Uno potrebbe fare mille stragi, ma poi *pentirsi del male commesso*, *promettere di emendarsi e di non fare più il male* quindi essere assolto.
Uno divorzia, *si pente del male commesso*, *promette di emendarsi=di vivere con la nuova coniuge come fratello e sorella*, e quindi essere assolto.
Nel suo ragionamento manca il passaggio fondamentale: il pentimento e quindi il proposito di cambiar vita. Senza questi elementi, non si può assolvere nemmeno il bambino che ruba la caramella…”
Fabio Pittore, forse non mi sono spiegato. Il proposito di cambiare vita è necessario qualora vi sia peccato mortale, perché se non vi è peccato mortale la persona è in stato di Grazia pur vivendo in una situazione, quanto alla materia, oggettivamente peccaminosa.
Il problema è che alcuni, tra cui anche lei, sembrano aver dimenticato che perchè ci sia peccato mortale occorrono:
1) materia grave;
2) piena avvertenza;
3) deliberato consenso.
Se la materia grave c’è sempre, nel caso dei risposati, non è detto che vi siano le altre condizioni, e basta che ne manchi una perchè la persona mantenga la Grazia di Dio.
Il vademecum del ’97 sulla contraccezione è piuttosto chiaro in merito, l’ho riportato apposta.
Sul discorso dei risposati, inoltre, c’è il problema che vi sono situazioni senza uscita: ad esempio una donna che è stata abbandonata dal marito, si è risposata e ha avuto figli per essere perdonata dovrebbe mandare tutto all’aria e compromettere l’educazione dei figli (che anche se figli di divorziati risposati hanno diritto ad una educazione e al l’affetto dei genitori, mi pare, non credo che il fatto di essere figli di risposati li renda “figli di un dio minore”) altrimenti brucia all’inferno.
È evidente che una pastorale che metta un divorziato risposato in una condizione peggiore e più difficile per la salvezza di un omicida (mettendola in condizione di o mandare all’aria tutto facendo soffrire i figli e il nuovo compagno o di andare all’inferno) abbia qualcosa di profondamente sbagliato e iniquo in se.
Ecco perché era necessario
E altra cosa, Fabio Pittore.
Due coniugi che praticano contraccezione artificiale commettono materia grave esattamente quanto i due risposati che fanno l’amore.
Questo Catechismo alla mano. Se, come mostra il Vademecum di Giovanni Paolo II del ’97, sui coniugi che fanno uso di contraccezione è possibile applicare l’epikeia pastorale, valutando caso per caso, non si capisce perché ciò non dovrebbe essere possibile coi risposati.
Sia i coniugi che fanno uso di contraccettivi che i divorziati commettono materia grave, ma come dice il Catechismo (a meno che ora non sia eretico pure il Catechismo) “1860 Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave.” ergo in entrambi i casi è possibile (n.b: possibile, non certo. Bisogna valutare ogni caso a se) che pure in una situazione di peccato oggettiva non vi sia peccato mortale, ovvero che vi sia solo peccato materiale. ma non formale (esattamente come i cristiani ortodossi di oggi sono si scismatici ed eretici, ma solo materialmente e non formalmente).
Io non so come sia passata l’idea che il divorziato si trovi in una situazione senza uscita e che l’indissolubilità del matrimonio implichi che la sua colpa sia sempre mortale, ma ciò non corrisponde alla dottrina della Chiesa.
Mi ricordo male io, o nei peccati contro il sesto comandamento (come è l’adulterio, mi pare) la materia è sempre grave, e quindi il peccato è sempre grave (o mortale, come si diceva una volta)? Questo, se non ricordo male, perché un peccato sia grave occorrono “piena avvertenza, deliberato consenso” e appunto “materia grave” (CCC 1857, 1858, 1859). Se manca uno di questi elementi il peccato è lieve, ma siccome nelle questioni “de sexto” la materia è sempre grave… il peccato è sempre mortale.
Quanto al n. 1860, nella prima parte da te omessa si dice: «L’ignoranza involontaria può attenuare se non annullare l’imputabilità di una colpa grave. Si presume però che nessuno ignori i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo». Se decontestualizziamo, tutto diventa lecito…
“Mi ricordo male io, o nei peccati contro il sesto comandamento (come è l’adulterio, mi pare) la materia è sempre grave, e quindi il peccato è sempre grave (o mortale, come si diceva una volta)?”
Lei sta facendo confusione.
Un conto è la gravità della materia, un conto è l’imputabilità soggettiva; sono due cose profondamente diverse. Anche il delitto di eresia e scisma di cui sono colpevoli i cristiani ortodossi è sempre grave quanto alla materia, ma non significa che tutti i cristiani ortodossi siano pienamente imputabili di ciò e quindi privi della Grazia di Dio.
“Questo, se non ricordo male, perché un peccato sia grave occorrono “piena avvertenza, deliberato consenso” e appunto “materia grave” (CCC 1857, 1858, 1859). Se manca uno di questi elementi il peccato è lieve, ma siccome nelle questioni “de sexto” la materia è sempre grave… il peccato è sempre mortale.”
Ma guardi, io sinceramente non ho parole, e se lei, come mi sembra di capire da quanto ha scritto sopra, è un Sacerdote, la sua ignoranza in merito (mi perdoni la franchezza) è gravissima.
Perché vi sia peccato mortale (che è l’unico che ha un effetto ontologico sull’anima, facendola morire alla Grazia e che, se si muore in quello stato, conduce alla dannazione) occorrono materia grave, piena avvertenza e deliberato consenso SIMULTANEAMENTE.
Attenzione, questo è un punto molto importante.
Se, nel commettere peccato in materia grave, mancano piena avvertenza e deliberato consenso (o anche solo uno dei due) il peccato non è mortale ma si riduce a veniale.
Oh, questa è la base della teologia morale eh, non stiamo parlando di cose complicate.
È la differenza tra peccato materiale (veniale) e peccato formale, esattamente come c’è differenza tra scisma materiale e formale.
Non sto affermando nulla di nuovo.
“Quanto al n. 1860, nella prima parte da te omessa si dice: «L’ignoranza involontaria può attenuare se non annullare l’imputabilità di una colpa grave. Si presume però che nessuno ignori i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo». Se decontestualizziamo, tutto diventa lecito…”
Ma cosa sta dicendo, scusi? Non ho citato la parte antecedente perché non ha nessun legame con la mia citazione.
Lasciando perdere per un attimo il fatto che la coscienza può essere incolpevolmente erronea (ma questo sarebbe un discorso lungo) la parte da me citata, ovvero “Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave.” attiene al deliberato consenso, nel senso che il Catechismo afferma che le passioni o le pressioni esterne (o le turbe patologiche) diminuiscano il carattere volontario e libero della colpa, determinando una non piena imputabilità in quel caso del peccatore.
Suvvia Padre, queste sono le basi. Io spero che lei non sia davvero un Sacerdote, perché in questo caso mi domando cosa abbia studiato in Seminario.
Quando, in Amoris Laetitia, al paragrafo 301, il Papa scrive
“Per comprendere in modo adeguato perché è possibile e necessario un discernimento speciale in alcune situazioni dette “irregolari”, c’è una questione di cui si deve sempre tenere conto, in modo che mai si pensi che si pretenda di ridurre le esigenze del Vangelo. La Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti. Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante. I limiti non dipendono semplicemente da una eventuale ignoranza della norma. Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere «valori insiti nella norma morale»[339] o si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa. ”
Non fa altro che riprendere gli insegnamenti del Catechismo, sia sulla coscienza che sui fattori esterni che limitano la gravità del peccato (non in quanto alla materia, che è e rimane grave, ma quanto all’imputabilità soggettiva).
Lo vediamo anche in Amoris Laeitia 305, dove il Papa scrive
” A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa.[351] Il discernimento deve aiutare a trovare le strade possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti. Credendo che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio. Ricordiamo che «un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà».[352] La pastorale concreta dei ministri e delle comunità non può mancare di fare propria questa realtà.”
Anche qui non fa altro, il Papa, che appellarsi al Catechismo.
Affermare che un peccato in materia grave sia ipso facto peccato mortale è uno degli errori più grossolani che abbia mai letto, glielo dico in tutta franchezza.
Ed è per questo che i quattro “Dubia” dei Cardinali sono ridicoli, perché basta leggersi Al col Catechismo in mano per dare risposta ai quattro Dubia.
Quando scrivo “leggersi Al col Catechismo in mano” non lo scrivo per caso, perché Al si attiene al Catechismo quanto alla dottrina, ma opera un cambiamento pastorale.
Infatti era orientamento pastorale della Chiesa quello di escludere i divorziati risposati dal Sacramento della Riconciliazione e dell’Eucaristia IN OGNI CASO, indipendentemente dalla imputabilità soggettiva, poichè si temeva che ammetterli ai Sacramenti avrebbe causato scandalo nei fedeli.
Tuttavia osservo che:
1) prima di Familiaris Consortio i divorziati risposati erano SCOMUNICATI ( cito il codice di Diritto canonico del 1917 Can 2356 “Bigami, idest qui, obstante coniugali vinculo, aliud matrimonium, etsi tantum civile, ut aiunt, attentaverint, sunt ipso facto infames; et si, spreta Ordinarii monitione, in illicito contubernio persistant, pro diversa reatus gravitate EXCOMMUNICENTUR vel personali interdicto plectantur” ) ;
2) visto che Familiaris Consortio e il nuovo codice di diritto canonico ha applicato un cambiamento pastorale di non poco conto, togliendo la scomunica per queste persone, non si capisce perché Papa Francesco non possa approfondire ulteriomente la questione a livello pastorale.
Pertanto le risposte da dare ai Dubia sono molto semplici, secondo me, leggendo Al col Catechismo in mano.
Penso che sia per questo che il Papa non risponde, perché se persino dei laici possono rispondere facilmente figuriamoci quattro principi della Chiesa.
È evidente che la questione sia primariamente politica, qui, dove per contrasto alla linea del Papa che non si accorda a certe personali sensibilità c’è chi vuole “farlo fuori”.
Mi permetto di aggiungere un consiglio, poi, Fabio Pittore.
Se lei è davvero un Sacerdote, indipendentemente dalle decisioni che prenderà quando e se si presentassero da lei dei divorziati risposati, consigli loro questa devozione http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/coroncina-della-divina-misericordia.asp
La Coroncina della Divina Misericordia è una devozione rivelata da Cristo stesso a Santa Faustina, riconosciuta dalla Chiesa e per la quale San Giovanni Paolo II, ascoltando il volere di Cristo comunicato a quella Santa, ha istituito la Festa della Divina Misericordia.
È una devozione molto importante, perché Gesù ci ha legato delle promesse molto importanti, le cito:
“PROMESSE PARTICOLARI :
1) Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola….(Quaderni…, II, 122)
2)Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti, mi metterò fra il Padre e l’anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso.Gesù ha promesso la grazia della conversione e della remissione dei peccati agli agonizzanti in conseguenza della recita della Coroncina da parte degli stessi agonizzanti o degli altri (Quaderni…, II, 204 – 205)
3) Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e reciteranno la Coroncina nell’ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia li proteggerà in quell’ultima lotta (Quaderni…, V, 124).
Poiché queste tre promesse sono molto grandi e riguardano il momento decisivo del nostro destino, Gesù rivolge proprio ai sacerdoti un appello affinché consiglino ai peccatori la recita della Coroncina alla Divina Misericordia come ultima tavola di salvezza .”
Promesse simili sono legate anche alla recita del Rosario, come può leggere qui http://www.ilsantorosario.com/Il%20Santo%20Rosario/segreto_meraviglioso_del_santo%20rosario.htm
Sia la Coroncina della divina Misericordia che il Rosario (del quale San Luigi de Montfort, un grande santo preconciliare, scrive “Se sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante l’enormità delle vostre colpe, credetemi: riceverete la corona di gloria che non appassisce (1 Pt 5,4). Anche se vi trovate sull’orlo dell’abisso, o con un piede nell’inferno, se avete perfino venduto l’anima al diavolo come uno stregone, o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o tardi vi convertirete e vi salverete purché lo ripeto e notate bene i termini del mio consiglio – diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo Rosario, per conoscere la verità ed ottenere la contrizione ed il perdono dei vostri peccati.”) garantiscono l’assistenza nell’ora della morte da parte di Nostro Signore e della Beata Vergine nonchè la contrizione necessaria per pentirsi dagli eventuali peccati mortali che gravassero sull’anima (se è un sacerdote dovrebbe sapere che anche la contrizione stessa è una grazia che proviene da Dio), ma la Coroncina è più breve e recitabile ovunque, senza contare che, per volere di Cristo, garantisce la Grazia della buona morte anche se recitata una volta sola e la salvezza dei morenti per la quale la si recitasse.
Le consiglio di recitarla e di consigliarla ai suoi penitenti perché:
1) “CHI SALVA UN’ANIMA, HA ASSICURATO LA PROPRIA” (Sant’Agostino);
2) “NULLA è PIù INUTILE DI UN CRISTIANO CHE NON SI ADOPERA A SALVARE GLI ALTRI” (San Crisostomo).
Lei non ha chiaro cosa significhi Conversione
Significa cambiare vita
Come cambia vita un peccatore che persiste nel peccato?
tra l’altro un peccatore che in quanto sposatosi in chiesa, aveva piena coscienza che il matrimonio era e sarebbe rimasto indissolubile; questa coscienza non è forse valida dopo?
Ma è proprio per questo che molti matrimoni Sacramentali sono nulli, perché molto spesso non si sposano convinti che anche se il marito diventasse un assassino e la picchiasse della mattina alla sera lei non potrebbe divorziare, nè lui si sposa convinto (nella maggior parte dei casi) di non divorziare anche qualora lei diventasse una cornificatrice seriale.
È questo il motivo per il quale molti matrimoni sono nulli.
Ho ben chiaro, per il resto, cosa significhi comversione, ma rimane il fatto che cambiare vita è necessario alla salvezza quando vi è peccato mortale, se non vi è peccato mortale ci si può salvare lo stesso, perché solo il peccato mortale uccide la Grazia.
Ad ogni modo è per questo che è importante fare si che chi vive in peccato oggettivo preghi, il Rosario e soprattutto la Coroncina della Divina Misericordia, alla quale Cristo ha legato, per la Sua propria promessa, la grazia della morte in amicizia con Dio (ovvero in stato di Grazia, il che significa che assisterà chi la recita nell’ora della morte e, se necessario per la sua salvezza, gli darà la Grazia della contrizione perfetta), poichè in una situazione oggettiva di peccato, anche se si è in grazia di Dio per circostanze attenuanti, si è certamente più a rischio.
Perciò se conoscete qualcuno in quelle condizioni fategli conoscere la Coroncina, che è un potente mezzo di conversione e di salvezza, per volontà di Cristo.
Egli ha deciso, in un’epoca nella quale domina il paganesimo, di dare ancora più Grazie che in passato, per facilitare la salvezza agli uomini.
Fondamentalmente è avvenuto quello che ha detto San Paolo ” legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rom 5:20).
Se in quest’epoca la Grazia non fosse ancora più abbondante che in passato non si salverebbe nessuno.
Perciò, se davvero ci tenete alla salvezza di quelle persone, fategli conoscere la Misericordia di Dio, tramite la Coroncina che egli stesso ci ha donato affinché il giusto fosse confermato in Grazia e il peccatore avesse tutte le Grazie non solo necessarie, ma sovrabbondanti, per una morte in Grazia di Dio.
Se, dopo tutte queste chiacchiere, non lo farete, purtroppo darete ragione a quelli che vi vedono come dottori della legge interessati a sbarrare le porte della salvezza alla gente, invece che facilitarla.
“Due coniugi che praticano contraccezione artificiale commettono materia grave esattamente quanto i due risposati che fanno l’amore”.
La cosa non è così semplice in realtà. Vero è che in entrambe le situazioni abbiamo a che fare con della materia grave, ma Catechismo alla mano, “la gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto. Si deve tenere conto anche della qualità delle persone lese: la violenza esercitata contro i genitori è di per sé più grave di quella fatta ad un estraneo.” (CCC 1858), per cui citando un recente manuale di teologia morale: “(l’adulterio [ il caso dei divorziati risposati ricade qui]) oltre ad essere un peccato grave contro la castità, è allo stesso tempo un grave peccato contro la giustizia e la fedeltà coniugale, nonché una profanazione del sacramento del matrimonio”.
” Il proposito di cambiare vita è necessario qualora vi sia peccato mortale, perché se non vi è peccato mortale la persona è in stato di Grazia pur vivendo in una situazione, quanto alla materia, oggettivamente peccaminosa.”
D’accordo, ma anche qui le cose non sono così semplici. infatti, Catechismo alla mano, “1793 Se — al contrario — l’ignoranza è invincibile, o il giudizio erroneo è senza responsabilità da parte del soggetto morale, il male commesso dalla persona non può esserle imputato. Nondimeno resta un male, una privazione, un disordine. È quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.”
Sarebbe un po’ come se, per fare un esempio, io vedessi una persona che raccoglie dei funghi velenosi credendo che quei funghi che raccoglie non sono pericolosi. Io che faccio sto a guardare? Certo, se quella persona li mangia e poi sta male, non è colpa sua, perché era in buona fede, ma questo non toglie che poi stia male e rischi anche la vita!
Dice ancora a questo proposito parole illuminanti San Giovanni Paolo II, grande moralista, nella VS n. 63 “Il male commesso a causa di una ignoranza invincibile, o di un errore di giudizio non colpevole, può non essere imputabile alla persona che lo compie; ma anche in tal caso esso non cessa di essere un male, un disordine in relazione alla verità sul bene. Inoltre, il bene non riconosciuto non contribuisce alla crescita morale della persona che lo compie: esso non la perfeziona e non giova a disporla al bene supremo. Così, prima di sentirci facilmente giustificati in nome della nostra coscienza, dovremmo meditare sulla parola del Salmo: «Le inavvertenze chi le discerne? Assolvimi dalle colpe che non vedo» (Sal 181,13). Ci sono colpe che non riusciamo a vedere e che nondimeno rimangono colpe, perché ci siamo rifiutati di andare verso la luce (cf Gv 9,39-41).”
Quello che dice è vero, infatti il male è sempre una privazione di bene, per l’appunto, ergo un qualcosa di negativo “in se”, di non positivo.
Ha ragione anche sull’appunto fattomi riguardo alla gravità dei peccati, ma quello che volevo dire è che la contraccezione tra coniugi, come una seconda unione a fronte di un primo matrimonio valido, sono entrambi materia grave, è POTENZIALMENTE peccato mortale che conduce all’inferno.
Poi certo, se uno si danna perché muore in peccato mortale a causa della contraccezione soffrirà molto meno all’inferno rispetto a chi si danna perché ha violentato e torturato dei bambini, ma resta il fatto che entrambi questi peccati, quando ci sono le tre condizioni necessarie e non vi sono attenuanti, sono peccato mortale che possono dannare all’inferno.
Sul resto direi che non c’è altro da dire, la citazione di San Giovanni Paolo II è perfetta, infatti è sicuramente vero che “Il male commesso a causa di una ignoranza invincibile, o di un errore di giudizio non colpevole, può non essere imputabile alla persona che lo compie; ma anche in tal caso esso non cessa di essere un male, un disordine in relazione alla verità sul bene. “
Sia lodato Gesù Cristo.
Caro Marco, alcune difese sono impossibili!
Dire che alcuni Sacramenti sono nulli, perchè non c’è piena consapevolezza è bestemmia, perchè se così fosse, sarebbero nulle tutte o quasi le prime Comunioni, le Cresime i Battesimi e così via. Non si possono affermare queste cose, per giustificare errori. La verità è che si dimentica, che è la croce che fa autentici cristiani!
Il pontefice, purtroppo, contrariamente a quanto dovrebbe, sta facendo confusione, esistono molte prove che lo dimostrano, puoi anche scrivere enciclopedie a difesa, ma vi sono e reastano dei fatti che sono contrari alla Tradizione cattolica, come il blasfemo video con buddisti, islamici ed ebrei, definiti figli, e non creature, di Dio. Ciò lo può affermare un profano, ma non un papa! Per non parlare delle dichiarazioni dell’ arcivescovo Bruno Forte e di tante e tante altre cose, le osannazioni alla Bonino, Pannele e Napolitano. Per finire, ma non ultimo, le celebrazioni a Lutero. La Chiesa di Cristo non è un partito politico!
Forse si esagare nelle accuse al papa, ma anche nelle difese è evidente che lo si fa.
Comunque che la confusine regni è evidente, basta vedere le contrapposiioni esistenti e le richieste di chiarimenti, e cosa sta provocando nel mondo questo parlare che di certo non è, SI SI NO NO.
Non per polemiche, sono un che capisce poco, lo so, ma io non ci capisco più nulla e non perchè leggo Tosatti, ma perchè ascolto la sua viva voce! Dispiace notare che non si fa chiarezza, ciò non avviene e se avviene, avviene in modo superficiale e limitato, intatno nel tentativo di portare le pecorelle nell’ovile, si fanno scappare quelle che, nell’ovile già erano!
Viva Maria
@ Paolo
“Sia lodato Gesù Cristo.
Caro Marco, alcune difese sono impossibili!
Dire che alcuni Sacramenti sono nulli, perchè non c’è piena consapevolezza è bestemmia, perchè se così fosse, sarebbero nulle tutte o quasi le prime Comunioni, le Cresime i Battesimi e così via. Non si possono affermare queste cose, per giustificare errori. La verità è che si dimentica, che è la croce che fa autentici cristiani!”
Ma cosa mi tocca leggere….
Il matrimonio è COMPLETAMENTE DIVERSO dal Battesimo, dalla Cresima e dalle prime Comunioni, perché nel matrimonio SONO GLI SPOSI I MINISTRI DEL SACRAMENTO!
Ma Dio santo, ma è possibile che chi non sa nemmeno queste cose venga a pontificare parlando di “bestemmie”?
Mentre negli altri Sacramenti il Ministro celebrante è il sacerdote-vescovo-diacono, per il Matrimonio i celebranti sono gli sposi stessi nel momento in cui manifestano il consenso; il sacerdote accoglie il consenso e celebra la Messa Nuziale, ma non è lui a “sposare”.
Infatti nel Rito del Matrimonio (http://www.liturgia.maranatha.it/Mat…o/r1/3page.htm) il sacerdote non pronuncia frasi che “sposano”, ma ratifica semplicemente le dichiarazioni dei coniugi:
Il Signore onnipotente e misericordioso
confermi il consenso
che avete manifestato davanti alla Chiesa
e vi ricolmi della sua benedizione.
L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce
Stando così le cose, se uno dei due sposi (o entrambi, ma già uno basta) non intende sposarsi nel modo in cui il Sacramento è inteso dalla Chiesa, ovvero con l’indissolubilità assoluta e il divieto di trovarsi un’altra persona anche qualora il coniuge diventasse un violentatore e la sposa una baldracca il Sacramento è nullo perché il consenso necessario degli sposi per celebrarlo non c’è mai stato.
Ecco perché il matrimonio può essere nullo (non “annullato”, ma solo constatato nullo), perché a differenza degli altri Sacramenti sono gli sposi a celebrarlo.
Seriamente, prima di venire a pontificare parlando di bestemmie, assicuratevi di conoscere la materia.
A meno che non vogliate accusare la Chiesa stessa di bestemmie, visto che è stata la Sposa di Cristo a riconoscere quello come uno dei motivi della dichiarazione di nullità.
Sia lodato Gesù Cristo.
“Posso dirlo? Quante stronzate!”
No, caro Marco, non dire e non scrivere mai le parolacce, sono un brutto biglietto da visita, anche qualora si avesse ragione!
“La malafede degli antipapisti è arrivata a livelli parossistici. Peccato che non possano certo appellarsi al Papa, visto che lui ha ribadito con la massima chiarezza che l’aborto è un gravissimo peccato e che uccide una vita innocente.”
Grazie al cielo sulla gravità dell’aborto il papa è stato veramente chiarissimo, per cui concordo sul fatto che le dichiarazioni del papa sono state abilmente distorte… come si vede dal manifesto pro aborto di cui sopra.
“E, per rispondere ad Echenique, è stato chiaro anche sul divorzio, semplicemente ha detto una cosa che è da sempre nota ai Confessori: anche in una situazione oggettiva di peccato, come può essere un secondo matrimonio -situazione oggettiva di peccato quanto alla materia grave- è possibile che la persona sia in grazia di Dio grazie a circostanze attenuanti che attenuano o annullano la sua imputabilità soggettiva, facendo sì che non sia peccato mortale.”
Su questo punto nulla da dire… la dottrina della Chiesa è sempre stata questa!
“Ha semplicemente chiarito che anche quel peccato è perdonabile, e che i divorziati risposati non sono in un buco senza uscita, dove senza eccezioni devono o mandare all’aria la loro nuova famiglia o andare all’inferno.”
Beh, che i divorziati risposati non sono in un buco senza uscita e che il loro peccato è perdonabile lo si sapeva già benissimo prima di AL, grazie al cielo, per cui il Magistero aveva indicato tre condizioni perché anche i divorziati risposati possano vivere la verità della loro situazione non in contraddizione con il vangelo:
– Le persone interessate non possono separarsi senza commettere una nuova ingiustizia (per esempio, essi potrebbero essere responsabili per l’educazione dei loro figli);
– Essi prendono l’impegno di vivere secondo la verità della loro situazione, cessando di vivere insieme come se fossero marito e moglie (“more uxorio”), astenendosi dagli atti che sono propri degli sposi;
– Essi evitano di dare scandalo (cioè, essi evitano l’apparenza del peccato per evitare il rischio di guidare altri a peccare). A questo proposito scrive un noto moralista: al n. 301 [di AL, ndr] si legge: “La Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti. Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante”.
A dire il vero questo non è mai stato detto né nel Magistero né nei manuali di Teologia.
Basterebbe ricordare la Dichiarazione della Congregazione del Clero in riferimento al cosiddetto ‘caso Washington’: “Le particolari circostanze che accompagnano un atto umano oggettivamente cattivo, mentre non possono trasformarlo in un atto oggettivamente virtuoso, possono renderlo incolpevole o meno colpevole o soggettivamente giustificabile” (26.4.1971).
Il Papa allora si riferisce a quello che può essere stato detto da prete Tizio o Caio. Qui troviamo, come si diceva all’inizio, il carattere parenetico e proprio di Papa Francesco.
Presa la frase in se stessa, bisognerebbe dire che non corrisponde alla realtà perché questo non è mai stato detto.
“E, guardate un po’, la stessa cosa era stata fatta da San Giovanni Paolo II con i coniugi che fanno uso di contraccezione http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1344740
Perciò di che parliamo? Se si rifiuta Al bisogna rifiutare anche il vademecum per confessori del ’97″.
Calma, un divorziato risposato potrebbe essere effettivamente non in una condizione di peccato mortale soggettivo con la perdita quindi della grazia, però quello che differenzia questa situazione dalla situazione dei coniugi che in buona fede usano contraccettivi è che la prima situazione è pubblica, mentre la seconda è occulta! La Chiesa è sempre stata prudente nel dare (o meglio nel non dare) i sacramenti ai peccatori pubblici, aldilà della loro effettivo stato di peccato mortale soggettivo. Lo scandalo che si può arrecare agli altri non mi pare poca cosa, specialmente in questo campo, in cui oggi sono in pochi a seguire con coraggio le norme del vangelo su matrimonio… Il papa è liberissimo di cambiare una prassi pastorale, ma io mi chiedo quanto sia efficace la nuova prassi, se il messaggio che poi semplicisticamente passa è che adesso i divorziati risposati possono fare la comunione…
Beh Carolus, non ho nulla da ribattere al suo commento.
Infatti, con la pastorale di Papa Francesco, si può benissimo non essere d’accordo e anche contestarla, visto che è per l’appunto una pastorale, e come tale non dogmatica e non infallibile.
Per rispondere al suo ultimo punto, oggi la Chiesa valuta che ci sia più scandalo nel negare sempre e comunque la comunione ai divorziati piuttosto che nel darla, poichè le condizioni societali sono mutate radicalmente rispetto al passato in cui la nostra Fede permeava tutto il tessuto sociale.
Poi per carità, come ho detto si può benissimo dissentire da questa pastorale senza nessun problema e rimanere cattolici al 100% (dopotutto anche la decisione di escludere sempre i divorziati risposati dal Sacramento della Riconciliazione e dalla Comunione anche qualora non fossero in peccato mortale era anch’essa una decisione pastorale, dovuta, come ha ricordato, allo scandalo che la Chiesa temeva si desse agendo diversamente), quello che non è accettabile è accusare il Papa e Al di eresia, e non perché “il Papa è il Papa”, ma semplicemente perché basta leggere Al col Catechismo in mano e il Catechismo con Al é tutto diventa chiaro, e non c’è nessuna eresia.
Ci tenevo a dimostrare questo, poi il suo commento, sebbene non mi trovi del tutto concorde in alcune parti, è in se incontestabile.
Caro, Marco grazie per la tua risposta! Sono contento che con te si possa discutere in modo onesto e pacato. Voglio fare alcune sottolineature…
La prima: “si può benissimo dissentire da questa pastorale senza nessun problema e rimanere cattolici al 100%”, bravo, ben detto! Solo che in pochi, mi sembra, tra gli adulatori esagerati, e sottolineo esagerati, del papa la pensano così. Io personalmente faccio mio il pensiero di Aldo Maria Valli che dice “Da parte mia, nessuna “manovra”, nessun progetto di chissà quale natura, nessuna decisione di abbandonare un partito (ma quale?) per entrare in un altro (ma quale?). Solo la manifestazione sincera, e anche dolorosa, di un dubbio. Dolorosa perché voglio molto bene al papa. Ma è proprio perché gli voglio bene che lo prendo sul serio. Ed è proprio perché lo prendo sul serio che mi interrogo su quanto insegna”. Tra parentesi: buon compleanno Santo Padre!
La seconda: “con la pastorale di Papa Francesco, si può benissimo non essere d’accordo e anche contestarla, visto che è per l’appunto una pastorale, e come tale non dogmatica e non infallibile.” Appunto, non infallibile, per cui se uno la critica non cade nell’eresia, come purtroppo qualche furbetto, anche altolocato, vuole far credere! È anche vero però che la pastorale deve sforzarsi di tradurre nel concreto la dottrina di sempre e qui sta molte volte il difficile (è l’annosa questione del rapporto tra pastorale e dottrina). Il problema è quello di dire che la dottrina è sempre la stessa (e grazie al cielo!), solo che intervenendo nella pastorale si rischia, anche in buona fede, di non rendere un buon servizio alla dottrina e quindi al bene anche delle anime alla fine. Se una prassi pastorale non si basa su un’applicazione retta della dottrina, avrà alla breve o alla lunga conseguenze anche nefaste sul popolo di Dio, a mio modestissimo parere. Questa è la mia paura… Dall’albero riconoscerete i frutti, vedremo…
La terza: “Per rispondere al suo ultimo punto, oggi la Chiesa valuta che ci sia più scandalo nel negare sempre e comunque la comunione ai divorziati piuttosto che nel darla, poiché le condizioni societali sono mutate radicalmente rispetto al passato in cui la nostra Fede permeava tutto il tessuto sociale.” Non lo so se veramente oggi la Chiesa ci sta chiedendo questo. Cioè ripeto già prima di AL non era vero che la Chiesa negava sempre e comunque la comunione ai divorziati risposati, come abbiamo già più volte detto, ma c’era dei paletti improntanti a grande saggezza e prudenza… Oggi con la nuova pastorale che sembra che si voglia piano piano introdurre, in modo spesso confuso, prassi per cui pastoralmente tu puoi aggirare, anche tutta la buona fede e la misericordia del caso, nodi importantissimi di dottrina con la scusa delle mutate condizioni sociali e culturali… Non è questo forse quel relativismo che da tempo ormai serpeggia dappertutto e anche nella Chiesa e che Benedetto XVI aveva tanto stigmatizzato? La mia paura è che si sta perseguendo la salus animarum in modo o troppo blando o sbagliato…
Dunque, è assolutamente vero che una pastorale non sia infallibile, perciò nel contestarla non si cade in eresia.
Ed è altrettanto vero che ci sono degli adulatori esagerati del Papa che sembrano voler far credere il contrario.
Tuttavia il discorso vale anche all’opposto, nel senso che se si fa un girettoer qualche blog tradizionalista vedrà lei stesso che molti di loro accusano senza mezzi termini il Papa di eresia, per via delle aperture pastorali introdotte in Amoris Laetitia.
E allora, se sbagliano gli adulatori del Papa a tacciare di eresia chi contesta questa pastorale -e non v’è dubbio che sbaglino- bisogna dire che sbagliano altrettanto coloro che accusano di eresia il Papa, poiché per l’appunto l’eresia non c’è.
Queste persone, come scrivevo sotto a Giuseppe Marson, mettono le loro sensibilità e idiosincrasie personali sopra il bene dell’unità della Chiesa, e questo è un male.
Riguardo a questo
“È anche vero però che la pastorale deve sforzarsi di tradurre nel concreto la dottrina di sempre e qui sta molte volte il difficile (è l’annosa questione del rapporto tra pastorale e dottrina). Il problema è quello di dire che la dottrina è sempre la stessa (e grazie al cielo!), solo che intervenendo nella pastorale si rischia, anche in buona fede, di non rendere un buon servizio alla dottrina e quindi al bene anche delle anime alla fine. Se una prassi pastorale non si basa su un’applicazione retta della dottrina, avrà alla breve o alla lunga conseguenze anche nefaste sul popolo di Dio, a mio modestissimo parere. Questa è la mia paura… Dall’albero riconoscerete i frutti, vedremo”
Le faccio una domanda: crede che il modo post tridentino (che è rimasto in voga fino al Vaticano II e in parte fino a questo Papa) di applicare concretamente la dottrina sia stato l’unico modo conosciuto nella storia della Chiesa?
Perché il punto sta qui: l’applicazione nel concreto della dottrina non può che variare in base ai periodi storici, e questo non è il “primato della prassi” di cui parlava (sbagliando) Longino più sotto, ma ciò che ha SEMPRE fatto la Chiesa.
Se non ci ricordiamo che “il Sabato è per l’uomo e non l’uomo per il Sabato” e che la dottrina e la sua applicazione devono sempre tendere alla salvezza delle anime, invece che ostacolarla (la salvezza e la grazia) non ne usciamo.
Fuor di metafora: continuare, nel XXI secolo, ad applicare la stessa pastorale che si applicava nella società medievale preindustriale (dove a 20 anni si avevano già figli, a 30 si era uomini di mezza età e a 40 anni dei rottami, quando oggi si finisce di studiare a 25 anni) significa mettere dei paletti alle persone talmente rigidi che si mette a rischio la salvezza di molte anime, perché semplicemente non ci sono più le condizioni per applicare la dottrina nello stesso modo del passato, e ostinarsi in quel senso significa far “restare fuori” il 95% dell”umanità.
Riguardo al relativismo le cose non stanno così: sarebbe relativismo se si cambiasse la dottrina (visto che il relativismo afferma che non esista la Verità o che, se esiste, essa sia inconoscibile), non se si cambia l’applicazione della stessa.
Una uniformità di applicazione della dottrina lungo 2000 anni di storia non è MAI esistita nella Chiesa, e chi lo pensa fa l’errore di vedere la prassi che c’è stata dal Concilio di Trento fino al Vaticano II non come quella che è (ovvero una prassi durata quattro secoli ma allo stesso tempo ben delimitata a quel periodo), ma rischia di “eternizzare” un qualcosa (la prassi) che a differenza della dottrina mai è stato mutevole, per sua propria natura!
La pastorale non deve tradire la dottrina, certo, ma non può nemmeno identificarcisi, perché nel momento in cui dottrina e pastorale si identificano il risultato è uno solo: la scomparsa o della dottrina o della pastorale.
Anche Ratzinger parlava, non a caso, di RIFORMA nella continuità e non di semplice “continuità”, perché parlando di riforma nella continuità rendeva chiaro che, sebbene il nocciolo duro/sostanziale non possa che rimanere invariato, gli aspetti accidentali (id est la pastorale) variano per forza di cose.
Riforma nella continuità significa questo: discontinuità negli aspetti accidentali e continuità in quelli sostanziali. Se mancasse la discontinuità negli aspetti accidentali sarebbe solo “continuità” senza riforma, se mancasse la continuità negli aspetti sostanziali sarebbe solo riforma senza continuità.
In altre parole ciò che ho scritto sopra: l’identificazione di dottrina e pastorale porta o alla dissoluzione della dottrina nel relativismo (e nel modernismo succede proprio questo) o all’inutilità della pastorale poichè la dottrina viene applicsta tagliando tutto con l’accetta (e questo è ciò che succede nel tradizionalismo).
I “paletti’ di cui lei parla, ad esempio l’astensione assoluta dai rapporti sessuali, tanto per dire, mi spiega come:
1) rendono giustizia a quei casi dove c’è un secondo matrimonio di persone ancora giovani e che hanno generato figli nella nuova unione? Imporre la castità assoluta a queste persone nella maggioranza dei casi porterà alla dissoluzione dell’unione, e che dire dell’educazione dei figli nati da essa? Se l’unione va in frantumi (cosa niente affatto impossibile, visto che un’unione di persone giovani ha bisogno anche dell’amore fisico, e a meno che il partner non abbia avuto un grave incidente sopportare una privazione del genere è davvero difficile a meno che non siano due Santi) cosa facciamo, ce ne freghiamo del fatto che i figli debbano vedere disgregarsi la famiglia? E che dire del dovere che c’è anche verso la persona con cui si sta? ;
2) in che modo cambiano le parole di Gesù che disse “Io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.”.
(Matteo 5,28)
In che modo, quindi, due divorziati risposati che non fanno l’amore non commetterebbero adulterio solo perché non hanno rapporti fisici, quando Cristo dice che basta il desiderio? Perciò i casi sono due: o si ammette che anche queste persone possano venire perdonate perché l’uomo è fragile e può sbagliare, oppure si afferma che il secondo matrimonio è un peccato imperdonabile quanto il peccato contro lo Spirito Santo.
San Tommaso Moro, ripsonde per tutti!
Ma infatti San Tommaso Moro non avrebbe mai accettato vie di mezzo come “il vivere come fratello e sorella”.
È quello che voglio dire, facendo presente ciò, è che bisogna prendere una decisione: o si ammette che queste persone, che hanno sbagliato (perché siamo tutti peccatori e fragili, a causa della nostra natura ferita dal peccato), possano essere perdonate senza imporre loro delle richieste impossibili, oppure bisogna dire che vanno tutte all’inferno.
In ogni caso, indipendentemente da cosa si pensi della pastorale di questo Papa, se conoscete delle persone in quella condizione, fate loro conoscere la Coroncina della Divina Misericordia, è una preghiera che Cristo ci ha donato tramite Santa Faustina, alla quale Cristo ha legato moltissime grazie, tra le quali quella più importante, ovvero di una buona morte.
Se vi sta a cuore la salvezza di quelle persone fategliela conoscere, perché indipendentemente dal fatto che siano in peccato mortale oppure no, chi vive in una situazione di peccato oggettivo ne ha particolarmente bisogno. http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/coroncina-della-divina-misericordia.asp
Ah, solo un appunto, Carolus.
Lei scrive
“Essi evitano di dare scandalo (cioè, essi evitano l’apparenza del peccato per evitare il rischio di guidare altri a peccare). A questo proposito scrive un noto moralista: al n. 301 [di AL, ndr] si legge: “La Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti. Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante”.
A dire il vero questo non è mai stato detto né nel Magistero né nei manuali di Teologia.”
Questo non è proprio vero, sicuramente dal Vaticano II in poi si è stati molto più attenti a non tagliare tutto con l’accetta, ma, tanto per dire, nel Catechismo di San Pio X si legge quanto segue
“854. Se gli sposi convivessero tra loro col solo matrimonio civile in che condizione si troverebbero?
Se gli sposi convivessero tra loro col solo matrimonio civile sarebbero IN STATO DI CONTINUO PECCATO MORTALE, e la loro unione resterebbe sempre illegittima davanti a Dio e alla Chiesa.”
Fonte http://www.maranatha.it/catpiox/08page.htm
Ora, se questo era ciò che si pensava di chi si era sposato solo civilmente senza contrarre matrimonio sacramentale si figuri cosa si pensava, all’epoca, di chi dopo un matrimonio fallito si mettesse con un’altra persona.
Perciò ci sono state epoche nelle quali, nel Magistero, si era molto più duri e si tagliava tutto con l’accetta. Invece il Catechismo di San Giovanni Paolo II (che poi è il Catechismo in uso attualmente) parla di “peccato grave”, invece che di peccato mortale.
La cosa è ben diversa, perché lo stato oggettivo di peccato grave attiene alla materia oggettiva, mentre lo stato di peccato mortale a quella soggettiva, visto che è lo stato di chi è “morto alla grazia” ed è a rischio dannazione eterna. Papa San Pio X ovviamente conosceva bene la differenza, eppure come vede nel Catechismo utilizza il termine peccato mortale, perciò non è vero che l’assumere quasi di default che chi è in posizione irregolare sia ipso facto in peccato mortale non abbia mai fatto parte del Magistero.
Riprendendo quanto da lei scritto sul matrimonio civile e sulle convivenze sopra, il motivo per cui oggi molti matrimoni sacramentali sono nulli è che gli sposi, fin dall’inizio, difficilmente oggi partono con l’idea che non divorzieranno mai per mettersi con un’altra persona, e che anche se il loro sposo/a diventasse un cornificatore seriale o un violentatore loro sarebbero costretti a non potersi mai più trovare un’altra persona, perciò in molti casi di matrimonio sacramentale il consenso è viziato fin dall’inizio, perché gli sposi partono senza la volontà di celebrare il Sacramento come lo intende la Chiesa, e questa è una delle cause di nullità.
Quando le dicevo che penso che a Dio sia più gradito un matrimonio civile o una convivenza fondata su rispetto, amore e fedeltà piuttosto che un matrimonio sacramentale valido fondato su violenza, abusi e prevaricazioni come avveniva tante volte in passato lo dico perché penso che Dio non sia bigotto ma che abbia a cuore la felicità dei suoi figli prima di tutto.
“Ora, se questo era ciò che si pensava di chi si era sposato solo civilmente senza contrarre matrimonio sacramentale si figuri cosa si pensava, all’epoca, di chi dopo un matrimonio fallito si mettesse con un’altra persona.
Perciò ci sono state epoche nelle quali, nel Magistero, si era molto più duri e si tagliava tutto con l’accetta.”
e si, perchè dal I secolo al 1900 hanno avuto vita facile, mica avevano continuamente carestie. guerre e pestilenze come oggi;
vivevano in un epoca di benessere assoluto e per questo il magistero era più duro; è tutto chiaro limpido cristallino adesso; oggi c’è bisogno di un magistero morbido che capisca che le persone sono obbligate (non sono mica libere eh! o figuriamoci coscienti poi) di seguire il proprio capriccio di sposarsi non una, ma due, tre quattro volte; perchè giustamente chi lo dice che anche nel secondo matrimonio si trovi la felicità?; e no, se ne conoscono tanti che non erano consapevoli e coscienti al momento del secondo matrimonio; perchè non possono averne un terzo o un quarto? il magistero magistralmente viene incontro a tutte queste necessità;
lasciate stare i dottori della lettera e i farisei; loro non hanno mai avuto l’obbligo di sposarsi tante volte incoscientemente, o peggio coscienti ma con l’intenzione di non rispettare il sacramento per davvero; i dottori della lettera non capiscono cosa significhi che nonostante si siano sposati il loro matrimonio è invalido per la chiesa; e che quindi sono costretti a risposarsi; mica vedono (i dottori della lettera)che oggi ci sono decine e decine di migliaia di annullamenti matrimoniali nel mondo con le motivazioni più assurde;
oggi gli uomini sono costretti a convivere, a divorziare; mica lo vogliono, mica scelgono; oggi gli uomini non possono più peccare, anche se si impegnano; i dottori della lettera non si sono accorti che oggi non si crede più in un Dio cattolico, ma in un Dio che è stato ingiusto con suo figlio, l’ha mandato in croce;
anche questa è ironica, e spero serva ad eliminare i sofismi
una domanda, ma secondo lei, caro Marco, le profezie della beata Caterina Emmerick a che epoca si riferivano?
Io non ho detto che nel ‘900 vivessero nel benessere più assoluto o altre corbellerie, ho semplicemente riportato il Catechismo di San Pio X, ed è un dato di fatto che, confrontandolo anche solo col Catechismo di San Giovanni Paolo II, ci sia molta più cautela su certe questioni.
Forse perché si è compresa meglio anche la psiche dell’uomo, che è si libero ma non della libertà assoluta che si pensava in passato. Si è compreso di più il peso di certi condizionamenti, e questo è dimostrato dal paragrafo 1860 del Catechismo.
Riguardo a questo
” i dottori della lettera non capiscono cosa significhi che nonostante si siano sposati il loro matrimonio è invalido per la chiesa; e che quindi sono costretti a risposarsi; mica vedono (i dottori della lettera)che oggi ci sono decine e decine di migliaia di annullamenti matrimoniali nel mondo con le motivazioni più assurde;”
Non so cosa intenda lei con “motivazioni assurde”, ma la mancanza di volontà di sposarsi secondo la dottrina della Chiesa (ovvero indissolubilità assoluta, che comporta che se una si sposa, chessò, a 25 anni e dopo 5 anni il marito comincia a violentarla e cornificarla questa donna può separarsi ma deve rimanere sola a vita, altrimenti è adultera) è stata riconosciuta come causa di nullità già da Benedetto XVI.
“oggi gli uomini sono costretti a convivere, a divorziare; mica lo vogliono, mica scelgono; ”
Considerando che, secondo la dottrina, non è lecita nessuna forma di amore sentimentale e sessuale aldifuori del matrimonio sacramentale, di fatto oggi, dove si arriva a finire gli studi a 25 anni, a trovare lavoro un paio di anni dopo, a cominciare a guadagnare qualcosa a 30 anni e a guadagnare abbastanza per mantenere la famiglia a 35 anni, di fatto oggi ci sarebbe la possibilità di avere una vita sentimentale e sessuale solo dai 35 anni in poi, per la maggioranza degli occidentali.
Dice che questo non dovrebbe essere un’attenuante e che la pastorale della Chiesa dovrebbe essere la stessa del Medioevo, dove a 18 anni le donne e 20 o poco più gli uomini erano già sposati e con figli?
Le condizioni sociali non possono cambiare la dottrina ma possono, e devono, per il bene della anime, cambiare il modo di applicarla alla gente, altrimenti si fanno solo danni.
“anche questa è ironica, e spero serva ad eliminare i sofismi”
Il problema è questo: oggi esporre la dottrina cattolica, Catechismo alla mano, come ho fatto io, diventa un “sofisma”, perché molti sono convinti che sia tutto bianco o nero, ma non è cosi, basta leggere il Catechismo e i documenti Magisteriali pre-Bergoglio per rendersene conto.
“una domanda, ma secondo lei, caro Marco, le profezie della beata Caterina Emmerick a che epoca si riferivano?”
Prima di tutto le profezie delle Emmerick sono state pesantemente rimaneggiate dal Brentano, in secondo luogo le profezie raramente sono infallibili e parlano soprattutto di ciò che “può” accadere, non di ciò che è sicuro che accadrà (mi riferisco alle profezie dei Santi, ovviamente, non sto parlando del libro della Rivelazione, che fa parte del Nuovo Testamento come rivelazione pubblica) perché gli uomini possono cambiare il loro destino, in terzo luogo la Emmerick parla di due Papi, situazione che non è la nostra, visto che l’unico Papa, attualmente, è Francesco.
Ad ogni modo capisco il disorientamento. Per anni discorsi come quelli contenuti in Amoris Laetitia, con la differenza tra peccato oggettivo e peccato mortale, tra coscienza colpevolmente o incolpevolmente erronea, tra circostanze attenuanti o no, sono state appannaggio solo dei Confessori e dei teologi morali (vedere il Vademecum del 97, GPII l’ha fatto scrivere per i Confessori ma all’epoca non si sarebbe sognato di scrivere determinate cose in un documento Magisteriale a disposizioni di tutti i fedeli) mentre alla gente veniva data una verità ipersemplificata, bianco e nero per l’appunto, ed è normale che un Papa che espone al pubblico delle questioni che un tempo erano note solo ai teologi morali crei delle perplessità.
Nel “sensus fidei” cattolico, però, questo dare in pasto alla gente una verità troppo semplificata ha portato il Cattolicesimo, nella sua declinazione popolare, ad abbandonare il realismo tomista oggettivo che è sempre stato parte della nostra fede in favore di un assolutismo kantiano che col cattolicesimo ha poco a che fare, perciò io personalmente sono contento della “scossa” che sta provocando questo Papa, perché ce n’era bisogno.
Altra cosa, Longino.
Mi permetto di consigliarle questo articolo http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=2371
Caro Marco,
non mi trovo d’accordo sulla tua interpretazione sul numero 854 del Catechismo di San Pio X. Mi spiego.
Tu affermi “Perciò ci sono state epoche nelle quali, nel Magistero, si era molto più duri e si tagliava tutto con l’accetta. Invece il Catechismo di San Giovanni Paolo II (che poi è il Catechismo in uso attualmente) parla di “peccato grave”, invece che di peccato mortale.”
San Giovanni Paolo II, nell’esortazione post-sinodale Reconciliatio et paenitentia, ha voluto ricordare che nella dottrina della Chiesa il peccato grave si identifica col peccato mortale.
Ecco le sue testuali parole: ““Durante l’assemblea sinodale è stata proposta da alcuni padri una distinzione tripartita fra i peccati, che sarebbero da classificare come veniali, gravi, e mortali. La tripartizione potrebbe mettere in luce il fatto che fra i peccati gravi esiste una gradazione. Ma resta sempre vero che la distinzione essenziale e decisiva è fra peccato che distrugge la carità e peccato che non uccide la vita soprannaturale: fra la vita e la morte non si dà via di mezzo…
Perciò, il peccato grave si identifica praticamente, nella dottrina e nell’azione pastorale della Chiesa, col peccato mortale” (RP 17). Per cui la tua distinzione tra peccato grave inteso come peccato oggettivo e peccato mortale inteso come peccato soggettivo non sta tanto in piedi. Infatti nel famosissimo commento al Catechismo di San Pio X del P. Dragone si dice che “(color che si sposano solo civilmente, ndr) convivendo come marito e moglie diventano PUBBLICI PECCATORI (ecco lo “stato di continuo peccato mortale”, uno status oggettivo) e la Chiesa nega loro i sacramenti, finché non abbiano regolarizzato la loro posizione…” Per cui San Pio X che non era uno sprovveduto non aveva in mente la distinzione tra peccato mortale e grave, ma tra peccato grave o mortale formale e materiale. Se fosse vero quello che dici e cioè che “chi è in posizione irregolare sia ipso facto in peccato mortale” san Pio X sì che sarebbe un papa eretico, perdinci! Come può un papa dire che chiunque si trova in una situazione di peccato grave o mortale oggettivo è sicuramente in stato di peccato grave o mortale soggettivo??? No, no! Se così fosse davvero allora non c’è continuità e sviluppo nel Magistero, ma rottura… Grazie al cielo non è così!
Sulla seconda parte della tua risposta sono d’accordo anch’io nel vedere una certa fragilità nel consenso tra gli sposi, frutto delle odierne condizioni sociali culturali e religiose. La sfida sta qui oggi: bisogna far capire ai futuri sposi che anche l’uomo può decidersi per sempre, anche l’uomo può dire sì per sempre, è questa è una grandezza dell’uomo, una grandezza ferita dal peccato, ma guaribile dalla grazie divina, per cui nonostante tutte le avversità della vita si può davvero anche oggi accogliere la sfida di una relazione, quella matrimonio, che contempli il per sempre!
Infine “Quando le dicevo che penso che a Dio sia più gradito un matrimonio civile o una convivenza fondata su rispetto, amore e fedeltà piuttosto che un matrimonio sacramentale valido fondato su violenza, abusi e prevaricazioni come avveniva tante volte in passato lo dico perché penso che Dio non sia bigotto ma che abbia a cuore la felicità dei suoi figli prima di tutto.” Premetto che è un terreno spinoso quello di cercare di indovinare il retto pensiero di Dio e questo vale anche per me. Comunque lo faccio lo stesso chiedendo perdono al Signore in anticipo se cadrò in errore. Secondo me al Signore non fanno piacere né i due conviventi che vivono “felicemente”, perché non seguono il disegno che Dio ha per l’uomo (matrimonio e sessualità esercitata lecitamente all’interno di esso), né ovviamente i due sposi che si picchiano, perché peccano contro la carità. Per cui penso che il Signore nel caso dei due conviventi, proprio perché non è bigotto, ma vuole il loro bene, farà di tutto non perché continuino nello loro “felicità”, ma perché possano giungere alla vera felicità che si ottiene seguendo pienamente il disegno di amore che il Signore ha per ogni uomo. Le tue sono delle belle parole, che hanno il rischio di far passare l’idea che ” in un certo caso, la volontà di Dio per me consiste in un atto in cui io trasgredisco uno dei suoi comandamenti”
Premetto che su San Pio X ha ovviamente ragione lei dal punto di vista sostanziale, la mia visione però è un po’ diversa: al tempo nel popolo cattolico non esisteva questa conoscenza (non esiste neanche oggi, a dire il vero) sulla differenza tra stato di peccato grave oggettivo e peccato mortale, ma chi leggeva il Catechismo pensava che quelle persone fossero “morte alla Grazia” punto e stop.
Glielo dico perché ho dei genitori anziani e conosco diverse persone anziane che mi hanno parlato di come il Catechismo veniva loro insegnato ai tempi.
Riguardo a San Giovanni Paolo II, la sua annotazione sul peccato grave/mortale era nell’ottica della situazione dell’epoca, dove si andava affermando una categoria teologica chiamata “opzione fondamentale”, teoria chiaramente eretica ed erronea, ma per l’appunto il fatto che anche ai tempi di San Giovanni Paolo II si escludessero dalla Comunione quelle persone per via della materia della loro trasgressione e non per il fatto che si pensasse che fossero ipso facto in peccato mortale dimostra quello che dico, ovvero che quando nel Catechismo del 1992 si parla di “stato continuo di peccato grave che esclude dalla Comunione sacramentale” ci si riferiva per l’appunto alla materia oggettiva e solo a quella.
Riguardo a questo
Sulla seconda parte della tua risposta sono d’accordo anch’io nel vedere una certa fragilità nel consenso tra gli sposi, frutto delle odierne condizioni sociali culturali e religiose. La sfida sta qui oggi: bisogna far capire ai futuri sposi che anche l’uomo può decidersi per sempre, anche l’uomo può dire sì per sempre, è questa è una grandezza dell’uomo, una grandezza ferita dal peccato, ma guaribile dalla grazie divina, per cui nonostante tutte le avversità della vita si può davvero anche oggi accogliere la sfida di una relazione, quella matrimonio, che contempli il per sempre!
“Sulla seconda parte della tua risposta sono d’accordo anch’io nel vedere una certa fragilità nel consenso tra gli sposi, frutto delle odierne condizioni sociali culturali e religiose. La sfida sta qui oggi: bisogna far capire ai futuri sposi che anche l’uomo può decidersi per sempre, anche l’uomo può dire sì per sempre, è questa è una grandezza dell’uomo, una grandezza ferita dal peccato, ma guaribile dalla grazie divina, per cui nonostante tutte le avversità della vita si può davvero anche oggi accogliere la sfida di una relazione, quella matrimonio, che contempli il per sempre!”
Su questo non potrei essere più d’accordo, ma perché ciò avvenga il matrimonio non dovrebbe essere una costrizione. Di fatto, secondo la dottrina, l’unico modo per avere una relazione sentimentale e sessuale senza essere in peccato è sposarsi sacramentalmente, mentre tutte le altre forme di amore umano (compreso il matrimonio civile) sarebbero sgradite a Dio e metterebbero a rischio l’anima.
Come può esserci un “consenso libero” a queste condizioni? Come è possibile parlare di “vocazione al matrimonio” se qualunque altra forma di amore tra uomo e donna viene esclusa per principio trattandola addirittura di “intrinsece malum”?
Amoris Laetitia secondo me offre uno sguardo più realistico su queste questioni, quando scrive
“Lo sguardo di Cristo, la cui luce rischiara ogni uomo (cfr Gv 1,9; Gaudium et spes, 22) ispira la cura pastorale della Chiesa verso i fedeli che semplicemente convivono o che hanno contratto matrimonio soltanto civile o sono divorziati risposati. Nella prospettiva della pedagogia divina, la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo imperfetto: invoca con essi la grazia della conversione, li incoraggia a compiere il bene, a prendersi cura con amore l’uno dell’altro e a mettersi al servizio della comunità nella quale vivono e lavorano. […] Quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico – ed è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove – può essere vista come un’occasione da accompagnare verso il sacramento del matrimonio, laddove questo sia possibile”.
Parlare della “partecipazione alla vita della Chiesa in modo imperfetto” per conviventi e sposati civilmente è molto più realistico (invece che assumere quasi di default che siano anime in disgrazia di Dio), così come è molto più realistico il vedere quello come un primo passo verso il matrimonio sacramentale, accompagnando queste persone.
In caso contrario, se si dovesse continuare a far leva solo sulla paura, aspettiamoci che i matrimoni nulli all’origine non solo non diminuiscano, ma aumentino.
Riguardo al resto che ha scritto, sulla “vera felicità che si sotiene seguendo pienamente il disegno d’amore che il Signore ha per ogni uomo”, che nella sostanza sarebbe il matrimonio sacramentale, le rispondo da persona sposata da molti anni: esistono coppie sposate civilmente o conviventi che non sono meno fedeli e felici di noi coppie sposate sacramentalmente.
Io sinceramente non me la sento di assunere che tutte quelle persone siano “morte alla Grazia” o che non sappiano cosa sia la felicità o la vera fedeltà.
Poi magari sbaglio e chiedo anch’io perdono al Signore, nell’eventualità che sbagliassi.
Ma non riesco a togliermi dalla testa che sia enormemente contraddittorio parlare di vocazione al matrimonio e poi, de facto, imporlo a tutti come obbligo dicendo che qualunque altra forma di unione sia anatema agli occhi di Dio.
Perché se è cosi allora non si tratta più di “vocazione al matrimonio”, ma di obbligo inderogabile, poiché se esistono persone che non hanno vocazione al matrimonio come lo intendiamo noi è altresì vero che non esistono persone (o ne esistono molto poche) che vogliano stare tutta la vita da sole (e sostanzialmente l’unico modo per non vivere in peccato, se non ci si sposa sacramentalmente, è stare da soli tutta la vita).
Perciò ripeto, o si cambia l’approccio con cui si gestiscono questi casi oppure i matrimoni nulli aumenteranno.
#Le tue sono delle belle parole, che hanno il rischio di far passare l’idea che ” in un certo caso, la volontà di Dio per me consiste in un atto in cui io trasgredisco uno dei suoi comandamenti”#
Mi pare l’argomento decisivo in tema di pastorale verso le convivenze e sono d’accordo in pieno.
Ma, in materia di aborto Francesco non ha generato confusione. Magari fosse cosí chiaro in materia di divorzio e coppie di fatto.
Francesco, il terzino di fascia dei modernisti.
Questo è il minimo che può accadere quando la confusione è profusa a piene mani.