L’ABATE FARIA AL PAPA: PORTARE LA TALARE NON È UNA MODA, SANTITÀ. È SEGNO DI RISPETTO VERSO IL SACERDOZIO.
9 Agosto 2018
Marco Tosatti
Non sapevo che fine avesse fatto l’Abate Faria, quando non mi è arrivata una lettera da uno sperduto eremitaggio abruzzese. Un ritiro spirituale in mezzo alla natura, e con poche modernità. Così il buon abate ha dovuto far ricorso alle Poste Italiane per farmi avere, e trasmettervi, la sua indignazione per una delle tante cose strane che sentiamo dalla bocca improvvisatrice del Pontefice. Di che cosa si tratti lo vedrete subito…
Nell’incontro del primo agosto con un gruppo di gesuiti, il Santo Padre ha detto: “Sono contento di accogliervi. Grazie tante di questa visita, mi fa bene. Quando io ero studente, quando si doveva andare dal Generale, e quando con il Generale dovevamo andare dal Papa, si portava la talare e il mantello. Vedo che questa moda non c’è più, grazie a Dio”. Nella foto si osserva il Papa con un gruppo di gesuiti con abiti di foggia diversa ma tutti di derivazione ecclesiastica e con il colletto; nessuno di loro indossa la talare con l’eccezione del Papa.
Ora, io come sacerdote sono abituato a portare rispetto al Papa, ma queste uscite non le capisco proprio. Io credo che non si capisce che uscite come queste, fanno più danno che bene. Portare la talare e il mantello, Santità, non è una “moda” ma segno di ossequio più profondo per la propria dignità sacerdotale. Voi pensate che la gente si trovi bene con i sacerdoti in maglione o pullover? No, Santo Padre, la gente semplice quando vede il sacerdote in talare dice sempre cose del tipo: “sembrava proprio un prete!”. Perché l’abito, a volte, fa il monaco.
Ricordo un anziano religioso ospedalizzato negli ultimi giorni della vita che pregava gli infermieri di non privarlo del suo abito (dovevano lavarlo…) perché dal suo abito non si era mai separato, gli era stato sempre fedele. Perché sapete, Santo Padre, che queste frasi “decostruzioniste” preludono poi allo svilimento dell’abito ecclesiastico tout court, compreso quello che i gesuiti che la stavavano visitando hanno indossato.
Il vostro predecessore di venerata memoria San Giovanni Paolo II diceva nel 1982: “Inviati da Cristo per l’annuncio del Vangelo, abbiamo un messaggio da trasmettere, che si esprime sia con le parole, sia anche con i segni esterni, soprattutto nel mondo odierno che si mostra così sensibile al linguaggio delle immagini. L’abito ecclesiastico, come quello religioso, ha un particolare significato: per il sacerdote diocesano esso ha principalmente il carattere di segno, che lo distingue dall’ambiente secolare nel quale vive; per il religioso e per la religiosa esso esprime anche il carattere di consacrazione e mette in evidenza il fine escatologico della vita religiosa. L’abito, pertanto, giova ai fini dell’evangelizzazione ed induce a riflettere sulle realtà che noi rappresentiamo nel mondo e sul primato dei valori spirituali che noi affermiamo nell’esistenza dell’uomo. Per mezzo di tale segno, è reso agli altri più facile arrivare al Mistero, di cui siamo portatori, a Colui al quale apparteniamo e che con tutto il nostro essere vogliamo annunciare”.
Io apprezzo i miei confratelli che si mettono un abito ecclesiastico distintivo della loro condizione, apprezzo ancora di più chi si mette la talare, come faccio io, un segno più profondo di separazione dal mondo e di appartenenza alla dimensione soprannaturale.
Abate Faria
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Categoria: Abate Faria
C’è un tale Vito qui sotto che mi attacca ma non vedo il ‘rispondi’ dove cliccare, quindi replico qui. Questo spirito assai faceto sceglie i suoi papi come al supermercato, abituato al consumismo forzato, Ratzinger sì Bergoglio no, e magari risalendo lungo la via accidentatissima dei pontefici romani se ne vedrebbero delle belle. Ora se questo non è luteranesimo ditemi voi. O forse qualcuno potrebbe magari replicare che Lutero, tremendo eresiarca era più serio dei cattolici da supermarket. Ma vi rendete conto dove siamo arrivati con questo protestantesimo da quattro soldi! Un altro di cui non ricordo il nome ma anche lui senza il ‘rispondi’ in coda fa ipotesi risibilissime sulla mia persona e congettura addirittura che io appartenga a quella strana sètta dei neocatecumenali. No, amico, tento di essere cattolico senza far parte di sètte e congreghe più o meno segrete. Sono abbastanza vecchio per provare stupore per questa frenesia dei laici nello stabilire quanto ci sia di giusto o di sbagliato nella Chiesa, nel parteggiare per un pontefice oppure per un altro (anzi addirittura nel pronunciarsi sulla regolarità di una elezione papale, corbezzoli!), nello scegliere gli articoli del catechismo che vanno bene, la correttezza di una santificazione e così via. A me sembra che simile agitazione teorica discenda dall’eccessivo potere che il Concilio Vaticano II dà ai laici (senza più distinguere neppure tra uomo e donna) ma in alcuni casi mi sa che ci sia pure un pizzico di follia in salsa protestante.
Io non attacco nessuno e non scelgo i papi come al supermarket.
Sono convinto che le dimissioni di Papa Benedetto XVI siano nulle in quanto non date liberamente.
Quanto ai papi passati o a quello che per te attualmente lo é, mi permetto di criticarli quando sbagliano come in passato hanno fatto tanti laici (alcuni anche grandi santi).
Mi ripeto:
ESSERE ACCUSATO DI LUTERANESIMO DA UN SEGUACE DI BERGOGLIO (che riabilita Lutero e non si inginocchia dinanzi al SS. Sacramento) MI FA RIDERE A CREPAPELLE.
Mi permetto di insistere perché la questione è centrale. Dunque non è il papa che pasce le sue pecorelle e decide quali sono quelle che appartengono al suo ovile cattolico e quali le eretiche; no, è l’io onnipotente (di invenzione protestante) che decide da solo, in base al suo giudizio, alla sua coscienza, è la pecora che si sceglie il suo pastore, il fedele singolo (o con i suoi compari) che stabilisce chi è il papa, se va bene ai suoi gusti, se si comporta in modo ortodosso. È il rovesciamento della gerarchia cattolica, il trionfo dell’individualismo scatenato. Vede, lei parla di “seguace di Bergoglio” ma la Chiesa non è un insieme di sètte. Almeno in tempi bui e atroci ci furono papi e antipapi (proclamati comunque da conclavi non da pazzerelloni solitari alla tastiera di un pc) ma lei non si rifà nemmeno a un antipapa, lei fa addirittura a meno del pontefice. Vuole una controprova? Legga una biografia di Leone X, anche la più apologetica, e poi apra le opere di Lutero: vedrà, ne sono sicuro, leggendo quegli insulti al pontefice romano considerato pagano e asservito al mondo delle banche oltre che oppressore delle nazioni europee, lei si commuoverà. Avrà trovato il suo paladino contro la corruzione della corte papale (che le posso assicurare era ben più scandalosa di quella attuale). Ma i santi, pur criticando il papa dal punto di vista umano, erano con lui, erano “seguaci”, direbbe lei, del papa corrotto e scandaloso. Questa la Catholica nei secoli.
Le ribadisco che il papa è Benedetto XVI.
Lei segue solo un impostore eletto dalla mafia di San Gallo e dalla lobby gay vaticana.
Segue uno che ha come obiettivo la distruzione della Chiesa
Mi dispiace che non se ne renda conto.
Mi chiedo come faccia a conciliare gli insegnamenti di Paolo VI, di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI con le attuali bergoglionate.
La sua incapacità di analisi rischia di trasformare le mie risate in lacrime di compassione.
Per l’ipocrita argentino e scodinzolanti seguaci, anche la sacralità della Vita è ormai una moda…..che schifezza!!!!
”
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/08/10/argentina-larcivescovo-dopo-il-no-del-senato-alla-legge-sullaborto-non-oso-festeggiare-come-aiuteremo-le-donne/4552193/
[11/8, 14:23] ”
Posso dire che questo pseudo vescovo è un porco?
Sì, puoi; o perlomeno che è uno scomunicato, dato che incorre nella scomunica non solo chi abortisce e chi causa l’aborto ma anche chi lo supporta. Ma tanto si sa, oggi la Dottrina ed il Diritto Canonico sono opinioni, delle tracce da non applicare e da cambiare quando sono scomode.
Rileggendo l’articolo con più calma (e chiedendo al dott. Tosatti o collaboratori di cancellare il mio precedente commento di cui sopra, se possibile), posso dire che no, non possiamo chiamare costui porco se non per il fatto di essere un pastore della Chiesa (che, come insegna il Catechismo tridentino, siamo tenuti ad onorare, anche se questo ovviamente non significa che dobbiamo subire); tuttavia, è certamente scandaloso come un uomo di Dio non trovi da festeggiare per una legge contro l’aborto (peccato che grida vendetta al cospetto di Dio e che prevede la scomunica per tutte le parti in causa), andando quindi a smorzare quella che è una vittoria di Cristo e che ha causato, in questi giorni, una vera e propria ribellione che ha messo a ferro e fuoco da parte delle forze del demonio l’Argentina. Ecco, io questo atteggiamento, per cui bisogna essere sempre “in ascolto” (quando si “vince”, quando si “perde”, dimenticandosi che i Comandamenti di Dio non sono opzionali o istruzioni di un partito politico ormai medio-progressista) non lo capisco: davanti a Dio non esistono diritti, solo doveri ed al più suppliche, di certo non c’è bisogno di mettersi “in ascolto” di alcunché, una legge satanica è stata soppressa e questo è bastevole. Poi, sull’aiuto alla donne incinta, alle famiglie e così via, tutte cose buone e giuste per carità, se ne può (anzi se ne deve) parlare; ma intanto una, seppur piccola, vittoria di Cristo in questo periodo storico dominato dal male dentro e fuori la Chiesa sarebbe doveroso festeggiarla ringraziando Dio con gratitudine, senza pensare sempre a come smorzare gli entusiasmi dei “tradizionalisti” (cioè dei semplici cattolici, ormai).
Buonasera, ciò che più di ogni altra mi preoccupa è il silenzio pubblico della gran parte dei sacerdoti e vescovi dinnanzi a questi stravolgimenti che il papa e il suo entourage stanno portando nella chiesa. Molti stanno zitti per paura di ritorsioni o perché temono di rimanere isolati. Molti rimangono in silenzio in attesa che, con un nuovo papa, tutto ritorni come prima. Ma costoro si illudono perché il papa regnante ha già assicurato la maggioranza alle sue idee nominando, nei vari concistori, molti cardinali che la pensano come lui.
Questo vento che scuoterà la Chiesa non sarà quello della Pentecoste. La Chiesa acquisterà via via sempre un nuovo volto. Tra una decina di anni sarà, ad esempio, cosa normale benedire in chiesa l’unione tra coppie gay con un rito liturgico appositamente studiato per loro. Questa ed altre cose ci aspettano. Ma non teniamo: dalle macerie uscirà sempre con più vigore un piccolo seme, una comunità di cristiani che proseguirà, attorno al ministero petrino ritrovato, il cammino della Chiesa verso la Parusia.
Nel frattempo, convertiamoci, preghiamo, parliamo, amiamo.
Sovraeccitati frequentatori del blog, che col vs.tradizionalismo dilagate nel protestantesimo, non capite che il santo (recte insano) padre combattendo la talare, vuole mettere argine all’abiezione ?
Ahimè è dato che vi siano, ab illa die, preti porconi, turmatim, quindi con la talare e sotto niente, l’empia azione diviene penetrantemente fulminea. Sintetizzerebbero a Lucera, “caccia e mitte” (peraltro gradevolissimo vino). Di contro la braca, maglioncino, jacchetta, possibilmente casual, complica alquanto l’azione, quindi una guarentigia.
Bah, rebus sic stantibus, non resta che la mala consolazione del cachinno.
G. Vigni
Bergoglio fa bene a essere contro la pena di morte. Quelli come lui, in tempo di guerra, generalmente vengono tutti passati per le armi.
Stimato Direttore:
Questo lo scrissi in febbraio di 2013:
Si chiama Joseph Aloisius Ratzinger Rieger, ma è più universalmente conoscente come Benedetto XVI.
Agli inizi dei 70 sapeva del tale Ratzinger che era un prete della Germania non comunista, e che come esperto signore teologo aveva comunicato come consulente nel concilio Vaticano II. E dico quello di signore perché lo vidi sempre in foto con abito e cravatta, o senza cravatta ma con maglione e giacca. Devo confessare anche che cercai di leggere vari dei suoi scritti, come suo famoso libero Introduzione al cristianesimo, ma alle poche pagine desistei perché mi risultava noioso.
In quanto all’abbigliamento dei curati bisogno dire che rinchiude qualcosa più che un semplice aneddoto, perché a quelli tipi come il prete Ratzinger, quando ero domandato loro il perché non vestivano l’abito ecclesiastico, veste talare o collarine, come ripetute volte aveva implorato Paolo VI, rispondevano cinica e ipocritamente che essi obbedivano al suo vescovo, e che il suo vescovo dava loro permesso per vestire come desse loro la voglia. Quello sì, mutaban immediatamente il maglione, giacca o cravatta in cambio di Potere, per quello che non importava loro mascherarsi e trasportare catena con croce, anello, fascia, cappuccio o quello che fosse necessario, tutto per il Potere, Potere che essi denominavano e denominano ipocritamente “servizio.”
https://lossegadoresdelfindelmundo.blogspot.com/2013/02/si-el-papa-huye.html
SI EL PAPA HUYE…
Deseo que el lector sepa entenderlo y no se tome mal este escrito, y es que como bautizado en la Iglesia católica uno también tiene derecho a decir sus tonterías.
Se llama Joseph Aloisius Ratzinger Rieger, pero es más universalmente conocido como Benedicto XVI.
A principios de los 70 sabía del tal Ratzinger que era un cura de la Alemania no comunista, y que como experto señor teólogo había participado como asesor en el concilio Vaticano II. Y digo lo de señor porque siempre le vi en fotos con traje y corbata, o sin corbata pero con jersey y chaqueta. También he de confesar que intenté leer varios de sus escritos, como su famoso libro Introducción al cristianismo, pero a las pocas páginas desistí porque me resultaba latoso.
En cuanto a la vestimenta de los curas he decir que encierra algo más que una simple anécdota, porque a esos tipos como el cura Ratzinger, cuando se les preguntaba el porqué no vestían el traje eclesiástico, sotana o alzacuellos, como repetidas veces había implorado Pablo VI, respondían que lo que dijera el Papa se la sudaban; bueno, respondían cínica e hipócritamente que ellos obedecían a su obispo, y que su obispo les daba permiso para vestir como les diera la gana. Eso sí, mutaban inmediatamente el jersey, chaqueta o corbata a cambio de Poder, por lo que no les importaba disfrazarse y portar cadena con cruz, anillo, faja, caperuza o lo que hiciese falta, todo por el Poder, Poder que ellos denominaban y denominan hipócritamente “servicio”.
La cosa grottesca è un’altra. Per anni e anni, da giovane tra gli anni Ottanta e i primi Duemila, andavo in giro per Roma vestito da persona normale: maglia, pantaloni con la piega, camicia dentro i pantaloni, scarpe nere. E coi capelli corti. Inoltre porto gli occhiali. Ebbene: non solo il mio “look” era diverso da quello di molti miei coetanei, essendo fuori moda, ma – e qui arriva il grottesco – più di una volta mi è capitato di essere apostrofato da sconosciuti che mi chiedevano se fossi un prete (o mi sfottevano credendo che fossi un prete). Sembravo “troppo serio”.
Questo la dice lunga sulla situazione: un laico normale sembra un prete, un prete sembra un poveraccio trasandato. Penso che la cosa meriterebbe una riflessione. Anche da parte clericale.
Dimenticavo: mi è capitato anche di avere a che fare con preti (senza talare, ovviamente) che non mi sopportavano proprio perché sembravo una persona seria. Uno – un pezzo grosso dell’UPS – che amava spettegolare alle mie spalle perché ero più colto di lui, una volta se ne uscì dicendo che aveva imparato da me che si cede il passo alle donne quando si attraversa una porta. Il che la dice lunga sulla rozzezza di tanto clero, oltre che di tanta gente in generale.
Quando mi capita di vedere un religioso in abito ecclesiastico (anche il clergyman, per esempio), mi sento bene, perché ci vedo una testimonianza.
Quando poi vedo suore nel loro abito canonico o sacerdoti in talare, mi avvicino ed esprimo loro il mio apprezzamento.
Papa Francesco proprio non lo capisco, lui persegue una grande vicinanza al volgo, almeno credo, ma io, che del volgo faccio parte, lo sento molto lontano.
Di papa Francesco non c’è nulla da capire. C’è tutto da compiangere. E possibilmente, anche se non è facile, tutto da ignorare ad onore e gloria del Dio padre, del figlio qui a mortuis surrexit, ac Paraclito, in saeculorum saecula.
E hanno ucciso Rolando Rivi di nuovo…
L’abito non fa il monaco, ma il monaco si riconosce dall’abito. E come suscita un clima di rispetto un prete con la sua talare o un frate con il suo saio! Al contrario, come è sgradevole vedere un consacrato privo degli abiti che gli sono propri ( ovviamente se lo si conosce) o, ancor peggio, come dispiace sentirlo parlare usando a volte le sguaiataggini del mondo! Credono di piacere costoro, di essere apprezzati per la loro modernità, per le loro “aperture” che pensano avvicini di più la gente; non si rendono conto, invece, di quanto tutto ciò svilisca la religione, manchi di rispetto a Dio e non faccia sollevare verso l’alto lo sguardo dell’uomo.
E che questo un papa non lo capisca, sembra davvero troppo.
Salve Tosatti!
La ringrazio per la sua attività informativa molto preziosa e onesta.
Le volevo chiedere: avete mai pensato a creare anche un canale Telegram per seguire il sito? grazie ancora, con affetto
No, non so che cosa sia…mi vergogno della mia ignoranza.
@Giuseppe. Per favore legga:
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO
“EUROPEAN JESUITS IN FORMATION”
Auletta dell’Aula Paolo VI
Mercoledì, 1° agosto 2018
Buongiorno. Sono contento di accogliervi. Grazie tante di questa visita, mi fa bene. Quando io ero studente, quando si doveva andare dal Generale, e quando con il Generale dovevamo andare dal Papa, si portava la talare e il mantello. Vedo che questa moda non c’è più, grazie a Dio.
Ed è lo stesso incontro al quale io mi sono riferito in una precedente discussione riportando le parole del Papa:
-Questo lavoro [del Papa] non è facile… Forse questa sembra un’eresia, ma abitualmente è divertente. Grazie. –
Tanto per la precisione, non per altro.
A quando il papa in smoking bianco ? Sarebbe come festeggiare il matrimonio tra la chiesa -post talare ante-guerra- e la modernità che avanza…..un brindisi di felicità mentre sul copricapo è benvenuto il dialogo ! p.s.: intanto si propone l’ idea, si tasta il consenso e, strada facendo, ogni cambiamento è lecito se risponde a “sacrosante” esigenze sacerdotali. Infatti, come dice l’ Abate Faria, questa novità è già in uso……..
@Giuseppe
Lei potrebbe avere ragione se i gesuiti presenti fossero stati tutti in talare. Ma non è così. Sua Santità si riferiva anche alla talare. Non prendiamoci in giro.
Giuseppe, da buon bergoglione, finge volutamente di mettere una pezza sul grande buco aperto dal suo capo.
Così i buoni cattolici verranno rassicurati e il bel buco rimarrà aperto.
Da cinque anni si comportano così, con l’unico scopo di distruggere la Chiesa.
Purtroppo Giuseppe è incappato nel blog sbagliato.
Qui nessuno llo prende sul serio.
Ciao Giusé, vaffa un bagno!
Signor Vito lei tanto a posto non dev’essere…o forse è solo uno dei tanti vigliacchi sfigati che fanno i leoni dietro le tastiere perchè non rischiano le sberle. Non sto neanche a rispondere alle sue volgari idiozie. Vada pure per la sua strada.
Signor Carlo, tutto può essere. Sta di fatto che ai tempi di Bergoglio studente la talare era normale. Non si metteva appositamente per visitare una personalità importante. Il mantello (ferraiolo) invece sì. Secondo me con ”moda” intendeva dire ”abitudine a mettersi in ghingheri”. Se fosse per la talare sarebbe anche strano parlare di moda visto che la si usa da secoli (lui stesso la usava e la usa ancora). Però magari ha ragione lei…e se così fosse avrebbe sbagliato.
Le mie saranno idiozie, le sue invece semplicemente bugie.
Sempre incuriosito dal tono francamente sovraeccitato dei frequentatori di questo blog. E sempre più inquieto per il protestantesimo dilagante tra chi si richiama alla Tradizione. Per esempio il signore qui sopra tra insulti volgarotti che un tempo si sarebbero detti da osteria se la prende con un suo fratello in Cristo dandogli del credulone perché si consegna “al suo capo”. Già ma per capo intende il papa. Lui non ha capo evidentemente, come i luterani. E si pretende cattolico osservante. Alla faccia della logica. E se la prende con il pontefice che in un discorso alquanto rozzo, se ne può convenire, critica la talare come moda antiquata. Certo non sarà troppo sottile il successore di Pietro in questo caso, ma in confronto mi sembrano quisquilie e pinzillacchere direbbe Totò. Che dei cattolici si scatenino contro il loro papa per la faccenda della talare è proprio tipico delle discussioni che si fanno in tv. E poi gli apostoli non avevano mica la talare che è una veste moderna!
@Emanuele
10 agosto 2018 alle 6:52 am
caro fratello, mi sembri un neocatecumenale da come parli, come colui, cioè: che crede di aver scoperto l’essenziale del volere Divino e che pertanto, certamente, non può essere la Sacra tonaca la sostanza, visto “… che gli Apostoli non la indossavano, etc!”. Ma questo è già “archeologismo “-condannato dal Magistero-; e poi, hai capito che Dio ragiona diversamente da Kiko – che non è il suo profeta – ??? Ti invito a leggere il mio precedente, e avrai una prova di come Dio sia anticonformista, di quell’anticonformismo avverso all’ideologia intra ecclesia, che viene spacciata come “vero verbo di Dio” dal concilio vat.II in poi! Nessuno può dire: è sbagliato quello che si faceva prima! Con Dio, tutto, anche le cose minime giudicate tali dai salvatori della patria, hanno un valore!
@ Emanuele
caro fratello, mi sembri un neocatecumenale che crede di aver scoperto la realtà essenziale del volere divino. Non hai letto il mio precedente in cui dimostro che, l’abito sacro, nonostante non fosse indossato dagli Apostoli, rimane ugualmente strumento di santificazione come indicato il Cielo??? Guarda che il tuo è archeologismo condannato dal Magistero, ricorda che Dio non si fa giostrare da nessuna ideologia, nemmeno di quelli che si presentano in suo Nome e poi invece, fanno i concili per diffondere ideologiaa e …ideologia pro domo sua.
Chiesa libera in libero Stato…di Grazia
@Emanuele
Il mio Papa si chiama Benedetto XVI
Tu vai dietro a uno che ha riabilitato Lutero e non si nginocchia davanti al Santissimo e dici protestante a me?
Ma ti rendi conto di essere ridicolo?
I sacerdoti non vestiti da sacerdoti sono una iattura x noi fedeli! L altro giorno ad Assisi seduta su uno scalino, con una gonna un po’ troppo corta e una maglietta non certo accollata, tanto che x entrare nella basilica mi ero dovuta mettere indosso un grande foulard, chiacchieravo tranquillamente e con confidenza con un bel giovane che si era seduto accanto a me. Quando è sopraggiunto un tale che lo ha chiamato Don…, volevo sprofondare sul posto dalla vergogna!!! Ma come facevo a sapere che era un sacerdote????
Cara Nadia, forse il “travestimento” era voluto.
Scusi Nadia…se avesse saputo che era un prete cosa avrebbe fatto di diverso? Le si sarebbe allungata la gonna?? Avrebbe ammiccato meno al bel giovine?? Non ho capito…
Beh, non facciamo i finti tonti… Qui di puri non credo ce ne siano. Un conto è parlare con una bella ragazza in confidenza, un conto è parlare con una bella ragazza che è una suora e porta l’abito da suora… Almeno per un credente. Poi per carità magari per qualcuno non sarà così. Saluti.
Massimiliano.
Certamente non gli avrei dato tanta confidenza sapendolo un uomo di Dio!!!
Tempo fa ero inginocchiata in attesa dì confessarmi ma nel confessionale non c’era nessuno.
Ho suonato il campanello e poco dopo è arrivato un giovanotto con jeans e camicia a quadri.
Quando sono entrata in confessionale gli ho chiesto se lui fosse un sacerdote e alla sua risposta affermativa gli ho manifestato il mio sconcerto per il suo abbigliamento privo di qualsiasi segno distintivo. Ero così confusa che ho fatto una pessima confessione.
“Grazie a Dio non c’è più la moda di portare la talare” 😢
È da anni che è così ma se il Papa li incoraggia con frasi così infelici cosa mai ci possiamo aspettare!
Immagino come alle dichiarazioni del pontefice regnante abbiano brindato gli ormai numerosi sacerdoti che non indossano la talare e ne vanno fieri. Per esempio il mio parroco va regolarmente vestito in camicia, senza un minimo segno di riconoscimento.
Sono certo che se a questa gente gli si proponesse di indossare, per esempio, la Medaglia miracolosa o lo Scapolare del Carmelo saremmo tacciati come primitivi. Vista l’aria che tira non oso pensare le eresie che prolifereranno a settembre ad Ars, dove Enzo Bianchi guiderà gli esercizi spirituali al raduno mondiale dei sacerdoti (possa Dio aver pietà di noi).
In ogni caso, mi chiedo, alla luce di quanto sta accadendo oggi, se sia ancora possibile mettere in dubbio le parole di Suor Lucia dopo le apparizioni, che danno un indirizzo ben preciso al reale contenuto del Terzo Segreto di Fatima.
« Ciò che offende soprattutto il Cuore Immacolato di Maria e il Cuore di Gesù è la caduta delle anime dei religiosi e dei sacerdoti. Il diavolo sa che per ogni religioso o sacerdote che rinnega la sua santa vocazione, molte anime sono trascinate all’inferno. Per questo il diavolo brama di impossessarsi delle anime consacrate. Cerca in ogni modo di corromperle, per addormentare le anime dei fedeli e condurle alla peggiore impenitenza ».
…”quando Dio è costretto a punire il mondo, prima di farlo cerca di correggerlo con tutti gli altri rimedi possibili. Ora, quando vede che il mondo non presta alcuna attenzione ai Suoi messaggi allora, come diciamo nel nostro linguaggio imperfetto, Egli ci offre “con un certo timore” l’ultima possibilità di salvezza, l’intervento della Sua Santissima Madre. Lo fa “con un certo timore” perché, se anche quest’ultima risorsa non avrà successo, non potremo più sperare in nessun tipo di perdono dal Cielo, perché ci saremo macchiati di quello che il Vangelo definisce un peccato contro lo Spirito Santo. Questo peccato consiste nell’aperto rifiuto, pienamente consapevole e volontario, della possibilità di salvezza che ci viene offerta. Non dimentichiamo che Gesù Cristo è un Figlio molto buono e non ci permetterà di offendere e disprezzare la Sua Santissima Madre…”
Soprattutto, cosa c’entra il “monaco” Enzo Bianchi, che non è certamente un prete ma un laico per di più in odore di eresia, con i preti? Ancora: non c’era nessuno migliore di lui da invitare, che fosse almeno un ministro ordinato (se non sacerdote, almeno diacono)? Ma cosa vuole costui, che non è nemmeno più alla guida della sua setta di Bose?
Sono domande che mi pongo anche io e che mi fanno piangere il cuore. A quanto pare, però, la situazione non sembra scuotere le coscienze della maggior parte dei fedeli e dei sacerdoti.
In questo caso mi indigna di più il silenzio complice di tanti prelati consapevoli di cosa rappresenta Enzo Bianchi, rispetto agli entusiasmi della cerchia bergogliana (ormai li conosciamo). In una Chiesa cattolica sana, un signore che propone tesi palesemente eretiche, di matrice anticristica, come Enzo Bianchi dovrebbe essere prontamente scomunicato.
Il problema è che non sono pochi coloro che lo pensano, ma per paura delle purghe di regime si tirano indietro. Penso che Dio chiederà loro conto.
Ma d’altronde mi riallaccio alle frasi di suor Lucia: questa situazione è un castigo permesso da Dio a fronte della risposta insufficiente agli appelli della Vergine Santissima. Il più alto prezzo da pagare a tutto ciò è l’accecamento dei pastori e lo scatenamento delle forze sataniche sotto forma dell’attacco congiunto delle peggiori eresie della storia.
l’abito sacro non è solo segno distintivo o di rispetto del Sacerdozio ma ANCHE STRUMENTO DI SANTIFICAZIONE…
sia, perché è stato avallato dal Signore tramite la Sua Santissima Madre, quando, come Regina del Carmelo ha legato alla vestizione dell’Abitino -addirittura- il “..salvarsi dal fuoco dell’inferno”, come anche, quando -come Fondatrice dell’Ordine dei Servi di Maria- ha “confezionato” e consegnato l’Abito con cui dovevano vestire i Suoi Servi!!!; sia, perché Dio ha glorificato lo stesso abito, col martirio dei Suoi Eletti.
Si pensi per questo al Beato Rolando Rivi, martirizzato dai “nobili” partigiani romagnoli della II guerra mondiale per non aver voluto togliere la talare, come anche i martiri spagnoli di Barbastro martirizzati nel 1936 per non aver voluto togliere la talare.
Ma anche oggi ci sono martiri (incruenti e…non solo) della talare, basti pensare i Sacerdoti di Familia Christi che, sono stati cacciati dal Santuario del Miracolo eucaristico di Ferrara (dove avevano ottenuto dal Vescovo precedente mons. Negri, il decreto per potervi restare almeno per 20 anni!) come emerge “…dalle dichiarazioni addolorate” del Clero locale -tutto in maniche di camicia… rossa- quando, piangenti ti dicono che è stata: la loro talare, come anche la loro Messa in latino, la causa della misericordiosa cacciata!!!
Perché, per loro, i preti in talare non sono inclusivi e dialoghisti e quindi non adatti al nuovo corso della Chiesa conciliare, impegnata ( con l’arrivo del nuovo vescovo amico di Bergoglio ) ad accogliere immigrati che fruttano 35 euro al giorno.
Quindi niente di nuovo dalle mente di Bergoglio e company, ormai hanno fatto epoca anche loro…preghiamo perché ancor di più rivelino, loro stessi, le loro idee contrarie allo spirito cattolico per illuminare il popolo “estasiato” dai papi e vescovi che criticano ciò che è virtù.
Oggi molti sacerdoti non si capisce per nulla lo siano, non portano nessun segno distintivo, ne croce, ne colletto , ecc. Vestono come un laico qualsiasi….fossi un sacerdote sarei orgoglioso di servire Cristo anche nell’abito. Inoltre è giusto che un laico sappia che chi ha di fronte è un religioso/sacerdote pEr tAnti motivi.
Anche queste scelte contribuiscono a svalorizzare il ministero, frutto di quel modernismo che ha invaso la chiesa e che ora è sostenuto dai vertici…..vedasi anche comunione in mano, altari verso i fedeli, o liturgie di tipo “postmoderno” sul filo dell’eresia…..ma la chiamano “chiesa in uscita”!
avevo lasciato un commento ad un altro sito che trattava l’argomento. Data la gravità di questa esternazione ritengo opportuno approfittare anche di questa “ospitalità”. Per il vescovo di Roma indossare la talare è una questione di “moda” del momento. Anche se sono certo che non è “farina del suo sacco”, ma di un sacco molto più rovente, comunque vale la pena di commentare, visto che ne va di mezzo la credibilità di qualcuno, nella Chiesa, ormai in netta minoranza, che invece non ha perso la testa…
Recentemente, arrivando con mia moglie ad un incontro di catechesi a cui eravamo stati “premurosamente” invitati, siamo stati accolti da un tale sui 35, in jeans e giubbotto di pelle, che, per tutta la serata ha fatto interventi, secondo lui, spiritosi, da teatrino improvvisato in serata di addio al celibato… Ad un certo punto, mentre mi arrovellavo sul tema: “.. questo che vole…!!”, chiedo a mia moglie “ma questo …..…………. chi è….!!??”, lei, tirandomi un calcio da sotto la sedia “..schhhh…. quello è un prete!!..” “ahhhh…. non s’era capito !!”.
Ci hanno abbindolato con i luoghi comuni, da fila interminabile del supermercato, del tipo “non è l’abito che fa il monaco…”… solo che i proverbi, che derivano da un deposito di saggezza popolare, vanno bene per i periodi normali. Questo non è un periodo normale… quindi possiamo tranquillamente affermare che “È L’ABITO CHE FA IL MONACO”.
A caldo, sono andato a rintracciare un paio di citazioni, di cui la prima, mi sorprende un po’ visto da dove viene… Non sarà che il periodo che stiamo vivendo è talmente “fuori controllo” che sorprende persino i più insospettabili aconfessionali…
Dal Corriere della Sera del 17 febbraio 2013:
“dietro il rifiuto dell’abito religioso vi è una teologia, vi è la negazione protestante di un sacerdozio «sacrale», che distingua il prete dal credente comune; vi è il rigetto della prospettiva cattolica che, col sacramento dell’ordine, rende un battezzato «diverso», «a parte». Il sacerdote non come testimone del Sacro, non come «atleta di Dio» (l’immagine è di san Paolo) in lotta per la salvezza dell’anima propria e dei fratelli contro le Potenze del male, bensì uomo come gli altri, distinto semmai solo dal maggiore impegno sociopolitico….”
La seconda da un intervento di Don Roberto Gulino, docente di Teologia:
“La questione sull’abbigliamento del sacerdote trova risposta anche nel recente intervento di Papa Benedetto XVI alla riunione plenaria della Congregazione per il Clero avvenuta lo scorso 16 marzo (ne riportava notizia anche l’ultimo numero di Toscana Oggi, del 29 marzo, a pag IV, nella rubrica «La parola del Papa»); il Santo Padre, dopo aver richiamato le dimensioni principali e fondative del ministero presbiterale, conclude con le seguenti parole: «Urgente appare anche il recupero di quella consapevolezza che spinge i sacerdoti ad essere presenti, identificabili e riconoscibili sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali, sia anche per l’abito, negli ambiti della cultura e della carità, da sempre al cuore dell’annuncio cristiano». Si noti bene la scansione, come dei cerchi concentrici, che riguarda prima di tutto la dimensione essenziale ed esistenziale della fede, poi quella dell’atteggiamento concreto nella vita, ed infine l’aspetto di riconoscibilità che può esser dato anche esteriormente dall’abbigliamento.
………….
Perché allora, anche nel ministero sacerdotale, non provare ad «essere» ed «apparire»? Ripeto: non solo apparire, ma «essere-ed-apparire»; non per lo scopo di farsi vedere e ricevere l’applauso dalla gente (avremmo già ricevuto la nostra ricompensa!), ma per comunicare ed annunciare che abbiamo incontrato il Signore, che Lui ci ha chiamato e che noi proviamo a seguirlo nelle nostre povertà.
Del resto penso sia questo lo spirito che spinge un tifoso della Fiorentina (mi si passi l’esempio calcistico) a portare con orgoglio la sciarpa viola o la maglietta del suo calciatore preferito, per far vedere a tutti che la sua squadra del cuore è quella e non un’altra.
In questa dimensione della testimonianza si possono comprendere le parole del Direttorio per la vita dei presbiteri che al numero 66 dice: «Il presbitero deve essere riconoscibile anzitutto per il suo comportamento, ma anche per il suo vestire, in modo da rendere immediatamente percepibile ad ogni fedele, anzi ad ogni uomo, la sua identità e la sua appartenenza a Dio e alla Chiesa». Il testo del Direttorio continua riportando il canone 284 del Codice di Diritto Canonico: «I chierici portino un abito ecclesiastico decoroso, secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale e le legittime consuetudini del luogo». Per quanto riguarda la nostra Conferenza Episcopale Italiana, il 23 novembre 1983 è stata emanata la seguente norma, in vigore dal 23 gennaio 1984: «Salve le prescrizioni per le celebrazioni liturgiche, il clero in pubblico deve indossare l’abito talare o il clergyman».
Quindi, non è proprio una questiona lasciata alla libera scelta del singolo sacerdote.”
Claudio Gazzoli – Monterubbiano (FM)
Ma è tanto comodo, andare a donne, e altro, soprattutto altro, senza l’impaccio di una tonaca ben visibile a distanza.
L’ avversione di bergoglio a ciò che rimanda alla dimensione sacra fa pensare…..
Buongiorno Tosatti,
Per favore dica all’abate Faria che il Papa si riferiva al MANTELLO non alla talare. Quando lui era studente la talare si portava sempre, non solo quando si andava dal Generale o dal Papa. Era il mantello che si metteva in quelle occasioni e non serviva come ”segno distintivo” verso i laici, perchè non si usava in pubblico.
Buona giornata.
Bergoglio fa bene a essere contro la pena di morte. Quelli come lui, in tempo di guerra, generalmente vengono tutti passati per le armi.